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BUSSOLENGO Ospedale Orlandi

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Ringrazio il Sindaco di Bussolengo, Roberto Brizzi, che mi ha contattato personalmente, inviandomi poi il testo Storia degli Ospedali di Bussolengo di A. Pennacchioni, A.M. Racasi, G. Udali , 1995 – Centro Culturale Mons. Angelo Bacilieri, corredato di dedica a nome di tutti i cittadini di Bussolengo.
Un ringraziamento anche al Centro Culturale Mons. Angelo Bacilieri (http://www.comeilpane.it/) per l’autorizzazione e condivisione dei contenuti riportati.

Le poche notizie frammentarie sull’ospedale reperite in archivio comunale non erano sufficienti a dare un quadro completo di come esso era nato, si era sviluppato e costituito in origine. Si sentiva la necessità di cercare nell’archivio storico dell’ospedale. Incominciarono allora nascere le prime domande. Cosa centrano i padri redentoristi, il comune e la parrocchia? Chi sono i vari personaggi che continuamente si incontrano nei documenti? perché le suore ancelle di Brescia se ne vanno le 1923? Che cosa c’era prima dell’ospedale in località rivolti? di chi erano le casette di sottovia e che fine avevano fatto?
A partire dal 1300 si era sviluppato un movimento religioso che, nato in Umbria per impulso del beato Raniero da Perugia, si era affermato come gruppo di spiritualità laicale che si dedicava all’assistenza degli ammalati ed in particolar modo di tutti coloro che hanno bisogno di conforto e aiuto. Questa confraternita era detta compagnia dei battuti o dei disciplinati perché gli aderenti praticavano l’autoflagellazione per ricordare le sofferenze partite dal Cristo. Il primo Documento che attesta ufficialmente la presenza dei disciplinati a Bussolengo e la loro intenzione di attivare un ospedale, la si trova in un  decreto del vescovo di Verona, Giacomo De Rossi, del 5 ottobre 1391 in cui si concede l’approvazione alla costituzione di una confraternita e da parere favorevole alla edificazione di alcuni alloggi che serviranno da ospedale, per ricevere i poveri e di pellegrini. Sì concesse inoltre la possibilità di restaurare 2 chiese diroccate entrambe dedicate a San Valentino  da cui il nome di ospitale di San Valentino in cui i  disciplinati potevano svolgere la loro azione caritativa verso il prossimo. Nel 1806 per effetto dei decreti napoleonici la confraternita fu soppressa.
L’impegno dei disciplinati verso gli ammalati era di esempio a tutta la popolazione e la loro stessa presenza doveva avere un’influenza considerevole sul comportamento socio-religioso degli abitanti del luogo. Uno dei risultati più appariscenti di questa azione spirituale si concretizza circa cinquant’anni dopo, quando un certo Gerardo, figlio di Giovanni, dona la sua casa alla comunità per la costituzione di un ospedale che dovrà essere chiamato “ospitale di Santa Maria della Misericordia” insieme all’offerta di 12 appezzamenti di terra per il suo mantenimento.
E’ il 10 Febbraio 1440 quando messer Gerardo, con atto pubblico fa la sua donazione nei seguenti termini: il suddetto Gerardo per la salvezza dell'anima sua e per dare il buon esempio e per aiutare e ampliare l'ospedale ad amore dell'onnipotente Dio, della beatissima vergine madre Maria e di tutta la Corte celeste, fa donazione tra vivi ai 2 procuratori di detto Comune di Bussolengo della sua casa grande nella quale egli abita e che si trova a Bussolengo a circa 50 passi dalla chiesa di San Valentino. Egli vuole che l'ospedale sia intitolato a Santa Maria della Misericordia, che vi si costruisca un altare per le messe e che nessuna autorità religiosa e clericale si intrometta nell'amministrazione dello stesso; dovrà essere Inoltre retto dal comune e dagli uomini di Bussolengo. Le sorti dell’ospedale seguono poi le vicende economiche del paese con momenti di prosperità e altri di depressione. Già all’inizio del 1500 l’ospedale aveva conosciuto un momento di prosperità economica, poiché erano aumentate le proprietà di beni stabili e mobili, in particolare di 12 letti e un maggior numero di stanze separate a seconda dello stato dei ricoverati.
Infatti, oltre alla separazione tra uomini e donne, i poveri infermi del paese erano distinti dai pellegrini e anche dai poveri religiosi, hai quali, oltre ad offrire un alloggio per 3 giorni, veniva fatta anche una piccola elemosina.
Notizie sul funzionamento dell’ospedale ci vengono delle visite pastorali fatte dei vescovi di Verona, la più antica risale all’anno 1454. Il vescovo Gianmatteo Giberti precursore della riforma attuata con il Concilio di Trento che imponeva l’obbligo delle visite nelle parrocchie, viene 5 volte a Bussolengo. Nella visita del 1530 non trova che 3 letti, un reddito di circa 94 libbre ed un ospitaliero. Gli uomini del comune si scusano con il Vescovo per non aver provveduto ad altri letti, portano come giustificazione di questa mancanza le guerre e le male esazioni e promettono che attiveranno altri 3 letti al più presto. Il vescovo dispose che fossero condonati i debiti passati e che non fossero più concessi in affitto i terreni a chi non poteva pagare, ma solo a quanti avevano rispettato i pagamenti. Nella successiva visita del 1541, si trova scritto che l’ospedale del comune ha un introito di circa 100 libbre, che è retto sufficientemente bene,  che costa di più stanze in modo da accogliere e ospitare in luoghi separati gli uomini e le donne; alla cura dei poveri e pellegrini è preposto un “hospitalario” cui  il vescovo ordina di tenere sempre delle lenzuola pulite, delle coperte e di invitare gli ospiti a dire le orazioni al mattino e alla sera. Inoltre raccomanda  che non vengono accettati furfanti e zaratani (giocatori d’azzardo) ma solo i poveri e pellegrini. Questo significa che gli ammalati dovevano essere di buona condotta e che nell’ospedale non si curavano soltanto i corpi, ma anche gli spiriti di persone che intendevano vivere al servizio del Signore e trarre beneficio morale dall’assistenza dei Disciplinati. Nel 1553 vi erano 5 letti e il vescovo Lippomano per evitare i disordini, fece innalzare delle pareti divisorie nelle stanze, affinché non dormano nel medesimo luogo uomini e donne, anche se si dicono coniugi. Nella visita del 1567 Il vescovo Agostino Valier segnalava la presenza di 7 letti e annotava che i pellegrini possono permanervi per 3 giorni, tuttavia se si ammalano vi sostano fino al termine della convalescenza e se morissero vengano seppelliti a spese dell’ospedale. Le vicende dell'ospedale durante il 1700 non furono molto brillanti, anche a seguito delle ristrettezze economiche che si manifestarono negli ultimi 2 secoli della dominazione veneziana e di cui risentirono tutti gli ospedali di Verona e provincia. Molte di queste Istituzioni cessarono la loro attività, altre persero di efficacia. La causa principale è da attribuirsi alla svalutazione della moneta, che rese insufficienti le rendite derivate dai lasciti. Per questi motivi ed in seguito ad una cattiva amministrazione, l’hospitale Santa Maria della Misericordia fu chiuso nel 1772 per ordine del Governo della Serenissima Repubblica.
L'ordine di chiusura viene trasmesso ai responsabili dell'ospedale e, con comunicazione del 30 dicembre 1772, il Capitano di terra e vice Podestà di Verona, Angelo Carminati, sollecita i sindaci a fare l'inventario, chiudere la casa e consegnare le chiavi presso la cancelleria. Pur essendo cessato l'ospedale le sue funzioni continuarono a beneficio dell'intera comunità. L'anno dopo, il 21 dicembre, con decreto Napoleonico si stabilì che gli oggetti di beneficenza pubblica passano nelle attribuzioni del Ministero dell'Interno; i comuni rispettivi sono incaricati ai bisogni degli ospitali, orfanotrofi e degli Istituti Elemosinieri; tutti i beni spettanti agli Stabilimenti ed Istituti verranno amministrati sotto il nome di Congregazione di Carità da un certo numero di probi e distinti cittadini del comune; nei comuni i membri saranno non più di 6 e non meno di 4 nominati dal podestà. Dal 1815 tutti i beni appartenenti al Pio Istituto elemosiniere di Bussolengo furono amministrati dalla Congregazione della Carità di Verona, sotto il diretto controllo della delegazione Provinciale dell'Imperiale Regno austriaco. Con il ritorno della dominazione austriaca, si cercò di modificare o distruggere quanto aveva fatto Napoleone e con una risoluzione del 1819 si stabilì la soppressione delle Congregazioni di carità. In base alla legge del 1862 sulle opere Pie con la quale si dava alle Congregazioni di carità una configurazione più autonoma anche il Comune di Bussolengo recepì le nuove direttive nominando i membri della Congregazione. Incominciano così ad entrare in scena i personaggi che daranno origine alla storia dell'ospedale Orlandi. Nel giugno 1956 fu abbattuto l'ex ospitale di Santa Maria della Misericordia.
Dopo la proclamazione del Regno d'Italia e l'annessione dei territori del Lombardo Veneto assoggettati all'Austria (10 ottobre 1866) anche per Bussolengo incomincia un lungo periodo di pace.
E’ in questo periodo che Francesco Orlandi, approdato a Bussolengo, possidente di terre e immobili, più volte membro della Congregazione di Carità e dal 1867 oblato della Compagnia dei Redentoristi, decide di fondare a Bussolengo un ospedale per andare incontro alle necessità di quei poveri che, mancando di un'adeguata assistenza familiare, sono costretti a vivere la malattia senza cure e senza affetto.
Lo Stato Italiano, appena unificato, interviene in molti settori per appropriarsi delle realtà presenti sul territorio nazionale. In campo assistenziale sono però i privati e le istituzioni religiose ad occuparsi dei poveri e degli ammalati mediante opere di carità e di beneficenza; il governo, da un lato cerca di togliere alle istituzioni ecclesiastiche la proprietà e la gestione degli enti assistenziali, dall'altro tenta di riorganizzarli con criteri di efficienza, secondo una nuova politica economica e sociale. Manca però il personale laico preparato nella competenza e nella sensibilità ad occuparsi dell'assistenza, cosicchè bisogna ricorrere, ancora una volta, alle Congregazioni religiose che si era cercato di allontanare. Siamo agli inizi del 1873 quando il sindaco, in forma segreta, chiede alla deputazione provinciale di Verona l'autorizzazione a discutere in Consiglio comunale il dono di una persona che vuole rimanere nell'anonimato. Ottenuta risposta positiva il 31 maggio 1873 viene deliberata l'accettazione di un dono di lire 20.000 da persona innominata, la cui rendita annua di lire 1000 dovrà impegnarsi, unitamente a quelle somme che il comune impone in bilancio per la pubblica beneficenza, nel mantenimento di ammalati da accogliere in un ospitale per un numero non superiore a sei. La stessa persona dona inoltre lire 1000 per concorrere all'acquisto del caseggiato da ridursi ad ospedale.
Il Signore Orlandi offre e dona al comune di Bussolengo un capitale pari a lire 20.000, costituito da un credito vantato nei confronti dei coniugi Giovanni Cristoforo Marinelli ed Elisa Taidelli e ipotecariamente assicurato. Il signor Orlandi.... finché dura in vita eseguirà esso medesimo il pagamento del frutto portato del predetto capitale e cessato di vivere... gli interessi dovranno essere versati dagli eredi. Il frutto del sopracitato capitale è di lire 1000 annui. Il comune accetta la donazione e si impegna ad erigere l'ospedale entro l'anno 1875.  Il signor Orlandi vuole che la direzione dell'ospedale sia affidata al parroco pro-tempore di Bussolengo cui sarà dato un alloggio gratuito nei locali dell'ospedale e uno stipendio annuo di lire 300 con l'obbligo della caritatevole assistenza ai poveri infermi. Il consiglio comunale dovrà nominare una commissione composta da 5 persone che avranno il compito di amministrare l'opera. Il signor Orlandi esprime la volontà che il parroco sia membro della commissione insieme ad altri quattro, scelti fra i possidenti del paese…. pii e professanti la religione cattolica Romana.... il parroco avrà  l'obbligo di sorvegliare l'andamento delle Pie Opere, di richiamare, occorrendo, al dovere, Commissione e Comune, per l'adempimento dei propri obblighi e per il regolare andamento dell'azienda.
L'idea di costruire l'ospedale ex novo viene subito scartata quindi nella seduta del 27 aprile 1875 si decide di sistemare due fabbricati esistenti in modo da ricavare lo spazio per accogliere 6 ammalati, l'alloggio del cappellano, dei servienti, la cucina e la lavanderia. La macchina burocratica, intanto, si attiva per ottenere dal governo l'approvazione del dono e con decreto datato 11 luglio 1875, il Ministro degli Interni di sua maestà Vittorio Emanuele II formalizza l'atto di fondazione dell'ospedale di Bussolengo in Corpo Morale. Nel decreto si invita a stendere lo statuto organico dell'ospedale. La commissione e la giunta comunale si mettono subito all'opera e preparano una bozza dello Statuto che verrà approvato dal Consiglio Comunale il 19 dicembre 1875.
Per l'assistenza agli ammalati vengono nominati infermieri Pietro Marchesini e la moglie Maria, i quali sottoscrivono le condizioni e l'onorario. Invitati a produrre l'elenco delle cose necessarie per attivare l'ospedale, stilano una lista che evidenzia la povertà di mezzi e l'inesperienza. I coniugi Marchesini, che svolgeranno attività di infermieri fino al primo Aprile 1878, hanno diritto all'alloggio ricavato nelle stanze della casa di fronte al corpo principale dell'ospedale.
Si ospitano i primi ammalati nelle poche stanze a disposizione e intanto continuano i lavori per sistemare il fabbricato. Trattandosi di lavori fatti in economia, si recupera molto del materiale esistente, si rinforzano alcuni muri per dare maggiore stabilità all'edificio; si sostituiscono i pavimenti di ciottolato con del cotto al piano terra, mentre i pavimenti del primo piano sono in assi di abete. Gli intonaci sono di calce e colla e gli infissi tinti con pittura ad olio.
Relativamente alla donazione dell’Orlandi, si venne a conoscenza che i terreni oggetto dell'ipoteca e relativo credito erano stati parzialmente alienati al punto da non costituire efficace garanzia tanto che il comune chiede allo stesso di depositare materialmente l'intero capitale pena la recessione degli accordi. Orlandi non avendo a disposizione la somma necessaria si dichiara pronto a ipotecare i propri terreni e promette di anticipare ulteriori mille lire pur di vedere completate le opere. Nonostante questo Il Comune si trova nella condizione di non poter accettare le promesse.  Nel frattempo la Congregazione di Carità rinuncia ad amministrare l'ospedale e in seguito alla mala assicurazione del capitale Orlandi l'ospedale non ebbe più direzione, né amministrazione e sospesi i pagamenti degli interessi del  fondatore Orlandi, fu poi sospeso il pagamento delle somme da parte del Comune così l'ospedale a partire dal 1 Aprile 1878 non ebbe più a funzionare. La soluzione dei problemi ipotecari ed amministrativi ed i chiarimenti intercorsi tra donante e Comune sfociano in un secondo dono fatto da Orlandi in favore dell'ospedale.
In realtà è suddiviso tra il signor Orlandi e signor Gaetano Tiolo.  Le rispettive somme di lire 1400 e 6000 non vengono versate al Comune, ma i donanti obbligano se stessi ed i loro eredi e successori a versare gli interessi all'annua ragione del 5%. Viene modificato l'atto di fondazione per quanto riguarda il numero degli Infermi ospitati che potranno essere tanti quanti se ne potranno convenientemente mantenere con le rendite presenti e future dell'ospedale. Si aggiunge anche il diritto da parte del donante e degli eredi in perpetuo di venire invitati ad assistere a tutte le adunanze della Commissione col solo voto consultivo, per vigilare che le deliberazioni siano conformi alle regole imposte. L'articolo 7 dell'atto di donazione specifica che tutte le somme derivate dai lasciti presenti e futuri dovranno passare alla commissione amministrativa e andare a beneficio dell'ospedale.  Nell'articolo 10 i donanti e i loro successori in perpetuo saranno in diritto di sospendere i pagamenti se il comune manchi quandocchessia e comecchesia all'adempimento dell'obbligo assuntosi nell'articolo 7. I lavori più urgenti sono ultimati e la struttura è ormai pronta per ripartire. Il medico dell'ospedale è lo stesso medico condotto del comune e per il personale infermieristico si pensa di contattare le Suore Ancelle della Carità di Brescia. La superiora Luigi Tedeschi informa il sindaco che metterà a disposizione due suore a partire dal primo gennaio 1881; specifica inoltre che ogni suora dovrà percepire lire 1 al giorno e che l'ospedale dovrà fornire una camera ad ogni suora con la biancheria  del letto, le medicine e l'assistenza sanitaria. Il 28 dicembre 1880 Giunta e  Commissione determinano il compenso per il segretario dell'ospedale in 65 lire annue. Si comincia a stendere un nuovo statuto organico dell'ospedale più volte sollecitato dalla Deputazione provinciale sul modello di quello già in vigore dal 10 dicembre 1875 e approvato poi nel 1883
Nel 1885 Orlandi costituisce,  una terza donazione , a titolo gratuito al Comune di Bussolengo la rendita annua del 5% sulla somma di lire ventimila a favore dell'ospedale. La somma viene versata in parte a Giulio Scolari (17 mila) e in parte a Giugno Girelli (3 mila) i quali si impegnano a versare al comune di Bussolengo un interesse del 5%. Per garantire tale somma Scolari e Girelli ipotecano le loro proprietà. Sono pure obbligati ad intervenire ad ogni seduta della Commissione pena una multa di lire 10. Anche in questo caso Orlandi pone la condizione che semmai si verificasse che con queste somme destinate all'ospitale, anche nella minima quantità di un solo centesimo, fosse fatta carità ai poveri del Comune e quindi distratte ad altro uso diverso da quello a cui sono destinate, la rendita dovrà passare  per metà al parroco di Santa Lucia e per l'altra metà al parroco di Piovezzano.
Nel 1893 dopo 13 anni dall'apertura dell'ospedale la situazione non è diversa da quella del primo giorno. L'edificio non ha subito modifiche. 10 posti letto. Come organico il medico comunale 4 suore e un infermiere. Rette pagate dai comuni ai quali spetta il domicilio di soccorso. Il medico condotto del comune passa ogni giorno per visitare i malati, prescrivendo per ciascuno la cura e annotando la spesa dei rispettivi medicinali. L'elenco viene poi passato al farmacista che fornisce i medicinali necessari. Esaminando i medicinali usati, si capisce che la farmacologia si avvicina più all’omeopatia che a quella delle multinazionali farmaceutiche e molti prodotti, presenti in ospedale, sono gli stessi che vengono ampiamente pubblicizzati sui giornali. Si è attenti anche alla cura della persona: ogni giorno gli ammalati possono usufruire gratuitamente del servizio del barbiere. L'approvvigionamento di acqua è fatto dal pozzo scavato nel cortile o dalla cisterna di raccolta dell'acqua piovana, che però diventa insufficiente nei periodi di siccità, costringendo l'ospedale al trasporto con le botti dall'Adige. Nello stesso periodo si sostituisce l'illuminazione ad olio con la luce elettrica.
Per onorare la memoria del Re Umberto I, assassinato, il Consiglio Comunale propone di riservare un letto nell'ospedale a favore di un malato cronico. Ogni anno e in perpetuo il comune corrisponderà all'ospedale lire 60 per il mantenimento di un malato cronico, per i 4 mesi della stagione invernale; sopra il letto dedicato alla memoria del Re dovrà essere posta una targhetta con la scritta: letto comunale Umberto I.
Durante il periodo della Prima Guerra Mondiale non si trovano riferimenti al conflitto. Tutto sembra trascorrere nella normalità. Ai ricoverati viene riservato un trattamento più di famiglia che da ospitale, nonostante il caro viveri;  si fece inoltre il pavimento in marmorino al primo piano e nel corridoio e nella prima stanza dei malati e nella cappella; si forniva l'ospedale dalla cucina economica e di stufe mancanti e si sostituivano gli elastici con rete ai letti degli infermi. I bilanci chiudono in attivo e solo nel 1918 si rivela una diminuzione di entrate poi più grave nel 1921 quando il Presidente dichiara che il grave bilancio di cassa è dovuto al fatto che i comuni debitori non pagano e così continuando i giorni dell'ospedale sono contati.
Anche le Suore Ancelle della Carità, presenti in ospedale dal 1881, lasciano l'opera Pia. Sembra che tra loro e il direttore non corresse buon sangue; risulterebbe che alla richiesta delle suore di avere una sala mensa più ampia il direttore avesse messo a disposizione la cella mortuaria. La superiora per dare più salubrità al locale fece rifare a sue spese il pavimento. La cosa non andò a genio al direttore, si giunse a un acceso alterco degenerato in una irreparabile situazione con la decisione della superiora generale di Brescia di ritirare le consorelle dall'ospedale sostituite poi dalle Piccole suore della Sacra Famiglia di Castelletto che vi rimasero fino al 1993.
Riporto anche la lettera che Giovanni Sorio, infermiere tuttofare, manda alla commissione dell'Ospedale per chiedere che sia definito il suo mansionario. Mi esprimo dopo 16 anni di servizio. Sono 14 anni che assisto i malati di TBC che ora sono ricoverati al piano terra, mentre prima erano sistemati al primo piano. Il lavoro è particolarmente gravoso, e come se non bastasse la suora mi dice che sono obbligato a lavare i piatti ed ad assumermi le incombenze della cucina. Vedono un po' loro qual è l'ordine di servizio e mi facciano sapere in merito, prima che rapporti con le suore si deteriorano ulteriormente. Mi Sottoscrivo umile servo.
Nel 1925 il direttore sanitario con lettera formale chiese un aumento di stipendio che gli fu rifiutato.  Diede allora le dimissioni senza preavviso. Venne nominato nuovo direttore un giovane medico che dopo la laurea si era specializzato in chirurgia e che già nel 1923 venne invitato ad assumere l'incarico di assolvere alle chiamate d'urgenza presso l'ospedale; nell'eventualità che un ricoverato avesse avuto la necessità di un'operazione chirurgica, scattava il piano d'emergenza: avvisato per telegramma o da un motociclista, si era impegnato a correre subito all'ospedale con il mezzo più veloce, la carrozza o la bicicletta. Il nuovo direttore Iniziò il servizio il primo gennaio 1924;  era abituato alle camere e alle sale degli ospedali cittadini e invece si trovò di fronte a qualcosa che assomigliava  più ad un ricovero, camere disadorne con pavimenti in legno, una dozzina di letti occupati da malati rassegnati, poche suore, un infermiere, scarsi materiali e medicinali insufficienti. Poco più che trentenne, il giovane chirurgo non si perse d'animo ed iniziò la sua attività in una sala adibita ad ambulatorio che dava direttamente sul cortile, costringendo le persone ad attendere il loro turno all'esterno sia con il bello che con il cattivo tempo.

A seguito della legge 17 luglio 1890 relativa al domicilio di soccorso dei ricoverati la Giunta Provinciale invita l'amministrazione di Bussolengo a disporre un piano organico di riforme finanziarie per sistemare i rapporti economici tra Ospedale, Consorzio e Comune (pag 58). Il Podestà di Bussolengo, esaminato lo Statuto dell'ospedale e in relazione alla legge 4 gennaio 1926 articolo 5, delibera il piano di massima articolato nei seguenti punti: il comune cede all'ospedale il fabbricato, le aree annesse e il mobilio mentre all'ospedale vengono date le indicazioni economiche. Il 7 gennaio 1928, in seguito alle nuove deliberazioni, l'ospedale Orlandi cessa di essere intercomunale e diventa Opera Pia autonoma ospedale Orlandi di Bussolengo; nello stesso periodo escono i provvedimenti per la lotta contro la tubercolosi legge 23 giugno 1927 (pag 60).
La politica del regime si fa sentire in diverse occasioni sia nel consigliare l'amministrazione di preferire i prodotti farmaceutici nazionali sia nel ridurre gli stipendi dei dipendenti pubblici in misura del 12%, per conformarli al ribasso del costo della vita. Anche le suore sono coinvolte in questa operazione e loro stipendio da 2 lire viene portato a lire 1,75 giornaliere. Vengono istituiti i premi di natalità per le famiglie numerose e di questi beneficiano molti infermieri.
Nel 1933 l'ospedale può contare 150 posti letto. L'aumento dei casi di tubercolosi impone la costruzione di un reparto infettivi adeguato e per reperire i fondi necessari si vende al prezzo di lire 57 mila la tenuta Casetta dei Cioi oltre all’acquisto, nel 1939, delle casette di Sottovia adiacenti l’Ospedale; l’avvio dei lavori però si concretizzò solo nel 1966.
Durante la seconda Guerra Mondiale l'ospedale vive un altro momento di difficoltà. L'organico è ridotto a pochi sanitari. Mancano i medicinali e soprattutto garze, cotone e benzina. Si sopperisce alla carenza dell’approvigionamento ufficiale attraverso canali clandestini e molto materiale sanitario viene fornito dai Partigiani che lo prelevano dai convogli tedeschi con azioni di disturbo. Dopo la guerra, l'ospedale incomincia un lento, ma continuo sviluppo. Nel 1966 si incomincia a parlare di ampliamento dell'ospedale. Le tesi sono due: ampliamento o spostamento. Prevalgono l'aspetto affettivo, le pressioni dei commercianti del paese e il fatto che l'ospedale si trova in posizione amena e centrale. La scelta è quella dell'ampliamento. La legislazione ospedaliera, ancorata alla legge del 1938, fa sentire tutta la sua inadeguatezza. Al disagio dei medici ospedalieri, che per protestare indicono nel 1962 scioperi per scuotere l'opinione pubblica, si unisce quello degli amministratori, costretti ad affrontare la difficile situazione dei propri ospedali aggravata da un dissesto finanziario strutturale. A questo si aggiunge l'insolvenza degli Enti mutualistici. Allo Stato tocca intervenire per integrare le quote e per sanare i bilanci è necessaria una politica riformatrice dell'assistenza ospedaliera per razionalizzare la distribuzione dei posti letto sul territorio nazionale ( nel 1962 a nord ci sono 10 letti ogni 1000 abitanti mentre al sud solo 5,4).  Si rende necessario inoltre potenziare le attrezzature, ridurre il numero degli Enti mutualistici che, nel 1965, risultano essere composti da 11 grandi mutue e un centinaio di Minori.  In altre parole l'ospedale deve diventare il perno dell'intero sistema assistenziale, superando la concezione delle opere Pie. Il 12 febbraio 1968 viene varata la legge Mariotti. Con DPR 9 gennaio 1971 l'ospedale cessa di essere Opera Pia e viene dichiarato ente ospedaliero generale di zona.
Nel 1972 ha inizio la scuola infermieri professionali. Sempre nel 1972 vengono acquistati gli immobili di fronte all'ospedale appartenenti alla Congregazione delle Suore Ancelle della Carità di Brescia e vi vengono spostati gli uffici amministrativi.
Il testo non finisce così; si riportano ancora alcuni cambiamenti legislativi relativamente agli anni 1920, 1950, 1974, 1977/78, 1986, 1991 e 1995 .
La ricca appendice riporta, con dovizia di particolari, l’atto di fondazione, le innumerevoli donazioni dell’Orlandi oltre al testamento, il Decreto di Istituzione in Corpo morale. Integralmente viene riportato lo Statuto dell’Opera Pia e, a concludere, una scheda per ogni personaggio che ha contribuito alla sua storia.
Notevole la bibliografia.


 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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