ROMA Ospedale Lazzaro Spallanzani ora IRCCS - Ospedali d'Italia

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ROMA Ospedale Lazzaro Spallanzani ora IRCCS

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I dati riportati nella scheda sono stati forniti dall'Istituto stesso che ringrazio per la disponibilità

Dal 1903 era nata la necessità per gli abitanti di Roma di avere un nuovo ospedale polivalente, dall’idea del sindaco Ernesto Nathan che fece predisporre un progetto nel terreno periferico di Vigna San Carlo, ceduto a buon prezzo dal Vaticano. I lavori proseguirono a più riprese in modo altalenante fino al 1927, anno in cui l’epidemia di influenza spagnola rese necessario intervenire in modo definito sui lavori, conclusi nell’ottobre del 1929 inaugurando il nosocomio come Ospedale del Littorio, poi cambiato in Ospedale Ernesto Nathan e, già nel 1945 come Ospedale San Camillo De Lellis, in memoria del protettore della sanità militare.
La gestione venne affidata al Pio Istituto Ospedali Riuniti di Roma, il quale gestiva sotto un’unica amministrazione tutto l’enorme patrimonio ospedaliero romano, fino al 1976 anno dello scioglimento dell’Ente e successivo affidamento delle Aziende Sanitarie al Comune di Roma. In questo nuovo senso giuridico nasceva l’Azienda Ospedaliera San Camillo – Forlanini – Spallanzani, dal 1996 solo San Camillo - Forlanini a seguito del distacco dell’Ospedale Lazzaro Spallanzani, divenuto autonomo Istituto di Ricerca.
Già dal 1936 l’Ospedale Lazzaro Spallanzani, l’Isituto prende il nome da uno dei fondatori della biologia sperimentale, venne inaugurato come presidio destinato alla prevenzione, diagnosi e cura delle malattie infettive, trasformando il suo campo di interesse in conseguenza all’evolversi delle malattie infettive prevalenti.
Nel corso degli anni ’30 venne attivata una sezione dedicata alla cura e alla riabilitazione della poliomelite, e nel corso degli anni ’70 l’epidemia del colera prima, e la salmonellosi poi, divennero le principali emergenze sanitarie del Paese.
In questo periodo, l’Ospedale inizia il suo impegno nei confronti dell’epidemia dell’Epatite B, esperienza che rappresenta il punto di partenza verso una competenza specifica nel campo dell’epatite virale acuta e cronica.
A partire dal 1980, l’ospedale Lazzaro Spallanzani è stato uno dei maggiori centri per l’assistenza, la cura e la ricerca sulle infezioni da HIV e AIDS.
Nel 1991, inizia la costruzione di un nuovo complesso ospedaliero, progettato in conformità ai più avanzati standard e con caratteristiche di isolamento delle patologie contagiose uniche nel Paese.
I benefici derivanti da questa innovazione sono consistiti, oltre che nell’aumento del livello di sicurezza dei lavoratori, nella garanzia di un’atmosfera confortevole per i pazienti.
Nel dicembre 1996, il Ministero della Sanità ha riconosciuto lo Spallanzani Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico. Il riconoscimento IRCCS è destinato agli ospedali di eccellenza che perseguono finalità di
ricerca, prevalentemente clinica e traslazionale, nel campo biomedico ed in quello dell’organizzazione e gestione dei servizi sanitari effettuando prestazioni di ricovero e cura di alta specialità.
Successivamente (2001-2003) il Ministero della salute ha identificato lo Spallanzani quale polo nazionale di riferimento per il bioterrorismo, e polo nazionale di riferimento per la Sindrome respiratoria acuta grave (SARS).
L’Istituto ha una configurazione distinta in 3 Dipartimenti:
- clinico e di ricerca clinica
- diagnostico dei servizi e di ricerca clinica,
- di epidemiologia di ricerca pre-clinica
a loro volta articolati in Unità Operative Complesse (U.O.C), Unità Operative Semplici (U.O.S.) ed Unità Operative Semplici Dipartimentali (U.O.S.D.).
La programmazione generale della ricerca dell’Istituto è ispirata alla continuità ed alla integrazione tra progetti di ricerca epidemiologica, preclinica e clinica.
La linea di ricerca sulle infezioni emergenti affronta lo studio di patogeni rari, di difficile diagnosi o multiresistenti (MDR) inclusi i problemi di controllo delle infezioni, le strategie per contrastare le epidemie ed il supporto alle attività internazionali. Vengono anche studiate le infezioni associate a procedure assistenziali le infezioni tropicali, neglette e le malattie del viaggiatore.
La linea di ricerca sulla malattia da HIV, affronta temi relativi alla patogenesi, la clinica, la terapia, l’epidemiologia e la prevenzione dell’infezione. Gli obiettivi strategici sono volti a definire le nuove caratteristiche dell’epidemia, e approcci terapeutici innovativi.
Le attività di ricerca traslazionale sono sviluppate sulla base di un’organizzazione clinicoassistenziale che raccoglie circa 7.000 pazienti con HIV in follow-up attivo.
La ricerca sulle epatiti virali si articola su quattro filoni:
 Il primo è centrato sugli aspetti virologici e studia la variabilità virale e le interazioni tra virus.
 Il secondo è focalizzato sulla risposta immune e sulla sua modulazione a seguito di terapia.
 Il terzo analizza le alterazioni molecolari alla base dello sviluppo di cirrosi e epatocarcinoma.
 L’ultimo si prefigge di ridefinire l’epidemiologia locale delle epatiti virali affinché l’offerta sanitaria sia adeguata a rispondere all’evoluzione dei bisogni specifici delle comunità locali e dei gruppi più fragili.
La ricerca sulla tubercolosi affronta l’analisi epidemiologica della malattia e dei suoi determinanti con particolare riguardo a gruppi a rischio più elevato. Vengono anche studiati biomarcatori che possano indicare il rischio di sviluppare la malattia e la risposta alla terapia, e la patogenesi della malattia al fine di delineare strategie per potenziare la risposta immune innata. Infine l’ultimo progetto mira all’ottimizzazione delle strategie terapeutiche per la tubercolosi multiresistente.
L’attività di ricerca è distinta in ricerca “corrente”, definita in concerto col Ministero della Salute e da questo finanziata, e in ricerca “finalizzata”, rivolta, tramite specifici progetti, al raggiungimento di particolari e prioritari obiettivi definiti dalle Agenzie che la finanziano.
I protocolli di ricerca approvati, in accordo con quelli internazionali, devono possedere un razionale adeguato, obiettivi validi e rispondere a rigorosi criteri di fattibilità.
La conoscenza generata sarà quindi indirizzata verso metodologie applicative nel settore sanitario, un ambito nel quale la presenza di entità private cofinanziatrici è considerata un importante supporto alle attività di ricerca traslazionale.


 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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