BRESSANONE ospedale civile Ospedale Kaiser Franz Joseph - Ospedali d'Italia

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BRESSANONE ospedale civile Ospedale Kaiser Franz Joseph

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Dal testo inviatomi dall'Amministrazione  “100 anni Ospedale Bressanone 1914-2014  " da cui ho estrapolato quanto ritenuto utile per questa ricerca.


Il 20 giugno 1901  il prefetto circondariale Wilhelm Arbesser von Rastburg criticava l’intollerabile situazione sanitaria nell’ospedale cittadino, che con 63 letti era decisamente sovraffollato.
La richiesta di un nuovo ospedale venne presa seriamente in considerazione soltanto quando nel 1903 Otto von Guggenberg venne eletto sindaco;  insediò un comitato ospedaliero che decise nel 1906 la costruzione di un nuovo edificio e fece realizzare dall’ingegnere Alois Bernard, capo dell’ufficio tecnico del comune, uno studio di fattibilità con preventivo di spesa.
Lo studio prevedeva una costruzione a padiglioni con possibilità di ampliamento successivo. Inizialmente dovevano essere costruiti un edificio per l’accettazione, due padiglioni con le sale destinate ai ricoverati, per un totale di 120 uomini e donne, un padiglione di isolamento, una Chiesa e un edificio di servizio, il tutto circondato da un giardino.
Il 21 dicembre 1907, su proposta del sindaco Otto von Guggenberg, il Consiglio decise all’unanimità di erigere un nuovo ospedale e di dare il nome imperituro di “Kaiser Franz Josef Jubiläums Krankenhaus der Stadt Brixen” (Ospedale del giubileo dell’imperatore Francesco Giuseppe della città di Bressanone). Scelse la zona “Kachlerau” (Prà dei Pentolai), dove il Comune possedeva il vecchio cimitero militare, costruito nel 1833 e non più usato dal1866, nel frattempo diventato parco e adatto allo scopo.
Poiché il nuovo ospedale doveva essere il contributo della città di Bressanone ai 60 anni di regno dell’imperatore Francesco Giuseppe, anniversario che ricorreva nel 1908, il 27 settembre 1908, in presenza dell’arciduchessa Maria Valerie, venne posata solennemente la prima pietra, benché non esistesse ancora nessun progetto per il nuovo ospedale.
Nel maggio 1911 il comitato ospedaliero bandì il concorso per la progettazione Il Consiglio comunale il 17 agosto 1911 incaricò l’architetto Arthur Payr di elaborare il progetto esecutivo. Il progetto dell’ospedale venne presentato alla cittadinanza il 21 dicembre 1911 in una assemblea cittadina con l’aiuto di un plastico  e di diapositive.
Il 30 gennaio 1912 il Consiglio comunale decise l’appalto dei lavori, benché il numero di letti nel frattempo fosse passato da 120 a 180/200 e il preventivo di spesa da 400.000 a 1,5 milioni di corone.
Già il primo maggio 1912 la ditta Pümpel aprì il cantiere in Prà dei Pentolai e il 13 maggio 1912 venne festeggiato il primo colpo di vanga. All’epoca era consuetudine consultare gli anziani del luogo prima di iniziare dei lavori importanti. A seguito di queste consultazioni venne modificato il progetto originale onde evitare problemi con la falda acquifera.
Le fondamenta vennero costruite in guisa di piattaforma al massimo livello possibile della falda; soltanto il locale caldaie venne costruito più in profondità, a forma di vasca impermeabile. In effetti lo scavo per il locale caldaie si riempì d’acqua e per 14 giorni funzionò una pompa elettrica per svuotarlo.
In pochi mesi la struttura fu eretta ed il 5 dicembre 1912 si festeggiò la “Firstfeier” (festa per la posa del colmo del tetto). La crisi economica conseguente alla guerra dei Balcani fermò i lavori.
Nonostante l’interruzione dei lavori all’inizio del 1914 gran parte dell’ospedale era terminata. Il 26 febbraio 1914 il primario Dr. Anton Sigmund iniziò l’attività medica con la prima radiografia; l’8 maggio 1914 Johanna Schwarzmann di Vienna fu ricoverata come prima paziente.
Nella parte meridionale dell’edificio, su entrambi i lati della Chiesa, si trovavano le ali con le stanze dei pazienti. Nell’ala orientale (sanatorio) si trovavano i pazienti paganti, in quella occidentale l’ospedale pubblico. Nella parte a pagamento in prima classe le camere singole avevano letti in ottone, mobili in mogano, poltrone imbottite di cuoio, lavabi lussuosi e toilette mobili. La seconda classe era dotata di stanze singole con letti in ottone, mobili in legno massiccio e un rivestimento a piastrelle vicino ai lavandini; la terza classe prevedeva stanze con quattro letti in ferro, mobili in legno massiccio e lavandini. Nell’ospedale pubblico (quarta classe) ogni sala conteneva dodici pazienti ed era provvista di due lavandini; i letti erano in ferro, i mobili in legno laccato bianco. Tutte le stanze e sale per gli ammalati erano rivolte a sud e dotate di acqua corrente calda e fredda. Secondo la tradizione dei vecchi ospedali cittadini i pazienti potevano accedere direttamente alla Chiesa; Parallela all’ala sud con le stanze per i malati si trovava l’ala nord con gli ambulatori, i locali di servizio e le due sale operatorie. Nei brevi tratti di collegamento tra ala sud ed ala nord si trovavano cucinini, montacarichi per i cibi, bagni e toilette. Alla fine il costo totale dell’ospedale, pari a 1.375.735 corone, si rivelò notevolmente più basso del costo preventivato.
L’arredamento dell’ospedale era in sintonia con i criteri più moderni. Vanto dell’ospedale erano le due sale operatorie completamente in vetro sul lato nord, che garantivano una illuminazione con luce naturale senza riflessi. L’aria tra le due pareti di vetro poteva essere riscaldata in modo tale che tutta la superficie esterna funzionava come riscaldamento a parete e si potevano evitare correnti e spifferi.
Inoltre c’erano numerosi locali per terapie idro-elettriche. La costruzione veniva riscaldata con un impianto di riscaldamento centrale a carbone con termometri a distanza e termostati. C’era anche un impianto di climatizzazione, con condotte d’aria in muratura, che garantiva aria fresca, riscaldata o raffreddata, filtrata ed igienizzata con ozono nella misura di 75 metri cubi/ora per ogni letto.
La costruzione era dotata inoltre di telefono interno, impianto ricerca persone, ascensori separati per le persone, i letti e il cibo, di celle frigorifere, lavatrici e lavastoviglie, il tutto funzionante con la corrente elettrica.
Per l’assistenza infermieristica erano responsabili le suore della Carità della Santa Croce.
Già dal 1883 suore di questo ordine erano impegnate a Bressanone nell’assistenza a domicilio dei malati.
Già a partire dal marzo 1914 tre suore esperte,  erano a Bressanone, per dare i loro consigli sull’arredamento dell’ospedale. Il 17 ottobre 1914 arrivarono altre 16 suore e tre candidate suore come infermiere, inoltre due per il servizio amministrativo ed una per la cucina.
Oltre a cinque medici e 24 suore erano impegnati un cappellano, un amministratore, due impiegati amministrativi, un portiere, un tuttofare, due aiuti infermieri, un giardiniere, un servo e nove donne di servizio che si occupavano di un massimo di 180 pazienti.
Poco dopo l’inaugurazione del nuovo ospedale scoppiò la Prima Guerra Mondiale che avrebbe pesato enormemente. Dei molti feriti e ammalati che furono portati nella città lazzaretto di Bressanone i più gravi finirono all’ospedale cittadino.
Il 18 ottobre 1914, un giorno dopo che l’organico previsto era stato completato, arrivò la prima tradotta con 30 feriti; il 21 novembre 1914 erano già 200 i feriti che, dopo un trasporto durato giorni, giunsero in condizioni gravissime provenienti dal fronte orientale.
Il 23 maggio 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Austria. Improvvisamente il fronte di guerra si trovava estremamente vicino. In previsione dell’aggressione italiana il nuovo ospedale era già stato sgomberato agli inizi di maggio per essere pronto per il temuto assalto di feriti e ammalati. L’ospedale cittadino a partire dal 2 giugno 1915 divenne prima lazzaretto da campo e poi ospedale militare del “Deutsches Alpenkorps”, il corpo alpino tedesco che combatteva sul fronte dolomitico insieme ai tirolesi contro l’Italia e aveva la propria sede a Bressanone. Ogni settimana da Bressanone partiva un treno lazzaretto per la Germania, per fare posto a nuovi ricoverati feriti o ammalati. Nonostante ciò l’ospedale era spesso sovraffollato con più di 400 pazienti. A metà ottobre l’Alpenkorps si ritirò per altre destinazioni. Al posto dei soldati tedeschi prigionieri russi e serbi riempirono temporaneamente le corsie. Il 16 aprile 1916 l’esercito austriaco requisì gran parte dell’ospedale; per la popolazione civile rimase a disposizione soltanto il piano terra dell’ala sanatorio.
Alla fine della guerra nell’ospedale brissinese regnava il caos più completo. L’epidemia dell‘influenza spagnola aveva colpito anche il personale ospedaliero, mancavano viveri e materiale sanitario, il combustibile per il riscaldamento era finito completamente cosicché nell’inverno 1918-1919 pazienti e personale rischiavano di morire assiderati. Il 12 novembre i soldati italiani entrarono a Bressanone, poco dopo i primi soldati italiani si presentavano come pazienti, mentre gli ultimi soldati austro-ungarici venivano allontanati nell’aprile del 1919.
Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale l’amministrazione comunale si preoccupò di dare un nuovo impulso all’ospedale cittadino, per poter coprire, grazie all’afflusso di pazienti paganti, i costi di gestione, così come era stato progettato.
A fatica si sanarono i danni più gravi del tempo di guerra. Tra l’altro diversi tubi d’acqua, nel periodo senza riscaldamento, si erano gelati e poi rotti. Anche con dei depliant si cercò di attirare persone bisognose di riposo e malati, esclusi quelli con tubercolosi conclamata.
Il primario Dr. Anton Sigmund godeva di una grande fama soprattutto come chirurgo. Nella “Deutsche Zeitung für Chirurgie” del 1919 spiegò i successi ottenuti nell’ospedale di Bressanone nel trattamento chirurgico di appendiciti gravi anche con peritonite purulenta.
La percentuale di mortalità nel caso di operazioni all’intestino cieco era allora a Bressanone una delle più basse d’Europa.
Nel 1920 venne aperto un reparto separato di Oculistica sotto la guida del primario Dr. Engelbert Niederegger; egli acquistò presto grande fama, al punto che arrivavano pazienti perfino dagli USA.
Nonostante i considerevoli successi medici negli anni dopo la Grande Guerra l’ospedale cittadino divenne sempre più un problema economico. I ricchi pazienti provenienti da tutte le parti della ex monarchia, che dovevano finanziare l’esercizio, vennero a mancare in conseguenza della nuova situazione politica.
Per porre fine ai problemi economici, l’amministrazione fascista della città decise nel 1928 di trasformare l’ospedale in tubercolosario e di costruire un nuovo ospedale cittadino più modesto.
La costruzione grezza fu miseramente trasformata in un ospedale primitivo con grandi sale comuni per i pazienti e prive di acqua corrente. Il 26 ottobre 1930 venne inaugurato il nuovo “Ospedale Civico”
A confronto con la costruzione del 1914 questo ospedale del 1930 significava un regresso spaventoso. L’ex “Kaiser Franz Josef Jubiläums Krankenhaus” di Bressanone, che aveva potuto offrire i propri servizi come ospedale cittadino soltanto  per 16 anni, d’ora in poi sarebbe stato soltanto un tubercolosario per tutta l’Italia del Nordest.
Anche la Seconda Guerra Mondiale ebbe effetti drammatici sull’ospedale di Bressanone.
Oltre al personale negli anni di guerra venne a mancare anche il cibo. A causa della carenza di carbone il riscaldamento fu trasformato in riscaldamento elettrico. Poiché non erano disponibili né macchine né cavalli il Podestà acquistò nel 1943 un asino, che doveva eseguire tutti i trasporti per l’ospedale cittadino. Nell’inverno del 1943 gli alleati iniziarono a bombardare la linea ferroviaria del Brennero che passava nelle vicinanze dell’ospedale; nel 1944 gli allarmi aerei erano quasi all’ordine del giorno. Ogni volta i malati dovevano essere trasferiti nei ricoveri antiaerei negli scantinati, dove dovevano attendere anche delle ore. Bombe esplodevano nelle vicinanze o finivano inesplose nel giardino  dell’ospedale. Nei ricoveri antiaerei si verificavano scene di panico e anche casi di morte. Per porre fine a questo insostenibile stato di cose, l’ospedale cittadino, che si trovava nell’edificio del previsto lazzaretto militare, venne trasferito dopo il terribile attacco aereo su Bressanone del 4 ottobre 1944 già il giorno seguente provvisoriamente nella Casa di Cura Guggenberg.
Si cercò quindi febbrilmente una sistemazione alternativa per il sanatorio, che si trovò finalmente nella pensione “Hungaria” a Merano. L’8 novembre 1944 partì il primo trasporto con 30 pazienti per Merano. Il secondo trasporto, effettuato il 12 novembre 1944, fu un calvario terribile per i 38 pazienti. Dopo un viaggio su camion non coperti della Wehrmacht,  i malati di tubercolosi giunsero infreddoliti a Merano, dove dovettero trascorrere la prima notte dormendo sul nudo pavimento, perché non c’erano ancora i letti.
A partire dal dicembre 1944 entrambe le costruzioni in Prà dei Pentolai erano completamente vuote. Soltanto il nuovo ospedale cittadino venne utilizzato temporaneamente come ricovero per gli sfollati. Alcune suore rimasero ancora nell’ospedale e nel sanatorio per aprire le finestre in caso di allarme aereo.
Nonostante questo diverse finestre vennero frantumate, quando il 27 dicembre 1944 una bomba esplose nelle immediate vicinanze del sanatorio. In quella occasione si aprirono anche delle crepe nelle mura dell’edificio. Dal momento che la costruzione vuota non veniva più riscaldata nell’inverno 1944-1945 esplosero i tubi dell’acqua, il che causò gravi danni in tutto l’edificio.
Verso la fine della guerra il sanatorio venne nuovamente utilizzato come lazzaretto.
Nelle trattative per la resa delle forze armate tedesche in Italia (Operazione Sunrise), resa che entrò in vigore il 2 maggio 1945, gli alleati avevano autorizzato la Wehrmacht a portare in salvo i propri feriti dell’Italia del Nord in Sudtirolo. Il 26 aprile 1945 la Wehrmacht requisì l’ex Kaiser Franz Josef Jubiläums Krankenhaus, dove il 29 aprile vennero ricoverati 470 feriti. D’accordo con gli americani, che entrarono a Bressanone il 4 maggio 1945, i soldati tedeschi poterono rimanere in parte ancora per mesi in sanatorio fino alla guarigione. Dal 26 maggio 1945 entrarono nuovamente nell’ex Kaiser Franz Josef Jubiläums Krankenhaus anche ammalati civili, e l’ospedale provvisorio Guggenberg venne abbandonato. La popolazione brissinese tentò invano dopo la seconda guerra mondiale di evitare che l’ex Kaiser Franz Josef Krankenhaus diventasse nuovamente tubercolosario. L’amministrazione militare americana decise tuttavia, contro le istanze della popolazione, di trasferire nuovamente l’ospedale nell’ex lazzaretto militare e di destinare l’ex Kaiser Franz Josef Krankenhaus di nuovo a tubercolosario, poiché era l’unica struttura adatta in tutta la provincia.
La carenza di suore dopo la Seconda Guerra Mondiale fece sì che nel luglio 1946 per la prima volta “tre signorine civili con formazione professionale” venissero assunte come infermiere. Le suore furono comunque responsabili a lungo della maggior parte del lavoro. Soltanto nel 1993 le suore si ritirarono dall’ospedale  per dedicarsi all’assistenza spirituale degli anziani a Bressanone.
Per soddisfare il crescente bisogno di infermiere si dovette però pensare alla istituzione di una propria scuola per infermieri a Bressanone, scuola che doveva essere in lingua tedesca visto che l’unica scuola per infermieri esistente a Merano era in lingua italiana. Nel dicembre 1959, con una convenzione tra il Comune di Bressanone come proprietario dell’ospedale e la scuola per infermieri di Merano si istituì la prima scuola per infermieri in lingua tedesca del Sudtirolo.
Il primo febbraio 1960 in questa nuova scuola chiamata “Maria Salus Infirmorum” iniziò l’attività didattica con cinque allieve. Tre allieve erano religiose ed abitavano nella clausura delle Suore di Santa Croce, le due allieve non religiose erano sistemate nel convitto “Marianum” delle Dame Inglesi.  Con la consegna dei diplomi nel 1998 finì l’attività della scuola infermieri di Bressanone, che nei 38 anni della sua esistenza aveva formato 897 infermiere e (dal 1971) 54 infermieri.
Il Comune di Bressanone, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, pensò ancora una volta alla costruzione di un nuovo ospedale. Dopo lunghe discussioni il Consiglio comunale il 27 febbraio 1962 incaricò l’architetto Carlo Keller di Trento di progettare un nuovo ospedale. L’ospedale provvisorio nella struttura dell’ex lazzaretto doveva essere demolito una volta terminato il nuovo ospedale. L’ex Kaiser Franz Josef Krankenhaus doveva rimanere tubercolosario.
Il 16 ottobre 1963 il Consiglio comunale approvò il progetto dell’ospedale di Carlo Keller con un preventivo di spesa di 1,miliardi di lire. Il Comune di Bressanone accese un mutuo di 500 milioni di lire e appaltò i primi lavori.
Nell’ottobre 1966 si iniziarono i lavori, che però procedevano molto lentamente. C’erano imprevisti tecnici come pure problemi di finanziamento Nel 1969 il Comune dovette rescindere i contratti con le ditte costruttrici.
Nel 1970 entrò però in vigore la legge regionale che trasformò gli ospedali comunali in enti autonomi. Il nuovo ente ospedaliero cercò, a partire dall’autunno del 1970, di conservare e proteggere dai danni almeno la costruzione grezza del reparto ricoveri del nuovo ospedale, utilizzando gli scarsi contributi dello Stato e della Regione.
Una svolta decisiva si verificò nel 1973, quando la Provincia Autonoma di Bolzano ottenne la competenza per gli ospeneues Krankendali.
La giunta provinciale assicurò con un programma quinquennale la somma
di 2,4 miliardi di lire, con la quale la costruzione venne portata avanti. Nel 1979, 13 anni dopo la posa della prima pietra, l’ospedale venne terminato. L’ospedale nell’ex lazzaretto, contrariamente ai piani originari, non venne demolito ma completamente rinnovato ed ampliato. Nel 1983 gli enti ospedalieri autonomi vennero sciolti e confluirono nelle Unità Sanitarie Locali.
Grazie a nuove possibilità terapeutiche la tubercolosi, a partire dal 1980, divenne sempre più rara. Nel 1991 il reparto di Tisiologia, che negli anni Settanta aveva ancora tra 220 e 230 ricoverati, venne trasferito con i suoi 26 pazienti rimasti al primo piano dell’ex lazzaretto. Questa data ha segnato la fine del Sanatorio per i malati di tubercolosi, anche se la costruzione, ufficialmente il “blocco C” dell’ospedale di Bressanone, viene ancora
chiamata sanatorio. Oggi la splendida costruzione ospita reparti ospedalieri come quello psichiatrico e quello lungodegenti, l’amministrazione e diversi servizi.

 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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