BERGAMO neuropsichiatrico già Ospedale della Maddalena - Ospedali d'Italia

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BERGAMO neuropsichiatrico già Ospedale della Maddalena

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Questa scheda proviene dal sito "carte da legare " http://www.cartedalegare.san.beniculturali.it/; è un progetto della Direzione generale archivi del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo nato per proporre una visione organica di tutela del patrimonio archivistico di queste istituzioni. Partito nel 1999 con un primo programma di finanziamento per i complessi archivistici degli ospedali Santa Maria della Pietà di Roma e Leonardo Bianchi di Napoli. Il portale mette a disposizione della comunità i risultati . Essi possono essere utilizzati per scopi di studio e ricerca da parte degli addetti ai lavori e per la semplice conoscenza del fenomeno manicomiale da parte di un pubblico più vasto.
Sono liberamente consultabili i dati del censimento degli archivi, alcuni strumenti di ricerca e le statistiche dei dati socio-sanitari ricavati dalle cartelle cliniche. La consultazione dei dati specifici delle singole cartelle cliniche avviene, invece, dietro autorizzazione, nel rispetto della normativa sulla privacy.
Carte da legare costituisce anche un percorso tematico specifico del SIUSA (Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche).

http://www.cartedalegare.san.beniculturali.it/index.php?id=192


L'Ospizio della Maddalena, fondato nel 1352 dalle Confraternite dei Disciplini di S. Maria Maddalena e dei SS. Lorenzo e Barnaba, si dedicò per quasi quattro secoli alla cura dei malati di mente.
Come dice Giovanni Palazzini nelle sue "Notizie storiche intorno alla Casa dei Pazzi della Maddalena" (1832) questa era più una casa di ricovero che un ospedale, poiché non vi erano medici ed infermieri, e vi si prestava assistenza solamente a "poveri fatui ed imbecilli".
Fu solo con i lasciti del Conte Bonometti prima (1737) e di Vincenzo Dell'Olmo poi (1786) che si aprirono le porte della Maddalena anche ai "maniaci furenti", riadattando almeno in parte i locali dell'ospizio anche per la contenzione ed il controllo di questa tipologia di malati.
Nel 1812 l'Ospizio della Maddalena venne aggregato all'Ospedale Maggiore di Bergamo, ricevendone, sempre secondo Palazzini, una positiva influenza organizzativa, dal momento che il personale medico ed infermieristico, nonché la struttura amministrativa, erano le stesse dell'Ospedale Maggiore.
Vennero effettuate delle modifiche alla struttura interna dell'Ospizio che permisero di separare gli uomini dalle donne e, soprattutto, di raggruppare in zone distinte le varie tipologie di malati.
Nonostante queste migliorie, i locali della Maddalena risultarono comunque inadeguati alle esigenze della moderna scienza medica. Iniziarono quindi le ricerche per una nuova sistemazione dei malati di mente: nel 1797 era stato soppresso il convento vallombrosano di S. Sepolcro e l'edificio era stato donato, con decreto napoleonico, all'Ospedale Maggiore di Bergamo.
Questo convento rispondeva ai requisiti richiesti: si trovava in fondo alla valle di Astino, in prossimità di una sorgente d'acqua, circondato da un vasto terreno in parte coltivato, in una posizione abbastanza vicina alla città ma, al tempo stesso, sufficientemente isolata.
Nel 1830 il Governo della Lombardia ordinò il trasferimento dei pazienti della Maddalena nel convento di Astino, trasferimento che avvenne nel novembre del 1832.

Per l'Istituto di Astino vedere la relativa scheda

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Altra fonte:  Giuseppe Castelli, Gli ospedali d'Italia, Milano : Medici Domus, 1941  pag 131



 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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