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Il contenuto della scheda è ricavato integralmente dal testo: "Profilo storico dell'ospedale di Terlizzi dalle origini ai giorni nostri -
Ringrazio i nipoti per l'autorizzazione all'uso dei contenuti
Per la sua particolare posizione geografica, a ridosso della via Consolare Appia-
Con la caduta della Terra Santa sotto il giogo dei Turchi, cessarono i pellegrinaggi e i traffici lungo la via Appia Traiana. La finalità dell'ospedale di Sovereto comincia di conseguenza a venir meno e infine i cavalieri Gerosolimitani e le suore San Marco sono costretti ad abbandonarlo. Una lapide del 1475 testimonia che In quell'epoca l'ospedale esisteva ancora con gli stessi precettori. E’ da supporre che esso sia stato chiuso qualche anno prima del 1586, anno a cui risale lo stemma apposto sulla facciata dell'antico xenodochio. Detta lapide, in cui viene per la prima volta menzionato il titolo di Commendatore, è segno evidente del passaggio dell'ospedale a Commenda. Infatti, dei beni dell'ospedale, rimasto abbandonato, fu formata una Commenda, conferita insieme a quella di San Nicola di Molfetta, dal Gran Maestro dell'ordine Gerosolimitano residente a Malta, a un cavaliere benemerito dello stesso ordine.
L'attività assistenziale viene intanto assunta nel centro urbano da Pie associazioni laicali, di istituzione ecclesiastica, comunemente dette Confraternite, di cui si ha un notevole rifiorire dopo il Concilio di Trento (1545 1563). Per sopperire all'insufficienza degli organi assistenziali, dette confraternite danno vita a numerose istituzioni benefiche e caritative a favore di indigenti e ammalati. A Terlizzi viene fondato nel 1563, dal prelato Arciprete Marerio, il Sacro Monte della Pietà. Come sua prima istituzione caritativa il Sacro Monte della Pietà realizza l’ospedale. Questo viene eretto fuori le mura. Notizie dell'esistenza dell'ospedale “fuori il borgo” si hanno già da un atto di morte del 1634 dell'Archivio Capitolare di Terlizzi. Ulteriori precise informazioni risalgono al 1685 anno in cui Monsignor Agnello Alfieri, vescovo di Giovinazzo, in visita pastorale ne riporta la visita.
Nel 1717, a seguito di un contratto di permuta stipulato fra il S. Monte della Pietà e e monache di Santa Chiara, l'ospedale viene trasferito presso il monastero delle Clarisse eretto nel 1563. Le suore, a loro volta, si trasferiscono nel nuovo monastero in “mezzo al Borgo”. La ripresa dell'attività dell'ospedale, presso il cenobio delle Clarisse nella città vecchia, è testimoniata da una iscrizione lapidaria dell'epoca.
I secoli XVIII e seguenti sono caratterizzati dall’instaurarsi di una politica riformistica della vita pubblica prettamente antiecclesiastica. Con l'avvento dei Borboni sul regno di Napoli, le diverse istituzioni ecclesiastiche, gli enti religiosi vengono sottratti alle autorità della chiesa e sottoposte al controllo e alla giurisdizione dello Stato. Ferdinando IV, per condizionare l'esistenza degli Enti Morali al riconoscimento civile dello Stato, ne impone la revisione delle regole statutarie, riguardanti l'organizzazione e l'ordinamento interno. Le diverse confraternite si affrettano dunque a chiedere il “Regio assenso”. Anche l’Arciconfraternita Del Santo Monte della Pietà presenta la sua petizione nel 1776. L'attività caritativa del Santo Monte di Pietà non è comunque esaurita. Nel 1802, nell'ambito dello stesso ospedale, viene istituito un brefotrofio allo scopo di raccogliere e allevare i fanciulli illegittimi esposti all'abbandono.
Salito sul trono di Napoli Gioacchino Murat, nel 1808, vengono soppressi tutti gli ordini monastici (legge 7 agosto 1809). a seguito di tale decreto i PP. Minori Osservanti sono costretti ad abbandonare il loro convento ma vengono risparmiati i frati cappuccini. Questi vivevano nel loro convento edificato nel 1582 situato fuori dall'abitato in posizione solitaria presentando tutte le caratteristiche per poter essere adibito all'ospedale; il convento nel tempo comincia divenire insufficiente per le diverse attività caritative e assistenziali, tanto che si stabilisce, nel 1817, di esigere un contributo dalle altre associazioni per riattarlo e ampliarlo. Intanto la politica eversiva instaurata nei confronti delle istituzioni ecclesiastiche, non muta stile con lo Stato Sabaudo. Nel 1861, a Unità conseguita, gli ordini religiosi perdono infatti il loro riconoscimento giuridico e i loro conventi, confiscati, divengono proprietà dello Stato. Così, nel 1866, giunto decreto di espulsione, i benemeriti cappuccini sono costretti a lasciare il convento, che viene riattato dal Comune (divenutone proprietario) per essere adibito ad Ospedale civile e Asilo di mendicità. Il 9 giugno 1893 l'ospedale civile viene riaperto al pubblico e la cura degli ammalati viene affidata alle Figlie di Carità dell'ordine di San Vincenzo de' Paoli, con casa madre in Torino, mediante firma di una convenzione approvata dalla prefettura il 13 settembre 1893 numero 9034. Ma dopo appena sei mesi, nel gennaio del 1894, l'ospedale viene chiuso, non essendo il comune in grado di sopportarne le spese.
La Pia Congregazione di Carità a Terlizzi, istituita nel 1896, prende immediati provvedimenti per la rinascita dell'Ospedale Civile e con deliberazione del 27 dicembre 1898 ne approva il nuovo statuto. Concentrando le rendite patrimoniali e con la vendita del vecchio ospedale, col parere favorevole del comune, la Congregazione di Carità può così impostare, sin dal 1909, le premesse per la realizzazione di un nuovo nosocomio. La prima pietra viene posta al 3 maggio del 1914 con una solenne e suggestiva cerimonia. Il nuovo ospedale, intestatato a Rosa Mussolini Maltoni, maestra elementare e madre del Duce, viene inaugurato nel 1926. Con il generoso contributo di cittadini residenti in America, viene successivamente ampliato e munito dell’annesso sanatorio “M. De Astis”. Viene eretto in ente morale, sotto l'amministrazione della Congregazione di carità con regio decreto 13 giugno 1929. Intanto, nel dicembre del 1932, i frati minori cappuccini rientrano finalmente nella loro sede e prestano assistenza ai degenti dell'ospedale ed annesso sanatorio. Cinque anni dopo, nel 1937, le vecchie Congregazioni di carità vengono unificate e sostituite in ogni comune del Regno, dall'Ente Comunale di Assistenza (ECA). L'ospedale civile Rosa Mussolini, con annesso reparto sanatoriale passa quindi sotto la gestione dell’ECA e, due anni dopo, con decreto prefettizio 5 agosto 1939 viene classificato ospedale di terza categoria. Nell'ultimo conflitto mondiale, nel 1943, viene requisito. Le attrezzature, gli impianti, gli arredamenti vanno distrutti e persino le strutture murarie, in preda all'incuria, sono ridotte in uno stato pietoso. Nell'immediato dopoguerra rimane chiuso per mancanza di fondi e resta per alcuni anni in stato di completo abbandono. Viene riaperto nel 1953 e intestato a Michele Sarcone, famoso medico di corte, nato a Terlizzi nel 1731.
L’ECA di Terlizzi, avvalendosi della legge dello Stato numero 82 del 5 febbraio 1968, con cui venivano finanziati interventi per tutte le strutture sanitarie, elabora un progetto per la realizzazione di un nuovo complesso ospedaliero più rispondente alla realtà del momento. Il progetto viene approvato dal Provveditorato alle opere pubbliche, con decreto numero 25063 del 23 novembre 1968 e si dà inizio ai lavori. Ancora in fase di completamento, nel 1972, il nuovo ospedale viene dichiarato Ente ospedaliero in virtù della legge dello Stato 12 febbraio 1968 numero 132. Con decreto regionale numero 165 del 27 gennaio 1977 l'ospedale viene riqualificato Ente ospedaliero generale provinciale.