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GENOVA Ospedale Galliera

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Il contenuto di questa scheda si trova nel sito dell'Associazione " http://www.acompagna.org/" costituita da Genovesi amanti di Genova e della loro antica terra, gelosi delle antiche glorie, delle bellezze, delle tradizioni, della lingua e dei costumi della loro Gente, al di fuori e al di sopra di ogni fede politica e religiosa. In pratica il sito ospita un lavoro sull'Ospedale Galliera di Domenico Carratta che mi ha autorizzatio a pubblicare


http://www.acompagna.org/rf/1112_17b/111217_carratta.pdf


Sono le nove di mattina del 14 marzo 1888.
È una giornata molto importante per Genova in quanto sull'ariosa e verdeggiante collina di Carignano sta per inaugurarsi il nuovo grandioso ospedale di Sant'Andrea.
Il comitato per le celebrazioni, costituito da un numero ridottissimo di personalità, fra cui il Consiglio di Amministrazione al completo, il Sindaco, Sua Eminenza il Cardinale e nessun giornalista, percorre il corridoio del primo piano della nuova struttura ai lati del quale è schierato buona parte del personale, sino a giungere alla Chiesa che è posta esattamente al centro dell'ospedale. Non si tratta di una semplice cappella ma di una maestoso edificio religioso intitolato anch'esso alla memoria dell'apostolo Andrea.
Nel gruppo delle personalità spicca una signora ormai in età avanzata, elegantemente vestita di nero, con i capelli bianchi e gli occhi azzurri, alla quale sono state evitate le scale ed è stato fatto prendere il nuovo ascensore destinato ai ricoverati, in quanto gravemente sofferente di asma.
È grazie a lei ed alla sua beneficenza e munificenza che questa grandiosa struttura vede oggi la luce.
Tutti i pochi presenti la trattano con estrema deferenza e si rivolgono a lei come si rivolgerebbero ad una principessa.
Si tratta in effetti di una principessa, la principessa di Lucedio, anche se ella non si è praticamente mai fregiata di questo titolo ed è universalmente conosciuta come Maria Brignole Sale, Duchessa di Galliera,
vedova del compianto Marchese Raffaele De Ferrari, Duca di Galliera, che è stato in vita uno degli uomini più ricchi d'Europa.
Terminata la consacrazione della Chiesa, e celebrata la messa, i presenti percorrono a ritroso il corridoio per giungere al Salone del Consiglio di Amministrazione. dove il Vicepresidente pronuncia un breve discorso di circostanza.
A questo punto le allieve della scuola Duchessa di Galliera, che non era stata fondata da Maria Brignole Sale, ma che le era stata intitolata dal Comune di Genova in segno di gratitudine per i meriti acquisiti nei confronti della città, consegnano alla Duchessa una pergamena finemente istoriata da loro stesse preparata.
Solo a questo punto la Duchessa accenna un sorriso, mostrando di gradire molto il dono. Per il resto tutta la cerimonia mantiene un carattere di assoluta sobrietà e quasi di mestizia. Tutti i presenti conoscono la ragione di questo fatto, tutti conoscono la ragione della scelta da parte della Duchessa di un anonimo mercoledì 14 marzo per l'inaugurazione del nuovo ospedale. Infatti un 14 marzo di molti anni prima, a Parigi, una improvvisa malattia si portava via Andrea, il figlio prediletto della Duchessa, all'età di soli sedici anni.
Un lutto che segnerà in maniera grave l'intera sua esistenza. D'altronde Filippo, il terzogenito della Duchessa, ed unico figlio vivente, a causa dei pessimi rapporti con la madre, non partecipa alla cerimonia ed è rimasto a Parigi.
L'ospedale di Sant'Andrea era stato progettato dall'ingegner Cesare Parodi che la Duchessa aveva scelto nonostante nella sua carriera si fosse occupato prevalentemente di ferrovie. Il maestoso risultato che ancora oggi abbiamo sotto gli occhi darà ragione alla Duchessa.
I lavori di costruzione del Sant'Andrea durarono più del previsto, in quanto si andò incontro ad un episodio di estrema gravità. In questa immagine, che si riferisce alla donazione al comune di Genova di palazzo Rosso da parte dei coniugi De Ferrari, il personaggio che sta per firmare dovrebbe essere il loro figlio Filippo, il quale tuttavia delegò l'amministratore unico dei beni di famiglia Angelo Ferrari. Ebbene il detto Ferrari, che all'epoca della costruzione dell'ospedale ricopriva ancora il delicato incarico, scomparve all'improvviso con una cifra pari a 13 milioni, cioè l'equivalente di quanto stanziato dalla Duchessa per la costruzione dell'intero nosocomio. Dovette trascorrere un ragionevole periodo di tempo perché la Duchessa, che disponeva di un immenso patrimonio, decidesse di rifinanziare l'opera.
L'ospedale di Sant'Andrea faceva parte dell'opera pia De Ferrari Brignole Sale che, secondo una concezione assolutamente avveniristica per l'epoca, comprendeva tre differenti ospedali dedicati ciascuno ad una specifica categoria di assistiti. Il Sant'Andrea, ospedale generalista dedicato agli ammalati acuti che
potessero esibire un certificato di povertà e che avessero residenza in un comune appartenente all'antica Repubblica di Genova all'epoca dell'annessione di questa all'impero di Francia.
Il secondo ospedale voluto dalla Duchessa fu il San Raffaele sulla collina di coronata, dove la famiglia De Ferrari aveva da generazioni estesissime proprietà, e che fu anch’esso progettato e costruito ex novo, e che fu destinato agli anziani cronici.
Il terzo ed ultimo ospedale fu il San Filippo in via San Bartolomeo degli Armeni creato in una villa già di proprietà della Duchessa e destinato a divenire ospedale pediatrico.
Gli obiettivi della Duchessa erano:
- ridistribuire l'immenso patrimonio lasciatole dal marito per alleviare le sofferenze dei suoi concittadini, che non sempre avevano visto la sua famiglia con favore.
- mettere a frutto le proprie capacità manageriali, in parte acquisite dal marito.
- dare uno sbocco al patrimonio familiare, dopo la rinuncia di Filippo alla gran parte di esso.
- dimostrare al figlio Filippo le proprie qualità assistenziali, date le inclinazioni socialiste del medesimo.
- creare un monumento imperituro a sé stessa ed alla sua famiglia.
A questo proposito vale la pena ricordare che la Duchessa nel testamento ordinò che non venissero eretti monumenti in sua memoria perché, aggiunse qualcuno, aveva provveduto personalmente a crearli attraverso le sue opere di beneficenza.
Molte perplessità sollevarono all'epoca le esclusioni previste dallo statuto per il ricovero, ed in particolare quella per le partorienti, il che è facilmente spiegabile data la circostanza che il regolamento delle Figlie della Saggezza, le suore francesi chiamate dalla Duchessa a governare l'ospedale, avevano nel loro
regolamento la proibizione di assistere le partorienti. Vi è anche da osservare che all'epoca la totalità delle donne partoriva in casa, e solo le donne di dubbia moralità partorivano in ospedale. Un'altra esclusione riguardava i bambini, per i quali la Duchessa aveva previsto un apposito ospedale, e quella per i malati di mente, per il fatto che nelle immediate vicinanze dell'ospedale, c'era il manicomio provinciale di Abrara.
Presidente designato dell'ospedale fu ed è tuttora il vescovo pro tempore della città di Genova.
Nella concezione del nuovo ospedale, come in tutta la vita della Duchessa, si fusero elementi di grande modernità con elementi di estremo conservatorismo. Vediamone qualcuno.
Nel regolamento interno vi erano elementi estremamente innovativi per l'epoca. Infatti, fra l'altro, vi si poteva leggere che si auspicava che "i ricoverati trovino tutti i mezzi di cura dettati dalla scienza, un'alimentazione non di lusso mai igienica e confacente, che siano accuditi con diligenza, pazienza ed amorevolezza, come se fossero in seno alla propria famiglia". E più avanti "che ai pazienti non sia fatta pressione alcuna per assoggettarli a trattamenti medici o chirurgici, ad operazioni od esperimenti a cui non siano volontariamente disposti ". Ed ancora "nessuna pressione, o violenza sarà fatta ai ricoverati riguardo alla loro fede religiosa, ma dovranno essi pure serbare il debito rispetto verso i compagni appartenenti a religione diversa".
Tenuto conto della strettissima posizione cattolica della Duchessa, quest’ultima affermazione appare di non poco conto.
Ma secondo i quali canoni fu costruito il nuovo ospedale?
All'epoca nel mondo accademico si confrontavano due teorie per la spiegazione della diffusione delle malattie: la prima, detta miasmatica, sosteneva sostanzialmente che le malattie venissero trasmesse attraverso i cattivi odori, per cui si riteneva fondamentale l'arieggiamento dei locali di degenza e l'allontanamento delle puzze. La seconda, detta contagionista, sospettava la presenza di microrganismi come veicoli di trasmissione delle malattie.
La Duchessa scelse il primo orientamento, per cui si può dire che costruì l'ospedale più moderno fra quelli di antica concezione.
L'ospedale fu quindi concepito come un pettine in cui da una colonna vertebrale arcuata si dipartono sette
sale disposte a raggiera.
Era previsto un sofisticatissimo sistema di estrazione dell'aria viziata dalle sale che veniva espulsa attraverso un condotto che sbucava attraverso un foro che è tuttora presente sul muraglione alla destra del liceo Doria.
Anche i soffitti delle sale di degenza non erano piatti ma presentavano degli archi in modo da creare dei vortici d'aria ed evitare che l'aria viziata ristagnasse.
Nei giardini all'esterno, in particolare fra una sala e l'altra, vennero piantate delle essenze odorose, sempre allo scopo di migliorare la qualità dell'aria, delle quali rimane soltanto una monumentale canfora.

Testo: I racconti della Duchessa di Galliera De Ferrari Editore

 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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