EBOLI Ospedale Civile Maria SS. Addolorata già Ospedale dei poveri - Ospedali d'Italia

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EBOLI Ospedale Civile Maria SS. Addolorata già Ospedale dei poveri

Ospedali Sud > Regione Campania > Salerno e provincia


Il contenuto della scheda deriva integralmente dal testo: Eboli tra cronaca e storia – Cosimo Longobardi – Laveglia Editore – 1998 – pagg. 131-145
Ringrazio l’Editore Carmine Carlone per la disponibilità all’autorizzazione e condivisione dei contenuti utilizzati.

Questo ospedale era situato fra la chiesa di Santa Maria della Pietà e l'antica porta detta di Santa Caterina. Anzi una delle due sale in cui erano ricoverati i malati era posta proprio su detta porta. Qui l'ospedale rimase per più secoli, fino all'anno 1885.
Non è possibile stabilire l'anno di fondazione. Il documento più antico è del secolo XIII e proviene dal monastero di Montevergine. In esso è detto che il 1° dicembre 1220 Federico II di Svevia confermò all'abate di quel cenobio il possesso di alcuni beni siti in Eboli fra cui l'Hospitale Pauperum.
Nel predetto documento si dice pure che l'Ospedale fu donato nel 1209 al monastero di Montevergine «da Arnoldo de Contura e Bartolomeo de Satriano, suo cognato, con casiline e con tutto il suo tenimento esistente nel luogo detto Gausenda.
Il papa Alessandro IV per dimostrare la sua benevolenza verso la Congregazione Verginiana, con bol-la dell'8 aprile 1261 confermava fra l'altro al monastero di Montevergine tutte le pertinenze che detto Monastero aveva in Eboli e cioè: la chiesa di San Martino e San Biagio e l'Ospedale dei Poveri con tutti i mulini e redditi e possessioni.
Non si sa come, perché e quando passò dal monastero di Montevergine al comune di Eboli.
Certo è che quel pio luogo fu sempre amministrato dai cosiddetti Mastri, i quali lo dirigevano e s'interessavano anche di seppellire nei sotterranei dello stesso le salme delle persone che morivano nei casolari della Piana.
L'Ospedale in origine dovette essere di modestissime proporzioni. In esso venivano ammessi i febbricitanti (uomini e donne) affetti da morbi acuti, in numero non superiore a dodici. Si accoglievano anche per opera di mera umanità i neonati abbandonati che però subito erano mandati per l'allattamento nello “stabilimento" di Salerno, o in quello di Napoli.
Nel 1580 l'Ospedale si arricchì di altre rendite con la donazione fatta da un certo Pietro Muller, di origine tedesca, che aveva sposato in seconde nozze una ebolitana.
Altre donazioni accrebbero le entrate dell'ospedale. Nel 1591 il notaio Antonio Colino lasciò tutti i suoi averi; ed altri dopo di lui fecero la stessa cosa.
Per esigenze di igiene e di capacità ricettiva, fu trasferito nel luogo attuale.
Tuttavia, malgrado i lasciti e i beni che aveva in dotazione, non sempre la situazione economica fu florida. L'insipienza degli amministratori condusse l'ospedale sull'orlo del fallimento tanto che nell'anno 1674 il comune decise di sopprimerlo e di utilizzarne i beni per l'erezione di un conservatorio di fanciulle ebolitane che si pensava istituire.
La soppressione dell'Ospedale era però subordinata al beneplacito del Sommo Pontefice e, malgrado i vari passi fatti dal Comune per ottenere l'autorizzazione a poter erigere il conservatorio, questo non fu eretto, né l'ospedale fu soppresso.
Fu merito del dott. fisico Gian Filippo Ripa nominato mastro del Sacro Ospedale a far rifiorire questo pio luogo con l'interessarsi dei beni dell'Ospedale, col far fruttare le somme oziose, col valorizzare i terreni e gli stabili posseduti, col reperire i capitali ecc. È da notare che ciò avveniva uno o due anni dopo la proposta del comune di sopprimere l'Ospedale.
Sull’esempio di Gian Filippo Ripa, i successori mastri e amministratori avviarono l'Ospedale verso un migliore avvenire.
Il 9 giugno 1740 la Congregazione dell'Immacolata Concezione di Eboli concesse all’Ospedale il prestito di ducati 70 al tasso del 6 per cento. Tale somma fu impiegata per la costruzione di nuove fabbriche. Nel 1756 restituiva i ducati che aveva preso in prestito.
La saggezza della nuova amministrazione non tardò a dare i suoi frutti. Infatti dal bilancio dei luoghi pii presentato all'Intendente di Salerno nell'anno 1856 risulta anche che il medico addetto al pio luo-go percepiva ducati 30 annui, mentre ai due cerusici erano stati assegnati ducati 18 annui ciascuno.
Nell'anno 1802, per disposizione dell'Intendente di Salerno fu istituita, nell'Ospedale, la ruota per la raccolta dei proietti.
Si era abbellita la piazza avanti alla porta di Santa Caterina ma la presenza in quel luogo dell'Ospedale non contribuiva certo a migliorare l'aria. «Per allontanare … dice la deliberazione del 12 maggio 1813 – l'influssi delle aree pestilenziali, che si sviluppano dai cadaveri dell'infermi dell'Ospedale, li quali sino a questo punto sono sotterrati nel locale dell'Ospedale medesimo d'accosto alla pubblica piazza, e contiguo a moltissime abitazioni». L'Intendente di Salerno proponeva al Comune di indicare un luogo fuori delle mura nel quale trasferire l'Ospedale. Il Comune indicò il soppresso convento della SS.ma Trinità S. Antonio dei Padri Osservanti.
La proposta non ebbe seguito perché la disfatta di Napoleone del 1815 aveva riportato i Borboni sul trono di Napoli e causato un cambio di amministrazione anche perché nel 1816 il predetto convento era stato rioccupato dai Padri Osservanti.
Nel 1825 si riprese a parlare di trasferimento dell'Ospedale.
Il Comune decise di trasferirlo provvisoriamente nell'ospizio.
In un secondo tempo, l'Ospedale sarebbe stato trasferito definitivamente nel vicino convento di San Pietro Apostolo. Per ottenere questo convento occorreva che il Comune iniziasse trattative con i padri della SS.ma Trinità di Cava a cui il convento spettava. Si pensava di fissare in esso oltre l'ospedale an-che eventuali alloggiamenti militari.
Ma anche questa volta non furono solo che progetti.
Passati i Luoghi Pii alla dipendenza della Congregazione di Carità, nel 1870, riprese il tema del trasferimento dell'Ospedale. Con un suo esposto diretto al sindaco riproponeva i locali del monastero della SS.ma Trinità S. Antonio. Ma sorsero divergenze per il giardino annesso al convento.
In seguito agli accordi intervenuti tra la giunta municipale e la Congregazione di Carità, si deliberava, in data 2 marzo 1885, di trasferire l'Ospedale Civile nel soppresso convento dei Cappuccini. Nel 1903 un'ala del detto Ospedale fu adibita a Ricovero di Mendicità.
Durante i bombardamenti aerei del 1943 il vetusto edificio andò distrutto.
I pochi locali risparmiati dalla furia della guerra furono occupati dai sinistrati di Eboli.
Nel frattempo l'ospedale funzionò in alcune stanze del castello di Eboli.
Allorché si poté dare ai sinistrati un tetto, e ciò avvenne dopo non pochi anni, si pensò di rimettere in piedi l'Ospedale. A ricostruzione avvenuta, il 6 marzo 1955, il suo funzionamento fu affidato alla Croce Rossa Italiana, che col titolo di Ospedale n. 19 lo amministrò per alcuni anni.


 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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