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CARAGLIO Ospedale Sant’Antonio

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Il contenuto della scheda deriva integralmente dal testo:  Ospedale Civile S. Antonio – Caraglio – cronistoria 1833-1933 presso la Biblioteca provinciale dei Frati minori cappuccini - Torino

Volendo tracciare una storia, anche sommaria, dell’Ospedale dobbiamo ripigliarci ai tempi del Gran Re.
Fra le tante sagge opere che danno imperitura gloria a Vittorio Amedeo, devesi anche annoverare quella di aver voluto dare ai suoi sudditi un Istituto inteso a lenire le sofferenze ed i disagi di quanti, per disgrazia, malattia od altro, si trovassero in tristi condizioni economiche. Inviò pertanto a Caraglio, come già aveva fatto per altri paesi, un caritatevole Padre, il Reverendo Don Gaspare Raimondi, col compito di stabilirvi una Congregazione di Carità. L’iniziativa trovò largo appoggio nella popolazione e nelle Autorità del Paese e la Congregazione potè essere istituita il 31 gennaio 1721.
Questa ebbe un suo Statuto che prevedeva il soccorrere i poveri originari del luogo e dei forestieri ma solo coloro che vi avranno dimorato per lo spazio di anni cinque prima di aver mendicato. Il Sig. Giudice locale bandirà il divieto di accattonaggio.
Riconoscendosi che il fine principale di questa Pia Opera è di soccorrere i poveri col santo timor di Dio, si stabiliscono le pratiche di pietà che essi sono tenuti ad eseguire riuniti processionalmente sotto una croce semplice da questa la formula ancor oggi usata: farsi scrivere sotto In Croce.
Accompagneranno alla sepoltura i loro benefattori e pregheranno per i medesimi specialmente quando agonizzanti.
Parteciperanno a tutte le processioni pubbliche dietro la loro Croce ed ogni Domenica faranno una breve processione attorno alla Chiesa recitando preghiere di suffragio. Quanto sopra determinato si dovrà scrupolosamente osservare, che di ogni trascuratezza se ne dovrà render conto a Dio ed alla Maestà del Regnante Sovrano.
Sulla base di questo Statuto la Congregazione, ricca dapprima più di buona volontà che di mezzi materiali, iniziò e svolse il suo compito.
I poveri del paese ebbero soccorsi in natura, in denaro, l'opera di due medici-chirurghi e di un flebotomo. E quando verso la fine del primo secolo di vita della Congregazione, passò su tutto il mondo l'onda della Rivoluzione Francese, l'opera di aiuto materiale, e soprattutto morale dei suoi dirigenti e di alcuni benemeriti non ebbe che un piccolo rallentamento e si riprese in fretta tanto che nel 1816 provvedeva già al ricovero dei poveri infermi in due stanze.
Nel 1832 moriva un Ufficiale della Congregazione, l'Abate Sud Diacono Francesco Cometti, chiamando, con testamento in data 4 giugno 1829 erede di tutte le sue sostanze la stessa Congregazione. Questa, dopo soddisfatti alcuni legati in favore di parenti e del servo Marino, avrebbe dovuto attenersi all'esatta osservanza di alcune condizioni principali, tra cui, quella riguardante la fondazione dell'Ospedale e che vogliamo riportare:
« Che sia improrogabilmente tenuta a trasferire, tornare a stabilire, fondare l'antico Ospedale o come tale considerato esistente di presente in questo Comune un anno dopo il di lui decesso e così dopo la cessazione dell'usufrutto al suo servo, come era legato, nella di lui casa e propria abitazione designata e quindi in essa continuarsi e progredirvi per sempre e di perpetuo lo stabilimento del suddetto Ospedale nel miglior modo e maniera possibile o plausibile per un tale uso causa ed oggetto invariabili, secondo la sua precisa volontà, solamente e non altrimenti senza poter mai venire interrotta scemata o commutata per qualunque dispensa o provvidenza Regia o Pontificia o per qualsivoglia titolo pretesto o causa, a pena della totale decadenza del beneficio della fatta istituzione di erede universale dell'ivi prevista o dichiarata sostituzione a favore dei di lui cugini e loro discendenza».
L'intera eredità dell'Abate Cometti venne stimata, grosso modo, del valore di lire cinquantamila. L'Amministrazione della Congregazione di Carità, in sua seduta 27 febbraio 1832, presa attenta visione del testamento, valutata l'entità dell'asse ereditario, gli oneri derivanti, la convenienza ed il beneficio ridondante ai poveri, deliberava di accettare, in qualità di erede universale, la successione dell'Abate e nello stesso tempo di alienare alcuni beni per far fronte alle spese di successione ed a quelle necessarie all'allestimento del nuovo Ospedale.
Questa Regia Giunta composta di virtuose savie ed accorte persone, riunite sotto la presidenza del Pievano Vicario Foraneo Sacerdote Domenico Lingua, vide la necessità di riunire la Congregazione di Carità all'Ospedale e subito in una delle prime sedute diede incarico ad un Membro di compilare un progetto di regolamento delle due Opere Pie riunite, regolamento che venne approvato dalla stessa Maestà di Carlo Alberto con R. D. 13 agosto 1833.
L'Ospedale prese titolo dalla Cappella di S. Antonio contigua all'abitazione del suo Fondatore, ebbe un proprio Consiglio di amministrazione composto di tre membri nati: il Parroco pro-tempore che ne era il capo, il Giudice del Mandamento ed il Sindaco pro tempore del Comune oltre ad altri sei membri nominati dalla R. Giunta; ebbe un Cappellano-economo, un medico chirurgo, un segretario, un tesoriere, un infermiere e ricco di ben sei letti iniziò il ricovero nello stesso anno.
La sua opera fu subito lodata ed apprezzata; si dimostrò indispensabile quando nel 1835, dopo soli due anni di vita, scoppiò l'epidemia del colera che in Caraglio avrebbe potuto fare ben maggior numero di vittime. Queste, tuttavia, non poterono mancare e tra esse vi fu il Sig. Stefano Ottavio Arnaud consigliere della Congregazione ed altro grande benefattore.
Questi, con testamento 4 marzo 1827 lasciava alla Congregazione di Carità ed Ospedale di Caraglio tutte le sue sostanze, mobili, case, terreni, il cui reddito annuale fu allora valutato in L. 13.000. L'Arnaud avrebbe voluto che si costruisse un nuovo fabbricato più ampio e meglio rispondente allo scopo di quello esistente ed a tal fine aveva destinato una sua casa con giardino e cortile, attigua alla Chiesa dei Cappuccini.
La Superiore Autorità Tutoria stabiliva che il nuovo fabbricato dovesse sorgere a lato del preesistente Ospedale tenendo presente la specificata volontà del fondatore Abate Cometti ed anche l'opportunità del luogo. I lavori ebbero inizio sul principio del 1841 e ultimati per il maggio 1843. L'Ospedale nuovo fu capace di venti letti, arredato con criterio e per la sua accresciuta importanza fu assunto in servizio un portinaio incaricato pure del trasporto degli infermi.
Venne aperto nel febbraio 1845.
In quegli stessi anni l'Opera Pia, rispondendo sempre al suo fine eminentemente umanitario e benefico, oltre a provvedere al ricovero ed alla cura degli infermi poveri venne costantemente in soccorso dei bisognosi concittadini ed in modo particolare nel 1840 quando un incendio lasciò senza tetto ed in stato miserrimo 20 famiglie: 65 persone.
Verso la metà del secolo scorso quando in osservanza delle disposizioni emanate colla Legge sulle Opere Pie, venne formata una nuova Amministrazione i cui membri erano nominati dal Consiglio Comunale, l'Ospedale attraversò un periodo poco felice, pieno di discordie intestine.
Nel 1859 si dotò l'Ospedale di buona acqua potabile.
Sempre tenendo di mira il bene dei poveri infermi, nel 1864 si migliorò l'impianto di riscaldamento sostituendo con caloriferi ad aria calda le vecchie stufe di cotto.
Nell'anno 1889, per una nuova crisi in seno al Consiglio di Amministrazione, questi venne sciolto e con Decreto Reale si nominò un Commissario straordinario che nel 1891 istituì un nuovo Consiglio. Durante questo periodo, per rendere più regolare e meno costoso il servizio di assistenza agli infermi, il medesimo venne affidato alle Suore della Divina Casa della Provvidenza di Torino (Cottolengo) venute in numero di tre ma dopo soli pochi anni, per un dissidio sorto fra l'Amministrazione dell'Ospedale e la Direzione Generale della Casa della Divina Provvidenza circa l'applicazione di una disposizione contenuta nel nuovo regolamento interno, dette Suore dovevano lasciare il servizio dell'Ospedale, sostituite dalle Suore Vincenzine della Carità.
L'erezione in ente morale avvenne nel 1908 e l'Ospedale nel marzo di quell'anno passò all'Ospizio.
Venuta la guerra l'Ospedale cercò di utilizzare nel miglior modo le sue possibilità, ricoverando militari infermi, dando la propria assistenza alle famiglie dei combattenti ed a quelle dei profughi; e la guerra non era ancora finita che scoppiava la terribile epidemia detta spagnola nemica altrettanto sorda dell'austriaco e l'Ospedale, per sopperire alla insufficiente assistenza sanitaria della popolazione civile, istituiva, un ambulatorio per visite e medicazioni giornaliere presso l'Ospedale stesso, servizio che riuscì di grande giovamento alla cittadinanza.
Ma, se. l'Abate Cometti ed il Sig. Stefano Arnaud hanno legato il loro nome alla fondazione ed ampliamento dell'Ospedale, imponente è il numero degli altri generosi che, con lasciti ed offerte varie, concorsero ad aumentare il capitale della Pia Istituzione dandole modo di migliorare l'esplicazione della sua attività a vantaggio dell'indigenza.
Il Conte d'Agliano fu nominato Presidente dell'Ospedale il 18 dicembre 1923 e da allora fu sempre confermato in tale carica. Fu animatore di molteplici iniziative; provvide innanzi tutto a sanare la situazione amministrativa e patrimoniale dell'Istituto allora assai grave, irta di difficoltà non facili a superarsi, dimostrando tatto, capacità, energia. Forti e gravi dissidi interni ostacolavano il buon funzionamento amministrativo dell'Ente, pietoso lo stato dei locali, disorganizzati i servizi, negletta la parte clinica. Gli anni della guerra e quelli immediatamente successivi avevano portato e portavano forti passività nei bilanci annuali, sia a causa delle accresciute esigenze economiche del personale, del rincaro dei viveri e degli altri materiali, sia per lo svilio subito dalla moneta, di modo che molto precarie erano le condizioni finanziarie dell'Opera Pia.
Dei beni furono venduti e da tale vendita si realizzarono complessivamente L. 1.320.600 colle quali vennero acquistati titoli dello Stato (consolidato 5 %) per il valore nominale di L. 1.332.600. Per tale propizia operazione le entrate furono addirittura raddoppiate e permisero di sanare, senza intaccare il patrimonio, le passività degli anni precedenti ed assicurare all'Istituto una vita regolare e rispondente alle aumentate esigenze ospitaliere.
Sistemata così la situazione patrimoniale assicurando all'Ente un reddito certo, l'Amministrazione rivolse le proprie cure al riordino interno dell'Ospedale. Non passò anno che non siano state eseguite nuove opere di miglioria andando dalla sistemazione dei termosifoni e illuminazione, alla costruzione ed impianto di latrine e bagni, al rifacimento ed acquisto di nuova biancheria e materassi, all'acquisto del carro lettiga, a provvidenze di vario genere ed indispensabili, quali la sistemazione di nuovi locali per l'ambulatorio e camera mortuaria, e si verificò subito un fervore di opere e di attività che, in dipendenza delle nuove possibilità di bilancio, animò l'Ospedale e ne preannunciò la rinascita.
Nel 1928 per le nuove norme legislative che disciplinano la vita delle Opere Pie, venne sciolta l'Amministrazione. Nel 1929 si affrontò energicamente la questione ospitaliera, questione veramente grave per questa cittadina  la quale aveva sì un Ospedale che ad un esame superficiale poteva anche far invidia a centri più importanti, ma purtroppo, allo stato delle cose, si trattava più di una casa di ricovero per poveri vecchi o per ammalati cronici che di una vera e propria casa di cura pronta a ricevere ogni sofferente, sempre attrezzata per tutti quei soccorsi di cui può aver bisogno chi ricorre a lei. L'Ospedale non godeva della fiducia dei Caragliesi i quali preferivano, quando si trovavano nella dolorosa necessità, ricorrere agli Ospedali di Cuneo o di Torino nella convinzione che solo fuori di Caraglio avrebbero trovato tutte quelle cure ritenute indispensabili per riacquistare la salute perduta.
La casa di cura era abbandonata a sè, in condizioni igieniche deplorevoli, mancante di ogni indispensabile attrezzatura e trascurata poi in modo veramente preoccupante la parte clinica. Da ciò è facile arguire come gli ammalati bisognosi di cura preferissero il ricovero negli Ospedali di fuori anziché in quello locale: ma, trovato il punto debole non fu difficile stabilirne i rimedi e concretarne la realizzazione.
L'Amministrazione affrontò il più urgente problema: la questione igienica e clinica dell'Ospedale.
Si iniziarono i lavori incominciando dai pavimenti che erano di mattonelle rosse non verniciate di cui sono note le qualità antigieniche; tutte le sale vennero pavimentate con materiale rispondente alle necessità dell'igiene ospitaliera; nei locali numerosi ed ampi vennero compiute molte trasformazioni installando ovunque il termosifone e migliorando le condizioni d'ambiente. La sezione chirurgica venne creata ex-novo, fu dotata di un letto operatorio modernissimo, quale è in uso attualmente nelle cliniche universitarie, venne fatto acquisto di copioso materiale e strumentario chirurgico che fu distribuito in due sale; la prima di medicazione e pronto soccorso con funzioni di ambulatorio, la seconda per le operazioni chirurgiche.
Nell'attrezzamento dei locali venne tenuto conto degli ultimi suggerimenti dell'esperienza ottenendo due sale degne di un grande nosocomio da permettere ai nostri medici di affrontare qualsiasi caso clinico e qualsiasi intervento di alta chirurgia, cosa questa mai resasi possibile fino allora.
Venne istituito un ben attrezzato reparto maternità.
Accanto a queste opere tecniche di maggior valore non si sono trascurate altre che, seppur meno appariscenti, erano ben necessarie quali la sistemazione dei locali per i vari servizi interni di lavanderia, cucina, disinfezione nonché il nuovo e completo impianto di acqua potabile e di riscaldamento elettrico nella sala delle operazioni e ambulatorio onde assicurare sempre più tutte le possibili comodità e  servizi ai degenti. Un ampliamento per l’utilizzazione di locali da adibirsi ad isolamento del reparto infettivi.
Colle nuove opere e con l'applicazione del nuovo regolamento organico si provvide ad assicurare in modo più che soddisfacente il servizio clinico chirurgico e l'assistenza interna ospitaliera, portando da tre a cinque il numero delle Rev.me Suore la cui opera è integrata da ben quattro aiutanti. Ottimo è il Corpo Sanitario che dà tutti gli affidamenti possibili.
La possibilità di poter usufruire dell'opera di specialisti ed il completamento dell'attrezzatura tecnica con l'acquisto dell'apparecchio per i raggi Routingen (raggi X) dettero a Caraglio possibilità della più completa assistenza sanitaria.
Le maggiori entrate, andarono ad esclusivo beneficio dei poveri che trovarono non solo una migliorata assistenza sanitaria ma una più larga e copiosa beneficenza, dando anche all'Amministrazione la possibilità di concorrere largamente in tutte le iniziative ed Organizzazioni del Regime quali le Colonie marine, elioterapiche, Ente Opere Assistenziali, Patronato e Mutualità Scolastica, Assistenza sanitaria gratuita ai Balilla.



 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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