VENEZIA Ospedale San Raffaele Arcangelo Fatebenefratelli - Ospedali d'Italia

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VENEZIA Ospedale San Raffaele Arcangelo Fatebenefratelli

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Da: i FBF a Venezia 1716-1988

Era il 1882 quando l'allora Provinciale dell'Ordine di San Giovanni di Dio decise l'acquisto di uno stabile in Venezia per instaurarvi una casa di cura per malattie medico-chirurgiche. La ricerca dell'edificio fu indirizzata nel sestiere di Cannaregio nel palazzo Benci, detto anche Benci-Zecchini. In tale edificio i Fatebenefratelli pensarono di realizzare una casa di cura, ritenendo che gli ampi orti e giardini fossero quanto di meglio si potesse desiderare in Venezia.
Le spese che l'Ordine dovette affrontare furono notevoli. Quindi tra il 1882 ed il 1884 furono eseguiti interventi di restauro e di trasformazione edilizia per accogliere pazienti bisognosi di cure medico-chirurgiche.
L'avvio della casa di cura di "San Raffaele Arcangelo" fu poco fortunato e le sorti non si risollevarono minimamente, tanto che nel 1890 P. Löffler, divenuto Priore Provinciale dopo esser stato Priore-Direttore della Casa della Madonna dell'Orto, si mise all'opera per uscire da una situazione moralmente deprimente e finanziariamente disastrosa. Si pensò di specializzarla come clinica privata di malattie mentali e ciò avvenne nel 1893 chiamando a dirigerla il Dr. Enrico Locatelli, primario della Sala  Osservazione dell'Ospedale Civico dei "SS. Giovanni e Paolo". Il numero dei ricoverati aumentò rapidamente tanto che nel 1897 fu raggiunta la cifra di 100 degenti.
Le sorti della casa di cura "San Raffaele Arcangelo" e di S. Servolo, separata sino ad allora, nel 1902 si fusero con fortune alterne; una campagna di stampa denigratoria dell'operato dei Fatebenefratelli a S. Servolo provocò la formazione di una Commissione di inchiesta che sentenziò la cacciata dei Religiosi da S. Servolo ed elevò plauso per la analoga opera che gli stessi svolgevano nella Casa della Madonna dell'Orto. San Servolo era retto da un medico frate, il "San Raffaele Arcangelo" da un laico, borghese  di  spirito liberale al pari di coloro che si scagliarono contro la direzione del primo. Testualmente la Commissione inviata dalla Provincia di Venezia concluse dicendo che "[…]  ha ricevuto un'impressione favorevole dell'andamento di questa Casa (della Madonna dell'Orto) e di quanto la sua Amministrazione si sforza di fare a giovamento dei pazienti". Durante il primo conflitto mondiale 1915-18 il nosocomio fu trasformato in ospedale militare ed i ricoverati del reparto psichiatrico dovettero essere trasferiti altrove.
Al termine della guerra furono accolti, in un primo momento, soltanto 80 ammalati e quindi, a seguito di importanti ampliamenti eseguiti tra il 1919 e il 1927, furono accolti in fasi successive 150 ammalati, facendone un importante ospedale psichiatrico.
Tutto sembrava funzionare sino a quando nel 1959, per carenza di degenti psichiatrici, l'ospedale venne trasformato in Casa di Riposo per anziani. Successivamente negli anni '60 si impose una ulteriore trasformazione.
Era stata presa la decisione di chiudere il gerontocomio e sul terreno adiacente al palazzo Benci-Zecchini ed in un altro appezzamento limitrofo, all'uopo acquistato, fu iniziata la costruzione di un modernissimo istituto ospedaliero polispecialistico comprendente reparti e servizi di medicina, chirurgia, ostetricia e ginecologia, otoiatria, oculistica, cardiologia, radiologia, cure fisiche e laboratorio di analisi cliniche.
Il rinnovamento fu radicale. Quando sembrava che la struttura potesse godere dei benefici derivanti dallo sforzo finanziario sopportato dall'Amministrazione dell'Ordine Religioso, fu chiaro che il sopravanzare delle tecnologie, il numero limitato di degenti rispetto alla disponibilità di posti letto (numero 180 convenzionati su 230 attivati), l'alto numero di personale necessario per offrire una adeguata assistenza e professionalità in specie nelle divisioni d'urgenza, costituirono una pesante ipoteca sul mantenimento in funzione dell'ospedale.  A queste preoccupazioni si aggiunsero poi le sollecitazioni provenienti dalla Locale Unità Socio-Sanitaria, fatte proprie dalla Regione Veneto, per la trasformazione della struttura in Ospedale Specializzato per la Riabilitazione. Tali sollecitazioni si concretarono nell'adozione, da parte della Regione Veneto, del piano socio-sanitario (17 aprile 1985) in cui si prevedeva la trasformazione del nosocomio, approvando la costituzione di una Divisione di Medicina Generale con 50 posti letto, di una Divisione di Lungodegenza con 100 posti letto ed infine di una Divisione di Recupero e Rieducazione Funzionale con 40 posti letto. Tale nuova struttura viene confermata dal progetto di Piano Socio-Sanitario Regionale 1988-1990 della Regione del Veneto che inserisce l'Ospedale, quale struttura convenzionata, tra gli Ospedali Specializzati Provinciali.





 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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