MIRANDOLA Santa Maria Bianca - Ospedali d'Italia

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MIRANDOLA Santa Maria Bianca

Ospedali Nord est > Regione Emilia Romagna > Provincia Modena


Il contenuto della scheda deriva integralmente dai contenuti reperiti ai link:

https://it.wikipedia.org/wiki/Ospedale_Santa_Maria_Bianca
https://storiapoliclinicomodena.blogspot.com/p/1959-ospedali-della-provincia-di-modena.html


La storia degli ospedali mirandolesi comincia con i Fico, che si insediarono in città provenienti da Quarantoli nel 1311. Il primo ricovero per gli infermi sorse in un luogo detto Bonaga.
Tra il 1363 e il 1379 i monaci antoniani fondarono un ospedale di cinque stanze  in Borgofuro  (In due stanze c’erano i letti per i malati, che giacevano sui pagliericci; nelle altre tre i servizi, le attrezzature e i locali dei religiosi.) , ritenuta località più sicura, a un miglio da Mirandola, intitolandolo a Sant’Antonio Viennese. Analogo centro di cura, aperto anche ai pellegrini, dedicato sempre a Sant’Antonio, e dipendente da quello di Borgofuro, sorgeva a Tramuschio e contava pure cinque stanze.   
Dal 1385 gli ospedali ottennero importanti donazioni. Gli stessi Statuti del 1386 privilegiavano i donatori con esenzione di dazi per chi poteva offrire farina o frumento, beni mobili o immobili.
Ma la fondazione effettiva del nosocomio è assegnata al 1432. Furono Giovanni e Francesco Fico i maggiori benefattori, assieme a Gherardo Padella , il quale nel 1441 cedette tutti i suoi beni ai luoghi di ricovero.
Compito dell’Ospitale era quello di accogliere e mantenere gratuitamente i poveri infermi, gli esposti e i mentecatti. In origine erano accettati anche i pellegrinanti. L’Ospizio (o Conservatorio) delle Esposte, annesso all’ospedale (ex convento), fu soppresso nel 1823. Esposte e mendicanti alloggiarono quindi in un unico ospizio.
L’ospedale poteva accogliere solo gli ammalati della città di Mirandola, mentre i pellegrini potevano fermarsi fino a tre giorni.
Il Sacro Ospitale di Santa Maria Bianca (prende il nome dal patrono dell’ospedale, santa Maria Bianca, così chiamata per il suo mantello di colore bianco, identico a quello portato dai membri fondatori  dalla Confraternita della Misericordia dei Battuti, al fine di «raccogliere e mantenere gli esposti, albergare i pellegrini e aver cura dei poveri infermi e dei pazzi».
La Confraternita di Santa Maria Bianca., detta anche della Misericordia ebbe in affidamento l’amministrazione ospedaliera fino al 1779.  La Confraternita venne rifondata nel 1469, con a capo un padrino e due massari. Nel XVI secolo a questi amministratori (che solo per le feste pasquali venivano compensati in natura) si aggiunse un sindaco e il Consiglio dei dieci, poi degli otto, sotto la protezione dei prìncipi Fico fino al 1710, quindi dei governatori di Mirandola. Salariati a contanti annualmente nella Confraternita (da 72 a 140 lire) erano il cappellano, il depositario e il computista, il cantiniere, il custode, il sagrestano e il legnarolo. Salariati a frumento  il cappellano, i medici, il procuratore, il chirurgo, i padri di San Francesco, l’organista e il bovaro. Salariati a uva  il cappellano, il depositario e il computista, il fattore, i medici, il procuratore, il chirurgo, i cantori e il bovaro. Salariati a farina il custode e il cantiniere. Seguiva l’onoranza di uova, pollastri e capponi.
Dal 1760, col piano di riforma, si pagò solo in contanti.
Ad essa seguì, nel 1779, la Congregazione delle Opere Pie Laicali, sorta nel 1775.
Nel 1789 era stata unita alla Confraternita di Santa Maria Bianca, dal duca Èrcole III, anche la Confraternita del Santo Rosario, fondata nel 1496.
Nel 1764 furono istituite le antiche fabbriche ospedaliere, e già nel 1766 fu fatto un progetto per un grande nosocomio con annessa chiesa (l’oratorio di Santa Maria Bianca, poi delle Mendicanti, della Beata Vergine Laureatana).
L’ospedale venne aperto nel 1767. Durò fino al 1783.
Il decreto del 23 dicembre 1807 istituì la Congregazione di Carità,  diretta  dal vice prefetto del Dipartimento del Panaro, dal Podestà presidente, dal parroco e 6 amministratori proposti dalla comunità ed approvati dal governo, la quale gestì anche il Desco dei Poveri   istituito come opera di carità nel 1485 divenuto poi Istituto Elemosiniere.
Nel 1783 l’ospedale venne trasferito nell’ex collegio dei Gesuiti, poi dei padri delle Scuole Pie, una imponente costruzione sorta sotto i duchi Alessandro I e II Fico, aperta nel 1690.
Si trattava di un complesso moderno, dovuto principalmente al benefattore ing. Tosatti.
Due le divisioni iniziali: Medicina e Chirurgia. Alla prima fu collegato il Dispensario, particolarmente utile nel periodo in cui si combatteva la tubercolosi.
Nell’ex collegio fu allestito il reparto di maternità e degli esposti e aveva l’obbligo di accogliere, curare e custodire i pazzi, a cui erano state predisposte tre stanze. L’ospizio (o conservatorio) delle Esposte venne abolito nel 1823 ed accorpato in un unico edificio per ospitare anche i mendicanti.
Nel 1844-1846 venne iniziata la costruzione di un manicomio, ma poi l’amministrazione ducale decise di inviare tutti i pazzi al Frenocomio di San Lazzaro a Reggio Emilia.
Dal 1859 al 1866, durante la terza guerra d’indipendenza, l’ospedale curò molti soldati infermi, di stanza o di passaggio.
All’inizio del XX secolo si decise di costruire una nuova sede per l’ospedale, anche grazie ad una grande donazione ricevuta in eredità dall’ingegnere Pietro Tosatti (1846-1905), all’esterno dell’ex cinta muraria cittadina.
La nuova struttura ospedaliera, progettata da Giulio Marcovigi (1870-1937) era composta solo dal padiglione chirurgico e quello medico mentre nel 1917 il terzo reparto per le malattie infettive.
Con il miglioramento delle condizioni di vita (grazie ai moderni vaccini, al nuovo acquedotto e al completamento della bonifica di Burana), il terzo padiglione fu ceduto allo Stato nel 1948 e nel 1960 divenne la pediatria. Negli anni 1970 il reparto di ortopedia e fisiatria venne trasferito all’ospedale civile “Giuseppe Negrelli” di Concordia sulla Secchia, soppresso poi negli anni 1990.
I lavori si conclusero in meno di due anni e l’11 ottobre 1908 l’ospedale Santa Maria Bianca venne definitivamente trasferito nel nuovo complesso,  mentre l’ex collegio dei gesuiti venne riutilizzato come ricovero per anziani.
Durante la prima guerra mondiale l’ex collegio gesuita tornò temporaneamente ad essere un ospedale militare territoriale per i feriti provenienti dal fronte orientale, mentre durante la seconda guerra mondiale fu adibito a sanatorio.
Dopo la chiusura dei vicini ospedali di Concordia sulla Secchia, San Felice sul Panaro e Finale Emilia, si pensò di concentrare a Mirandola le specialità delle strutture soppresse, realizzando un nuovo padiglione.  Per ridurre i costi, venne ridotta la ricettività ospedaliera, che passò dai 589 posti letto del 1982, ai 447 del 1990 e fino ai 332 del 1993.
Il 23 aprile 1994, dopo 18 mesi di lavori è stato così inaugurato il cosiddetto Ospedale unico della bassa modenese.
Nel 2011 l’ospedale Santa Maria Bianca venne declassato da ospedale d’area a ospedale di prossimità, comportando una diminuzione dell’offerta di servizi e una riduzione di posti letto e reparti.  A tal proposito, il 13 dicembre 2015 si è tenuto il primo referendum consultivo in Italia contro i tagli alle spese sanitarie, ovvero è stato chiesto ai cittadini mirandolesi un parere sull’avvio di  un percorso partecipativo per valutare la possibilità di rendere nuovamente operativo l’ospedale di Mirandola,  non si è raggiunto il quorum necessario.
A seguito del terremoto dell’Emilia del 2012, l’ospedale ha subito numerosi danni alle strutture, soprattutto quelle moderne (mentre gli edifici del 1908 hanno avuto poche lesioni), che portarono già la mattina del 20 maggio 2012 ad evacuare tutti i pazienti, poi trasferiti negli altri ospedali della zona, e a realizzare un grande ospedale da campo temporaneo nel piazzale antistante. Il 25 giugno seguente si è tenuto il Concerto per l’Emilia per raccogliere fondi destinati alla ricostruzione degli ospedali Bernardino Ramazzini di Carpi e Santa Maria Bianca di Mirandola. Nei mesi successivi i reparti dell’ospedale sono stati progressivamente riattivati.


 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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