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TREVIGLIO Ospedale Santa Maria dei Poveri

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Da: L’affascinante avventura di sei fratelli – Gli ospedali riuniti di Treviglio – L’Ospedale Santa Maria dei poveri di Treviglio – Giovanna Bindelli e Piero Perego

L'ospedale S. Maria dei poveri, viene fondato da Beltrame Butinone, con testamento del 14 novembre 1316,  che nominava eredi delle sue sostanze tutti i poveri di Treviglio.
La documentazione a nostra disposizione appare frammentaria e incompleta, soprattutto per quanto concerne i primi secoli di vita.
Floriano Pirola, autore di un puntiglioso articolo sull'ospedale di Treviglio, tiene a precisare che le carte viste non vanno al di là del 1450 per poi ritornare abbondanti sul finire del sec. XVI per una diatriba con S. Carlo e del sec. XVIII in coincidenza con il trasferimento dell'ospedale nella sede del soppresso monastero di S. Pietro.
Da una visita episcopale del 1566 risulta che questo ospedale ha solo quattro stanze per accettare i poveri, in ciascuna delle quali si possono mettere due letti.
Quasi nulla ci è pervenuto sulla vita interna dell'ospedale nel secolo XVII: i due inventari, compilati dal tesoriere per il fattore dell'ospedale negli anni 1670 e 1687, non fanno accenno nè a medicinali nè a strumentazione chirurgica.
Nell'anno 1610 nello stesso sito sono stati costruiti altri edifici, la Crociera degli uomini  contiene letti n. 18 [...],  al piano superiore dell'infermeria donne, alquanto bassa e ristretta,  contiene 12 letti.
Sino alla fine del sec. XVI non era stata apportata nessuna modifica alla primitiva struttura lasciata dal Butinone. Infatti S. Carlo nel giugno 1575 si lamenta che: per la fondazione, i presidenti sono obbligati a fabbricare un ospedale per alloggiare poveri infermi, nè sin qui è stato fatto, ancorchè ci sia gran sito, et molte casette rovinate di detto Hospitale tutte unite dove si potrebbe fare comodamente.
Silvio Pellegrino, prevosto di Treviglio dal 1621, raccolse in quaderni manoscritti molte testimonianze tra le quali i compiti dell'unica figura professionale operante nell'ospedale. Si tratta del contratto del fattore (infermiere) e dei suoi obblighi, risalente almeno al primo Cinquecento. (Sono da rilevare i verbi al passato).
Patti da osservarsi dal fattore dell'Hospitale dei Poveri e Infermi di S. Maria di Treviglio:
1) Doveva aver cura de' tutti li infermi che di tempo in tempo si ritrovavano in detto Hospitale servendo tutti indifferentemente, conforme alla loro infermità e bisogno, con fedeltà, amore et charità, facendo servire le donne dalla propria moglie, per quanto sia possibile; 2) Doveva servirli quanto alli bisogni del corpo, più quanto a quelli dell'Anima, con procurare in tempo opportuno di farli Ministrare i SS.mi Sacramenti della S. Chiesa, et, dopo defonti che saranno, accomodarli e farli dar loro la sepoltura ecclesiastica; 3) Non doveva ricevere infermo alcuno, se prima non haveva l'attestazione dell'infermità sottoscritta da duo o tre SS.ri Deputati di detto Hospitale, conservandola in filza per ogni occasione;  4) Non doveva licenziar alcuno infermo se prima non sarà fatto sano nè senza partecipazione e licenza de SS.ri deputati:  5) Al principio del suo officio sia tenuto a ricevere in consegna tutti li mobili riconsegnarli o farli riconoscere dalli detti SS.ri deputati per poterli rimettere conforme il bisogno;  6) Doveva servirsi di detti mobili se non conforme il bisogno di detti infermi, et del detto hospitale, nè doveva in modo alcuno servir ad altri alcuna cosa;  7) Dandosigli carico di spendere danari per bisogno delli infermi o dell'Hospitale, doveva notare il dinaro che gli sarà consegnato e le spese che con detto danaro farà per render conto;  8) Non doveva ricevere nell'Hospitale banditi nè altre persone de mali costumi nè servir lochi ad alcuno;  9) Alla notte che tenga continuamente chiuse le porte nè introdurre alcuno sotto pretesto alcuno;  10) Non avendo impedimento per gli Infermi o per l'Hospitale doveva andare a visitare le possessioni e i beni di D.to Hospitale e riferire li bisogni alli SS.ri deputati;  11) Alli stessi raccordava a suoi tempi le obbligationi e carichi del med.mo Hospitale, massime quali che sono descritti nella tavola delle dette obbligationi.
Dai bilanci del 1704, per l'ospedale, non si prospettava una situazione molto rosea: chiuso il contenzioso per l'eredità Vacis sta per aprirsi il caso di dover ricevere anche gli ammalati di Brignano, Calvenzano e Pontirolo E' urgente ampliare raddoppiando il presentaneo fabbricato, oltre li quarantadue letti de' quali è capace […] e che spesso non bastano per gli stessi ammalati del borgo, privi come sono della necessaria aerazione e collocati in siti non cantinati e umidi. Giaccionsi i poveri ammalati in luogo atto piuttosto a guastar la salute che a contribuire a ricoverarla per chi l'ha smarrita.
Dell'ospedale antico, prima del trasferimento nel soppresso monastero di S. Pietro, non si hanno notizie di rilievo pertinenti alle fasi di realizzazione delle strutture ospitanti, ma si possiede una mappa architettonica completa dello stesso, redatta nel 1782, e dotata di indice per la spiegazione dei perimetri.
Il servizio medico era da sempre prestato gratuitamente dai medici della condotta comunale; ma le urgenze si erano moltiplicate, le epidemie si susseguivano, la popolazione era aumentata.
Il 20 ottobre 1782 dal consiglio comunale di Treviglio furono votati i capitoli che segnavano i doveri del  primo chirurgo per estimati e non estimati che abbisogneranno delle sue operazioni, medicazioni, visite che riguardino tanto per la chirurgia maggiore che minore, per l'arte ostetricia e per la litotomia escludendo l'estrazione della pietra. Il chirurgo deve essere provveduto della necessaria suppellettile de ferri che si richiedono, escluso l'estrazione della pietra; mancando de surriferiti strumenti la comunità provvederà a conto del suo salario. Dovrà recarsi ogni mattina all'ospedale per assistere i malati anche d'altre Comunità. Si farà sostituire da altre di idonea capacità a sue spese. E’ obbligato a mantenere un giovane abile all'operazione di chirurgia minore cioè fregaggioni e altri siffatte.
“Doveva essere persona ben pericolosa Francesco Lodi, infermiere, che ha minacciato gravemente il dott. Anelli, il quale teme per la sua incolumità trattandosi di un ubriacone e avanzo di carceri. Non è stato licenziato, ma solo severamente richiamato dal capitolo generale e dal cancelliere.”
I deputati dovevano interessarsi anche delle divise dei militari invalidi patentati (Grandi Invalidi), deceduti in ospedale, e che andavano riconsegnate al Generale Comando di Milano dal quale venivano fornite gratuitamente e che gli Invalidi dovevano vestire sempre in pubblico riconoscimento.
Anche la pretura di Vailate doveva vigilare sugli interessi dell'ospedale di Treviglio: veniva infatti condannato il fittabile Gianantonio Cortese perchè inadempiente al capitolo d'affitto sulla consegna della paglia e fogliacci di melgone bisognevoli per li palioni de letti ad uso degli Infermi.  
Si fa strada la proposta di istituire una propria spezieria nell'ospedale. Non ci sarà nulla di fatto, perché la proposta di una commissione ad hoc del 4 giugno 1836, pur avendo ottenuto l'appoggio del governo, non approderà a risultati definitivi. La farmacia interna si aprirà solo il giorno 11 maggio 1971 con il nuovo Ospedale Consorziale Treviglio - Caravaggio.
L'urgenza di ampliare la ricettività dell'ospedale poneva a tutta la comunità la domanda: non sono possibili riadattamenti del vecchio ospedale?
Ma la notizia che a Vienna il 9 febbraio 1782 Giuseppe II aveva firmato il decreto della soppressione dei monasteri si pensò di utilizzare il soppresso monastero di S. Pietro che sarebbe capace di n. 120 letti, cioè 92 nelle tre crociere terrene, 20 nella crociera superiore e 8 nelle camere separate.
Dai reggitori si chiese all'arch. Segrè un ospedale che avesse tutti i requisiti di igiene e funzionalità, compatibili coi tempi correnti, e che in ogni momento si sarebbe potuto tenere pulito tramite il condotto d'acqua, che le monache avevano diramato in tutto l'edificio; reparti per i frenetici, per gli infermi di chirurgia, per le puerpere, nonchè due letti per persone di qualche riguardo di riserva. I servizi dovevano comprendere sito per li bagni di uomini e donne; cucina con i suoi fornelli; dispensa per commestibili; lavandino; ampio guardaroba; ripostiglio per la biancheria; lavanderia con li suoi comodi; granaio; cantina; ampi ripostigli per la legna grossa e minuta. Inoltre un luogo comodo per tenere la spezieria e sua officina contigua, macelleria, sito per fare il pane, stalla, fienile, e luogo per riporvi la paglia; nè doveva mancare la brugna con una stanza vicina per le incisioni con le sue vasche. All'uopo si consigliava di ricavarla a levante e, abbattendo i bastioni di cinta, di aprirvi la porta per il trasporto degli cadaveri alla sepoltura. Prima però di dar mano ai lavori dovevano passare ancora due anni, quando si fu ben certi che il complesso dei fabbricati monastici era entrato in pieno e assoluto possesso dell'ospedale, senza onere di alcun corrispettivo.
L'esecuzione dei lavori iniziò quindi nel giugno 1786 con l'abbattimento del campanile, per recuperarne i cotti e fu, purtroppo, portata avanti con furore iconoclastico, senza rispetto del valore storico e architettonico.  L'edificio ristrutturato raggiunse anche prima dello sperato, un decoroso livello sia per le cure mediche sia per le strutture ospitanti. All'inizio dell'800 Antonio Strigelli, nel corso della sua ispezione all'ospedale, poteva così annotare: l'edificio è vasto, magnifico, di buon fabbricato, in buona posizione e con comodi luoghi di servizio... Gli infermi in atto di visita sono in numero di 43, cioè maschi 18 e femmine 25, oltre 2 pazze collocate nelle superiori stanze, quantunque l'ospedale abbia montati letti n. 34 per gli uomini e 29 per le femmine. E concludeva constatando che questo ospitale si è ritrovato regolarmente amministrato e tenuto in forma lodevole anche rispetto all'individuale costo de' malati; a un solo abuso però deve ripararsi, qual è quello di protrarre troppo a lungo a danno dell'istituto la convalescenza di alcuni ricoverati. Riporto alcuni canoni curiosi: 1 Dovranno assistere i poveri infermi con ogni carità e pazienza e prestar loro ogni soccorso;  3 Ogni mattina dovranno vuotare e lavare tutti i vasi, sputini et orinaj;  8 Se qualche ammalato si aggravasse dovrà subito avvisare il custode e se non volesse confessarsi dovrà farne consapevoli gli amministratori;  12 Ritrovandosi qualche infermo aggravato di male, dovranno i serventi vegliare nella notte;  19 Saranno i serventi obbligati ad applicare i servizievoli agli ammalati come da ordinazioni mediche;  22  Partiti i malati, sarà loro dovere aggiustare il letto e rimettere della paglia nel pagliericcio;  23 La camicia dei defunti, quando non sia di proprietà dell'ospedale, sarà dei servienti secondo il costume;  26 Tutto ciò che troveranno presso i malati, che non sia prescritto dal medico, sarà di quel servente che lo scoprirà;  29 Salario dei servienti è stabilito in 100 annue oltre il vitto... un boccale di vino a pranzo e mezzo boccale a cena.
Se tutto l'Ottocento è stato vissuto dagli amministratori sotto la pressione debitoria dell'ospedale, legata alla nuova sistemazione nel vecchio monastero di San Pietro, ai necessari accomodamenti e alle esigenze igienico-sanitarie, non si deve solo a questo la situazione economica fallimentare dei primi decenni del secolo XIX.
La soppressione della confraternita o Schola dei Morti, i cui membri si prestavano caritatevolmente a condividere le spese di tumulazione e trasporto dei poveri defunti in ospedale, tornò negativa alle casse dell'ospedale, anche se il presidente della congregazione rispondeva che l'ospedale ne viene compensato colla vendita dei panni lasciati dai defunti che restano di sua proprietà. Qualche anno più tardi veniva sottoscritta una convenzione col Pio Luogo Elemosiniero, che sanciva uno stretto rapporto di collaborazione tra i due enti sullo stesso oggetto: L'ospedale rimetterà tutti gli abiti di quegli infermi che muoiono nelle infermerie a disposizione dell'Istituto Elemosiniero. In cambio esso provvederà a giusti bisogni di cui potranno necessitare i malati. Compreso funerale e tumulazione.
Anche l'uso della grande ghiacciaia del vecchio monastero doveva essere urgentemente attivato per la vita dell'ospedale, ma gli amministratori non potevano aprire nuovi capitolati di spesa. Su perizia, la ghiacciaia venne ristrutturata e affittata per nove anni a L. 130 ai macellai, con l'obbligo di fornire ogni giorno il ghiaccio per i bisogni dell'ospedale e curare a loro spese la manutenzione dell'edificio riconsegnandolo in eguale stato. L'attività della ghiacciaia fu provvida fino al 1928, quando venne deliberato l'acquisto di una ghiacciaia tipo "frigidaire", dono della Cassa di Risparmio di Milano.
Sul volgere della fine del secolo, il giudizio sull'ospedale di Treviglio non poteva che essere lusinghiero. Nel 1872 il servizio sanitario è disimpegnato da un medico chirurgo per gli uomini e da un medico chirurgo per le donne, suppliti in caso di malattia od impedimento da un terzo medico chirurgo. Vi sono poi, oltre alla presenza di tre Suore di Carità dette di Maria Bambina, tre infermieri per gli uomini e tre infermiere per le donne, mentre gli obblighi religiosi sono assolti da un assistente spirituale addetto all'ospitale, nel quale ha propria abitazione.  
Questa notizia ci aiuta a dare una data al primo documento, in cui sono fissati i Capitoli per il sacerdote assistente spirituale diurno e notturno di questo civico Ospitale di Treviglio. Stralciamo i più significativi: 1) E' obbligato a prestarsi in tutti i bisogni spirituali degli infermi nell'ospedale tanto terrieri che forestieri […]. Allorchè dal medico curante verrà fatto esporre all'infermo il Cartello della raccomandazione dell'Anima non potrà assentarsi dall'ospedale salvo delle ore necessarie pel vitto; 2) Sarà obbligato a confessare tutti gli ammalati: in caso di resistenza da parte di qualche infermo ne darà avviso all'Amministrazione e alla Parrocchia per quei provvedimenti che crederanno del caso. Sarà però libero ciascun infermo a confessarsi da quel parroco che più gli piacerà.
Con la guerra 1915-18 l'ospedale venne dichiarato ospedale di guerra e furono messi a disposizione dell'Autorità Militare n. 200 letti.
Nel 1913 il presidente Emilio Engel ordina che sia costruito, a proprie spese, il padiglione per casi d'ostetricia e ginecologia con annessa sala operatoria.
In data 26 gennaio 1959 viene costituito il consorzio degli ospedali di Treviglio e Caravaggio e ne è approvato lo Statuto; la sede è stabilita in Treviglio.

Vedere poi CONSORZIO Ospedali Treviglio Caravaggio

OPAC SBN: L'Ospedale S. Maria ieri e oggi

 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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