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VASTO Ospedale Civile San Pio

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La scheda riportata proviene da " vastospa " sito amatoriale, non commerciale e senza finalità di lucro volto alla divulgazione di notizie e storie su Vasto Comuni limitrofi.

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Dopo vari incarichi importanti, nel maggio del 1841 Pietro Muzii venne nuovamente chiamato a guidare la città in sostituzione del dimissionario Barone Luigi Cardone.
Eletto a 56 anni, questo terzo mandato fu caratterizzato da una serie di iniziative rivolte soprattutto verso le persone più disagiate: una di queste è la realizzazione di un nuovo Ospedale più moderno ed efficiente.
“Non pochi sono quei cittadini infelici”, disse Pietro Muzii davanti all’assemblea civica, “che privi d’un abituro ricoveransi sovente nei cantoni presso le strade, i portici, ed i cortili nella nuda terra sotto le intemperie, anche nel più gelido inverno, a guisa di bestie, vedendosi rannicchiati nelle lunghe notti tra i loro luridi cenci sotto lo sguardo di tutti noi, che sebbene atterriti dallo spettacolo imponente che offre la vita e triste condizione de’ nostri simili, non sappiamo finora porgere loro la nostra mano sovventrice che li strazia vigorosamente, e li libera dagli atroci aculei dell’infortunio più affliggente. La pietà sociale, la carità cristiana suggeriscono efficacemente la grande opera, che mi son proposto di promuovere in sollievo della languente umanità, cioè un Albergo ai Poveri…”.
Il Muzii aveva creduto sin dall’inizio al progetto ideato e fortemente voluto dall’amico
Luigi Marchesani per la realizzazione di un Ospedale: una nuova struttura organizzata e ben fornita, per meglio curare gli ammalati.
Con Real Decredo del 3 agosto 1832 era stata autorizzata la realizzazione dell’Ospedale distrettuale con i fondi della Beneficenza del Distretto, presso l’edificio di proprietà della Congregazione della SS.ma Trinità dei Pellegrini, già da tempo utilizzato in alcune stanza per l’oratorio ed in altre per la cura degli ammalati.
Con grande astuzia politica, spinse la Congrega della SS. Trinità dei Pellegrini a donare al Comune di Vasto la struttura da adibire ad Ospedale; in cambio il Sindaco si adoperò affinché il Vescovo di Termoli, che ne aveva la proprietà, concedesse alla Congrega, a titolo gratuito, la chiesa di S. Antonio di Padova.
Il teologo Giacomo Tommasi nella biografia di Luigi Marchesani ricorda proprio quei momenti:

“Si raccattò tra benestanti qualche letto, qualche panca, e arnesi e suppellettili smessi da famiglie in cui qualcuno era morto di male ritenuto contagioso, e porte, e vecchie invetriate, e rozze stoviglie.

Egli il Marchesani era a un tempo e Direttore, e Medico, e Pratico, e Infermiere, ed Economo di tale inospital luogo; e tutto, s’intende gratis. Bisognava vedere quella sconciatura di Ospedale, aperto senza solennità, anzi alla chetichella, li 8 Novembre 1844, per giudicare di quanta fermezza e pazienza era ricco il Marchesani, che osava avviarlo a stato migliore”.
Le condizioni in cui era costretto a lavorare il Marchesani non erano delle migliori: i fondi fin troppo esigui e l’elevato numero di pazienti che si rivolgevano alla struttura ospedaliera vastese provocavano enormi disagi ed uno stato di profonda precarietà.
In una lunga e accorata lettera, letta dal Muzii davanti all’assemblea civica, il dottore vastese espose tutto il suo rammarico:

“Chi scrive fu medico-chirurgo negli spedali della Real Marina e medico in quello degl’Incurabili di Napoli… Uomini e donne di ogni età e stato; medici e poveri; contadini; artigiani; e qualcuno anche di più elevata condizione, in povertà ridutti; forestieri poveri transitanti per Vasto colti da gravi e pericolose malattie… Dal primo gennaio 1845 a’ 31 dicembre 1848, anni quattro soggiornarono e si curarono nello spedale di Vasto settecentotredici individui.
Offrono le grandi città nosocomi varî e cliniche; il picciolo spedale di Vasto tutti li comprende. Qui adunque ripara la donna nella difficoltà del parto; qui trova pronto ajuto il ferito, il fratturato, lo slogato; qui le vaste piaghe, le turpi malattie di ambi i sessi; qui la cieca per cataratte di undici anni ricuperò in virtù della operazione il tesoro della vista; qui le ernie incarcerate non sono più fatali… e la loro guarizione pende dal rigor della dietetica e dell’abbondanza de’ mezzi medicinali, lo spedale salva gran numero di persone, le quali perirebbero ne’ loro domicilii per la libertà nella dietetica, e per la insufficienza de’ mezzi.
Laonde può con tutta verità dirsi che lo spedale di Vasto con meno di trecento ducati annui ricompra la sanità del corpo a moltissimi, ed a non pochi salva la vita; ed il numero di questi sarebbe maggiore se a tempo i malati vi si trasferissero”.

stralcio da articolo a firma Lino Spadaccini, apparso su "www.noivastesi.blogspot.com" - 27 nov. 2009

 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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