Menu principale:
I contenuti della scheda sono tratti integralmente dal testo: Il Convento Ospedale dell’Annunciata di Acqui -
<< ... il detto Hospitale qual adesso ha d'intrata circa 400 scuti fu fondato nell'anno 1415 da un Giacomo Marengo d'Acqui, il quale nel suo ultimo testamento facendosi coscienza di non haver adempito un suo voto d'andar a visitare il santissimo sepolcro del Signore in ricompensa di questa falla, lasciò che nelle di lui case poste nella detta Città, quali hora sono parte del detto Hospitale, si facesse esso Hospitale sotto il titolo et nome di Santa Maria della Chiesa maggiore d'Acqui».
L'ospizio, dedicato a S. Maria Maggiore dalla Madonna venerata nella cattedrale di Acqui, doveva servire ad una comunità, compresi gli abitanti degli immediati dintorni, di poche migliaia di persone e avrebbe accolto, quindi, anche un numero esiguo di ammalati, non più di una decina, di entrambi i
sessi. Il testatore volle, pure, una amministrazione laica, eletta e controllata dagli acquesi, causa, purtroppo, di liti con l'autorità ecclesiastica.
Le pestilenze e le guerre, che funestarono la città monferrina, consumarono i lasciti del Marengo e degli altri benefattori e, di conseguenza, annullarono i mezzi di sostentamento dell'ospedale, che decadde talmente da divenire, nel 1535, inagibile.
Il 13 aprile 1595 è la data dell'inizio provvisorio della conduzione, da parte dei Fatebenefratelli, dell'ospedale di Acqui.
La convenzione era fondata sul principio della proprietà inalienabile della città di Acqui sull'ospedale, che si sarebbe intitolato, « S. Maria delle Grazie e di S. Guido», e precisava gli obblighi dei Fatebenefratelli: 1) la cura diretta degli ammalati; 2) l'assistenza indiretta alle donne inferme; 3) l'ospitalità ai pellegrini indigenti ed ai mendicanti; 4) l'assistenza particolare, per il testamento Bellini, ai poveri di Castelnovo Bormida; 5) il mantenimento dei figli illegittimi abbandonati; 6) la disponibilità, in mancanza di infermi e di ospiti, per qualsiasi opera di carità; 7) il rendiconto dell'amministrazione e, pure, codificava i diritti: 1. il rispetto delle costituzioni dell'Ordine; 2. la consegna degli immobili dell'ospedale e del loro arredamento; 3. il versamento, in quattro rate trimestrali, dei redditi annuali del nosocomio; 4. la piena libertà nella gestione, sottoposta solamente all'autorità ecclesiastica.
I FBF iniziarono subito la loro opera che però terminò dopo soli 5 mesi in quanto l’accordo non fu ratificato. Se i religiosi lasciarono l'ospedale, continuarono però le loro direttive assistenziali, imperniate, soprattutto, sulla esclusività del servizio ospitaliero e sull'ordine della casa di cura.
Per il loro ritorno nell’Ospedale si dovette aspettare fino al 19 maggio del 1620 intitolandolo La loro permanenza fu sempre al centro di controversie economico-
I FBF lasciarono così Acqui dopo 34 anni servizio ai poveri di Cristo nell’Ospedale della comunità, mentre si riapriva il conflitto tra autorità civile ed autorità ecclesiastica e con esso iniziava la sua decadenza materiale. Il testo, ovviamente ne riporta, con dovizia di particolari, tutta la storia.