FIFIRENZE Ospedale Santa Maria dell'Umiltà poi Nuovo S. Giovanni di Dio - Ospedali d'Italia

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FIFIRENZE Ospedale Santa Maria dell'Umiltà poi Nuovo S. Giovanni di Dio

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(1) Gli ospedali della melagrana – Centro studi San Giovanni di Dio Roma – 1988 – pagg. 57-59 scheda di Angela Quattrucci
(2) https://it.wikipedia.org/wiki/Ospedale_vecchio_di_San_Giovanni_di_Dio#p-search
(3) https://www.isolottolegnaia.it/lospedale-torregalli-san-giovanni-dio/   testata WEB "Isolotto Legnaia" del 2017

(1) Intorno alla fine del '400 certo Simone di Pietro Vespucci fondò, usufruendo di case di sua proprietà situate in Borgo Ognissanti, popolo di S. Salvadori d'Ognissanti, l'ospedale di S. Maria dell'Umiltà. Quell'istituto di assistenza per malati poveri, sia uomini che donne, era allora capace di diciotto posti letto. Il fondatore per testamento destinò l'ospedale ai Capitani della Compagnia Maggiore di S. Maria del Bigallo, con la condizione che, anche negli anni'a venire, quell'istituto venisse gestito e amministrato da una autorità laica. Contrariamente a ciò, per Rescritto granducale, nel 1587 l'ospedale venne concesso ai fratelli della Congregazione di S. Giovanni di Dio, dai cui prese il nuovo nome,  i quali, recatisi a Roma per ottenere di esercitare anche a Firenze l'assistenza ai malati secondo il loro istituto, avevano ottenuto in un primo tempo l'ospedale di S. Niccolò, anch'esso di pertinenza della Compagnia Maggiore di S. Maria del Bigallo. I Fatebenefratelli trovarono quell'ospedale « infetto umidissimo, et assai difficile ad assettarlo con assai spesa » (Archivio di Stato di Firenze, fondo Capitani del Bigallo) e supplicarono il Granduca Ferdinando I di voler concedere loro l'ospedale di Borgo Ognissanti e lo ottennero. Da allora i Frati di S. Giovanni di Dio provvidero alla amministrazione e al mantenimento dei poveri infermi.
Nonostante la povertà del luogo e la insalubrità dei locali, i frati iniziarono immediatamente la loro opera assistenziale rivolta ai poveri infermi. Le attività principali erano il soccorso temporaneo, le medicature, le cavature di denti, i salassi, ecc., nei confronti degli abitanti del quartiere, specialmente verso i poveri e i mendicanti di passaggio. Il nome di "Fatebenefratelli" deriva dall'invito all'invito all'elemosina, rivolto ai passanti, ed erano conosciuti anche come "frati della sporta" per via della grande borsa da essi usata nella "cerca" quotidiana secondo l'insegnamento del fondatore.
Durante la seconda metà del Settecento, a seguito del programma della politica del granduca Pietro Leopoldo che prevedeva il riassetto degli ospedali e dei luoghi di assistenza, l'indagine sull'ospedale di S. Maria dell'Umiltà forniva dati positivi sulla sua funzionalità; lo stesso Granduca riporta nelle sue "Relazioni sul governo della Toscana" che l'ospedale era << in buon stato di funzionalità – ed a seguito di ciò - fu lasciato sul piede com'era »>. Nel 1767 risultavano prestarvi assistenza venti religiosi; nel 1782 sette religiosi e cinque conversi (Archivio di Stato di Firenze, fondo Segreteria di Gabinetto).
La Casa convento, con l'annesso ospedale per i malati, risultava essere così composta: al piano terreno un 'ricetto', una foresteria e un cortile, una spezieria e un refettorio, una cucina, alcuni ambienti ad uso di
dispensa, uno scaricatoio e altre officine, ed alcune cantine inservibili. Al primo piano una sala grande ad uso di ospedale con i letti per i malati, ed altre stanze separate adibite ad ospedale per i sacerdoti e per i religiosi. Al secondo piano altri dormitori con camere e quartieri distinti per il Padre Provinciale ed il Priore. Al terzo piano alcuni corridoi e dormitori con più stanze per uso dell'ospedale ed un grande terrazzo.
Presso l'ospedale prestavano opera dietro compenso un primo, un secondo, ed un terzo medico, un chirurgo, un cappellano, un computista, un barbiere per i malati, un garzone della cucina, un pestatore ed un garzone per la spezieria, un organista.

(2) Soppressa la corporazione religiosa nel 1808, l'ospedale fu sottoposto a Santa Maria Nuova quindi, dopo la restituzione dei beni al convento, l'istituzione fu eretta a ente morale nel 1857. Nel 1866 fu soppressa la gestione dei frati che aveva perseverato fino ad allora nonostante le numerose ondate di secolarizzazioni a partire dalla fine del Settecento. I religiosi, pur rimanendo all'interno dell'istituzione quali medici e infermieri, dovettero cedere l'amministrazione ad una Commissione Amministratrice e poi ai primi del XX secolo, ad un Consiglio di Amministrazione.  Tra il 1932 e il 1936 sono documentati lavori di trasformazione e adeguamento eseguiti su progetto dell'ingegnere F. Bellandi. Nel 1972 furono eseguiti ulteriori lavori di restauro e di ristrutturazione funzionale curati dall'architetto Luigi Caliterna. Nel 1982 i locali dell'antico ospedale divennero di proprietà del comune di Firenze.

(3) Firenze si ingrandiva sempre di più, e lo spazio dell’antico edificio, nonostante l’ampliamento fatto dai frati, non bastava più. Da tempo ci si rendeva conto che l’ospedale doveva essere trasferito in una struttura molto più grande, ma solo nel Dopoguerra si cominciò a porsi concretamente il problema del dove realizzarlo. Come si legge nei verbali del Consiglio di Amministrazione degli anni ’50, la situazione era quanto mai prioritaria. Ci volle l’alluvione, per, muovere un po’ le acque. In quel clima di stravolgimento, costruzione e ricostruzione, si individuò finalmente l’area adatta, quella dove attualmente sorge il Nuovo ospedale di San Giovanni di Dio.  Si trattava dei poderi, appunto, della fattoria di Torre Galli, storica villa di proprietà dei Baroni Ritter de Zahony. Il luogo era trovato, ma come riuscire ad acquistare tutto quel terreno? L’ospedale era proprietario del prospiciente edificio, appartamenti storici e di gran valore, che si estende da Borgo Ognissanti a lungarno Vespucci. Si prese quindi la decisione di vendere in centro per acquistare in periferia. Il 28 aprile 1968 ci fu la posa della prima pietra, portata dai dipendenti del vecchio ospedale e tolta dal muro del vecchio edificio, a voler simboleggiare la continuità.  Il progetto fu affidato all’Architetto Pierluigi Spadolini e all’Architetto Paolo Felli.  Solo nel 1982 si vide l’inaugurazione del Nuovo Ospedale di San Giovanni di Dio. Che fu simbolicamente inaugurato l’8 marzo, per San Giovanni. Tuttavia i Fiorentini e gli Scandiccesi dovettero pazientare ancora fino al giugno successivo perché l’ospedale di Torre Galli  entrasse a pieno regime.  Da allora il Nuovo ospedale di San Giovanni di Dio è stato ulteriormente ampliato e nuove ali e servizi integrati sono stati costruiti e altri spazi sono in via di realizzazione. Una grandissima macchina al servizio di tutta la Città Metropolitana. Una storia lunga sei secoli. Che senza quel Simone di Piero Vespucci, probabilmente, non sarebbe mai iniziata.   L'antico ospedale ha continuato ad espletare alcuni servizi sanitari fino ai primi anni Duemila.   Nel 2017 ospitava soltanto alcuni uffici, una biblioteca e un piccolo museo dell'ospedale stesso in corso di allestimento. Gran parte dell'edificio, compresa la chiesa di Santa Maria dell'Umiltà, non sono utilizzati, in attesa di lavori di ristrutturazione e della definizione di un nuovo uso, forse legato al trasloco di un assessorato del Comune di Firenze.







 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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