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Questa scheda proviene dal sito "carte da legare " http://www.cartedalegare.san.beniculturali.it/ ; è un progetto della Direzione generale archivi del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo nato per proporre una visione organica di tutela del patrimonio archivistico di queste istituzioni. Partito nel 1999 con un primo programma di finanziamento per i complessi archivistici degli ospedali Santa Maria della Pietà di Roma e Leonardo Bianchi di Napoli. Il portale mette a disposizione della comunità i risultati . Essi possono essere utilizzati per scopi di studio e ricerca da parte degli addetti ai lavori e per la semplice conoscenza del fenomeno manicomiale da parte di un pubblico più vasto.
Sono liberamente consultabili i dati del censimento degli archivi, alcuni strumenti di ricerca e le statistiche dei dati socio-
Carte da legare costituisce anche un percorso tematico specifico del SIUSA (Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche).
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Fin dal secolo XVII , in epoca asburgica, a Gorizia i "mentecatti" venivano ospitati presso l'ospedale generale Fatebenefratelli e successivamente anche presso il separato ospedale civico femminile. Con il primo Novecento, la città ebbe uno specifico ospedale per i "malati di mente". La moderna struttura a padiglioni fu inaugurata nel 1911, ma funzionò fino al 1916, quando fu distrutta dai bombardamenti della I guerra mondiale; gli ammalati vennero ricoverati presso altri ospedali locali, in Friuli e nel Veneto.
Con il 3 gennaio 1923 fu istituita la nuova Provincia del Friuli, che comprendeva, oltre all'attuale provincia di Udine, anche parte di quella di Gorizia, passata, dopo il conflitto, sotto il governo italiano. Con la ricostituzione, il 6 dicembre 1926, della Provincia di Gorizia, s'impose il problema della ricostruzione del Manicomio provinciale, per ricondurre nell'area di provenienza oltre 400 alienati distribuiti tra una dozzina di manicomi del Veneto e del Friuli. I lavori, sull'area del preesistente manicomio, iniziarono nel '28 e nell'estate del 1933. L'ospedale veniva aperto al ricovero dei malati; la struttura, a padiglioni, si estendeva su un'ampia area (30 ettari) e comprendeva la colonia agricola per l'attività riabilitativa. L'ospedale non ha visto interrotte le sue funzioni né con il secondo conflitto mondiale, né sotto il regime del Governo militare alleato, fino al 1947, e poi successivamente nell'ambito dell'Amministrazione provinciale. All'inizio degli anni '60, ne assunse la direzione Franco Basaglia, ma non riuscì qui, come poi a Trieste, a porre in atto del tutto le sue teorie di riforma.
L'Ospedale psichiatrico provinciale di Gorizia rimase "chiuso", e solo dopo il passaggio alle dipendenze dell'Unità sanitaria locale competente si "aprì" con l'applicazione della Legge 180/78.
Altra fonte: Giuseppe Castelli, Gli ospedali d'Italia, Milano : Medici Domus, 1941 pag 151