PALERMO Ospedale psichiatrico Pietro Pisani - Ospedali d'Italia

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PALERMO Ospedale psichiatrico Pietro Pisani

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Questa scheda proviene dal sito "carte da legare " http://www.cartedalegare.san.beniculturali.it/ ; è un progetto della Direzione generale archivi del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo nato per proporre una visione organica di tutela del patrimonio archivistico di queste istituzioni. Partito nel 1999 con un primo programma di finanziamento per i complessi archivistici degli ospedali Santa Maria della Pietà di Roma e Leonardo Bianchi di Napoli. Il portale mette a disposizione della comunità i risultati . Essi possono essere utilizzati per scopi di studio e ricerca da parte degli addetti ai lavori e per la semplice conoscenza del fenomeno manicomiale da parte di un pubblico più vasto.
Sono liberamente consultabili i dati del censimento degli archivi, alcuni strumenti di ricerca e le statistiche dei dati socio-sanitari ricavati dalle cartelle cliniche. La consultazione dei dati specifici delle singole cartelle cliniche avviene, invece, dietro autorizzazione, nel rispetto della normativa sulla privacy.
Carte da legare costituisce anche un percorso tematico specifico del SIUSA (Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche).

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La "Real Casa dei Matti" sorse dopo che il luogotenente generale marchese Pietro Ugo, con provvedimento ministeriale del 10 agosto 1824, nominò Pietro Pisani deputato dell'Ospizio dei matti e all'inizio gli "alienati" rimasero presso il conventino dei Teresiani scalzi. In un solo anno la Real casa dei Matti, unica struttura manicomiale siciliana, progredì a tal punto che il "Giornale dell'Intendenza" (Palermo, 1825) scrisse: "lo spedale dei matti (...) affidato alle cure di un deputato pieno di filantropiche idee, ha grandemente migliorato il suo aspetto e si è già, mercé l'aumento delle risorse, incamminato per quella perfezione che dovrà un giorno portarlo al livello dei primi stabilimenti di materia esistenti in Europa". Il Pisani dota la struttura di un adeguato numero di medici e delle Istruzioni, vero e proprio regolamento interno. L'esame della documentazione più antica riflette altresì, sia nella prassi sanitario-amministrativa che nel tono generale, una nuova atmosfera culturale e soprattutto una nuova sperimentazione terapeutica, fortemente voluta dal Pisani, nel solco delle nuove tendenze espresse da Esquirol, Spurzheim e Pinel: il "trattamento morale", con l'introduzione di metodi più umani nella cura della follia (con la conseguente separazione dei "matti" dagli altri ammalati, con l'abolizione di catene e bastoni e l'utilizzazione terapeutica dei divertimenti e degli svaghi, la pratica dell'ergoterapia. La "cura morale", supervalutando gli aspetti psicologici della malattia e delle relative cure, tenne in poca considerazione le pratiche mediche e farmacologiche; solo successivamente, dopo la morte del Pisani nel 1837 e a partire dal 1850, fu integrata con precise cure farmacologiche.
A partire del 1870 l'Istituto assunse la denominazione di Ospedale psichiatrico "Pietro Pisani".
Nel 1878, dopo la nomina a direttore sanitario di Gaetano La Loggia, fu istituita la cattedra di clinica psichiatrica. La vecchia struttura di S. Teresa risultò inadeguata e nel 1833 fu progettata la costruzione, in località Vignicella, di una nuova struttura, completata nei primi decenni del Novecento, su progetto elaborato nel 1898 dall'architetto Francesco Palazzotto.
Ampia è la letteratura sulla "Real casa dei Matti", che è stata visitata ed ammirata da molti viaggiatori, non solo siciliani ed italiani, ma anche stranieri. Tra questi Richard Grenvile Temple, duca di Buckingham e di Chandos , nel 1827, il quale "redigeva una vivida descrizione"; Alessandro Dumas, che, il 3 ottobre 1835, visitò a struttura e ne fece cenno ne Il Conte di Montecristo, il Maresciallo Duca di Ragusa, nel 1838; Tommaso Gargallo, che ne parla nelle Memorie Patrie. Ma, a detta di Renata Russo Drago, il giudizio più acuto e pertinente è quello del palermitano Michele Micciché, giudizio, poi, ripreso da Leonardo Sciascia nella Corda Pazza, il quale scrive giustamente meravigliato che "in un paese in cui manca la libertà, dove non vi è alcuna istituzione, dove su tremila persona non ve ne sono due che sappiano leggere e scrivere, via sia poi uno stabilimento magnifico, così bene organizzato e diretto, dove si praticano delle cure meravigliose, che non si trova neppure a Londra e a Parigi".

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