MANTOVA Istituti Ospedalieri Carlo Poma - Ospedali d'Italia

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MANTOVA Istituti Ospedalieri Carlo Poma

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I cenni storici riportati provengono dal periodico di informazione di ASST Mantova salute, testata giornalistica a tutti gli effetti; tutti gli articoli sono firmati dallo Storico Gilberto Roccabianca con cui, spero, poter intraprendere un percorso di collaborazione per migliorare il contenuto di questa scheda che, a mio parere, rispetto all'importanza storica dell'Ospedale, è ancora poca cosa.


http://www.mantovasalute.asst-mantova.it/.
http://www.mantovasalute.asst-mantova.it/lospedal-grande-nelleta-delle-riforme-specializzazione-e-miglioramento-dellassistenza/
https://www.asst-mantova.it/mantova-salute


La fondazione dell’ospedale risale al XV secolo quando, per iniziativa di Ludovico Gonzaga, secondo marchese della città, fu istituito l’Ospitale poi riconosciuto nel 1449 con la bolla pontificia di papa Nicolò V e successive deliberazioni, tra le quali le bolle papali del 1471 e le disposizioni del Delegato Apostolico della Diocesi mantovana.
L’ospedale grande la cui costruzione fu intrapresa nel 1450 comincia a funzionare nel 1472. Retto inizialmente da un consiglio formato da 14 persone tra le quali il marchese Gonzaga e il vescovo di Mantova, il pio Istituto esercitò la beneficenza nelle forme più varie, curando gli infermi, assistendo gli esposti e le fanciulle nubende, aiutando gli inabili, i poveri e i pellegrini come si ricava dagli Ordini dell’Hospital grande di Mantova pubblicate nel 1586. È certo peraltro che, fino ai primi del secolo XIX, ricoverò soltanto i malati poveri, i pazzi ed i fanciulli esposti, e che non accolse i cronici, incurabili e gli infettivi.  Le condizioni economiche dell’ospedal grande vennero peggiorando dopo il 1630, dopo la guerra, i saccheggi e la peste che colpirono il ducato mantovano. Si preoccuperà di migliorarne le sorti Giuseppe II , che destinerà agli istituti Pii Mantovani i beni dei conventi soppressi e provvederà inoltre a riformarli, creando quattro enti con amministrazioni separate: l’ospedale, l’orfanatrofio femminile, quello maschile e l’Istituto elemosiniere. Il 5 settembre 1807 Napoleone annullo’ queste disposizioni e riunificò i vari istituti e i loro beni sotto un’unica amministrazione: la congregazione di carità. Ritornata Mantova sotto il dominio degli austriaci, nel 1819 fu ripristinato l’ordinamento voluto da Giuseppe II . Nel 1874, infine, furono emanati nuovi statuti, e ad amministrare e a dirigere l’ospedale fu chiamato un consiglio ospitaliero. Novità non meno importanti si verificarono nell’assetto dell’ospedale durante il secolo XX. Nel 1912 si giunse a risolvere l’annoso problema dei pazzi e dei fanciulli esposti: fu infatti deciso in quell’anno la costruzione dell’attuale ospedale psichiatrico, che sarà inaugurato nel 1930, oltre alla soppressione del brefotrofio annesso all’ospedale che, insieme a quello di Viadana, estendeva a tutta la provincia la sua sfera d’azione.
Il nuovo ospedale, realizzato tra il 1919 e il 1925, porta la firma di Giulio Marcovigi, ingegnere di Bologna, autore del progetto iniziale e della successiva modifica, in seguito all’adattamento a un nuovo piano finanziario, alla quale concorsero anche gli ingegneri Angelo Azzi, Alberto Cristofori e l’architetto Livio Provasoli Ghirardini.
Il modello ospedaliero, prevalente in quegli anni (lo stesso Marcovigi lo propone per l’Ospedale Sant’Anna di Como), è costituito da padiglioni dedicati a specifiche funzioni, opportunamente distribuiti secondo regole di assialità e gerarchia, collegati mediante percorsi opportunamente protetti. Orientato sull’asse sud-ovest/nord-est, l’impianto rivela la matrice a scala urbanistica, strettamente connessa al programma di espansione della città verso sud, sulle aree recuperate dal prosciugamento del Lago Paiolo. Nell’organizzare il sistema, l’ingegnere progetta gli spazi con rigore, individua un asse principale di riferimento al quale sono innestati i collegamenti secondari, progetta edifici in linea e articolati con pianta a U, a T, con absidi, li raddoppia lungo l’asse di attraversamento principale, prevede slarghi e giardini, e un lunghissimo percorso pedonale coperto che, con le diramazioni ortogonali, le gallerie sotterranee e i passaggi sopraelevati, consente di raggiungere ogni padiglione. Tutto è organizzato con armonia di forme e proporzioni su una superficie di 12.000 mq, a fronte di 210.000 mq di terreni liberi di cui 80.000 sistemati a giardino.
L’originario complesso è costituito da 12 edifici: il palazzo d’ingresso, quattro padiglioni principali, due dedicati a medicina generale, uno per la chirurgia, il quarto per ginecologia e maternità. Il padiglione per l’Ospedale Infantile Bulgarini (funzionante dal 1858), che sarà aggregato all’Ospedale Civico, l’istituto rachitici ed ortopedico, che era sorto nel 1879 e altri padiglioni per le cure di fisioterapia e dermosifilopatia, l’edificio dei servizi generali, la chiesa con la camera mortuaria, la casa dei frati cappellani, la lavanderia e la centrale termica.
Oltre il limite dell’ospedale propriamente detto si trova il Sanatorio Belfiore, oggi padiglioni Ravà Sforni e D’Arco, una dipendenza dell’Ospedale, raggiungibile percorrendo un viale.
Accanto a questi edifici vi era una casa colonica, dimora dei contadini impiegati nella conduzione dei terreni coltivati all’interno del perimetro dell’ospedale e destinati a future edificazioni.
Il 19 settembre 1952 il Consiglio dei Primari delibera di dedicare l’ospedale al martire Carlo Poma, medico dell’ospedale, nato nel 1823 a Mantova. La sua professione, svolta con alto senso di responsabilità e capacità, è stata accompagnata dall’attività politica ispirata al pensiero mazziniano. Arrestato dalla polizia austriaca nel giugno 1952, Poma è imprigionato nel carcere della Mainolda; processato nel novembre successivo, condannato a morte e impiccato con altri quattro patrioti.
Alla fine degli anni Sessanta è avviato un piano operativo per un primo consistente ampliamento e ammodernamento della struttura ospedaliera, individuando nel centro della vasta area il sito del nuovo nucleo. Su progetto degli ingegneri Molinari e Pavesi, è costituito da una serie di edifici alti, portati a compimento tra il 1975 (fusione con ospedale civile a Nuvolari di Roncoferraro ) e il 1994, attestati sull’allineamento principale del vecchio ospedale e sviluppato secondo un impianto ortogonale con andamento prevalente nordovest/ sud-est. Ciò di fatto ha determinato le linee di indirizzo per i futuri sviluppi, confermate dall’ultimo ampliamento del fabbricato Polichirurgico.
Con l’intervento è riproposta la direttrice di sviluppo del precedente ampliamento, e individuato un secondo ingresso che, per caratteri architettonici, spaziali e di funzionalità, è divenuto l’ingresso principale, in stretta relazione con la viabilità di circonvallazione e la città storica. Il nuovo aggregato, elevato sino a sei piani fuori terra, è sviluppato attorno a un primo nucleo centrale, entrato in funzione nel 2003, arretrato e affacciato a un vasto piazzale, al quale si aggiunge un edificio in linea affiancato destinato alle degenze, portato a compimento nella primavera del 2006. Previsto nel progetto anche un secondo edificio in linea, contrapposto e simmetrico a quello realizzato.

OPAC SBN: Il nuovo ospedale civico di Mantova

 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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