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In queste poche righe ho riassunto (a mia discrezione) il contenuto ben più ampio del testo “Gli Ospedali di Brindisi” tra storia, realizzazioni e ricordi scritto da Pino Balsamo ex dirigente Amministrativo dal 1952 al 2000.
Ringrazio l’Ufficio Stampa dell’ASL di Brindisi per l'autorizzazione all’utilizzo dei contenuti del Testo
Nel 1927 Brindisi venne elevata a Provincia dal Governo Mussolini, per cui tra i vari progetti di adeguamento delle strutture istituzionali ed amministrative dell'Ente Provincia, viene ipotizzata la realizzazione di un ospedale all'altezza dei tempi, in linea con i moderni mezzi diagnostici ed in grado di servire la popolazione sia per capacità ricettiva che per qualità delle prestazioni sanitarie. Fu Antonino Di Summa, un cittadino brindisino da anni emigrato in Egitto, che con animo evangelico -
La fine dei lavori del nuovo ospedale fu un avvenimento per quella zona degradata della città che i brindisini chiamavano puzzu fitenti e palmento rosso. Ma proprio mentre erano in atto I preparativi per l'entrata in funzione del nuovo ospedale, scoppiò la guerra e la Direzione di Sanità Militare dispose la requisizione dell'intero nosocomio, per cui la Fondazione fu costretta a continuare a svolgere l'attività ospedaliera presso la vecchia ed angusta sede di Piazza Duomo con la sola disponibilità di una cinquantina di posti letto.
La guerra in corso, però, non risparmiò nemmeno il vecchio edificio ospedaliero che, come tanta parte della città, venne colpito e semi distrutto da un bombardamento aereo nella notte del 8 novembre 1941.
Tra le carte dell'archivio di Stato è documentata la permanenza tra I ruderi del vecchio ospedale di ben nove famiglie di sfrattati o senza casa, costituita in gran parte di donne e bambini, che vivevano in condizioni igieniche disastrose per mancanza di acqua e tra pericoli continui di crolli, per cui la Presidenza della Congregazione di Carità richiamava l'attenzione del comune sulle responsabilità in caso di malaugurati incidenti. Constatata l'impossibilità di funzionamento dell'ospedale di Piazza Duomo e per far fronte alle esigenze della popolazione, il comando militare italiano rese liberi alcuni locali del nuovo ospedale di recente costruzione dove, con gli scarsi arredi recuperati dal complesso di Piazza Duomo, fu possibile allestire un servizio ospedaliero di circa 50 posti letto, del tutto insufficiente per le necessità dei malati cittadini. Successivamente il Di Summa venne occupato dall'esercito tedesco e poi, sino alla fine del 1945, dall'esercito alleato. Un particolare episodio venne notato tra i documenti e d'epoca, e cioè la deliberazione numero 16 del 12/5/1945, con la quale si disponeva la demolizione dei due giganteschi fasci littori che si innalzavano sino a circa 16 metri dal piano di campagna sul prospetto principale dell'ospedale A. Di Summa. Agli inizi del 1946 i locali del nuovo ospedale vengono restituiti dall'autorità militare alla fondazione che dovette amaramente constatare l'asportazione di gran parte degli impianti ed attrezzature, con i locali ridotti in condizioni inutilizzabili, per cui fu necessario provvedere all'esecuzione di urgenti lavori di riparazione dell'edificio, di ripristino degli impianti tecnologici, dell'acquisto degli arredi letterecci e degli utensili di cucina e di lavanderia.
In quel tempo le condizioni finanziarie dell'ente erano disastrose per cui, mentre l'Amministrazione Provinciale si accollava gli onerosi ratei dei mutui, il consiglio di amministrazione della fondazione, fece appello alla carità pubblica, invitando i cittadini e gli enti pubblici a contribuire per porre l'ospedale nelle condizioni di apprestare agli infermi i mezzi per la cura ed il ricovero. La risposta fu sollecita e commovente. Pervennero contributi da enti pubblici, dal volontariato cattolico e da tanti cittadini dei vari ceti sociali, compresi i più modesti che parteciparono donando un lenzuolo o una federa, mentre gli stabilimenti di vino ed i mulini locali offrivano i propri prodotti. L'inizio dell'attività fu lenta ma il lavoro fu appassionato e tenace, per cui alla fine del 1948 l'ospedale, arredati i locali e ripristinati gli impianti con l'acquisizione di adeguate attrezzature, raggiunse la disponibilità di circa 250 posti letto, suddivisi nei tradizionali reparti di chirurgia, medicina e ostetricia. A tutto ciò fu aggiunto l'allestimento di qualche ambulatorio ed i servizi di farmacia, lavanderia, cucina ed alloggio delle suore della Carità che attendevano in qualità di Capo sale all'attività assistenziale ed infermieristica. Venne anche completato l'organico del personale medico, amministrativo e dei servizi tecnici ed infermieristici con espresso riferimento alla legislazione contenuta nel regio decreto 30/9/1938 numero 1631 che dettava norme per l'ordinamento dei servizi e del personale sanitario.
Verso la fine del 1948 si apriva una nuova era nella storia del Di Summa con il rinnovo del Consiglio di Amministrazione. Presidente era Antonio Perrino chi vi rimase in carica per 23 anni. Un primo importante atto del consiglio di amministrazione riguardò la selezione dei medici e particolarmente degli inservienti, reclutati in tempo di guerra senza l'accertamento delle altitudini di moralità e l'idoneità alla funzione di ausiliari dell'assistenza. Il presidente Perrino, nella realizzazione consuntiva al termine del quinquennio 1961/65 aveva scritto: l'ospedale è al Giro di boa; Infatti il complesso è circondato interamente da strade e non è più suscettibile di espansione nemmeno in altitudine, per cui gli amministratori hanno messo le mani avanti e nel nuovo piano regolatore della città hanno ottenuto di destinare a zona di espansione ospedaliera ben 23 ettari di terreno. il progetto del nuovo grande complesso ospedaliero era avveniristico e di notevole impegno per le difficoltà di ordine politico, burocratico e finanziario; non mancarono critiche ed ostacoli, ma il tempo ha dato ragione a quegli amministratori che con grande senso di responsabilità e lungimiranza ricercano per Brindisi un avanzato e moderno modo di concepire il ricovero e la cura dei malati. La progettazione venne affidata a tecnici di chiara fama, coordinati dal Presidente della facoltà di ingegneria dell'università La Sapienza di Roma, che furono impegnati a superare tante complicazioni per l'ampiezza della struttura, la complessità delle tecnologie, il miglioramento del comfort alberghiero per sopravvenuti aggiornamenti in materia di edilizia ospedaliera. La posa della prima pietra avvenne il 29 aprile 1972.
I lavori del costruendo ospedale andavano avanti con esasperante lentezza e gli anni passavano: esattamente 27 anni e mezzo tra il giorno della posa della prima pietra e quello dell'entrata in funzione del nuovo grande complesso che avvenne agli inizi del mese di novembre 1999, con il trasloco dei reparti di degenza, delle sale operatorie e dei servizi sanitari dall'ospedale A. Di Summa al nuovo complesso.
La struttura, per la dimensione del punto di vista edilizio tecnologico, delle imponenti volumetrie e delle ampie superfici, dotata di stanze a tre letti di degenza con propri servizi igienici, climatizzate in tutti gli ambienti, richiedeva una gestione sempre più impegnativa e costosa per cui fu necessaria una riprogettazione dell'intera organizzazione: il servizio per la movimentazione interna dei pazienti e dei beni materiali, la ristorazione dei ricoverati con vassoio personalizzato, il servizio di lavanderia, la ridefinizione dei percorsi dei pazienti e dei visitatori, l'acquisizione dei servizi di pulizia e sanificazione degli ambienti, i servizi ausiliari. Per disporre di tutti gli apporti necessari al loro funzionamento ed al soddisfacimento di necessità così complesse alcuni servizi furono esternalizzati mediante l'indizione di gare pubbliche.
Ora la vecchia struttura è utilizzata per diverse funzioni a beneficio dell'intera provincia di Brindisi. L'edificio, costato circa 140 miliardi di lire, si erge imponente e visibile da ogni ingresso della città con le sue cinque torri di 10 piani in cui sono collocate ben 23 divisioni di degenza con i relativi ambulatori specialistici ed un blocco operatorio centralizzato di 12 sale dotate di innovative strumentazioni chirurgiche. Una particolare menzione merita inoltre quello che sarà il futuro parco del nuovo ospedale con i suoi circa 10 ettari di verde attrezzato ed in cui sono state messe a dimora oltre 8000 essenze arboree ed arbustive.
Con deliberazione numero 1281 del 1997 il direttore generale, dottor Giuri, accolse la proposta di intitolare il nuovo ospedale al senatore Antonio Perrino formulata nel marzo 1996 dai primari in servizio ed in pensione a cui si unirà la generale convinta adesione di dipendenti, autorità ed enti cittadini.