BARLETTA Ospedale Civile Umberto I - Ospedali d'Italia

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BARLETTA Ospedale Civile Umberto I

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OSPEDALE CIVILE UMBERTO I  Da: La Congregazione di Carità per l’Ospedale Principe Umberto ; Il passato, il presente l’avvenire - 1926


L'Ospedale Principe Umberto "ha una storia che s'inserisce nella storia antichissima della Città, che rivela quale centro vitale della regione essa fosse nei tempi passati: sede di sovrani, di eserciti, di commercianti e banchieri italiani ed orientali, di famiglie trasmigrate dalla opposta sponda adriatica, stazione di passaggio dei pellegrini e delle Crociate per il Santo Sepolcro.  Fin dalla prima metà del secolo XII esisteva  una Chiesa del Santo Sepolcro, dotata di un Ospedale dei Pellegrini. Cessate le Crociate quel pio luogo andò decadendo insieme ad altri Ospedali, come quelli di S. Samuele, di S. Basilio, di S. Eligio.  A poco a poco si spensero e sopravvissero solo quello dei Pellegrini e l'altro di S. Lazzaro Gerosolimitano, appartenente ai Cavalieri di tal nome e fondato nella prima metà del secolo XIII. Attraverso varie vicende quest'ultimo, sempre decadendo, passò in possesso dei monaci Fatebenefratelli in S. Giovanni di Dio. Quest'Ordine con altri fu soppresso da Gioacchino Murat nel 1809 e ripristinato nel 1818. I monaci trovarono occupati i locali dalle truppe per ordine del Ministero della Guerra. Nelle lunghe pratiche di rivindica si ricorse anche al Municipio, il quale riparó cedendo a quei frati l'antico convento di S. Agostino, già sede dei Templari.  Dopo il solenne stipulato del 3 febbraio 1827 l'Ordine dei Fatebenefratelli occupò quei locali e fondò l'Ospedale, che da quell'epoca fino al 1866 fu tenuto più come una buona speculazione che come opera di beneficenza. Infatti vi erano appena sei letti per poveri in una corsia piccola e poco aerata, mentre il resto degli ambienti era adibito per la cura dei militari, ricavandone un discreto reddito.   Negli ultimi anni vi erano da 100 a 120 letti tutti destinati per gli ammalati del 23° Reggimento Fanteria qui di guarnigione. Nè i frati si preoccupavano troppo del retto funzionamento e delle più elementari norme d'igiene: i locali a terreno erano locati per cantine pubbliche e per magazzini di cereali e si permetteva che si compissero nell'atrio tutte le operazioni inerenti, che disturbavano la tranquillità e riempivano l'aria di schiamazzi, mentre il pulviscolo delle cerniture del grano penetrava nelle corsie. I morti erano trasportati in una cassa comune e vi era una inesplicabile miseria di biancheria e di masserizie. Ciò è documentato dall’inventario di consegna al Comune, quando nel 1866 furono nuovamente soppressi quegli Ordini religiosi ripristinati dalla restaurazione borbonica.  Promulgata la legge del 6 luglio 1866 sulle Congregazioni religiose, la Congregazione di Carità, che già dal 1863 amministrava l'Ospedale dei Pellegrini, si fece sollecita a chiedere prima allo Stato, e poi al Comune, che fece a sè il postulato della Congregazione di Carità, i locali di S. Agostino.  Finalmente il 9 gennaio 1867 il Consiglio Comunale deliberava la cessione del Convento di S. Agostino per allogarvi l'Ospedale dei Pellegrini e rilevare gli avanzi di quello che fu l'Ospedale di S. Giovanni di Dio, già S. Lazzaro.  Con universale soddisfazione la Congregazione prese in consegna quel luogo l'11 febbraio e il 12 fu inalberata la bandiera italiana sull'antica sede dei Templari.
Il 20 febbraio 1867 la Congregazione di Carità deliberava alla unanimità che l'Ospedale si dovesse intitolare al Principe Umberto.  Cominciò allora un progressivo incremento per la necessità di trasformare un ex convento in locali adatti per corsie e si giunse al 1878 quando furono create le due grandi sale comuni per uomini degenti per medicina e chirurgia: e furono ambienti vasti, luminosi, aerati.  Nel 1906 la locale Conferenza di S. Vincenzo di Paola fornì a sue spese una sala operatoria; nel 1910 si istituì l'Ambulatorio Oftalmico e dal 1913, con notevole concorso del Comune, il Reparto Ostetrico-ginecologico o Sala di Maternità.  Pure dal 1915 al 1920 furono ricoverati, oltre i civili, 2370 militari con 49.356 giornate di degenza.  Ne mancarono i profughi dopo le tristi giornate di Caporetto e ne furono accolti 74 con 25.056 giornate di degenza.  Ma era ancora un Ospedale? Gravi lesioni alle mura compromettevano la solidità e minacciavano pericoli continui, una grande corsia a piano terra con 20 letti fu soppressa per deformazione della volta e occupata tutta da travature di sostegno, la facciata principale presentava un crepaccio pauroso, un altro lato è puntellato da barbacani in muratura.  Fu redatto un progetto per correre ai ripari, ma la Cassa Depositi e  Prestiti faceva sapere che non vi erano fondi disponibili e tutto tacque.  Con dei residui attivi fu deciso un progetto suppletivo, che impegnasse, una costruzione più avanzata.  Nel nuovo reparto, costruito con ogni cura ed eleganza si trovano spaziose sale per paganti, sale da bagno, termosifone, ed una splendida sala per chirurgia asettica con lampada Scialitica per operare senza ombra di notte, gabinetti per complete analisi chimiche, microscopiche e istologiche.  Ma dopo la costruzione era necessario l'arredamento ed allora si lanciò un invito alla cittadinanza, esponendo bene in vista il progetto di ampliamento e le offerte quotidiane: il risultato fu insperato e superiore assai ad altre sottoscrizioni.   Vi era un gabinetto per Radiologia, ma ormai non più all'altezza della situazione: nel continuo progresso di quegli apparecchi non potevamo rimanere indietro.
Un gruppo di dame gentili spiegò una grandissima attività e da una lotteria con migliaia di premi,  fu ricavata la somma necessaria. Ora il Gabinetto, è fornito di ottime macchine per radioscopia e radiografia, di apparecchi per cure fisiche, per diatermia e lampade per raggi ultravioletti. Presso l'Ospedale sarà istituito l'Ambulatorio medico-chirurgico con servizio notturno, mentre per accordi già presi con lo Stato e la Provincia saranno impiantati i dispensari antitubercolare e dermo-sifilopatico e sarà intensificato quello antitracomatoso.  Sono anche in progetto: la costruzione di un forno crematorio per i prodotti di rifiuto delle medicature, la lavanderia e l'essiccatoio meccanici, il passaggio delle cucine negli scantinati e possibilmente l'impianto di un bagno pubblico. Attualmente l'Ospedale conta 130 letti con ottime corsie per comuni e belle camere a pagamento, due sale operatorie, gabinetto per radiologia e terapia fisica, gabinetto d'istologia patologica, sale di isolamento, sale di maternità, qualche sala per cronici: nella nuova costruzione sarà sviluppato il deficiente riparto donne e vi sarà una grandiosa veranda a vetri verso mezzogiorno per la elioterapia.  Il Pio luogo è servito dalle Suore della Carità d'Ivrea.  Che cosa dire del corpo sanitario? Esso fino ad oggi non è retribuito per tutta l'opera data per la cura dei poveri; S'impone anche l'acquisto di un'autoambulanza per malati gravi, che invocano da paesi lontani un mezzo di trasporto veloce, perchè spesso il quarto d'ora può decidere della vita di un infermo.  Per i malati affetti da malattie tubercolari non vi è oggi che la fiorente Colonia Marina, istituita da tre anni dal Sottocomitato della Croce Rossa Italiana.



 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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