GUASTALLA Ospedale civile - Ospedali d'Italia

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GUASTALLA Ospedale civile

Ospedali Nord est > Regione Emilia Romagna > Provincia Reggio Emilia

"Tratto dal testo di Augusto Bertinelli "L'ospedale di Guastalla - dalle origini ai giorni nostri: cenni storici" pubblicato nell'opera "Emozioni Padane - 1896-1996 - Cento anni della nostra storia", realizzato nel 1996 dalla Banca di Credito Cooperativo di Guastalla per celebrare i 100 anni della nascita della Cassa Rurale e Artigiana di Guastalla.  Dal 2017 confluita in Emil Banca - Credito Cooperativo - Sc. "
Ringrazio la Direzione di Emilbanca per l’autorizzazione-condivisione dei dati riportati nella scheda


Le prime notizie sull'esistenza di un ospedale a Guastalla risalgono all'anno 1011. I Guastallesi costruirono nel 1011 la Chiesa di San Rocco poco distante dall'Ospedale dei Pellegrini per invocare l'aiuto divino contro l'infuriare di una epidemia di peste. Certamente si trattava di un Ospizio per Pellegrini o xenodochio.
Si ha notizia anche dell'esistenza nel XV° secolo di un Oratorio e Ospedale intitolato a san Bartolomeo, non molto lontano da Guastalla. I documenti conservati negli archivi storici informano che era retto da un frate francescano e che servì per gli infermi mentre si costruiva l'Ospedale di San Lazzaro.
Nel 1518 Ospedale ed Oratorio furono trasformati in convento per volere del conte Achille Torelli. Vi si stabilirono alcune monache Agostiniane con l'approvazione del Papa Leone X.
In Guastalla erano presenti anche altri piccoli ospedali oltre a quelli di san Lazzaro e San Bartolomeo.
Di essi si ha notizia attraverso documenti del 1400 per lasciti in loro favore: come l'Ospedale della Disciplina e quello di San Giacomo.
Questi poi furono probabilmente abbattuti anche per le frequenti guerre e per le precarie condizioni economiche. Infatti non si trova traccia della fine che fecero i loro beni.
Vi sono notizie anche dell'esistenza di un Ospedale Militare, nel 1600, entro la città.
Nel 1374, dopo una ennesima epidemia di peste, fu ricostruito l'Ospedale dei Pellegrini distrutto nel corso di una guerra combattuta da Bernardo Visconti contro Mantova. Fu dedicato a San Lazzaro perchè i pochi Guastallesi superstiti credevano che la loro salvezza fosse dovuta all'intercessione del Santo. Vi fu in quella occasione il concorso economico di tutta la diocesi di Reggio, perchè la popolazione di Guastalla si era grandemente impoverita in tali e tante calamita.
Nel 1557 Chiesa e Ospedale vennero spianati per la costruzione di fortificazioni, onde permettere una efficace difesa della Città. L'ordine fu emanato da Francesco Sanseverino Signore di Colorno difensore di Guastalla in assenza di Ferrante l, contro il duca di Ferrara.
Nel 1583 venne ricostruito l'Ospedale di San Lazzaro, questa volta entro le mura, su un terreno donato da Ferrante II° con concorso della fornitura di venticinquemila pietre da parte della comunità.
Lo si intitolò a Santa Elisabetta, venne incorporato nelle opere di carità con il Sacro Monte di Pietà e l'Archivio Pubblico e affidato a personale laico. Era costituito di due piani con vasto porticato a piano terra e loggiato sovrastante. Contava 10 posti letto sistemati in due stanzoni mal areati e non era in grado di assicurare l'assistenza alle malattie infettive.
Nel 1673 e nel 1680 la camera della parte inferiore era destinata agli uomini e quella superiore alle donne. Non si ricoveravano malati ma pellegrini che si potevano fermare per tre giorni e non ricevevano cibo ma solo legna nei mesi freddi. Erano presenti altresì nel fabbricato quattro mendicanti che vivevano di elemosina.
L'Ospedale era diretto da un Rettore. Nel 1713 gli infermi erano ancora pochi, ospiti giornalieri invece alcuni orfani e figli di mendicanti. Il Rettore o "Ospitaliere" si curava della loro istruzione religiosa.
Il tesoriere a questa data risultava essere anche chirurgo. Ai malati venivano assicurate le visite mediche e le medicine. Per questo nell'orto annesso al fabbricato si coltivavano le specie di erbe medicinali occorrenti.
Nel 1758 un regio editto da Parma ingiungeva una tassa di 3 lire e mezzo su ogni testamento in favore dell'Ospedale di Guastalla, che versava in precarie condizioni economiche.
A quest'epoca l'Ospedale si chiamava "Spedale degli infermi e dei Pellegrini", faceva sempre parte delle istituzioni caritative e veniva gestito dal Comune. Era diretto ancora da un "Rettore" secolare con incarico di tre anni su nomina del Comune e approvazione del Governo di Parma (in quel periodo Guastalla era soggetta ai Borboni di Parma). Nelle spese di amministrazione figuravano quelle ordinarie e quelle per i medicinali. I letti erano ancora 10, venivano ricoverati solo pazienti che non avessero patologie croniche, contagiose o incurabili. Erano accettati su indicazione del Parroco sulla indigenza del medico sulla patologia e del Rettore.
Il personale sanitario era rappresentato da un chirurgo ad orario continuato con abitazione in ospedale e da tre medici comunali che vi lavoravano per turni di quattro mesi ciascuno.
Non esistevano camere o sovvenzioni per malati di mente, non vi erano reparti per malattie infettive, sifilitiche e non esisteva farmacia interna. I medicinali venivano acquistati da due farmacie (spezierie) presenti in città, con uno sconto del 30 % e con turni alternativi di sei mesi ognuna.
L'Ospedale constava sempre di due grandi camere non sufficientemente ventilate, di un porticato nel cortile a piano terra e di un loggiato al 1° piano. Il personale non medico era composto da: un infermiere chirurgo e due inservienti: uno per gli uomini e una per le donne, un confessore o cappellano, un tesoriere "ragionato”, un procuratore.
Per statuto l'Ospedale da sempre era destinato alla cura dei poveri, residenti o nativi di Guastalla. Sin dal 1600 non si doveva far ricetto nel portico del cortile ad alcun birbante o passeggiero eccetto che nella stagione invernale.
Fin dal 1600 venivano distribuiti gratuitamente i medicinali ai poveri. Le condizioni economiche dell'ospedale furono molto varie nel tempo. Precarie sino alla fine del 1500, migliori in seguito per l'intervento dei privati e delle autorità, specie verso la fine del 1600 e nei primi decenni del 1700. Sopravvenne, poi, un nuovo periodo di crisi soprattutto per il ricovero di numerosi soldati che transitavano per Guastalla, nel corso delle continue guerre, dei quali non sempre veniva pagata la retta. Il sopraggiunto governo dei Borboni (1746-1802) risollevò i bilanci dell'ospedale per il loro governo abbastanza pacifico e per i numerosi lasciti di persone generose. Di questi lasciti esistono ancora le tracce documentarie.
Dal compendio dei consigli della comunità di Guastalla di C. Galvani si apprende che il 13 Aprile 1726 veniva nominato un nuovo Ospitaliere il quale era barbiere e chirurgo, doveva tralasciare la sua professione di barbiere e non gli era permesso di fare salassi se non in città. Per lasciare la città doveva avere il permesso del Rettore dell'Ospedale.
Caduto il governo dei Borboni con la morte del duca Ferdinando, avvenuta il 2 ottobre 1892 Guastalla, Parma e Piacenza passarono sotto il dominio della repubblica francese.
I Pii Istituti amministrati da sempre dal Comune furono dati in proprietà e gestione alla Congregazione di Carità a tal scopo fondata. Il 23 aprile 1810 Napoleone decretò la soppressione di tutti i conventi e monasteri del Regno d'Italia che passavano in proprietà del pubblico demanio.
Il 25 giugno dello stesso anno la Congregazione di Carità rivolgeva una supplica all'Imperatore lamentando l'inadeguatezza dell'Ospedale e chiedendo l'assegnazione di un edificio migliore.
Il 22 agosto 1810 Napoleone rispondeva accordando un edificio demaniale a piacimento della Congregazione stessa. Questa scelse il Convento delle Agostiniane di san Carlo. Il monastero di san Carlo, che fu edificato dal 1619 al 1626 per volere del Principe Ferrante II° come Collegio per nobili fanciulle, fu dunque destinato a sede ospedaliera in modo che "i malati potessero essere curati più efficacemente ed in ambienti più salubri".
Non si chiamò più "Spedale degli infermieri e dei Pellegrini" ma Ospedale Civile di Guastalla e dedicato a san Carlo e a santa Elisabetta, come documentato da una lapide ancora esistente ed ancora leggibile sopra l'ingresso dello scalone che conduce al 1° piano.
Il 20 giugno 1812 furono terminati i lavori di adattamento e l'abitazione del chirurgo Direttore, il 5 luglio si inaugurò il nuovo ospedale in giorno di domenica.
Sconfitto ed esiliato Napoleone a Sant'Elena, il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla fu assegnato alla duchessa Maria Luigia d'Austria moglie di Napoleone ed alla sua morte ai Borboni di Lucca.
Questo avveniva il 7 marzo 1816. La duchessa entrò nei suoi stati nell'aprile 1826. Durante il suo governo lo Stato si arricchiva di molte opere di pubblico decoro, di comune utilità e di beneficienza, si costruivano strade e ponti e la duchessa godeva del più largo favore popolare.
Nel 1830 durante una epidemia di colera, avendo la duchessa saputo che l'Ospedale aveva necessità di un nuovo armamentario chirurgico, ne fece arrivare uno da Parigi. Successe un fatto curioso: i medici di Parma lo trovarono talmente perfetto e moderno che lo trattennero per loro uso e mandarono a Guastalla una copia perfetta eseguita da un certo Bardini artigiano di Parma. La donazione fu ricordata con una lapide posta al 1° piano dell'Ospedale e più precisamente all'ingresso, tuttora presente.
L'Ospedale era diretto da un chirurgo che vi manteneva la sua abitazione con varie agevolazioni contrattuali, era coadiuvato da un assistente e da alcuni infermieri, era dotato di sala operatoria. Vi lavoravano anche medici di medicina generale, probabilmente a turno.
L'edificio venne in seguito ampliato e fu anche edificato il "reparto di isolamento" per le malattie infettive rappresentate soprattutto dal colera e dal tifo addominale (il tifo scomparirà da Guastalla dopo la costruzione dell'acquedotto nel 1935).
L'attività dell'Ospedale era eminentemente chirurgica con sistemi di anestesia dal 1846-47 legati all'uso del cloroformio e dell'etere.
Per l’assenza di sulfamidici ed antibiotici e per la non perfetta conoscenza delle norme di igiene e del concetto di sterilità il risultato degli interventi era legato soprattutto alle difese naturali dei pazienti, quindi la mortalità era alta, come in tutti gli Ospedali del mondo in questo periodo. La scoperta dei sulfamidici è infatti del 1939 e quella della penicillina del 1943.
Nel 1924 l'edificio dell'antico monastero di san Carlo era totalmente adibito ad ospedale, il personale medico era sempre costituito da un chirurgo Direttore e da un assistente, il personale infermieristico era rappresentato da due infermieri uomini e da una infermiera. Capo del servizio era la Superiora delle suore che formavano comunità in Ospedale e due delle quali erano infermiere.
Anche nel 1938 il personale non era aumentato numericamente, si legge infatti in una delibera della amministrazione delle OO.PP. Riunite che il Chirurgo titolare veniva sostituito temporaneamente, per una malattia agli occhi, da un collega.
Nel 1939 l'unico assistente richiamato alle armi, fu sostituito da un medico neolaureato e si provvide anche a nominare un sostituto nella persona di un medico in pensione.
Ormai l'Italia entrava in guerra (1940-1945).
Nel 1950 l'Ospedale Civile di Guastalla era un ospedale di 3a categoria, diretto da un chirurgo che vi abitava, coadiuvato da un assistente, da quattro infermieri uomini, da due infermiere laiche e due religiose.
Il personale religioso diretto da una Superiora abitava al 1° piano e comprendeva  due suore, una suora guardarobiera, una suora cuoca ed una suora tecnica di radiologia e di terapia fisica.  Vi erano ausiliarie o personale di fatica per le pulizie.
L'attività ospedaliera era soprattutto di chirurgia generale e di ostetricia e ginecologia. Veniva trattata anche la traumatologia con apparecchi gessati all'occorrenza e la medicina generale. Era attivo un servizio di radiologia.
All'inizio era diretto da un radiologo consulente coadiuvato da due tecnici (una religiosa ed un laico), che eseguiva esami contrastografici a livello gastrointestinale e colecistico e la radiologia toracica e scheletrica.  Annesso alla radiologia vi era un servizio di fisioterapia.
Gli esami di laboratorio fondamentali venivano eseguiti in loco, quelli più sofisticati e mirati erano effettuati da un laboratorio convenzionato esterno. Anche gli esami di anatomia patologica erano in convenzione esterna.
L'anestesia dapprima eterea per inalazione somministrata dal personale sanitario locale, veniva poi sostituita dai barbiturici iniettabili in vena e dai gas anestetici e somministrata da un medico anestesista.
Oltre ai malati acuti vi era una sezione di lungodegenti maschile e femminile, le degenze erano sistemate al 1° piano in sezioni maschile e femminile. Allo stesso piano si trovavano la sala operatoria, il pronto soccorso, la sala parto, un gabinetto radiologico, il laboratorio, l'appartamento delle suore  con la cappella, il guardaroba, lo studio del direttore l'accettazione con l'ufficio amministrativo alcune camere di degenza a pagamento.
Al piano terra erano sistemati i servizi generali, la portineria, il servizio di radiologia i locali necroscopici.
L’ex sezione di isolamento era occupata dai malati lungodegenti. Convenzioni con medici esterni erano stipulate per medicina interna, otorinolaringoiatria  e oculistica.
L’ostetricia veniva effettuata dalle ostetriche comunali che assistevano le loro clienti anche in Ospedale civile con un compenso che nel 1967 era di seimila lire per ogni parto.
L'amministrazione faceva capo ad un Consiglio composto da un Presidente di nomina prefettizia e da Consiglieri di estrazione politica (comunale).
Nel 1958 il sistema di remunerazione comprendeva lo stipendio mensile più un compenso in regime mutualistico rappresentato da una quota fissa pro capite destinato all'equipe medica ed una diaria per la degenza.
Il  controllo veniva effettuato da medici ispettori degli enti mutualistici (Inam, Mutua Artigiani, Coltivatori Diretti, Commercianti, Enpas) che si giovavano di dati statistici nazionali per singola patologia ed avevano la facoltà di decidere la sospensione del rapporto.
Il Comune di residenza assisteva le persone indigenti prive di assistenza mutualistica. Poi a Guastalla come in tutta la nazione, cominciò un periodo di continuo sviluppo nella assistenza ospedaliera.
Da una consulenza internistica cardiologica diretta alla preparazione all'intervento chirurgico, gradualmente si sviluppò un netto aumento di ricoveri di tipo medico.
Nel 1966 fu deliberato dal Consiglio di Amministrazione la costituzione di una divisione di medicina generale con un primario ed un assistente, coadiuvato da personale infermieristico religioso e laico. Vi erano due sezioni maschile e femminile e comprendeva anche le sezioni di lungodegenti o "cronici".
La divisione venne poi potenziata nel tempo a seconda delle necessità con una sezione di cardiologia intensiva (quattro letti monitorati) e particolare attenzione per la cura dei malati neoplastici con day-hospital.
Nel 1968 cominciò una serie di riforme. L'Ospedale venne dichiarato "Ospedale Generale di Zona" e nel 1969 diventò "Ente Ospedaliero" secondo la legge 12 febbraio 68 n°132.
L'Ospedale contava allora 120 posti letto.
Nel 1972 fu deliberata la divisione di ostetricia-ginecologia con primario, aiuto, assistenti e ostetriche.
Fu organizzata una rete di “consultori familiari" anche per i problemi della maternità responsabile e, naturalmente l'assistenza ostetrica e ginecologica fu potenziata grandemente e modernizzata, secondo i migliori standard nazionali. Fu tra le prime in Regione a dotarsi di servizio ecografico.
Nel 1973 si aggiunse ai reparti e servizi esistenti la divisione di pediatria. Nel 1971 si ebbe un notevole potenziamento della cardiologia intensiva ed un servizio oncologico, una di ostetricia-ginecologia, una di pediatria, una di ortopedia-traumatologia, un servizio di anestesia un servizio di radiologia, un laboratorio con sezioni di chimica-clinica, microbiologia e radioimmunologia, un pronto soccorso, un centro antidiabetico dislocato nel territorio. Si aggiunse poi un servizio di dialisi extracorporea e di fisiatria e riabilitazione situato nella ex struttura ospedaliera di Novellara.
Nel 1992 fu donata all'Ospedale una moderna attrezzatura radiodiagnostica Tac da parte di privati di tutti i Comuni del comprensorio e nel 1993 fu inaugurato il servizio di rianimazione con due posti letto.
Il pronto soccorso diventato praticamente autonomo fa parte della rete provinciale di emergenza.
L'Ospedale che si sviluppa su quattro piani ha camere di degenza con tre posti letto più bagno, un ampio soggiorno al centro di ognuno dei quattro piani ed un soggiorno più piccolo nelle due sezioni che compongono il piano, è dotato di sistema di condizionamento generale nelle degenze e particolare nei servizi.
Vi sono locali per la Direzione Sanitaria, la farmacia interna, la cucina con annessa mensa per il personale e i visitatori, lavanderia e guardaroba.
In ogni stanza e nei punti strategici sono presenti prese dei gas medicali e il vuoto. E' annessa una Cappella che fa parte del servizio di assistenza religiosa curato da due cappellani ed un servizio necroscopico.
Attorno all'Ospedale vi è un'area verde ampia, in parte attrezzata, che contiene un eliporto, un ampio parcheggio per i visitatori posto nelle adiacenze e un secondo parcheggio è attiguo per il personale.
Nel frattempo i Consigli di Amministrazione sono stati soppressi con la istituzione delle U.s.l. gestite da un Commissario amministratore affiancato dal Direttore Sanitario e da altri Capi servizio.
Nel 1995 le U.s.l. dei distretti vengono unificate in una unica azienda U.s.l. provinciale gestita da un Direttore Generale e da un Direttore Sanitario.
La sanità è stata ultimamente aziendalizzata, i grandi Ospedali sono usciti dall'ambito U.s.l. e sono diventati aziende autonome, con la fine del sistema di ripianamento dei deficit annuali è iniziato il sistema di remunerazione degli Ospedali basato sulla loro produttività quantitativa e qualitativa.



 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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