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Trapani Ospizio Marino Sieri Pepoli

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Il contenuto della scheda è stato pubblicato sulla testata giornalistica online  " Trapani Si " il 22/1/2020 a firma dello storico Salvatore Corso


https://www.trapanisi.it/ospizio-marino-riccardo-sieri-pepoli-ora-ridotto-a-rudere-ne-parla-oggi-lo-storico-salvatore-corso/


L’Ospizio Marino di Trapani fa parte di una tipologia di edilizia sanitaria e assistenziale che in Italia si sviluppò tra la fine dell’800 e i primi del ‘900. Infatti alcuni studi medici avevano dimostrato i benefici terapeutici del clima marino per alcune malattie tipo il rachitismo.
In era fascista invece venivano edificate sulle coste italiane le colonie marine, anche per combattere la diffusione della tubercolosi.
Recentemente gli ospizi e le colonie sono stati riconosciuti edifici di valore storico architettonico.
L’archivio dell’ex “Ospizio Marino ed Ospedale dei bambini Riccardo Sieri Pepoli” di Trapani conserva ancora la documentazione riguardante la costruzione dell’edificio.
La costruzione di questo Ospizio Marino si deve al  trapanese Antonio Sieri Pepoli di San Teodoro. Il filantropo donò il suo patrimonio per la costruzione di un istituto per i bambini poveri affetti da malattie per le quali risultavano utili i bagni marini e rimanere in spiaggia.
L’area scelta per la costruzione fu l’isolotto Zavorra, tra le saline e il mare, vicino all’area portuale di Trapani. Lì esisteva già una villa di proprietà dei Pepoli.
Il posto era ideale perché vicino al mare e perché ben isolato, essendo possibile raggiungerlo solo attraverso imbarcazioni, almeno fino agli anni ’40.
Nel 1911 la Commissione dichiarò vincitore del concorso il progetto dell’ing. Giuseppe Manzo. I lavori cominciarono dopo un anno. Ed invece di durare 2 anni come previsto ci vollero 4 anni.
L’Ospizio di Trapani era un ottimo progetto nella sua tipologia. Era organizzato in padiglioni per separare in edifici distinti i malati infetti da quelli sani. I padiglioni erano congegnati in modo da tenere del tutto separati uomini e donne anche se alcuni locali come refettorio, cappella erano in comune.
Si pose molta attenzione all’orientamento degli edifici per avere un assorbimento di calore minore in estate e maggiore in inverno.
Le camere di degenza, normalmente a sei letti con armadi e lavandini, dovevano essere esposte a mezzogiorno in modo da sfruttare l’azione elioterapica.
Sullo stesso lato c’erano ampie verande dove, dalle camere, potevano essere spostati i letti dotati di ruote nelle ore di sole. Le camere comunque disponevano di tende per la loro parziale schermatura e protezione contro il cattivo tempo.
Ai piani superiori erano sistemate  camere di degenza a due letti per i malati più gravi che necessitavano cure particolari, gli ambulatori e le sale mediche.
Nel seminterrato c’erano i vari servizi: igienici, cucina, lavanderie, locali di sterilizzazione, riscaldamento.
All’ultimo piano, parzialmente costruito, c’erano i locali alloggio per le suore ed una parte dedicata ai bambini con il lastrico solare utilizzato come luogo di terapia e svago.
A seguito del nubifragio del 1976 l’Ospizio Marino subì notevoli danni alla coperture dei tetti, che causò infiltrazione di acqua nelle pareti e molta muffa.
Negli anni ’60 il nome si accorciò e si chiamò semplicemente “Ospizio Marino Sieri Pepoli” . Vi trovavano accoglienza i minori disagiati. Bambini orfani o abbandonati.
Poi negli anni ’90 si è trasformato in casa di cura per anziani.
Ma da un giorno all’altro divenne un centro di accoglienza straordinario per immigrati. Il direttore dell’epoca disse che era più vantaggioso accogliere gli immigrati che ospitare gli anziani.
Siamo nel 2014, quando tutte le strutture e perfino gli hotel si trasformano in centri di accoglienza per richiedenti asilo. Ci sono tanti soldi che arrivano per chi gestisce questi centri.
Ma l’Ipab (istituto pubblico di assistenza e beneficenza) “Opera Pia Residence Marino” non ce la fa comunque.
Una situazione finanziaria fortemente debitoria nei confronti dei dipendenti, dei fornitori e dei professionisti, ha costretto il commissario straordinario dell’Ipab ad applicare la procedura di estinzione dell’Ente, ufficializzata nel 2016.
Il Tribunale amministrativo regionale ha però accolto il ricorso che era stato presentato dal Comune di Trapani contro il decreto del presidente della Regione siciliana Crocetta. Il decreto aveva dichiarata “estinta” l’Ipab e aveva disposto la devoluzione del patrimonio e l’assorbimento del personale del “Residence Marino” allo stesso Comune.
Oggi purtroppo l’edificio si trova in pessime condizioni. Più che per il degrado conseguente agli agenti atmosferici il pessimo stato è conseguenza degli atti di vandalismo.
Da quando l’edificio è stato chiuso, sono stati dismessi tutti gli impianti, sia elettrici che di riscaldamento.  Gli infissi, i sanitari e le cucine sono stati distrutti.
Dentro, il Residence Marino, è devastato. Tutto è stato messo sotto sopra. Negli uffici ammassi di rottami e scartoffie. Le finestre sono state smontate, i sanitari asportati.
Con questo stato di incuria si teme per l’edificio un degrado irreparabile o la cessione a privati che ne potrebbero trasformare radicalmente le strutture originali.
Trattandosi in ogni caso di un edificio avente una età superiore ai 70 anni e rappresentativo di un’epoca dal punto di vista architettonico rientra di diritto nella conservazione dei beni culturali e quindi meriterebbe di essere recuperato e destinato ad una utilizzazione diversa ma in ogni caso adeguata.




 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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