MORBEGNO Ospedale Civile - Ospedali d'Italia

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MORBEGNO Ospedale Civile

Ospedali Nord Ovest > Regione Lombardia > Provincia Sondrio



Il contenuto della scheda è stato tratto come da Bibliografia riportata

Sorto, nell'anno 1563 per iniziativa di Giangiacomo Filipponi il quale, con suo testamento pubblico 30 agosto del medesimo anno, a rogito notaio Ascanio Schenardi, lasciava la terza parte di tutti i suoi beni perché venisse fondato un ospedale in Morbegno, stabilendo che venisse chiamato “Ospedale di Gesù”, fosse amministrato da 6 deputati fra quali il Parroco. Subito in quell'anno l'ospedale iniziava la sua opera benefica in contrada  Berlanda e veniva fatto funzionare da medici ed infermieri del Fatebenefratelli.  100 anni dopo, nel 1663, un altro benefico filantropo, il sacerdote Traiano Spandrio, prevosto di Rho, con una cospicua elargizione aumentava le rendite del nuovo ospedale. In Contrada Berlanda il nostro ospedale rimase fino al 1803 quando poi  si trasferiva nell'attuale sede. Ciò è stato possibile per la munifica generosità del Canonico di Morbegno Don Giovan Battista Castelli di Sannazzaro il quale, con testamento, disponeva per la costruzione del nuovo fabbricato, completato l'anno successivo, dotandolo di un patrimonio in stabili e capitali di cospicuo valore disponendo anche per sussidi dotali a giovani spose povere, per l'assistenza religiosa nello stesso ospedale con apposito Cappellano e per la celebrazione di Sante Messe festive nella cappella dell'ospedale medesimo.
Don Galimberti  nel 1808 lasciava tutto il suo patrimonio con l'obbligo di ricevere, nei tre mesi invernali di dicembre gennaio e febbraio, i figli legittimi esposti del comune e farli allattare per almeno un anno.
Secondo la classificazione del governo austriaco, era un ospedale rurale, ricoverava gli ammalati poveri del Comune ma, essendo il solo in provincia, accoglieva anche i militari e i venerei di tutti i comuni circostanti.
Aveva una ricettività di 34 letti e una rendita annuale di 9000 lire austriache. Il personale sanitario era rappresentato da un medico, un chirurgo e un infermiere per ciascun sesso; il medico aveva anche la funzione di direttore sanitario ed era il medico condotto del Comune di Morbegno. L'economo e il Cappellano completavano l'organico. L'amministrazione era affidata ad un notabile del luogo. Il numero dei ricoveri era piuttosto alto: nell'anno 1831 furono ricoverati ben 268 ammalati.

Da allora in poi gli aiuti non mancarono; nel 1832 l'ospedale aveva assunto tale importanza che si ravvisava la necessità di un regolamento-Statuto per la sua amministrazione e funzionamento. Tale atto venne approvato con Dispaccio governativo il 16 febbraio 1832.  Zanardi Don fedele con testamento del 1836 donava oltre 43.000 lire perché fossero accolti e curati gli infermi delle parrocchie di Campo e di Tartano,  e ancora Mambretti Gaspare  lasciava una casa civile con l'obbligo di mantenimento di un cronico. Nel 1862,  per effetto della legge del 3 agosto, l'amministrazione dell'ospedale passava ad un apposito consiglio, eletto dall'amministrazione comunale ed il 24 febbraio 1866 lo stesso ospedale si dava un proprio statuto organico vistato, d'ordine del re d'Italia, in Firenze, allora capitale prima di Roma, dal ministro Chiaves, in data 20 maggio 1866. In detto statuto venivano precisati scopi dell'ospedale, obblighi dell'amministrazione e pianta organica del personale composto da un medico chirurgo (il medico condotto del comune) un Cappellano, un infermiere, un'infermiera, un segretario ed una cuciniera portinaia. L’11 aprile 1874  il testamento segreto del Conte Paolo Paravicini  legava all'istituto tutto il suo cospicuo patrimonio, disponendo per il mantenimento di cronici di Morbegno e Straona, assegni a nubende povere, distribuzione di medicinali ai poveri e al trattenimento di ammalati poveri guariti per il periodo di convalescenza eccetera. Si deve proprio a questa munifica elargizione se in questi ultimi anni si sono potuti finanziare tutti i lavori per l'ammodernamento all'ospedale. Ancora, Brunoli Luigi  disponeva per due cronici poveri da scegliersi fra coloro che furono più onesti e laboriosi e Borasei Emilia che disponeva per una malato di Traona.
Nel 1910 si dota della ruota per i neonati.
Si ricorda la donazione di Tommaso Ambrosetti  che dal 1913 in poi, in più riprese, donò la cospicua somma di lire 82 mila giunte a sollevare l'amministrazione dal provvedere a diverse necessità. Occorre l’installamento per l'elettroterapia e giungono da Buenos Aires lire 5000; nel 1914 si vogliono i bagni ultimo modello, e l'amministrazione trova sul tavolo lire 7000; Nel 1922 difetta la biancheria?  Provvede il buon Tommaso  con Lire 10.000;  Si desiderano altri indumenti e utensili indispensabili? Pronti altri diecimila lire.  Serviva il gabinetto radiologico e da Buenos Aires Tommaso Ambrosetti faceva pervenire cinquantamila lire. L'amministrazione comanda e Tommaso Ambrosetti paga.

Nel 1931, l'amministrazione preoccupata dalle pessime condizioni in cui gli ammalati di tubercolosi venivano a trovarsi: relegati in stanzette anguste, senza comodità, isolate nello stesso ospedale, faceva costruire un apposito padiglione dotato di tutti i mezzi diagnostici e terapeutici necessari, con una capienza di 70 posti letto (sanatorio Santa Teresa) con una spesa di poco più di un milione di lire. Nel 1941 con proprio testamento, Il commendator Giovanni Nani legava all'ospedale parte del proprio patrimonio che consentiva la costruzione del reparto isolamento. E l'ospedale otteneva la sua classifica di terza categoria, si rinnovava nei suoi ambienti, nei suoi reparti, nel suo personale, sanitario, amministrativo e di servizio, si dava un nuovo moderno statuto, aumentava i posti letto fino a 130 e disponeva per un successivo vasto ed ambizioso programma di completamento fino a saturare le necessità della zona al servizio della quale lavora.
Negli anni successivi al 1945 l’ente fu completamente riorganizzato ed ampliato terminando gli interventi nel 1963

Bibliografia di riferimento

Contract n° 20-1995 pagg. 23-27 – Scaramellini Guido
Le vie del bene numero  6/1926 pagg. 10-11 note scritte dal Cappellano
Le vie del bene numero  8/1965 pagg. 2-5 -   Rinaldo Rapella.
Previdenza di malattie e malattie sociali dall’Unità alla prima guerra mondiale-Istituto di medicina sociale- Francesca Vannozzi - ed. Roma-Perugia-1990



 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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