BENEVENTO Sacro Cuore di Gesù Fatebenefratelli - Ospedali d'Italia

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BENEVENTO Sacro Cuore di Gesù Fatebenefratelli

Ospedali Sud > Regione Campania > Benevento e provincia

Il contenuto della scheda è tratto integralmente dal testo Gli Ospedali della Melagrana – Giovanni Giordano – Centro Studi San Giovanni di Dio – 1988
Ringrazio la Provincia Romana dei Fatebenefratelli per l’autorizzazione-condivisione dei contenuti riportati

Sulla soglia marmorea del portale d'ingresso all'ospedale Sacro Cuore di Gesù» risalta, inciso in ottone, un semplice anno: 1893. Nessuna aggiunta di mese o di giorno né altro dato esplicativo a chiarimento o a completamento. Solo 1893: l'anno di inizio dell'attività ospedaliera del « S. Cuore ». Una datazione carente e che può trarre facilmente in errore: la storia beneventana  dei fatebenefratelli deve spostarsi molto più indietro nel tempo e anticiparsi di diversi secoli nei confronti di tale anno. Un primo ineccepibile riferimento documentario in un atto notarile rogato a Benevento, nel Palazzo Arcivescovile, il 20 agosto 1602. Sotto questa data si riceve la volontà testamentaria di un certo Nunzio Limata, un sarto beneventano attivo e intraprendente, legato e ascoltato da famiglie nobili locali, presente nell'amministrazione della cosa pubblica e dell'ampio patrimonio della casa della SS.ma Annunziata come console, ma dal comportamento morale non limpido: dispone di una grossa fortuna frutto però di usure e di illeciti amministrativi. Una riflessione intima e maturata sullo stato della sua coscienza e il pensiero della morte, presente per un precario stato di salute, lo determinano a rivedere il suo passato e a correggere una vita sbagliata destinando tutti i suoi beni « mobili, et stabili, intrate, censi, animali, et attioni» per la fondazione in Benevento di un “hospidale” che accolga « l'infermi, et malati poveri » e i “figlioli, che vanno mendicando, et pezzendo per la Città”.  Per questo impegno caritativo-assistenziale il Limata espressamente richiede gli ospedalieri di Giovanni di Dio: ...si faccino tanti letti, che bastino per li malati, et per questi figlioli mendicanti, et per governo dell'uni, et l'altri si debbia eligere uno de questi padri, che hanno fatto l'Hospidale in Napoli vicino la Chiaveca della Vicaria, li quali attendeno tanto caritativamente per l'infermi, et detto Padre ponerà pensiero di governare bene detto Hospidale, et per detti figlioli mendicanti si debbia fare la cerca due volte la settimana per loro vivere, et per agiuto di dett'Hospidale, et se ce debbia attendere con ogni carità, et affectione ».  Otto anni dopo, il 18 aprile 1610, con la ricognizione e la pubblicazione del testamento, si avvia la pratica esecuzione della volontà Limata ma con alcune modifiche. Il card. Pompeo Arrigoni, arcive-scovo di Benevento (1607-1616), sopprime, dopo averne costatata l'inefficienza e la non rispondenza alle originarie finalità istitutive, ( le rendite servono per gli amministratori non per le esigenze dei ricoverati -), alcuni ospizi cittadini, acquista dalle monache benedettine di S. Diodato il loro monastero e vi fonda, coi beni e le rendite Limata, un ospedale maschile, (l'ospedale femminile sorgerà a Benevento appena nel 1789 per la carità del card. Francesco Maria Banditi), affidandolo ai fatebenefratelli cui spetterà ancora dirigere e servire nell'ospizio  i pellegrini. Nell'aprile del 1614 trovasi già stabilita e operante al « San Diodato », il nuovo ospedale ripete il titolo del soppresso monastero benedettino, la prima comunità religiosa dei FBF. Da questo lontano 1614 verrà progressivamente a formarsi e a svilupparsi la plurisecolare pagina di storia beneventana dei figli di Giovanni di Dio che, umanamente fedeli alla loro vocazione, seguiranno ogni vicenda cittadina, ne divideranno i vari alterni momenti, ne accetteranno disagi, incomprensioni, sofferenze, fino al sacrificio volontario della vita. L'ospedale « San Diodato », sarà poi comunemente detto « San Giovanni di Dio », diverrà un punto costante di positivo riferimento assistenziale nella vita delle terre beneventane e della città che, in segno di devota gratitudine, nel 1696 proclamerà San Giovanni di Dio suo speciale patrono; un istituto aperto, nella limitatezza dei suoi venti posti letto e le persistenti difficoltà economiche.  Tre volte espulsi, per fatti politici, nel 1799, 1806 e 1820, i religiosi immancabilmente ritorneranno al loro «< San Diodato » appena circostanze favorevoli lo permetteranno. Soppressi con la legge eversiva del 7 luglio 1866, e il loro ospedale incamerato, i fatebenefratelli, in fedeltà al loro voto e in obbedienza alle direttive formulate dal loro generale padre Alfieri, che esortava i suoi religiosi a restare negli ospedali « sebbene dipendenti e sottoposti alle Congregazioni o a Commissioni Speciali, purché non impediti di assistere e servire i poveri infermi per amore di Gesù Cristo, supremo scopo dell'Ospedaliero Istituto ", continueranno la loro opera alle dipendenze dell'amministrazione comunale di Benevento. Una situazione questa anomala e non facile, non priva di inconvenienti, che si protrarrà per quasi un ventennio quando la Provvidenza ispirerà al priore fra Pietro Maria de Giovanni (1842-1913), un religioso esemplare e formato, appartenente a cospicua famiglia beneventana, il disegno di fondare in Benevento un ospedale che potesse rispondere più adeguatamente alle esigenze di un'assistenza ospedaliera orientata verso nuovi principi e metodi, e nello stesso tempo assicurare ai religiosi piena autonomia nell'organizzazione e nell'esercizio del loro ministero ».  Il 15 ottobre 1885, mons. Antonio Scotti, vescovo titolare di Saretta benedice la prima pietra. La fabbrica, affidata all'esperto costruttore Luigi Zoppoli, per il costo complessivo di lire cinquantamila, un onere finanziario che fra Pietro assume in proprio e che garantisce con ipoteche sul suo patrimonio fondíarío, durerà otto anní. Dopo opposizioni, ostacoli o intralci non pochi o indifferenti il primo agosto 1893 con decreto prefettizio si autorizza l'apertura del nuovo ospedale intitolato al Sacro Cuore di Gesù.  Il primo gennaio dell'anno seguente inizia il secondo capitolo della storia beneventana dei fatebenefratelli: nel « Sacro Cuore » si ricovera il primo degente.  Di fronte al vestibolo è posta la scala d'accesso ai piani superiori della casa di salute. Sul terzo pianerottolo della scala si trova la porta d'ingresso al primo piano del fabbricato, che è tutto destinato ad ospedale, mentre il secondo piano è destinato esclusivamente alla dimora dei frati. Di fronte alla porta  d'ingresso si trova la grande sala dedicata al Sacro Cuore di Gesù, e alla destra di chi entra si ammira lo splendido e grandioso salone a forma di croce latina dedicato al Fondatore dell'ordine religioso S. Giovanni di Dio. Solo negli ospedali delle grandi capitali è possibile rinvenire un salone così fatto. Dell'altezza di più che otto metri e di un'ampiezza corrispondente, potrebbe dar posto ad un numero di letti maggiore di quelli che comprende. Luce, aria e nettezza costituiscono il privilegio della casa e specialmente di questa sala immensa... Ma quello che rappresenta la parte più bella del grandioso edificio è il locale destinato a casa di salute. In esso si trova quanto di confortabile è reclamato dalla esigenza dei moderni igienisti.  Con prezzi mitissimi, e che non rappresentano se non il pagamento della servitù che vi si presta, si ha il conforto di una camera bellissima, e di un vitto abbondante e proporzionato  ai bisogni dell'infermo, e si ha diritto all'assistenza sanitaria ed alla somministrazione di tutti i medicinali che occorrono per una determinata infermità ».  Come in ogni fatto umano, anche questa nuova opera avrà le sue prove e conoscerà l'angoscia e l'avvilimento delle distruzioni ma non subirà arresti. Per i fatti bellici del settembre, novembre e dicembre 1943, l'ospedale che si prodiga nell'accogliere i numerosi feriti sarà bombardato dagli angloamericani e vergognosamente saccheggiato: risulterà distrutto per tre quarti.  Ricostruito, il Sacro Cuore » sarà nuovamente provato: il 2 ottobre 1949 una impressionante alluvione distruggerà gli ambienti e le attrezzature del pianoterra.  Distruzione che significa la paralisi dell'istituto venuto a trovarsi all'improvviso del tutto privo dei servizi essenziali; farmacia, laboratori, gabinetti radiologici, pronto soccorso,  chiesa, cucine, dispensa. La ripresa sarà immediata e si aprirà  in costante progressione, a iniziative che segneranno l'ospedale con una fisionomia assistenziale d'avanguardia. Il 27 dicembre 1970 si pone la prima pietra di un razionale padiglione che sarà inaugurato l’8 settembre 1975 mentre parallelamente si continua,  un impegnativo programma di ristrutturazione e ammodernamento dell'edificio ottocentesco.  Il 23 settembre 1974 la Regione Campania, con il D.P.G.R. n. 1447, classificava il « Sacro Cuore di Gesù » ospedale generale di zona. I quaranta posti letto del 1894 saranno, nel 1975, duecentottantasei; dai quattro sanitari del 1899 e i due inservienti della prima comuni-tà del 1893 si passa tra personale sanitario, parasanitario, amministrativo, addetto alla farmacia, aperta al pubblico, o ai servizi vari della casa a ben quattrocentocinquanta unità operative; alla comunità dei religiosi si affianca, dal 1974, la comunità di suore terziarie francescane d'Ognissanti di Firenze.




 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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