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SEZZE Ospedale San Carlo

Ospedali Centro > Regione Lazio > Latina e provincia

Il contenuto della scheda proviene dal testo : Lazio ieri e oggi - rivista mensile di cultura regionale, A. 47. n. 2 - 2011- p 56-57 a firma di Massimiliano di Pastina, reperibile presso le biblioteche del circuito regionale http://opac.regione.lazio.it/

L'assistenza ospedaliera risaliva perlomeno al secolo XIII, dal momento che all'interno della città gli appartenenti al Terzo Ordine Francescano gestivano un ospedale o meglio “ospizio”:
Divenne  obbligo della municipalità,  a norma degli Statuta sive Constitutiones Civitatis Setiae,  super Civilibus, & Criminalibus causis salariare un medico per i bisogni dei Serini. Nel 1694 il Vescovo, locale rispondendo all'invito di Innocenzo XII nell’aprire Istituti assistenziali allo scopo di fronteggiare l'insostenibile crescita del pauperismo, costituì una Congregazione di “persone caritative” con l'incarico di provvedere alle necessità del costituendo ospedale cittadino; allo scopo si utilizzò un locale di proprietà della Confraternita di Gesù e Maria, adibito a sede dell'ospedale che raccoglieva esclusivamente gli invalidi. Il gruppo di persone designate dal Vescovo provvedeva anche alla gestione economica dell'ente, le cui entrate erano assicurate da una questua svolta settimanalmente e dal ricavato dalla vendita di lavori di cucito. Con il tempo, caduto l'uso della questua e discioltosi il gruppo di “persone caritative”, nell'ospedale vennero ricevuti solo i poveri forestieri o cittadini infermi, ma in numero limitatissimo, non più di 3 persone, mentre la cura e l'assistenza passarono completamente a carico dalla Confraternita di Gesù e Maria. Nella prima metà del secolo XIX l'ospedale fu destinato ad assistere gli infermi della città e della frazione di Suso, sempre a spese della Confraternita, che iniziò ad accusare difficoltà nella gestione economica, per cui fu necessario contrarre dei debiti. Il locale, costituito da due camerini separati, uno per gli uomini e l'altro per le donne, nel 1836 era ormai in cattivo stato di conservazione. All'ospedale sovrintendeva in tutto la Confraternita, con i suoi “officiali” che non ricevono stipendio alcuno per l'assistenza ospedaliera. Unica stipendiata è la “Spedaliera”, che riceve una quartarella e mezza di grano per ogni mese, in denaro baj 25 al mese, una decima e mezza di farina in ogni settimana, un paio di scarpe all'anno, una veste del valore di scudi 4 in ogni due anni e la sua abitazione.
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Probabilmente fu chiuso per un certo periodo in quanto, dal testo di Giuseppe Castelli, Gli ospedali d'Italia, Milano : Medici Domus, 1941 risulta essere rinnovato e inaugurato nel 1940 con la capacità di 150 posti letto


 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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