MONSELICE Ospedale Vittorio Emanuele III - Ospedali d'Italia

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MONSELICE Ospedale Vittorio Emanuele III

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Il contenuto della scheda proviene integralmente dal sito di Flaviano Rossetto dove riporta quanto pubblicato sui giornali ‘Gazzettino di Venezia’ e il ‘Veneto’  pubblicati l’11 e 12 giugno 1923

http://www.ossicella.it/monselice/10-giugno-1923-il-re-vittorio-emanuele-iii-inaugura-il-nuovo-ospedale-di-monselice/


Il re, che fu per sedici mesi, dai giorni di Caporetto fin dopo quelli radiosi di Vittorio Veneto, ospite di Monselice nel castello di Lispida – ora Villa Italia –  non ha saputo respingere l’invito di partecipare all’inaugurazione.
La costruzione del nuovo grandioso ospedale di Monselice che ha presentato tante difficoltà è ora un fatto compiuto. E l’evento riesce tanto più gradito ai monselicensi perchè nessuno sperava di vederlo così presto realizzato. Già da vari anni a Monselice si era constatata la necessità assoluta di trasportare altrove il civico ospedale, per averlo conforme alle esigenze della scienza sanitaria in altro e più appropriato edificio. Non essendo stato possibile un lavoro di adattamento del vecchio ospedale si venne nella determinazione di progettare un nuovo stabilimento. L’incarico di studiare ed escogitare i mezzi necessari alla costruzione del nuovo fabbricato venne affidato al segretario degli Istituti Pii locali, il cavaliere ufficiale Celso Carturan, e l’egregio uomo vi riuscì attraverso lunghe e penose vicende. Egli ottenne dapprima nel 1914 la concessione di una tombola telegrafica nazionale che fruttò oltre cento mila lire nette; poi continuando nell’opera sua tenace e instancabile ottenne dalle supreme autorità militari italiane, inglesi e americane la concessione gratuita di materiali del valore di qualche centinaio di migliaia di lire. Anche Sua Maestà il Re ha concorso personalmente con 30 mila lire per il compimento dell’Opera.
Il progetto tecnico del nuovo nosocomio che ebbe il plauso di autorità tecniche sanitarie ed amministrative, è opera sapiente dell’ingegnere ravennate Guido Antenori, capo dell’Ufficio tecnico municipale di Monselice, che ha pure diretto i lavori. Il nuovo ospedale è a padiglioni isolati ad un solo piano. Comprende il reparto medico formato da due sale e dall’edificio di isolamento, dal reparto tubercolosi, dal reparto chirurgico, dai servizi generali, edificio a due piani con a pianterreno la cucina ed accessori e al piano superiore la guardaroba con sala da lavoro.
Al centro sorge un altro palazzo a due piani, con a pianterreno gli ambulatori e gli uffici di amministrazione e al piano superiore l’abitazione degli addetti ai servizi ospitalieri. Inoltre lavanderia a vapore, oratorio, camera mortuaria, ghiacciaia deposito di acqua, pozzetti di sterilizzazione. Il reparto medico quello chirurgico e i servizi generali sono collegati fra di loro a mezzo di un corridoio a giorno; mentre i diversi edifici del reparto tubercolosi sono collegati a mezzo di un corridoio coperto, munito di grandi vetrate a uso veranda in cui gli ammalati potranno godere la luce proveniente dal perfetto mezzogiorno. Le aree scoperte e comprese fra i diversi padiglioni sono ridotte a parchi in cui alligneranno piante di essenza resinosa.
La cerimonia inaugurale
La benedizione impartita dal Vescovo di Bovino padre Cornelio, che pronuncia poi un elevato, patriottico discorso alla presenza del Re oltre ai funzionari lecoli e regionali:

«Maestà!
Scienza e Carità, Religione e Patria oggi si fondono insieme in una sublime armonia. Sono appena poche ore e Vostra Maestà rendeva più augusto il rito che si compieva nel nostro studio patavino a sublime incitamento dei giovani che videro onorati i loro compagni caduti sul campo della gloria; ed ora coronate gli sforzi di questa vetusta cittadina, inaugurando un edificio destinato al dolore.
Benedetta la scienza che conquista e soggioga la natura; benedetto l’uomo che sale coi progressi a dominare le forze del creato; ma sopratutto benedetto chi il creato e la natura e le forze dell’Universo e ogni conquista della mano e della mente dell’uomo guidava a sollievo dei fratelli e fa strumento santo di carità! La scienza arricchisce, nobilita i popoli ma essa non sopprime i dolori, le malattie, la morte, perciò accanto alle Università del sapere sorgono gli Ospedali a sollievo di chi soffre, anch’essi campo immenso della scienza, ma sopratutto campi della carità.
Ed io mi reputo fortunato perchè se l’altra settimana benedivo la schiera degli scolari all’ombra dei simboli della Patria nostra, oggi la mia seconda benedizione scenda sopra un nuovo Ospedale che è evocazione del Vangelo, che inclinato sulle piaghe del ferito per sanarle; un Ospedale che comprenda eroismi di anime grandi fino al sacrificio della vita, che il Patrono degli infermi San Camillo de Lellis, il quale nell’incendio dell’Ospedale di Roma si carica sulle spalle i malati importanti e con essi sulle spalle passa e ripassa attraverso le fiamme.
Maestà Voi emulando gli eroismi di gloriosi padri Vostri, doppiamente onorate questa festa della carità.
L’Italia ricorderà con santo orgoglio che dove vi furono lacrime da asciugare, dolori da lenire, pubbliche sventure da confortare, la Vostra paterna figura rifulgeva benefica come la luce del sole. Le città e le regioni desolate dai terremoti vi hanno veduto pellegrino sui monti di rovine; e ricorderà il Vostro palazzo cambiato in Ospedale per accogliere i profughi, i valorosi di guerra e L.L. M.M. le Regine nostre diventare volontarie infermiere dei sofferenti.
E quando gli infermi assistiti in questo Ospedale benedetto alla Vostra presenza diranno a Voi un grazie, Voi da lontano raccoglierete l’eco delle grazie e benedizioni che oggi Monselice tutta Vi dice e Vi fa pregato con me».


 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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