PANDINO Fondazione Casa di Riposo Ospedale dei Poveri Onlus - Ospedali d'Italia

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PANDINO Fondazione Casa di Riposo Ospedale dei Poveri Onlus

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Il contenuto della scheda è tratto integralmente dal volume dedicato all’Opera Pia Ospedale dei poveri di Pandino edito, dalla stessa Opera Pia, nel 2008.
Naturalmente, come per molte altre schede, mi sono limitato a riportare solo alcune notizie a mio parere più interessanti per il lavoro di ricerca svolto, ma ci tengo a sottolineare che i contenuti riportano, con dovizia di particolari, nomi e cognomi dei molti benefattori che hanno reso possibile la nascita dell’istituzione, come pure di tutti i riferimenti temporali, dalle fasi progettuali alla realizzazione pratica, delle innumerevoli opere di ammodernamento che nei decenni si sono attuate per migliorare sempre più l’offerta di una buona assistenza e cura.

Anticamente Pandino faceva parte del ducato di Milano; per questo, grazie ad una concessione ducale, era possibile far ricoverare gli ammalati poveri del borgo all'Ospedale Maggiore di Milano. I Pandinesi, tuttavia, non usufruivano di tale opportunità, preferendo indirizzare i propri malati indigenti all'Ospedale di Lodi, che li aveva sempre ospitati gratuitamente. Dopo l'annessione della Lombardia al Piemonte, viene cancellata la provincia di Lodi-Crema che comprendeva anche Pandino, e con una legge del novembre 1859, Lodi viene incorporata nella provincia di Milano, mentre Pandino è incluso in quella di Cremona. In seguito a tale riassetto territoriale, l'ospedale lodigiano fa sapere di non essere più intenzionato a curare gratuitamente i pandinesi poveri, poiché questi ultimi appartenevano ad una provincia diversa.
I pandinesi fanno ricorso all'antica concessione ducale per inviare gli ammalati poveri del paese a Milano; per giungervi, però, era necessario affrontare un viaggio particolarmente disagevole, che non tutti erano in grado di sopportare: per percorrere interamente il tragitto occorrevano almeno sei ore, e l'unico mezzo di trasporto disponibile era una carrozza con ruote alte un metro e mezzo.
Inizia così a diffondersi tra gli abitanti del circondario di Pandino il desiderio di avere a disposizione un ospedale in paese, al fine di provvedere ai bisogni dei poveri. Il problema sta tanto a cuore ai pandinesi che già nel 1887 è possibile avviare la raccolta dei fondi necessari alla creazione di un ospedale; l'iniziativa ha tra i suoi promotori la Società Operaia di Mutuo Soccorso del luogo, che organizza una pubblica sottoscrizione e delle pesche di beneficenza. Sorgono poi dei comitati, allo scopo di accumulare in poco tempo una somma sufficiente per la costruzione del nosocomio.
È soprattutto per merito del cav. Giovanni Fassina che comincia a materializzarsi il sogno di un ospedale, che mette a disposizione un terreno di sua proprietà dove erigere il nosocomio, rendendo così possibile l'avvio dei lavori. La prima pietra dell'ospedale di Pandino è posta il 26 aprile 1896.
Bisogna sottolineare come la realizzazione dell'ospedale si è concretizzata dal desiderio di tutti i pandinesi di veder nascere nel borgo un luogo di cura; chi non poteva permettersi di offrire denaro per la costruzione dello stabile, lavora senza paga nel cantiere.
L'8 maggio 1898 viene stilato lo statuto di quella che si vuole battezzare "Opera Pia Ospedale dei Poveri di Pandino", il cui obiettivo era il "ricovero, cura e mantenimento degli ammalati poveri in Pandino", e la cui amministrazione spettava alla locale Congregazione di Carità.
Durante questi anni i componenti della Congregazione lamentano sovente delle cattive condizioni delle finanze dell'Opera Pia; proprio per ottenere nuove entrate gli amministratori pensano di sfruttare alcuni locali già agibili del fabbricato ospedaliero: nel corso dell'estate del 1904 alcune stanze vengono affittate ad una ditta di Bergamo che le usa come deposito bozzoli, mentre nel 1906 due camere sono concesse al comune di Pandino, che aveva bisogno di spazi da adibire ad aule scolastiche, in cambio di un 'elargizione a favore dell'ospedale.
Il 10 luglio del 1907 è compilato il regolamento interno dell'ospedale. Dall'esame di questo documento, apprendiamo che la struttura ospedaliera non aveva un proprio medico, poichè l'incarico di "direttore delle sale" era ricoperto dal medico condotto di Pandino; egli aveva l'obbligo di effettuare una visita mattutina ai ricoverati e poteva eseguire operazioni dette di "bassa chirurgia ", mentre per condurre operazioni più complesse doveva chiedere il consenso alla Congregazione di Carità. Il regolamento poi precisava che, nell'ospedale di Pandino, erano ammessi solamente gli infermi poveri del comune colpiti da mali curabili, e i non residenti bisognosi di soccorso che venivano a trovarsi in paese (per i quali si domandava in seguito il rimborso delle spese alle autorità competenti). Per poter essere ricoverato, ogni malato doveva esibire il certificato medico e il certificato di povertà rilasciato dal sindaco; chi però si presentava al nosocomio colpito da "improvvisi infortuni" era ammesso anche senza quella procedura burocratica. Era possibile curare ammalati a pagamento. Si forniva inoltre gratuitamente il chinino ai malarici del paese. Stilando il regolamento, i componenti della Congregazione stabiliscono anche di assumere per formare il personale occorrente, personale che doveva sottoporsi agli ordini del medico: una suora superiora economa, una suora con mansioni diverse, un'infermiera-servente laica o suora, un infermiere servente; a tutti erano garantiti vitto e alloggio, e i due infermieri serventi dovevano pernottare nell'ospedale.
Un membro della Congregazione, ogni anno, veniva nominato "visitatore" e doveva verificare il buon andamento del luogo di cura. Infine, per rispettare il volere della benefattrice Marianna Collini, uno o più letti dell'ospedale erano riservati ai contadini poveri dei terreni di proprietà degli eredi della signora, mentre un letto spettava agli ammalati poveri di Agnadello; i comuni citati avevano comunque l'obbligo di corrispondere una retta giornaliera per i loro ricoverati.
L'inaugurazione dell'ospedale avviene il 7 settembre 1908
Il personale femminile necessario al nosocomio viene reclutato presso l'istituto delle Suore del SS. Sacramento di Rivolta d'Adda; le suore erano retribuite con una lira al giorno. Dal momento dell'apertura al 31 dicembre 1908, sono ricoverate 21 persone, 5 delle quali a pagamento perchè provenienti da altri comuni. Computando le varie spese, risulta che la retta giornaliera per ogni malato ammontava a 2,25 lire.
Gli anni che vanno dal 1915 al 1918 sono segnati dagli eventi della prima guerra mondiale. L'ospedale dei Poveri di Pandino è in grado di accogliere, anche durante questo periodo, tutte le persone che domandano soccorso, nonostante l'aumento di tutti i generi di prima necessità e alla conseguente eccedenza delle uscite rispetto alle entrate.
A partire dal 1919, il quadro economico dell'ospedale inizia a normalizzarsi.
Non bisogna dimenticare, infatti, che anche negli anni 20, la beneficenza a favore dell'Opera Pia non conosce interruzioni.
Alla fine del 1935 la Congregazione ritocca nuovamente le rette giornaliere, fissando a 16 lire la retta degli ammalati poveri non residenti a Pandino, a 14 lire quella dei malati non iscritti nell'elenco dei poveri del comune, a 8 lire quella per i ricoverati a carico del comune di Pandino. Nel 193 7 il personale in servizio presso il nosocomio era formato da una suora economa, tre suore infermiere, un inserviente, un dipendente, un segretario.
Nel 1938 l'Eca (Ente Comunale di Assistenza), subentra alla Congregazione di Carità.
Siamo così arrivati agli anni della seconda guerra mondiale, ed è facile immaginare quali difficoltà devono incontrate l'Eca, il personale ospedaliero e soprattutto la popolazione; durante questo periodo molti abitanti del paese si fanno ricoverare all'ospedale dei poveri per assicurarsi dei pasti regolari per qualche giorno.
Finita la guerra, non si pensa solamente a ingrandire il nosocomio, bensì si fa di tutto per potenziarne i servizi. Per questo nel 1950 sono installati un apparecchio radiologico, apparecchi per la marconiterapia, un forno elettrico terapeutico. L'ambulatorio radiologico diventa operativo. Nel fabbricato ospedaliero era ospitato anche l'ambulatorio comunale.  Dal 1954 sono registrati anche i proventi del reparto ostetrico.
La retta giornaliera di degenza viene fissata nel 1955 a 500 lire per i poveri a carico del comune di Pandino e a 700 lire per i poveri di altri comuni.
In base ad una statistica del 1959, risulta che nell'ospedale pandinese erano allora occupate due infermiere religiose, due ostetriche laiche e altre cinque persone che componevano il personale di servizio (due laici e tre religiose); agli inizi degli anni '60 è inoltre segnalata la presenza di un medico neurologo.
Esaminando una relazione tecnica stesa tra il dicembre del 1960 e il gennaio del 1961 per conto del Ministero dei Lavori Pubblici, si scopre che l'ospedale di Pandino era qualificato come "Infermeria per malati acuti di medicina con sala cronici". Il documento fa scoprire che nelle corsie degli ammalati erano disponibili 26 posti letto (14 per le donne e 12 per gli uomini), nel reparto cronici 14 (7 sia per donne che per uomini), nella maternità e per i privati 4. Tra il '60 e il '63 sono via via soppressi i vari ambulatori; nel 1965 è smantellata la radiologia.
La svolta per l'Opera Pia si verifica nel 1968: nel corso di quell'anno il consiglio dell'Eca trasforma il nosocomio in casa di riposo.





 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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