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NOALE Ospedale Pier Fortunato Calvi

Ospedali Nord est > Regione Veneto > Venezia provincia

Tratto integralmente da: L’ospedale di Noale nella sua storia – Luigi Comacchio - 1953

A Noale, nel secolo XIV, coesistevano tre Ospedali. Nessuna meraviglia! Nei primi secoli dopo il mille, a costituire un Ospedale, bastava una casa di paglia. L'attuale Ospedale P. F. Calvi nel Trecento non era altro che una casa coperta di paglia.  Ciascuno aveva un compito particolare. L'Ospedale di S. Andrea era un lebbrosario; quello di S. Giorgio un' infermeria militare; il terzo, quello di S. Maria dei Battuti era un Ospedale che accoglieva malati poveri e pellegrini.
L'Ospedale di S. Andrea durò poco, un secolo e mezzo di vita, dalla metà del secolo XIII alla fine del secolo XIV. Funzionava nei periodi di epidemia e, forse, nel caso particolare di qualche povero bisognoso. Cessò di vivere, non tanto per la scomparsa della peste, quanto per cedere il posto all'Ospedale di S. Maria dei "Battuti, che alla fine del '300 era in piena attività.
L'Ospedale di S. Giorgio serviva per i soldati infermi sino a tutto il secolo 1300, poi fu ridotto in Chiesa demolita nel 1390.
Il terzo Ospedale, il più importante, quello da cui discende direttamente l'attuale Ospedale Pietro F. Calvi, l' Ospedale dei Battuti.
I Battuti non subentrarono soltanto nella direzione e amministrazione dell'Ospedale di San Giorgio ma diedero origine e fondarono anche un proprio Ospedale, intitolato a S. Maria.
I Battuti furono chiamati, a seconda dei luoghi, anche Flagellanti, Disciplinati, Verberati, Scovatori. A Noale si chiamarono sempre Battuti, "Schola S. Mariae de Batutis de Noale.
Il grande movimento dei Battuti sorse a Perugia nel 1260, per opera di Ranieri Fasani. Questi, un semplice laico, dopo aver passato dieci anni in luogo solitario nella preghiera e nella penitenza, l'anno 1260 uscì dal suo eremo e, vestito di sacco, cinto di fune, con un flagello in mano, andò a Perugia, predicò sulle piazze, esortò i cittadini alla penitenza e, dando l'esempio, in pubblico cominciò a flagellarsi fino al sangue.
L'ospedale di Noale ebbe, attraverso i secoli della sua esistenza, varie denominazioni. Dapprima, e precisamente dalla fondazione avvenuta all'inizio del secolo XIV fino al 26 aprile 1806, fu chiamato Ospedale di S. Maria dei Battuti.
Soppressa la confraternita dei Battuti per la Legge Italica del 26 aprile 1806 e rimasto in piedi l'ospedale, questi prese la denominazione di Congregazione di Carità e fu retto da un Consiglio di Amministrazione composto di cinque membri e di un segretario.
Caduto Napoleone e passato il Veneto sotto il governo austriaco, l'ospedale, in seguito alla legge 19 luglio 1819 assunse il titolo di Ospedale Civile e Pio Istituto Elemosiniere.
A comprendere e giustificare tale lunga denominazione si tenga presente che l'ospedale noalese, fin dai primi secoli della sua esistenza, aveva una doppia natura, di nosocomio e di istituto di beneficenza.
Troviamo, al riguardo, spiegazione in un documento che porta la data del 31 maggio 1856 e dice testualmente: "Per effetto delle testamentarie disposizioni, lo Stabilimento somministra ai poveri esterni della sola parrocchia di Noale elemosine in denaro, medicinali, pane e vestiti, e dota ogni anno quattro donzelle povere. Per questo si chiama, Ospedale ed Istituto Elemosiniere.
Ma la metamorfosi del nome non è terminata.
Infatti nella seduta del 13 gennaio 1933 il Consiglio di Amministrazione fu intitolato al nome di Pietro Fortunato Calvi.
I consiglieri presero quella deliberazione affinchè l'Istituto servisse a manifesto, orgoglioso e degno tributo di affetto e di gratitudine al più grande Cittadino Noalese, le cui eroiche ed epiche gesta, coronate dal martirio, risplendono e risplenderanno sempre di luce vivissima nella storia del Risorgimento: Pietro Fortunato Calvi. Da quel giorno l'antico nosocomio di Noale porta ufficialmente la denominazione di Ospedale Pietro Fortunato Calvi.
All'inizio del Trecento l'ospedale non era altro che una casa coperta di paglia, atta a ricoverare qualche povero pellegrino o mendicante.
A caratterizzare la fisionomia dell'ospedale di quell'epoca aggiungiamo che esso più che un vero nosocomio era un ospizio, dove l'accolto poteva soggiornare soltanto qualche giorno, com' era stabilito negli statuti. Infatti il capitolo cinquantasette stabiliva che nessun povero potesse essere ricoverato nell'ospedale più di tre giorni nell'estate e qualche giorno di più nell' inverno.
Nel Quattrocento l'ospedale segnò un notevole sviluppo, crescendo di qualche altra costruzione. Non è escluso che il tetto fosse ancora di paglia, se il 2 ottobre 1513,
nell'incendio di Noale, il complesso ospedaliero andò in fiamme tanto facilmente.  Nel 1516 l'ospedale venne ricostruito e ampliato.
L'edificio constava di tre parti, una centrale più alta e due laterali più basse. Il corpo centrale conteneva al piano terra un grande atrio o salone d'ingresso (poi chiesa) e a tramontana una sala per uomini (poi sagrestia) e al piano superiore un vasto granaio (poi sala donne).
La parte laterale sinistra fu data in uso di alloggio al segretario dell'ospedale. La parte laterale destra conteneva alcuni locali per gli infermieri.
Si noti che fino dall' inizio del '500 i degenti erano quasi esclusivamente di sesso maschile, per cui bastava una sola stanza di degenza.
Nel 1534 i Battuti  presero la decisione di costruire" un loco nello hospedal per le donne.
Questa sala fu costruita nella parte laterale destra, a piano terra, forse a tramontana. Non era il posto più indicato. Il loco era umido e puzzolente. Finalmente nel 1581 i Battuti, mossi a pietà  per le povere donne che vengono ad allozar in detto hospedal, rimediano a tale deplorevole inconveniente col fabbricare, al primo piano, sopra la sala degli uomini una stanza non troppo ampia, capace di contenere tre posti letto.
L'ospedale fino al 1840 era costituito da pochi vani e quindi aveva una capienza assai limitata: una decina, circa, di posti letto. Si componeva di due stanze di degenza per gli ammalati, di alcuni locali per gli infermieri, di cucina, legnaia e cantina.
Nel 1842 il vasto granaio fu ridotto in due sale pegli infermi dei due sessi, capaci per 14 letti.  Tre anni dopo, per disposizione impartita dall'imperiale regio medico li 13 giugno 1845, furono costruite due stanze per pazzi. Nel 1848  fu fatto un restauro generale di tutte le Fabbriche.
Gli ammalati affluivano anche dai vicini comuni, per cui fu giocoforza pensare ad un ulteriore ampliamento.
Col ricavato di una colletta furono costruite, nel 1852, due sale chirurgiche, una cappella e una sagrestia; per la prima volta nella storia dell'ospedale le sale dei degenti vengono divise in mediche e chirurgiche. Il lavoro fu compiuto negli anni 1857 e 1858.
Con una nuova costruzione, alla fine del settembre 1865, l'ospedale aveva raddoppiato la sua capienza e risultava costituito da un reparto chirurgico con due sale, una per uomini a cinque posti letto e l'altra per donne a sei posti letto; da un reparto medico con tre sale, di cui una per uomini a sedici posti letto e due per donne a complessivi dodici posti letto; da quattro stanzette per pazzi con quattro posti letto complessivi; da alcuni locali per le Suore e per gli infermieri e da tutti gli occorrenti servizi. C'era anche il bagno e la cella mortuaria.
Poco dopo all'ospedale arrivò la luce elettrica. Le lampadine nel 1908 erano sette all'enugsteno, da 30 e da 40 candele.
Si giunse al 1930 senza far nulla di sostanzialmente nuovo.
Venne la seconda guerra mondiale e il "Calvi, dovette sfollare nei locali dell'Asilo di Noale per lasciare l'ospedale prima alla Croce Rossa Italiana, poi al nosocomio di Mestre, anch' esso sfollato.
Terminata la guerra si procedette  ad ulteriori ingrandimenti e, scartato un primo progetto di costruire un secondo padiglione, si iniziarono i lavori per la sopraelevazione del reparto chirurgico. Questi, iniziati nel 1952, terminarono nel 1958. Poi venne la volta del Reparto Medicina, del quale, nel 1956 furono gettate le prime fondamenta.
Questi lavori erano finanziati in parte dallo Stato come rimborso danni di guerra.
L'ospedale all'inizio del 1960, aveva una capienza di 200 posti letto.
Sino alla fine dell’800 inizio 900 l’ospedale doveva provvedere al rispetto di alcune disposizioni testamentarie:
1) La distribuzione delle vesti. Questo legato, detto anche delle tuniche o gonnelle prevedeva di dover vestire ogni anno dodici poveri.
2) Il legato dei quattro ducati. L'ospedale, ogni anno, il venerdì santo, donava ai poveri della terra di Noale quattro ducati.
3) La somministrazione di medicinali. L'ospedale non solo stipendiava un medico e un chirurgo per visitare gli ammalati poveri, ma, per dirla in gergo popolare, passava loro anche le medicine.  Nel Sette ed Ottocento per la fornitura di medicinali ai malati poveri, degenti all'ospedale o dimoranti nelle proprie case, versava ai farmacisti somme rilevanti.  La fornitura dei medicinali - come prescriveva l'art. 33 dello statuto del 1888- era allogata mediante asta pubblica a quel farmacista che offriva il maggior ribasso sui prezzi dell' ultima tariffa provinciale.
4) La dispensa del pane. Ebbe inizio nel 1603 e prevedeva  di dispensare ai poveri, ogni quattro mesi, una certa quantità di pane.
5) Elemosine ai poveri. A sollievo dei poveri, faceva molte elemosine in denaro e in natura. Dava con grande generosità, senza badare a privazioni e a sacrifici.
6) Le quattro grazie dotali. Consisteva nel conferire ogni anno quattro doti del valore di dieci ducati ciascuna a quattro donzelle povere, due del centro e due della campagna di Noale.
I sanitari che prestavano servizio nell'ospedale e nel territorio di Noale erano quasi sempre due: un medico fisico e un chirurgo. Il primo, laureato all'Università, il secondo un semplice abilitato all'arte oppure - e solo più tardi - un licenziato, dopo qualche anno di studio universitario.
Il chirurgo operava in stretta collaborazione con il medico fisico, di cui era quasi un esecutore di ordini. Per questo egli svolgeva un ruolo di secondaria importanza e percepiva uno stipendio assai inferiore. Nel '700 il chirurgo percepiva un onorario di dieci ducati, mentre il medico fisico ne percepiva trenta.
I sanitari godevano un grande prestigio e, nella estimazione del popolo, venivano subito dopo i sacerdoti.
I titoli che spettavano ai medici fisici erano eccellente, eccellentissimo, maestro, mentre i chirurghi godevano solo del semplice titolo di signore.
I sanitari nei primi cinque secoli non avevano, nella vita dell'ospedale, nessun compito amministrativo o disciplinare. Visitati i pazienti e prescrittane la cura, essi se ne andavano lasciando al Priore ogni responsabilità relativa all'assistenza dei malati e all'andamento del Pio Luogo.
Nell'edificio dell'ospedale non c'era a loro disposizione neppure una stanza o ufficio che dir si voglia.
Il sanitario ci appare come un semplice stipendiato, posto in uno stato di inferiorità di fronte ai Massari e allo stesso Priore.  Per togliersi questo complesso di inferiorità, ai medici non restava che una via: indossare la cappa del confratello. Molti lo fecero riuscendo, per le loro doti e per un certo loro prestigio, a coprire anche posti di responsabilità.
Nel secondo periodo che va dal 1806 in poi il sanitario si staccò dal clichè, tradizionale e prese spirito e forme nuove. Occupa un ruolo di importanza decisiva.
È il medico che fa l'ospedale; è lui che incide sulla sua vita, che lo fa salire ai fastigi della celebrità o lo condanna alla morte.
La direzione dell'ospedale, rispondendo ad una richiesta della delegazione provinciale di Padova, comunicava in data 24 maggio 1826 la seguente notizia: "Il medico e il chirurgo, col solo onorario dell'ospedale, prestano gratuita assistenza a tutti i veri indigenti della Parrocchia, la quale da levante a ponente ha la distanza di circa quattro miglia, e di due miglia circa da mezzogiorno a tramontana. Agli ammalati poveri nelle proprie case si somministrano loro tutti gli occorrenti medicinali e si dispensano dei soccorsi in denari nelle loro necessità; tali miseri si riconoscono da certificato parrocchiale. Il mantenimento degli ammalati nell'interno dell'ospedale si fa in via economica, ed il proprio custode ed infermiere n'è il somministratore.
Ma nel 1830 il Comune evocò a sè il dovere dell’assistenza sanitaria ai malati del proprio territorio e creò nei propri quadri l’officio del medico condotto, per cui a cominciare da quell'anno si ebbe in Noale due posti di sanitari: dell'Ospedale e del Comune. Di fatto però, fino alla fine dell'Ottocento, i due posti furono coperti da una stessa persona.
Nel tempo in cui i Battuti reggevano le sorti dell'ospedale, cioè nel tempo che va dal secolo XIV al secolo XVIII, l'elezione del medico e del chirurgo avveniva secondo una procedura semplice, democratica. La confraternita bandiva il concorso con un manifesto che veniva affisso alle porte della chiesa parrocchiale.
Trascriviamo, a titolo di esemplificazione, il manifesto del 14 luglio 1785, rivolgendo l'attenzione su alcune particolarità: la brevità del tempo utile per concorrere, i doveri del medico e del chirurgo, l'elezione a pluralità di voti.
"Volendo il Pio Ospedale, sive Veneranda Scuola de Santa Maria de Battuti di questa terra, divinire all'elezione di medico fisico e medico chirurgo, affine ogni uno, nella rispettiva propria mansione, assister abbia ai poveri miserabili infermi.
"Si fa noto a qualunque degl' eccellenti medici fisici e chirurghi di questa terra, muniti de requisiti dalle Leggi voluti, che applicando di esser condotti respettivamente in detti offici, devano produr i propri memoriali o sia darsi in nota a mano del massaro di detto Pio Luogo, signor Antonio Carretta, nel termine di giorni sei prossimi venturi, per essere rispettivamente ballottati dai confratelli di detto Pio Luogo.
"Il Fisico eletto con la pluralità de' voti avrà debito preciso di visitare e opportunatamente curare tutti li miserabili poveri infermi che gli verranno per tali indicati dai Massari pro tempore, et il Chirurgo come sopra nel proprio uffizio e relativamente alle ordinazioni del Fisico.
Scaduto il termine del tempo utile, i confratelli, previo il suono della campana e l'avviso dall'altare, si radunavano nell'aula capitolare detta scoletta.
Fatta la preghiera dal cappellano della confraternita e cantato il Veni Creator Spiritus, l'incaricato faceva l'appello degli intervenuti. Poi il massaro leggeva le "suppliche, degli eventuali concorrenti. Le "suppliche,, man mano che erano lette, venivano poste alla votazione ossia, come allora si diceva, alla ballottazione.
Eletto era chi otteneva la maggioranza dei voti (metà più uno). Se c'erano più concorrenti riusciva vittorioso chi otteneva il numero più alto di voti.

Se nessuno guadagnava la maggioranza dei voti, l'elezione veniva rimandata ad un'altra convocazione dei confratelli.
La cosa rivestiva grande serietà tanto che erano esclusi dalla votazione quelli che erano eventualmente legati da parentela con i concorrenti.
Di seguito alcune informazioni  derivate da un saggio pubblicato dalla Azienda ULSS 13 Mirano in occasione della presentazione del Bilancio Sociale 2006 fatto pervenire al comune di Noale da una storica locale.
Numerosi benefattori, di cui fa memoria una lapide all'interno della struttura, contribuirono nel tempo alla vita dell'ospedale ed alle sue esigenze. All'epoca l’ospedale possedeva terreni ed allevamenti di animali e nel libro paga è testimoniata la presenza di un agronomo. Gli allevamenti sono stati eliminati per motivi igienici intorno alla metà del secolo scorso; i terreni, alla fine degli anni 70, sono passati con legge regionale in proprietà dei comuni di pertinenza con vincolo di destinazione alla ULSS che nel tempo li ha venduti destinandone il ricavato al miglioramento delle strutture ospedaliere. Negli anni 70,  prima della riforma sanitaria, la regione Veneto individuava il complesso di Noale come ospedale generale zonale. L'ospedale era dotato di una capacità ricettiva di  529 posti letto.
All'inizio degli anni Ottanta, a seguito dell'attuazione della riforma sanitaria 833/78 insieme all'ospedale di Mirano diventa presidio ospedaliero dell'ULSS 17. A decorrere dal 1/1/1995, con la riforma sanitaria, le ULSS diventano azienda ed a seguito della fusione delle ULSS 17 di Mirano  ed ULSS 18 di Dolo, gli ospedali di Noale, Mirano e Dolo diventano presidi ospedalieri dell'azienda ULSS 13.










 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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