VENEZIA Ospedale San Giobbe - Ospedali d'Italia

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VENEZIA Ospedale San Giobbe

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La scheda proviene dal sito "Venezia Museo"; L'intento del Suo curatore è quello di far vedere una Venezia che pochi vedono e conoscono

http://www.veneziamuseo.it/TERRA/Cannaregio/Geremia/gere_osp_sangiobbe.htm


Durante la seconda metà del '300, Venezia è ripetutamente colpita da epidemie di peste, proprio mentre si trova impegnata in guerre contro Genova e Padova. Eventi nefasti, che scaricano il peso delle loro conseguenze soprattutto sui ceti più deboli della popolazione.
Colpito dal numero crescente dei bisognosi, nel 1378 il nobilomo Zuane Contarini acquista in questa area periferica della città da tale Bertuccia, moglie di Marco Benaldo, una caxetta con annesso terreno, dove fonda un ospeal al fine di dare accoglienza ai poveri ed ai vecchi indigenti, specialmente di questa zona della Contrada.
Già nel 1380 l'ospeal inizia ad accogliere i suoi primi ospiti, e grazie al sostegno degli abitanti e ad una sostanziosa donazione da parte della nobildonna Caterina, vedova di Piero Emo, il primo nucleo può ampliarsi e venir completato con la costruzione di un piccolo oratorio.
Poco dopo l'ospeal ottiene anche l'attenzione del massimo organo politico della Repubblica, il Mazor Consejo, che con grazie del 1382, del 1384 e del 1389 autorizza l'acquisto di alcuni terreni confinanti e permette di ricavarne altri ancora bonificando alcuni tratti del circostante paluo (palude).
Con il complesso assistenziale ben distribuito attorno al piccolo oratorio, ormai esteso fino alla fondamenta lungo il canal de canaregio, la morte coglie Zuane Contarini l'8 settembre 1407, non prima però che il filantropo abbia potuto nominare erede di tutte le sue sostanze l'ospeal stesso. Contro la volontà paterna si oppone però immediatamente la figlia Lucia, vedova di Enrico Dolfin, la quale impugna il testamento, chiedendo all'ufficio dei Zudesi del Proprio che i beni vengano a lei trasmessi. Ufficialmente ella rivendica la restituzione della dote della madre, Isabella, ma in realtà l'austera nobildonna è fortemente preoccupata di salvaguardare l'eredità spirituale del padre nel momento della trasmissione in altre mani.
Ad ogni buon conto, mentre la causa è ancora pendente, nel 1409 i nove Governadori chiamati a gestire le sostanze dell'ospeal, provvedono a dare esecuzione al testamento in contestazione, nominando il primo Prior, ossia il responsabile amministrativo.
Arriva intanto l'anno 1422 e i Zudesi del Proprio riconoscono essere fondate le argomentazioni avanzate da Lucia Dolfin Contarini, pertanto l'ospeal, l'oratorio e terreni vengono definitivamente ascritti fra le sue proprietà personali. Tuttavia, come detto, Lucia intimamente desiderava solo che l'opera di carità iniziata dal padre avesse un sicuro seguito, così che la nobildonna provvede a designare personalmente i nuovi Commissari, tra i quali sceglie anche un fratello di quel Lorenzo Giustinian il quale, vigoroso riformatore della chiesa veneziana, nel 1451 diverrà il primo Patriarca di Venezia.
Nel 1428, credendo di aver ormai pienamente raggiunto il suo intento, Lucia decide di affidare l'ospeal e l'oratorio all'Ordine dei francescani minori osservanti, ma si trova quasi subito a dover contrastare l'intenzione espressa dai frati di dar corso alla demolizione dell'antico oratorio per innalzare la nuova chiesa. Con la tenacia che le è propria, Lucia riuscirà ad imporre il proprio volere ed il nuovo edificio religioso sorgerà a lato.   
La morte coglie questa donna straordinaria nel 1447, ma come già aveva disposto il padre, anch'ella per tramite del proprio testamento nominerà erede di tutto il suo patrimonio l'ospeal, che così tornerà nuovamente ad essere il proprietario di sé stesso.
Quasi certamente allo scopo di evitare speculazioni o sperpero di denaro, non si farà attendere il savio intervento dei Zudesi de Petizion, i quali nel 1448 disporranno che per l'avvenire i Commissari non potessero mai essere più di sette.
Nella seconda metà del '500 viene eretto l'oratorio con il campaniletto a vela, che ancora oggi prospetta in fondamenta S. Agiopo. All'interno veniva ricavata la tomba (la cui lapide sepolcrale è ancora in sito) che accolse le spoglie del nobilomo Zuane Contarini, fondatore dell'ospeal,
Nel corso del XVIII secolo l'ospeal de San Jobe prese ad essere comunemente denominato ospissio Da Ponte, ciò è documentato anche dalla toponomastica del luogo, dove appunto la fondamenta che corre a lato del rio de la crea si chiama fondamenta dell'ospissio Da Ponte. Il motivo di questa impropria denominazione discende dal fatto che nel 1784 tre fratelli, i nobilomeni Lorenzo Zuane, Lorenzo Nicolò e Lorenzo Antonio, della famiglia Da Ponte, si ritrovarono per lungo tempo tutti insieme a ricoprire la carica di Commissari dell'ospeal, venendo perciò individuati dal popolo anche come i proprietari. In verità Il casato Da Ponte aveva iniziato a partecipare alla gestione già dal XV secolo, quando ne fu coinvolto anche Nicolò Da Ponte, futuro Dose, che tuttavia non appena fu eletto rinunciò all'incarico. Caduta la Repubblica nel 1797, l'ospeal ebbe a lottare strenuamente per sopravvivere ai reiterati tentativi di "normalizzazione" intrapresi dall'invasore francese, che a partire dal 1806, con la pubblicazione degli editti napoleonici, provvide alla soppressione e successiva chiusura di numerose schole, ospeai, ospissi, chiese e conventi.
Dopo la parentesi austriaca, durante la quale l'ospeal mutò la sua forma giuridica in Opera Pia, la situazione tornò a peggiorare nel 1866 con l'unione al Regno d'Italia, quando appunto gli italiani chiesero di conoscere quali fossero i motivi che impedissero la riunione di questa Opera Pia nella Congregazione di Carità.
Anche in questo caso però l'Opera Pia Zuane Contarini riuscì a mantenere la sua antica autonomia, ed ai nostri giorni, con successo ed abnegazione, la sua ultracentenaria attività privata di assistenza alle persone anziane, povere ed indigenti è continuata nello stesso luogo della sua fondazione, dalla Fondazione Zuane Contarini. La "condizon de decima" del 1582 ci permette di conoscere la situazione patrimoniale dell'ospeal in quel tempo: una caxetta per il Prior, altri edifici con ben centoventi stanzette che si assegnavano ai poveri, una caxetta per il vigner e la vigna che veniva data in affitto. Il campo coltivato si trovava nei pressi della vicina corte Santa Maria de la Pazienza, dove nel corso del XVI secolo venne innalzato un muro allo scopo di proteggere l'uva. Prima della realizzazione della stazione ferroviaria, la vigna prospettava direttamente sull'ampia sacca  lagunare detta di Santa Ciara in isola.
Appena ridimensionate dalle trasformazioni urbanistiche che interessarono questa zona della città con la costruzione ottocentesca del grande macello pubblico, l'estensione dell'ospeal raggiunse nel tempo proporzioni davvero ragguardevoli:
il gruppo di case detto "borghetto" (civici 570-613/A), poste ad angolo fra fondamenta dell'ospissio Da Ponte e fondamenta S. Agiopo. Nel giardino interno si trova collocata una vera da pozzo gotica sulla quale è scolpito lo stemma di famiglia dei Contarini.
Nel catastico del 1754, documento conservato presso l'Archivio della Fondazione, sono disegnate con estrema chiarezza le proprietà dell'epoca: l'ospeal de la Crose era già nell'antico diviso in due corpi, di qua e di là del ponte de la saponela: verso la chiesa di Sant'Agiopo era costituito dall'ospeal de San Jobe, suddiviso in "borghetto" e "de le vecie", ed invece verso la laguna vi era l'ospeal de la Crose, detto al tempo anche "ospeal de le becarie".

 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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