PARMA Ospedale psichiatrico S. Francesco di Paola - Ospedali d'Italia

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PARMA Ospedale psichiatrico S. Francesco di Paola

Ospedali Nord est > Regione Emilia Romagna > Provincia Parma

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La presa di coscienza della malattia mentale e la creazione di luoghi appositi di ricovero e cura negli ex ducati di Parma e Piacenza non va più indietro della seconda metà del secolo XVIII. Un interessante manoscritto, datato 17 marzo 1762 ma purtroppo anonimo (redatto sotto il ducato di Filippo di Borbone e quindi in pieno clima riformistico cui a Parma darà particolare impulso l'opera del ministro Guglielmo Du Tillot), e conservato nell'Archivio di Stato di Parma, tratta dello stato degli alienati e dei provvedimenti relativi che si credeva indispensabile prendere, notando che tra i molti ospedali allora esistenti a Parma, non ce n'era uno per «i poveri pazzi» e si proponeva di trovare i fondi necessari «al mantenimento di un serraglio di venti o trenta persone». Soltanto intorno al 1793, però, fu adattata a ricovero dei pazzi una casa di proprietà dell'ospedale della Misericordia (ancor oggi visibile nell'attuale via d' Azeglio, di fronte all'ex ospedale, già sede dell'Archivio di Stato): si trattava di poche e piccole stanze, prive di aria e di luce, dove i ricoverati, spesso legati su letti di legno e nutriti degli avanzi del cibo somministrato agli ammalati dell'ospedale della Misericordia e quasi mai visitati dai medici, ben presto finivano per morire di scorbuto. Questa situazione durò sostanzialmente fino alla presa del potere da parte di Maria Luigia d' Austria, che giunse a Parma nel 1816.

Il 14 febbraio 1818 Maria Luigia nominava una commissione per individuare il luogo più idoneo in cui allogare il nuovo ospedale per i mentecatti e la scelta cadde sull'ex convento di S. Francesco di Paola, posto in Strada Maestra di S. Croce (ora via d'Azeglio), i cui lavori di adattamento furono affidati all'ing. Giuseppe Cocconcelli. Il 9 settembre 1819 fu emanato il Regolamento per l'Ospedale di S. Francesco di Paola, in cui si dettavano le norme, semplici e umane, circa l'amministrazione, la cura e l'assistenza agli ammalati di mente: il giorno successivo dello stesso anno entravano i primi ammalati. Maria Luigia agli inizi di ottobre mandava a Napoli, perchè imparasse dal Linguiti nel manicomio di Aversa, il dottor Gaetano Buccella; morto questi il 30 aprile 1821, fu mandato a Napoli, per circa sette mesi (dal luglio 1821 al febbraio dell'anno seguente) il dottor Francesco Ramolini che al ritorno a Parma presentò un'ampia relazione su quanto osservato ad Aversa, e nella quale espresse le proprie impressioni, che non furono comunque del tutto favorevoli. Con ogni probabilità, Maria Luigia stessa visitò il manicomio di Aversa nel 1819: in quell'anno, infatti, essa compì un viaggio nel Regno delle Due Sicilie.
Il 29 aprile 1822 un decreto ducale stabiliva che il nuovo ospedale di S. Francesco fosse dichiarato "spedale centrale pei pazzerelli di tutti i nostri Stati" e che fosse ampliato fino ad accogliere novanta infermi. Dal 1830 comincia la crisi, soprattutto conseguente alla mancanza di spazio e di attrezzature idonee per dar ricovero ad un sempre maggior numero di infermi, tra cui gli affetti da pellagra: le relazioni tecniche e i lavori di adattamento si susseguivano senza soste, senza però trovare una soluzione definitiva; si dovette abbandonare, per mancanza di fondi, anche il progetto di un ospedale completamente nuovo. L' ospedale fu anche temporaneamente chiuso, dal 15 settembre 1854 fino al dicembre 1855, ed i pellagrosi deliranti furono ospitati nell'ospedale della Misericordia.


 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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