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PADOVA Ca' di Dio

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Il contenuto della scheda proviene integralmente da : LA CA’ DI DIO DI PADOVA NEL QUATTROCENTO Riforma e governo di un ospedale per l’infanzia abbandonata - ISTITUTO VENETO DI SCIENZE , LETTERE ED ARTI LA CA’ DI DIO DI PADOVA NEL QUATTROCENTO Riforma e governo di un ospedale per l’infanzia abbandonata FRANCESCO BIANCHI - Volume CIX – Venezia 2005

Agli inizi del XV secolo la Ca’ di Dio era il principale ospedale della città di Padova e veniva amministrata da una confraternita devozionale laica, che annoverava tra i suoi membri alcuni esponenti della più importanti famiglie patavine. Gli scopi assistenziali di questa istituzione erano gli stessi di ogni tipico ospizio medievale: infatti, doveva occuparsi di «pauperes, infirmi ac orphani», come recitano gli statuti del Comune di Padova del 1275.
Edificato tra il 1263 e il 1265, l’ospedale della Domus Dei (o Ca’ di Dio) era sorto originariamente come hospitium generico per iniziativa della fraglia di S. Maria dei Battuti, che ne assunse la direzione e di cui si trova documentazione proprio a partire dal 1263; è probabile che la nuova struttura assistenziale avesse assorbito le competenze di una preesistente Domus Dei, forse governata dai canonici della chiesa cattedrale di Padova.
I primi lavori di allargamento della fabbrica ospedaliera risalgono al 1275. Altri interventi di ampliamento avvennero nei primi anni del ’400 e attorno al 1427-28. Le opere di manutenzione o miglioramento dei beni immobiliari erano invece più frequenti e nei libri contabili si incontrano spese di questo tipo per ogni annata disponibile. Pur non potendo ricostruire una pianta dell’ospedale, attraverso i dati raccolti dallo spoglio dei documenti d’archivio è possibile risalire all’esistenza di alcuni ambienti all’interno della struttura ospedaliera. Sommando le varie notizie, possiamo dire che, verso la metà del XV secolo, la Ca’ di Dio disponeva di: due reparti ospedalieri (uno maschile e uno femminile), una chiesa con sacrestia, un cimitero, una camera «dalle spiciarie», una camera «da le aque», una cucina, un’abitazione per il priore, una camera per il fattore, un portico interno, una cantina, un granaio, un pozzo, una stalla per i cavalli, un pollaio e un orto. Nel libro del 1456 compare per la prima volta la «stuva per li puti», cioè una stanza fornita di riscaldamento e ricavata nel reparto femminile per l’accoglienza dei bambini. Rispetto agli altri ospizi padovani nel Medioevo, la Domus Dei presentava caratteristiche tali da attribuirle una funzione predominante nella rete ospedaliera prima del XV secolo. Infatti, l’ospedale occupava una posizione interna rispetto alla conformazione topografica urbana, mentre quasi tutti gli altri enti assistenziali gravitavano attorno alle mura. Era gestito da un’amministrazione completamente laica, espressione di una fraglia che nel XV secolo si occupava soprattutto di organizzare l’attività dell’ospedale e non dipendeva dalle scelte (e dal destino) di comunità religiose o parrocchie, come spesso accadeva per altri ospizi che costituivano solo appendici di strutture più ampie. Si rivolgeva a un’utenza in continua crescita (poveri, infermi, esposti), al punto da richiedere diversi ampliamenti a partire dalla fine del XIII secolo. Inoltre, è probabile che la Ca’ di Dio garantisse un livello di medicalizzazione dell’assistenza superiore agli altri ospedali, grazie alla presenza fra i propri salariati di personale specializzato. Di sicuro gli statuti due-trecenteschi del Comune si rivolgono con particolare attenzione proprio a questo ente ed è significativo che i membri della fraglia che lo reggeva appartenessero alle famiglie più influenti della città.
La riforma ospedaliera padovana fu caratterizzata anche dal processo di specializzazione della Ca’ di Dio, che da ospizio generico, dal 1458, divenne esclusivamente un brefotrofio.


 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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