CASTEL BOLOGNESE ospedale degli infermi - Ospedali d'Italia

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CASTEL BOLOGNESE ospedale degli infermi

Ospedali Nord est > Regione Emilia Romagna > Provincia Ravenna

Il contenuto della scheda deriva integralmente da:  La cura attraverso l’arte a cura del Conservatore del patrimonio storico e artistico AUSL della Romagna Sonia Muzzarelli.
Ci tengo a sottolineare che tutto il lavoro è stato svolto in accordo con la Direzione Generale che ne ha caldeggiato la divulgazione.
Si tratta di un “cofanetto” contenente vari opuscoli, riccamente iconografati e ricchi di bibliografia,  che riportano sia la storia degli ospedali come pure la descrizione del loro patrimonio artistico.

Per informazioni contattare: patrimoniostoricoeartistico@auslromagna.it

La costruzione dell'Ospedale di Santa Maria della Misericordia risale al 1396, appena sette anni dopo la fondazione di Castel Bolognese da parte dei bolognesi. L'ospedale, rimase a fianco della chiesa fino al 1600 quando, per guadagnare spazio, venne ricostruito sul retro della chiesa stessa. Era costituito da due cameroni, uno per gli uomini, uno per le donne, mentre i pellegrini  erano ricevuti in un locale a parte. Il nosocomio aveva lo scopo di ricoverare gli ammalati, di  ospitare i poveri ed i pellegrini, di dotare fanciulle povere, di ricevere gli esposti.
L'amministrazione dell'ospedale e della chiesa annessa fu affidata alla Confraternita della   Misericordia, i cui membri vestivano cappa bianca e a favore della quale furono devoluti cospicui
lasciti da parte dei cittadini castellani, come attestano gli inventari compilati negli anni dal 1537 al 1740. Soppressa la confraternita nel 1798, dopo le invasioni napoleoniche, si decise di costruire un nuovo edificio più funzionale in quanto quello utilizzato era diventato insufficiente e da tempo ormai la comunità necessitava di rivedere il servizio igienico e sanitario, che faticava ad essere adeguato poiché era gestito da un solo medico condotto per tutto il paese.
Un decreto del Senato di Bologna del 25 aprile 1797" stabiliva di trasferire l'ospedale in una parte del convento dei frati francescani poiché le loro rendite erano superiori ai loro bisogni e poteva, quindi, essere utilizzato il superfluo a vantaggio di tutta la comunità. Ma il progetto non fu definitivo poiché le autorità successivamente presero la decisione di costruire il nuovo edificio in un terreno più aperto e ventilato che era appartenuto ai conventuali soppressi nel 1798.
La fabbrica fu assegnata a Paolo Antolini di Gioacchino, che doveva eseguire i disegni del fratello architetto Giovanni Antonio Antolini, il quale progettò un ricercato ingresso costituito da un doppio ordine di colonne sovrastate da un timpano, riproducendo la scenografia di un tempio neoclassico.
La solenne inaugurazione del nuovo ospedale, la cui prima pietra fu posta il 5 ottobre 1802, ebbe luogo il 15 agosto 1813 alla presenza delle autorità del paese." Di li a poco venne anche approvato un nuovo ordinamento che rimase pressoché invariato fino al 1859 e l'amministrazione dell'ospedale, dalla quale i medici ordinari erano esclusi, venne affidata a cinque membri tratti dalla Confraternita della Misericordia, ripristinata nel 1817.
Le rendite dell'ospedale erano ricavate dai fondi rustici ed urbani, che in parte erano affittati ed in parte erano amministrati dalla confraternita stessa, e permettevano al bilancio di rimanere quasi sempre in pari. Ciò comportava problema solo nel caso di epidemie dato che non si poteva disporre di una somma annua da destinare ad emergenze straordinarie; in questi casi si faceva richiesta di sussidio al Municipio.
Per i ricoverati era a disposizione una corsia divisa in due infermerie, una per gli uomini ed una per le donne, mediante cancelli di legno fra i quali era posto un altare. Erano ammessi gli infermi che documentassero la malattia con certificato del parroco e del medico", controllato da un deputato della pubblica amministrazione. Il ricovero era escluso agli affetti da malattie contagiose e non venivano accettato le partorienti, sia maritate che non, e neppure le inferme nel periodo dell'allattamento, anche se in questo caso l'amministrazione provvedeva a somministrare viveri e medicinali.
I medici erano affiancati da quattro infermieri, due uomini e due donne, per il servizio di corsia, mentre una quinta infermiera prestava assistenza ai cronici accolti in un locale separato. Non si faceva alcuna distinzione fra i ricoverati per malattie mediche o chirurgiche.
L'insufficienza dei servizi igienici e delle attrezzatura non rendeva agevoli le operazioni di qualsiasi tipo ed erano, inoltre, carenti i servizi di base: ai rigori invernali, ad esempio, si ovvia con coperte di lana poiché mancavano le stufe od altra tipologia di riscaldamento.
L'ospedale non era dotato di una farmacia propria e l'unica spezieria che prestava servizio nel paese fu gestita fin dal XVII secolo dalla famiglia castellana dei Tassinari.
Nel 1863 iniziarono i lavori per la costruzione di un nuovo fabbricato destinato ai cronici, mentre nel 1896 l'ospedale veniva ampliato con l'aggiunta di due padiglioni laterali, non ottimamente inseriti nella struttura originaria progettata da Antolini.
Dopo il passaggio dell'amministrazione alla Congregazione di Carità e poi all'ECA, l'ospedale fu de-centrato da quest'ultimo per costituire una amministrazione unica autonoma denominata Opere Pie Raggruppate. L'Ospedale di Santa Maria della Misericordia è stato successivamente disattivato nel 1992 ed è stato convertito in un centro di servizi sanitari.


 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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