LATISANA Ospedale Beata Vergine delle Grazie - Ospedali d'Italia

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LATISANA Ospedale Beata Vergine delle Grazie

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A seguito dei contatti intercorsi con la biblioteca civica di Latisana, ricevo, dalla stessa, il volume "Storia dell'Ospedale di Latisana 1838-1988-AA.VV- a cura dell'allora USL 8 Bassa Friulana Editore.
In poche righe ho riassunto un volume di oltre 200 pagine ed è per questo che vi invito a prenderne possesso, un giorno, perché ritengo abbia degli ottimi contenuti;
Infatti tratta di terapie del 600 e dell’800, della religiosità popolare e sanitaria, ci sono cenni di storia dell'assistenza dal IX al XVI secolo. Insomma di tutto e di più.
Interessante e molto ricca è la parte relativa ai testamenti, donazioni e lasciti in favore dell'ospedale che vanno dal 1574 al 1935.

Sulla fondazione del Pio ospedale di San Zuanne di Latisana non risulta esserci un atto specifico. esiste però una nota testamentaria della nobildonna Elena Vendramin del 15 marzo 1574 che dice Testualmente: l'ospedale di San Zuanne già principiato, et poi sia tenuto ed obbligato nel modo che ho disposto per il mio testamento, nel quale e specificata l'entrata è quello che fa fasso per sovenimento di detti poveri. Il citato ospedale venne probabilmente iniziato nel 1572, quando cioè il capitano della terra della tisana stabilisce in un proclama che coloro i quali non avessero osservato il riposo festivo avrebbero pagato una multa della quale metà sarebbe andata a beneficio dell'hospitale. A quel tempo l'ospedale o meglio l’ospiziolo era ubicato presso la chiesa di Santa Croce ed aveva una capienza di 2 letti per gli uomini e tre per le donne.
I ricoveri all'ospedale dovevano essere approvati dai governatori che avevano il compito di amministrare il Pio luogo come dimostra una supplica presentata nel 1761 per accettare nell'ospedale una povera ragazza orfana di padre e di madre amalata, ritrovata di notte tempo giacere sopra la strada nativa del Gorgo e di nome Maria Coccolina. Per limitare le numerose domande di ricovero in ospedale Il Consiglio dei governatori, nel 1800, decise che in vista delli molti inconvenienti in passato accaduti sia mandata parte, che nel Pio Hospitale non possono accettarsi che li soli ammalati che si presenteranno muniti di Fedi del reverendissimo Abbate Parroco, e medico del luogo stesso comprovanti la loro povertà, la loro malattia, e che in quella malattia si siano confessati.
Napoleone con decreto 25 Aprile 1806 confisca, in favore Del Demanio dello Stato, tutti i beni delle Confraternite dei Consorzi laicali. Lo stesso decreto riconosce però l'intervento dello Stato a favore degli enti di culto e beneficenza che saranno riconosciuti di utilità pubblica. A tale proposito il 5 settembre 1807, emana un decreto che stabilisce in ogni comune capoluogo la costituzione della Congregazione di Carità onde riunire in una sola le diverse amministrazioni di beneficenza.
Dunque, se fino allora la gestione dell'ospedale avveniva attraverso dei governatori facenti parte del cosiddetto consiglio dei dieci, che avevano il compito fra l'altro di amministrare le entrate della chiesa parrocchiale che dell'ospedale, d'ora in poi l'amministrazione passava direttamente nelle mani dell'amministrazione comunale la quale provvedeva, attraverso i membri della Congregazione di Carità, a gestire l'ospedale. Nella seduta del Consiglio comunale di Latisana del 14 luglio 1838, venne presentato l'atto con cui il signor Gaspare Luigi Gaspari, offriva in dono al comune un fabbricato perché sia destinato ad ospitare, da lui stesso a questo fine costruito di nuovo, e a ciò mosso dallo stato di rovina in cui si è ridotto il locale di questo Pio l loco, ed insieme alla mancanza di mezzi in esso di ristorarlo. Il 27 settembre dello stesso anno il governo austriaco con decreto delegatizio del 13 settembre comunica il suo gradimento a tale donazione. il 12 ottobre 1838 i deputati comunali chiedono l'autorizzazione allo Imperial Regio commissario di poter trasportare gli infermi nel nuovo ospedale che presentemente trovavansi ricoverati nel diroccato locale, i quali sono impazienti di farne il passaggio nel nuovo, e confortati sono da voi se ciò avrà luogo il giorno di San Martino prossimo venturo. il 30 novembre 1838 Il commissario regio si rivolge al direttore dell'ospedale perché sia dato in concorso del medico condotto il parere sulla convenienza delle misure con cui furono proposti in denaro li salari agli impiegati del Pio loco.

Scarse e scarne notizie che si sono potute rinvenire per il periodo dal 1839 al 1912. Ciò è dovuto alla distruzione dell'archivio dell'ospedale avvenuta nel 1917-18 durante l'invasione austriaca. Questo civico ospedale sino dal 1938 trasportò la sua sede dal suo vecchio fabbricato nell'attuale eretto dalla munificenza del defunto Gaspare Luigi Gaspari. L'ospedale vecchio, così oggi denominato, venne ridotto in casa di abitazione che si affitta, rimanendovi però sempre nel mezzo del detto fabbricato un piccolo oratorio che era prima addetto al servizio del vecchio ospedale. E’ questo quanto si deduce già dalla prima lettera datata 9 gennaio 1912, che il commissario invia ai sindaci del circondario e che ha per oggetto il trasferimento dell'ospedale Regina Elena nella nuova sede: mi è grato partecipare che questo ospedale civile Regina Elena nei primi giorni del mese di marzo 1912 si trasferirà nella nuova, sede, nell'apposito ed ampio fabbricato costruito col concorso della Beneficenza privata, con un largo contributo dell'amministrazione comunale e, con l'appoggio benefico dalla banca popolare cooperativa. L'ospedale nella nuova sede nulla trascurerà al fine di assicurare una completa sistemazione dei servizi sanitari e di infermeria. Per corrispondere poi alle giuste esigenze per la cura ed assistenza degli ammalati saranno presentati per la superiore approvazione concrete proposte per la istituzione dell'organico del posto di medico addetto all'ospedale, mentre pure per il servizio chirurgico continuerà a prestare l'opera sua l'attuale dottor Cavarzerani. E così anche colla istituzione in organico del medico addetto all'ospedale si provvede a riparare ad inconvenienti lamentati per lo passato. Nessuna innovazione poi verrà portata alla retta che continuerà nell'attuale misura. L'ospedale nella nuova sede avrà ancora la possibilità di ricoverare dozzinanti a pagamento in separate camere e con vitto speciale.

 Dal 1915 al 1917, prima dell'invasione austriaca, presso l'ospedale venne istituita una infermeria presidiaria militare la quale, per il crescente numero di soldati ammalati in esso ricoverati e dato che proprio in quel tempo venne istituita la clinica ostetrica, il direttore, in accordo con il comando medico militare fu costretto ad allontanare dall'ospedale tutti gli ammalati cronici che non avevano più bisogno di cure mediche. Durante l'invasione austriaca l’ospedale rimase chiuso, gli austriaci lo usarono però come loro ospedale militare. Terminate le operazioni belliche l'ospedale civile riprese le sue funzioni il 22 maggio 1919. Nel 1927, Il 10 maggio, il Podestà di Latisana Invia una lettera al Podestà di Ronchis avente per oggetto la provvista di un ambulanza per trasporto degli ammalati all'ospedale. Nell'intento di rendere più sollecito ed umanitario l’invio degli ammalati a questo ospedale civile avrei deliberato di provvedere un'ambulanza la cui spesa ascende a lire 40.000 sempre che vi concorra in detta spesa i comuni che mandano i loro pazienti al detto ospedale. L'aggravio a carico di ogni comune non è oneroso in quanto che sarà diviso fra i detti comuni in base alla popolazione legale, censimenti 1921, e ripartito in due esercizi.
In quanto poi alla lieve spesa nel trasporto di ogni paziente da codesto comune a questo ospedale, verrà stabilito di mutuo accordo le modalità di pagamento.
Il 18 ottobre 1931, la Presidenza dell'ospedale Invia una lettera ai sindaci del mandamento informandoli delle nuove tariffe praticate nel reparto di Radiologia in considerazione della crisi che si sta attraversando per rendere meno gravosa la spesa sia ai Comuni che ai privati della radioscopia, radiografia, Rotgenterapia è venuta la determinazione d'accordo con il radiologo. Il 20 aprile 1943, in pieno conflitto mondiale, la prefettura di Udine invia una nota al Presidente dell'ospedale, ricordando che il Ministero dell'Interno ha disposto che nei dipendenti ospedali sia realizzata, senza pregiudizio dei pazienti, la maggiore economia del materiale di medicazione segnalando alcuni accorgimenti atti a conseguire detta economia. Ma le vicende politiche e militari in Italia precipitavano. Finito il regime fascista con la caduta di Mussolini il 25 luglio 1943, sì arrivò all'armistizio dell'8 settembre del medesimo anno. A segno dei mutati equilibri politico-militari, sta la circolare prefettizia numero 791 del 8 Febbraio 1944, con la quale si dirama a tutte le istituzioni pubbliche che si intitolino alla cessata deprecata “monarchia sabauda” di mutare la loro denominazione. Il primo Aprile 1944, il consiglio di amministrazione dell'ospedale delibera a voti unanimi di mutare la denominazione di ospedale civile Regina Elena di Latisana in ospedale civile di Latisana.

Il 28 maggio l'ospedale viene trasferito in quattro aule dell'edificio scolastico di Ronchis. Il 12 giugno il presidente dell'ospedale attesta che in seguito all'incursione aerea su Latisana avvenuto il 19 maggio 1944 l'Ospedale Civile ha avuto il tetto danneggiato da spostamenti d'aria e dalle schegge. Inoltre si sono verificate numerose screpolature sui muri soffitti e corridoi.
dice infatti la lettera …..Non essendo stato possibile trasportare la sede dell'ospedale nelle scuole di Precenicco perché occupate delle forze germaniche comunico che questa amministrazione ospedaliera ha fatto tutto il possibile per adattare le scuole di Ronchis e l'edificio dell'asilo infantile a sede ospedaliera ed a sede dei vari servizi ad esso inerenti.
Ora il locale comando Germanico ha fatto verbale richiesta di usufruire dell'unica sala dell'asilo per adibirla a sala cinematografica. Prego perciò voler intervenire affinché questo ospedale non sia privato della sala in oggetto e della quale ha assoluto bisogno; infatti la sede ospedaliera nelle scuole e già sovraccarica di ammalati e la sala dell'asilo è l'unico ambiente di cui l'ospedale può usufruire per ricoverare feriti da eventuali incursioni aeree. il 29 aprile v’era stata l'ultima incursione aerea. Era così giunto il tempo della ricostruzione fisica e morale dell'ospedale.
Il 22 dicembre 1947 viene deliberata l'approvazione del nuovo statuto organico (integralmente riportato nel testo).
 Riassumendo, l'ospedale di Latisana nacque nel XVI secolo con il titolo di ospedale di San Zuanne, nel XVII XVIII secolo divenne poi Ospedale dei poveri della Tisana.
Con la donazione di Gaspare Luigi Gaspari prese il nome di civico ospedale di Latisana dal 1838 al 1866. Con l'avvento del Regno d'Italia, 1866, ebbe il titolo di civico Ospedale degli Infermi in Latisana fino al 1871.  Nel 1912 con il trasferimento nella nuova sede presso il santuario della Beata Vergine delle Grazie assunse il nome di ospedale civile Regina Elena. Piccola parentesi durante la Prima Guerra Mondiale, essendo stato chiuso e trasferito presso le scuole elementari, prese il nome di infermeria presidiaria di Latisana. La dizione ospedale civile Regina Elena permase sino al 1944 quando, in ossequio alla disposizione governativa il consiglio di amministrazione scelse la dizione di ospedale civile di Latisana. Nel dopoguerra la denominazione variò ancora e si venne al titolo di ospedale civile della Beata Vergine delle Grazie di Latisana. Con l'avvento delle ASL prese il nome di stabilimento ospedaliero di Latisana.
Alcune notizie inerenti il servizio religioso.
Per il buon funzionamento della nuova sala operatoria, costruita nel gennaio del 1908, le suore, non potendo assentarsi dal servizio, per l'aumentato numero delle operazioni chirurgiche avevano sempre più difficoltà ad assistere al Santissima Messa in duomo da lì scaturì la necessità della permanenza stabile di un Cappellano all'interno dell'ospedale.
In relazione alla presenza del cappellano all'interno dell'ospedale, nell'interesse degli infermi, si stabilì un compenso per lo stesso e la messa a disposizione di una stanza nella quale si sarebbe fermato in caso di maltempo. Con il proseguire degli anni e dopo la Seconda Guerra Mondiale l'ospedale si allargò. Aumentarono i servizi e le divisioni di cura con naturale assunzione di ulteriore personale infermieristico e di suore e con notevole aumento dei ricoveri. Nel 1954 l'amministrazione, con apposita delibera, approvò il compenso al Cappellano portando la retribuzione da lire 200 il giorno a lire 400. Assegnò la somma annua di lire 12.000 quale contribuzione per l'installazione del telefono in canonica al fine che l'intervento del cappellano fosse il più tempestivo possibile ad accorrere al capezzale dell'ammalato.

Le Suore Francescane Elisabettine
L’opera delle suore in l'ospedale era prima di tutto una missione, perciò era disponibilità totale ai bisogni ed alle necessità dei malati. Era questa la caratteristica che le differenziava profondamente dal personale laico e che nasceva dalla considerazione che l'assistenza all'uomo sofferente non poteva esaurirsi nella sola meccanica erogazione di servizi e prestazioni, ma doveva andare più in là e arricchirsi di maggiori contenuti umani e religiosi. Da ciò conseguirono numerosi altri compiti, che comportavano indubbiamente esigenze di ordine operativo, ma che nascevano soprattutto dalle necessità di assicurare ai malati un'assistenza pronta ed efficace. Dunque era assolutamente proibito assentarsi dal servizio prima di essere sostituite, occorreva assicurare una costanza di trattamento e una scrupolosa osservanza delle pratiche terapeutiche. E poi il rispetto del malato. Guai alla suora che aveva cercato coartare indigente, magari approfittando del suo grave stato di salute, per imporgli principi morali o religiosi contrari alla sua cultura. Il malato andava rispettato in quanto tale e come tale andava curato ed assistito.
L’attività iniziò nel 1888 con la presenza di due suore. Ebbe inizio così la storia e l'insediamento delle benemerite suore elisabettine nell'ospedale che a quel tempo aveva a disposizione 22 posti letto e una pianta organica così formata: un medico, facente funzione anche di direttore, due suore, un infermiere un inserviente. I compiti che le religiose erano chiamate a svolgere, riguardavano la direzione interna dell'ospedale, l'assistenza dei poveri infermi uomini e donne, nonché la sorveglianza di tutto ciò che concerne il servizio interno dell'Istituto. Fu Inoltre stabilito di corrispondere loro uno stipendio giornaliero di una lira e 25 centesimi e di concedere oltre all'alloggio e all'uso della biancheria da camera e da tavola, anche la legna per il fuoco, l'olio per i lumi, le medicine e del medico in quanto ne avessero bisogno.
Nel 1921 vista la necessità che la portineria venga sorvegliata di continuo e che l'ufficio può con maggiore affidamento venir disimpegnato da una suora in organico per il disimpegno della portineria, delibera l'assunzione di una suora e di licenziare l’attuale portinaio in quanto non risponde alle dovute esigenze di operosità e di disciplina.
Le suore aumentano ancora di numero nel corso degli anni raggiungendo, negli anni 70, il massimo con 14 suore presenti. Altre figure religiose sono rimaste impresse ed hanno lasciato dei ricordi, più che alla gente comune, al personale dipendente ospedaliero, che per simpatia, ma sempre con dovuto rispetto, le hanno ribattezzate con soprannomi:
Suor Tito a suor Caterina, perché era di origine Slava.
Suor Sandokan a suor Pierina, perché di pelle olivastra.
Suor Matahari a suor Adelasia, perché riportava tutto al suo primario.
Suor Gestapo cioè la suora che parla tedesco.
Un primario di quei tempi disse: per mandare avanti il reparto basto io e la suora e poteva essere vero. Ad esempio, il dottor Vitturi nell'ospedale era a disposizione giorno e notte e l'unica vacanza era una breve gita per il pranzo domenicale. La mitica Suor Lea non aveva nemmeno quella. Era sempre nel pieno controllo della situazione ed aveva un esperienza infermieristica tale che quando qualche medico, alle prime armi, prendeva qualche decisione che non le sembrava salutare per il paziente, dopo un po' passava di lì, per puro caso, il dottor Vitturi. Suor Lea non era una suora dell'ospedale, era l'ospedale, arriva a dire chi l'ha conosciuta.






 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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