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ASIAGO Ospedale Civile

Ospedali Nord est > Regione Veneto > Vicenza provincia

Il contenuto della scheda proviene integralmente dal testo:  Ospedale civile di Asiago sue origini e prospettive -Vicenza : tipografia G. Rumor, 1949


Da moltissimo tempo si avvertiva, urgente e improrogabile, la necessità dell'apertura di un Ospedale che rispondesse alle pressanti richieste individuali ed alle esigenze delle famiglie, degli aggregati sociali, degli enti assistenziali e delle Comunità, l'Altopiano dei Sette Comuni.
Disgraziatamente, le pur accalorate discussioni vennero, a più riprese negli anni trascorsi, come a incrociarsi e talora a inaridirsi in parziali prospettive d'interessi, che da qualche sospettosa persona, influente sull'opinione pubblica del suo gruppo o centro, si vedevano già scavalcare a vantaggio di alcuni o a detrimento di altri. E così si arenò, in piena gestazione, taluna iniziativa pratica, quando appunto si poteva ragionevolmente sperare nell'attuazione di un voto sentitissimo e di un'aspirazione generale. Si aggiunga che la guerra mondiale 1915-1918, imperversando tragicamente e sovvertendo ogni residua espressione di vita e di bellezza sull'Altopiano, determinò il crollo di quella encomiabile opera deliberata dal Comune di Asiago, onde un dignitoso edificio, costruito all'uopo in Via C. Battisti (attuale sede della Scuola Industriale Governativa) avrebbe dovuto accogliere, più che a sufficienza per quell'epoca, le attrezzature e gli impianti molteplici di un Ospedale.
Intanto, le popolazioni continuavano a pagare a caro prezzo la periodica assenza di concordi decisioni nel dopo-guerra seguito alla prima conflagrazione mondiale: significatissimi, nei rapporti statistici di osservatori attenti ed affezionati all'Altopiano, i dati sulla mortalità dei malati, in molti casi dei quali il pronto intervento della chirurgia o il tempestivo ricovero clinico avrebbero operato il miracolo e risparmialo lagrime amare nelle famiglie, a cagione di dolorosissime perdite.
Si arrivò, in tal modo, al secondo conflitto mondiale (1940-1945) nei cui gorghi l'Italia fu miseramente travolta e da cui uscimmo superstiti, come naufraghi da un mare in procella.
L'ex Villa Comunale di Asiago che un improvvido commissario prefettizio della così detta “era fascista” alcuni anni in precedenza, aveva arbitrariamente donato all'opera nazionale balilla, era stata adibita dai tedeschi, dopo l'infausto settembre 1943, a sede di un ospedale di guerra.
Tale circostanza effettiva richiamò senza dubbio, dopo la ritirata dei nazifascisti dall'Altopiano negli ultimi, duri e combattuti giorni della liberazione, l'immediata attenzione della nuova Amministrazione Comunale, per l'eventuale erezione, in un primo momento, di un'Infermeria Ospedaliera e, poi, di un Ospedale vero e proprio su quella medesima area ed in quello stesso fabbricato che era già proprietà del Comune di Asiago e che al patrimonio civico si sta per riscattare, mediante l'opera tenacissima degli  amministratori.
Gli stessi amministratori, confortati dall'unanime consenso della cittadinanza, si accinsero con tutte le loro energie alla impresa che troppe generazioni doloranti avevano sognato invano. L’opera, sopra tutto alle origini, presentava assidue e quasi insuperabili difficoltà, tanto da cimentare anche un sommo coraggio. Mentre, per le scabrose e talora spaventevoli condizioni di questo dopo-guerra, intensa e quotidiana si rivelava la necessità di un Ospedale sull'Altipiano (lontano più di trentacinque chilometri, con un dislivello sul mare di mille me tri, dal più vicino ospedale, rescisso e quasi isolato per vari mesi invernali dalla circostante pianura veneta, col solo veicolo, sicuro e continuo, della ferrovia a cremagliera ed a scartamento ridotto, e, d'altra parte, con una popolazione più o meno costante fra i venticinque ed i trentamila abitanti)  l'Amministrazione Civica di Asiago si avvide di essere impari, pur con tutti i suoi operosi propositi, alla grandiosità dei mezzi finanziari che certamente s'imponevano all'attuazione del caldeggiato ospedale, secondo i criteri più adeguati, concreti e moderni.
Asiago si rivolse allora ai Comuni limitrofi e, attraverso una lunga, perseverante e talora estenuante opera di persuasione, anche sui ricostituiti e legittimi Consigli Comunali del 1946, si adoperò per la costituzione di un consorzio ospedaliero. Ma nonostante il parere favorevole di taluna amministrazione, l’accordo indispensabile fra tutti gli enti comunali interessati non ebbe esito e, proprio come nel periodo prebellico 1915-1918, l'Amministrazione Civica di Asiago dovette affrontare da sola il sempre più gravoso finanziamento dell'impianto ospedaliero.
Le spese per l'adattamento, così denominato, di « fortuna » , dell'ex Villa Comunale preesistente, potevano ritenersi una semplice ed iniziale pedana di lancio rispetto ai futuri, imprescindibili sviluppi di un edificio da adibirsi a ospedale; e in tale modesto perimetro di attività (dopo il solenne rito inaugurale avvenuto il 15 agosto 1945 con un discorso del Sindaco, Dott. Giuseppe Costa, a presenza del Governatore Alleato e delle convenute autorità provinciali e locali) l'Opera Pia iniziò a vivere il 30 novembre 1945 con una apertura anticipata riguardo agli stessi lavori più urgenti in cantiere, a seguito di un infortunio automobilistico subito da tredici militari.
Le deficienze, anche per un minimo funzionamento, erano pressochè catastrofiche, in un tempo nel quale, per il persistente collasso di qualsiasi forma o aspetto della Vila nazionale, niente o quasi nulla si poteva trovare o acquistare !
L'ospedale possedeva appena un materasso che fosse di lana; biancheria per un solo cambio; venti letti ottenuti a prestito «coi denti » presso una certa istituzione al versante orientale dell'Altopiano e restituiti poi sotto la pressione di energicissimi messaggi, oltre la dotazione di appena trenta letti; un'attrezzatura sanitaria ch'era poco di più che per un pronto soccorso; servizi igienici risolventisi in un solo gabinetto e bagno. Data l'insufficienza di spazio, non c'era alcuna possibilità per l'impianto della lavanderia e dell'autorimessa; mancavano i vani per ripostigli, magazzini, cella mortuaria e locali d'isolamento. Tutto era da fare e da rifare: gli alloggi per il personale, per l'amministrazione, per il culto, per i refettori, per le suore, per gli spogliatoi, per l'attesa, ecc.

E, così avvenne l’assegnazione con decreto dell’autorità prefettizia, anche dell’attigua ex colonia dell’opera nazionale balilla di Venezia, per uso temporaneo. E s’impose la necessità di modifiche, rifacimenti, restauri sia nel fabbricato dell’ex Villa Comunale sia, ridotti pur sempre alle pur strette e ferree esigenze, nella ex Colonia Venezia, che, in un tempo successivo, si sarebbe dovuta, inevitabilmente, restituire o acquistare.
A malgrado di così sfavorevoli condizioni, cui si aggiunsero impaludanti discussioni per un determinato numero di casse, contenenti materiale farmaceutico e swtrumentale, abbandonato dai tedeschi sul posto, grazie alla perseverante oculatezza dei reggitori comunali. L’ospedale vinse tutte le ostilità e tutti gli ostacoli, rompendo per sempre gli avvinghianti lacci che ne impedivano, ormai da decenni, il prepotente bisogno di vivere e prosperare per la salute delle popolazioni; sicchè (prevenuto e collaudato dalle generose deliberazioni del Consiglio Comunale di Asiago) alla fine dell'estate 1946, si ebbe il primo colpo di piccone per lo scavo delle fondazioni alla erezione della nuova e gigantesca ala annessa al vecchio edificio dell’ex Villa Comunale; mentre le continue richieste di ricovero, non solo dall'Altopiano e dalla provincia, ma anche da regioni oltrepadane, conferivano nuovo crisma alla crescente attività dell'Opera Pia e ne attestavano, per molteplici ragioni e varie forme d 'infermità (a esempio la cura delle febbri maltesi) l'utilità in funzione di un interesse sanitario talvolta extraprovinciale ed extraregionale.
Ma gravissimi sono stati fin qui i sacrifici finanziari del Comune di Asiago che impegnato da solo, ben da quattro anni e mezzo, nel combattere l’inquietante disoccupazione delle categorie operaie, fu costretto, anche in circostanze drammatiche, a rallentare talora il ritmo dei lavori estranei all’ospedale, per concentrarvi gli aiuti e le provvidenze, assicuranti tutto il complesso di lavori, di materiali e di approvvigionamenti indispensabili nel quadro della istituzione benefica.
I degenti, frattanto, hanno sempre segnato un afflusso progressivo, che, da cinquanta, giusta la iniziale capienza dell’ospedale, superano talvolta il numero di centocinquanta, talché  non solo i corridoi, ma qualsiasi spazio libero o angolo remoto del vecchio edificio venne adoperato per molto tempo ad uso degli infermi.
Presso gli uffici municipali di Asiago si può riscontrare da ognuno che, per l’erezione della nuova ala ospedaliera, l’Amministrazione ha sostenuto fin qui la spesa effettiva di cento milioni; e, francamente,  essa vive sotto l'incubo di dover trovare, o prima o dopo, altri sessanta milioni per fronteggiare il finanziamento delle ulteriori spese, previste  dal progetto tecnico. Il mancato concorso degli altri Comuni dell'Altopiano, il trascurabile aiuto potuto ottenere fino ad oggi dallo Stato e così pure il tracollo pauroso dei prezzi commerciali del legname  (essenziale fonte dei proventi comunali) non accompagnato da alcuna remissione del costo degli altri articoli o generi rendono particolarmente acuta e problematica la situazione, in vista alle spese da affrontarsi successivamente; cosicchè, mentre da un lato aumenta il numero dei malati e si prospetta impellente la necessità di nuovo spazio per servizi ed attrezzature, atte a contentare le richieste, d'altro lato il Comune non sa come e dove sbattere il capo per portare a termine i lavori di un'Opera altamente umanitaria.
Con la possibilità di accogliere oltre centocinquanta degenti, l’ospedale dispone di due arieggiate terrazze, una sontuosa veranda, capienti sale di ritrovo, impianti sanitari a vario uso, tre sale per ambulatori, una sala operatoria provvista di ogni attrezzatura e strumentario, un gabinetto d’analisi, un gabinetto radiologico completo di apparecchi per ogni ricerca: reparti medico-chirurgici normali e specializzati, distinti per maschi e femmine; un reparto d'isolamento; un reparto ostetricoginecologico; un reparto pediatrico; vari locali di attesa; ascensori e montacarichi ad ogni piano; impianto telefonico interno centralizzato con apparecchi in ogni reparto ed in ogni stanza per dozzinanti; impianto modernissimo di cucina ad elettricità; refettori, dormitori e locali di ricreazione anche per i sanitari, per le suore e per il personale di assistenza e di servrzio; autorimessa con un autoambulanza ed un autofurgone ecc. ecc.
Ora la necessità degli aiuti è grande, è imperiosa. La Città di Asiago, che, nelle svariate epoche della sua storia, si è sempre prodigata per tutti, vicini e lontani, e ha fatto più volte olocausto di se stessa per la salvezza d'Italia e della sua civiltà, rivolge ai conterranei ed agli oriundi dei Sette Comuni, ai connazionali ed a quegli spiriti umanitari, che rappresentano l' élite di qualsiasi popolo, un caldo ed appassionato appello, perchè vogliano apprestare qualche aiuto all'infaticabile opera che viene svolta a pro dell'Ospedale di Asiago, benemeritando così altamente dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini.


 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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