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Questa scheda deriva integralmente dal lavoro del Dott. Nunzio Spina, pubblicato su Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia 2017;44:233-
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Il Dott Albanese decise di far costruire un edificio sulle rive del vicino mare che desse ospitalità e cura ai piccoli affetti da scrofola, preludio della tubercolosi, vera piaga del tempo, specchio delle scadenti condizioni igieniche nelle quali versavano le classi più povere. Era il 1874 nasceva l’Ospizio Marino.
Bagni di sole e di mare, aria salmastra. Albanese pensò che bastava sfruttare queste risorse naturali – così bene a portata di mano – per migliorare le condizioni di bambini affetti da varie patologie; in particolare l’adenopatia scrofolosa, localizzazione linfoghiandolare della tubercolosi in regione latero-
La struttura ebbe un inizio stentato, a causa di difficoltà economiche, ma l’impegno del suo ideatore e la generosità di alcune famiglie nobili fecero sì che il progetto andasse avanti e attraversasse poi successive fasi di espansione. A un primo padiglione, ampio e luminoso come volevano le misure igieniche più innovative, se ne aggiunsero ben presto degli altri, per lo più intitolati ai benefattori di turno.
Nei primi anni lo stabilimento veniva aperto solo nei mesi estivi. La cura consisteva essenzialmente nei bagni di mare e nella fede che si riponeva sulle sue proprietà cicatrizzanti e tonificanti. Spennellature di glicerolo di iodio sulle ulcerazioni e su eventuali eczemi, oltre alla esposizione ai raggi del sole, completavano il trattamento locale.
Dal punto di vista generale, sfruttando l’effetto stimolante sull’appetito, ci si affidava a una corretta e abbondante alimentazione; carne, pesce, frutta, cibi ricchi di proteine e vitamine non mancavano mai sulla tavola; persino un bicchiere di vino marsala, di quello buono, veniva volentieri inserito nel menu come bevanda corroborante.
Il giorno della inaugurazione i bambini ospiti erano 30, e il loro numero sarebbe salito a 110 nel corso di quella stagione. Dall’anno successivo si registrò una crescita continua, e la provenienza, dapprima limitata alla città di Palermo, si andò sempre più allargando alle zone e alle provincie limitrofe. I genitori, che si vedevano restituire vispi e rinvigoriti quei figli che avevano lasciato là grami e macilenti, rappresentarono sicuramente il veicolo di propaganda più efficace. L’afflusso e le esigenze crebbero a tal punto che la sola apertura stagionale non poteva più bastare: divenne così un vero e proprio ospedale permanente per i bambini, e già al suo quindicesimo anno di vita era dotato di 160 posti letto.
Tale sviluppo scaturì anche, e soprattutto, dalla attenzione che venne rivolta a un’altra malattia che riguardava l’apparato scheletrico dell’infanzia, il rachitismo (o rachitide, come a quei tempi veniva più comunemente denominata), anch’essa proliferante in quello stesso terreno di coltura – fatto di miseria, insalubrità e carenze alimentari – che favoriva il diffondersi della tbc. Per cui, accanto alla intestazione “Ospizio Marino”, venne adottata e riconosciuta anche quella di “Ospedale pei rachitici”.
Fu lo stesso Albanese, peraltro, a volere che l’Arenella (altro soprannome) non si limitasse a essere soltanto un luogo di cura, ma piuttosto una residenza, dove i piccoli infermi potessero trovare tutto ciò che servisse loro per una vita sana e una buona educazione. Venne inclusa, a tal proposito, una scuola fröbeliana (la scuola-
OPAC SBN: Statuto organico dell'Ospizio marino ed Istituto pei rachitici Enrico Albanese in Palermo : approvato con R. descreto delli 11 aprile 1912