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Il contenuto della scheda è tratto integralmente dal sito istituzionale del "San Servolo Servizi metropolitani di Venezia" consultabile ai link riportati
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L’isola di S. Servolo, inizialmente sede conventuale, diviene solo in un secondo momento sede ospedaliera e manicomiale. Infatti risale agli inizi del IX secolo il primo insediamento dei Benedettini con la costruzione di una chiesetta e l’erezione di un monastero dedicato a S. Servolo, martire triestino del III secolo. Gli insediamenti monastici continuano successivamente con l’arrivo in isola, agli inizi del XII secolo, delle monache benedettine provenienti dal convento di Malamocco. La loro presenza si protrae fino al 1615. Nel 1647 approdano da Candia, attaccata dai Turchi, circa 200 suore. Durante la seconda metà del ‘600 il loro numero diminuisce progressivamente. Il 4 giugno del 1716 il Senato fa trasferire le ultime due monache di Candia rimaste in isola e inizia ad utilizzare i locali del convento come sede di un Ospedale Militare.
Nel 1684 la Repubblica di Venezia decreta la fondazione, a San Antonio di Castello, di un ospedale per la cura dei militari malati; la guerra tra la Serenissima e i Turchi per il dominio sul Mare Mediterraneo dura ormai da molti decenni e il predominio veneziano sul mare sta già scemando: nel 1699 l’isola di Candia (Creta) viene occupata dai Turchi e la guerra infuria anche per terra per cui ci sono molti militari bisognosi di cure. Tutto inizia il 7 giugno 1715 quando la Repubblica Serenissima chiama a gestire l’Ospedale Militare sito a Sant’Antonio di Castello i frati di San Giovanni di Dio, detti Fatebenefratelli, che hanno già una gran fama come Ordine Ospedaliero dedito all’assistenza e alla cura dei malati e come esperti farmacisti. Ma già dopo poco più di un anno, l’8 ottobre 1716, con un provvedimento del Senato Veneto l’ospedale per i militari infermi viene trasferito nell'isola di San Servolo. Da questo momento comincia la storia ospedaliera dell’isola di San Servolo che si protrarrà fino al 13 agosto 1978, giorno in cui l’Ospedale psichiatrico verrà chiuso in ottemperanza alla legge n. 180 detta “Legge Basaglia”. Con il ricovero del primo alienato, il patrizio veneziano Lorenzo Stefani di 30 anni, il 26 ottobre 1725, inizia anche la storia manicomiale dell’isola che dal novembre 1804 vedrà ricoverate anche le donne pazze; c’è dunque una commistione di militari malati e pazzi. Il ricovero di pazzi, però, avviene in modo molto lento; nel corso dei primi 30 anni entrano in tutto 59 alienati (detti anche maniaci). Il 10 agosto 1797, dopo la caduta della Repubblica di Venezia per opera delle truppe napoleoniche, il Governo democratico (Comitato di pubblica sicurezza) decreta che la salute è un bene pubblico e l’Ospedale di San Servolo si trasforma in Manicomio vero e proprio (“… che tutti li pazzi sprovveduti di beni di fortuna fossero accolti in San Servolo e mantenuti a spese dello stato”) anche se continua ancora a svolgere la funzione di ospedale militare. Il 3 novembre 1804 viene emesso il decreto con cui “l’Isola di San Servolo fu stabilita a casa de’ Pazzi di tutte le Provincie Venete” e vengono ricoverate anche le prime pazze. In realtà l’Ospedale per i Militari Infermi continuerà a funzionare fino 31 dicembre 1808 e un anno dopo verrà trasferito a San Servolo un altro ospedale “l’Istituto dei 60 piagati” creato con un lascito fatto nel 1780 da Anna Maria Vendramin Loredan, prima collocato nell'Ospedale degli incurabili, avente per scopo il “mantenimento di n. 60 poveri schifosi, vaganti per la città”. Dal 1834 non vengono più ricoverate donne a San Servolo: tutte le pazze presenti vengono trasferite nel reparto manicomiale dell’Ospedale civile SS. Giovanni e Paolo e da questo momento San Servolo diventa Manicomio e Ospedale (dei 60 piagati) maschile. Nel 1847 arriva a San Servolo il frate Prosdocimo Salerio, uno dei primi alienisti importanti, medico laureato a Padova, che nel 1853 diventerà Direttore e manterrà la carica fino alla morte avvenuta nel 1877. Nel 1873 viene inaugurato il nuovo Manicomio femminile di San Clemente e tutte le donne vengono trasferite là dall’Ospedale civile. Nel 1874 chiude l’ospedale dei 60 piagati e da quel momento San Servolo sarà solo manicomio. Nel 1901 il Consiglio Provinciale di Venezia nomina una commissione di cinque membri guidata dal prof. Ernesto Belmondo per esaminare la situazione manicomiale. Mercoledì 27 novembre questa commissione si reca a San Servolo e ispeziona tutto lo Stabilimento rilevandovi «anomalie, inumanità e disordini … Non solo violate flagrantemente le regole più elementari della igiene e della pulizia, ma fatto abuso di mezzi di contenzione banditi da oltre un secolo, da tutti i Manicomii, veri stromenti di tortura, laceratori delle carni dei poveri infermi, taluni dei quali, orribile a dirsi, da anni e anni giacevano in ceppi. … Tutto fu trovato in questo stabilimento condannevole, dalla deficienza della cura medica alla sconveniente assistenza da parte degli infermieri, dalla scarsezza del nutrimento allo abbandono completo di ogni più elementare norma imposta dalla tecnica manicomiale.». Direttore è Camillo Minoretti, un Fatebenefratelli, che nella sua “Memoria” pubblicata nel 1903, sottolinea che l’ispezione durò “tre sole ore” dalle 12,30 alle 15,30). Su 608 ricoverati, “solo” 67 erano legati con mezzi di contenzione. Nel 1902 Minoretti viene sollevato dall’incarico di Direttore e nel 1904 i Fatebenefratelli vengono definitivamente espulsi da San Servolo. A seguito dello scandalo nazionale sollevato dal caso di San Servolo viene promulgata la prima legge organica sui Manicomi: Legge 14 febbraio 1904, n. 36 -
Antica farmacia
“Il 4 gennaio 1719 il Magistrato alla Sanità della Repubblica Serenissima, Alvise Mocenigo, decretava che la “pubblica spezieria eretta nell’isola di San Servolo fosse perpetuamente destinata alla fornitura dei medicamenti necessari all’Ospedale alla suddetta spezieria annesso”. I frati speziali dell’Ordine dei Padri Ospitalieri di San Giovanni di Dio erano tenuti in grande considerazione da parte del Magistrato della Sanità tanto che la spezieria venne riconosciuta come “farmacia pubblica dei forti e delle milizie” e dal 1749 cominciò a rifornire di medicamenti gli ospedali e i dispensari delle più importanti roccaforti militari della Repubblica quali Chioggia, Zara, Corfù. Nel 1809 la spezieria dell’ospedale di San Servolo divenne “Farmacia Generale” incaricata di preparare tutti i farmaci destinati ai poveri delle trenta fraterne della città. Nel 1826 la Congregazione di Carità, deputata all’amministrazione centrale degli stabilimenti di beneficenza pubblica, venne sciolta e la farmacia di San Servolo tornò a svolgere il suo lavoro di routine al servizio dell’ospedale che dal 1804 era diventato “Manicomio Centrale delle provincie venete”. La farmacia di San Servolo ha continuato a funzionare, provvedendo anche al fabbisogno dell’altro ospedale posto nell’isola di San Clemente, fino al 10 agosto 1978, quando l’Ospedale psichiatrico fu chiuso in base alla promulgazione della legge 180. (Tratto dalla ricerca del dott. Ernesto Riva, in Atti e Memorie dell’Accademia Italiana di Storia della Farmacia; a. XIII n° 1, aprile 1996) Oggi l’antica farmacia di San Servolo ha ancora i suoi scaffali originali in noce massiccio e oltre 200 vasi farmaceutici di varie forme e dimensioni, quasi tutti con coperchio e con l’effige del leone di San Marco, in giallo, disposto sopra il cartiglio, oltre al tavolo da lavoro, ad alcuni mortai (uno di questi datato 1815) e ad un paio di bilance. La farmacia è inserita nella visita del Museo del Manicomio di San Servolo
Altra fonte: Giuseppe Castelli, Gli ospedali d'Italia, Milano : Medici Domus, 1941 pag 146