COSTARAINERA Padiglione G.F. Novaro e padiglione Barellai - Ospedali d'Italia

Vai ai contenuti

Menu principale:

COSTARAINERA Padiglione G.F. Novaro e padiglione Barellai

Ospedali Nord Ovest > Regione Liguria > Imperia e provincia



Questa scheda è stata autorizzata dall'autore del lavoro, Dott. Stefano Giuseppe Pirero,  riportato integralmente nel sito sottoriportato


https://www.academia.edu/39754628/Il_Sanatorio_di_Costarainera_e_il_suo_Parco_terapeutico_fra_storia_e_attualit%C3%A0


In passato era un complesso sanatoriale dove, grazie al clima temperato della Valle del San Lorenzo, uomini e donne di tutta Europa vi si recavano per curare patologie come la tubercolosi. Oggi è una struttura interculturale, un punto di divulgazione scientifica e di ritrovo turistico inserito all’interno di un vasto giardino suddiviso in “stanze per le naturoterapie”
Il primo passo ufficiale per la costruzione di un nuovo ed efficiente polo ospedaliero sanatoriale Provinciale venne mosso  a partire dal 14 ottobre 1926, in anticipo di un anno circa dalla promulgazione ed entrata in vigore dell’assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi. A quella data, infatti, risale il decreto n. 9820, con il quale venivano dichiarate “di pubblico interesse” – e, dunque, rese espropriabili dietro corresponsione di poche lire – centinaia di migliaia di metri quadri di terreni “ortivi” che si distendevano a ridosso della marina che bagna il comprensorio occidentale del Comune di San Lorenzo al Mare e la zona a valle del Comune di Costarainera. Era la prima pietra di una lunga e impegnativa campagna di acquisti che, impensabile anni addietro, puntava alla creazione di un grande patrimonio fondiario e poneva l’accento sulla particolare salubrità del clima che si respirava in questa parte della Riviera dei Fiori. Il passo successivo fu la stipula a Roma di una importante convenzione fra il C.P.A. (Comitato Provinciale Antitubercolare)  imperiese e la C.N.A.S. (Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali), siglata il primo febbraio 1930 e registrata tre giorni dopo  mediante la quale il Consorzio si obbligava “a donare all’Istituto i terreni finora acquistati in territorio di Cipressa (il cui Comune dal 1928 al 1954 incluse anche il Comune di Costarainera)  dell’estensione di mq. 100.000 circa, e ad acquistare i rimanenti terreni in Cipressa e S. Lorenzo a Mare  per cederli quindi gratuitamente all’Istituto”. La C.N.A.S., da parte sua, s’impegnava “a costruire sui detti terreni un Sanatorio, una Colonia Elioterapica ed una Colonia Agricola, obbligandosi altresì a tenere a disposizione del Consorzio n. 50 posti-letto nel Sanatorio e nelle Colonie, contro corresponsione da parte del Consorzio di una retta determinata insindacabilmente dall’Istituto in misura pari alla pura spesa da essa incontrata per il ricovero, la cura e l’assistenza dei malati”. Lo stesso C.P.A., infine, s’impegnava a garantire all’Istituto “che l’acqua occorrente per gli usi del Sanatorio e l’irrigazione sarà portata sul posto a cura e spese del Consorzio stesso”.
In ossequio a tali accordi, con atto del 10 giugno 1930 , il C.P.A. donava alla C.N.A.S. altri 4.651 mq. di “orti irrigui” posti “in territorio di Costarainera”, lungo il versante della colla Arene e l’avvallo dei Piani Paorelli, per una somma di 260,44 lire. La donazione, ancora una volta, si accompagnava a una nuova convenzione che impegnava la C.N.A.S. a costruire un “Istituto Elioterapico per tubercolotici” su quei territori e su altri limitrofi, ancora appartenenti a “Domenico e Tancredi Garibaldi” e a “Mareri Bernardo ed altri”, e a garantire che i malati provenienti dai dispensari consorziali e avviati “alla cura elioterapica” fossero accolti “entro i limiti dei posti disponibili, contro pagamento di una diaria corrispondente al puro costo dell’ammalato”. Anche in questo caso il C.P.A. assicurava che “l’acqua necessaria per gli usi del costruendo Istituto Elioterapico sarà portata sul posto senza onere dell’Istituto stesso”. A distanza di pochi mesi, con un altro atto del 7 dicembre 1930, il Consorzio imperiese procedeva a una nuova, ingente donazione di terreni agricoli posti nel comprensorio di San Lorenzo al Mare e di Costarainera, “ora frazione di Cipressa” la cui superficie complessiva ammontava a 229.510 mq. per un valore di spesa pari a 2.175,95 lire, cui si aggiungevano le 448.000 lire degli “stabili” e dei modesti “fabbricati rurali” che, anni addietro, erano sorti qua e là per i bisogni dei singoli mezzadri e proprietari terrieri o, in alternativa, degli operai che lavorarono alla costruzione della linea ferrata e del traforo costiero.
Alla fine del 1930, insomma, la Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali poteva contare su un consistente patrimonio fondiario e, soprattutto, ininterrotto e già ben delineato.
L’impegno del Consorzio, tuttavia, non si esaurì con il finire dell’anno. Alle rilevanti donazioni fondiarie del 1930, necessarie per avviare subito i lavori di costruzione del primo maestoso edificio sanatoriale, l’Istituto Elioterapico Chirurgico “Giuseppe Barellai”, ne seguirono altre, altrettanto consistenti e vincolanti, che scandirono tutte le fasi salienti di quella grande impresa edilizia. È il caso dell’atto sottoscritto il 9 marzo 1932 mediante il quale la C.N.A.S. riceveva altri 50.375 mq. di terreni per un ammontare di 507,82 lire e confermava gli accordi assunti in precedenza garantendo, da un lato, la costruzione di un nuovo Ospedale Sanatoriale e di ben due colonie post sanatoriali e, dall’altro, che fossero accolti “nel costruendo Ospedale e Colonie almeno 60 tubercolotici che il Consorzio stesso intenderà indirizzarvi”. Successivamente, con atto dell’8 maggio 1932,  il Consorzio procedeva alla donazione di un “terreno con soprastanti fabbricati rustici e civili” della superficie di 2.691 mq., acquistato“dai sigg. Garibaldi” per una somma di 41.000 lire e  destinato ad aumentare la dotazione fondiaria dell’Istituto Elioterapico Chirurgico, mentre con atto del 4 dicembre 1933 veniva donata un’ultima area agraria parimenti esposta sul mare della grandezza di circa 880 mq.
Fu questa, con ogni probabilità, l’ultima donazione terriera di un certo rilievo promossa dal Consorzio Provinciale Antitubercolare di Imperia a favore del neonato Istituto Nazionale Fascista per la Previdenza Sociale (27 marzo 1933). L’ultimo atto di una lunga e massiccia catena di trattative, convenzioni, espropri e concessioni che, una volta ultimatii cantieri dei due nosocomi e la costituzione dell’Azienda Agraria, fra il 1934 e il 1935, meritarono al C.P.A. imperiese un posto speciale nella coscienza storica del luogo.
Un ricordo che, rimeditato criticamente nell’immediato dopoguerra e puntualmente sfrondato dei gravami ideologici che gli erano propri, sopravvive ancora indelebile nell’asciutta targa marmorea apposta dall’I.N.P.S. sul muraglione di contenimento che, dirimpetto alla Via Aurelia e alla facciata razionalista del  “Padiglione Barellai”, introduce al nuovo parco del benessere intitolato a “Giacomo Filippo Novaro”.


 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
Torna ai contenuti | Torna al menu