SACILE Ospedale San Gregorio - Ospedali d'Italia

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SACILE Ospedale San Gregorio

Ospedali Nord est > Regione Friuli Venezia Giulia > Provincia Pordenone




La scheda proviene integralmente dal saggio "Cenni sulle origini dell'ospedale dei poveri di Sacile" di Nino Roman, pubblicato nel volume "Il restauro dell'ex Pretura di Sacile, un progetto di Pietro Mainardis" a cura di Massimiliano Botti, Officina Edizioni, Roma 2010.

Le origini di questo ospedale sono da ricercarsi tra le primissime notizie documentarie della città, più propriamente tra quelle immediatamente successiva all'avvenuta concessione, da parte della chiesa Aquileiese, del privilegio di borghesia in data 29 gennaio 1190. In seguito a questa concessione prese avvio la stesura degli ordinamenti volti a regolamentare i rapporti sociali e politici  della città. All'interno della città, già dai primissimi tempi (1199), sorgeva un ospizio per i viandanti, eretto in seguito alla spinta di ordine etico religioso del tempo e al propagarsi, sempre più frequentemente, dei pellegrinaggi verso i luoghi sacri. La notizia, peraltro assai controversa, è contenuta in un documento del 31 luglio 1199 in cui viene citato Enrico, maestro dell'ospedale di Sacile, Priore Giovannita, presente alla fondazione dell'ospedale friulano di Susans con altri confratelli ospedalieri dell'ordine di San Giovanni.
L’8 Aprile 1331 il patriarca Pagano Della Torre concede alla Confraternita dei battuti il permesso di costruire a loro spese, nei pressi dell'ospizio posto nel Borgo inferiore, poi chiamato Borgo San Gregorio,  una chiesa sub vocabulo Santa Maria de Misericordia [...] apud hospitale ut devotius divinis operibus intendatis ed infermi et pauperse in ipso ospitali degentes melius provideantur, al fine dunque di  ravvivare il fervore verso le opere Pie e di provvedere meglio agli infermi e ai poveri degenti del vicino ospedale. Il documento ci rivela dunque che l'ospizio già esisteva nel 1331 e che la sua gestione era affidata ai membri della locale confraternita dei battuti.
A un più attento esame del citato documento veniamo a sapere che i Battuti avevano da poco finito di costruire l'ospedale in questione: apud hospitale per vos dudum con structum in Burgo Sacili (presso l'ospedale da voi costruito di recente nel Borgo di Sacile). Quindi possiamo affermare che la prima importante struttura edilizia dell'ospedale in Borgo San Gregorio risale ai primi decenni del XIV secolo; anzi con sicurezza possiamo intuire che nel 1326 esso doveva essere ultimato perché proprio in quell'anno il sacilese Domenico Ghersio lasciava i suoi beni immobili alla dictam fraternitatem Batutorum Domus Dei de Sacilo, ossia all'ospedale dei battuti di Sacile. Come e perché i Battuti siano subentrati ai Giovanniti e questi ultimi ai Templari di San Leonardo del Cammollo è questione ancora di dibattito. Negli anni immediatamente successivi, le scritture documentarie archivistiche riguardano esclusivamente lasciti e rendite cospicue di benefattori verso l'ospedale e la chiesa: quest'ultima, con la definitiva partenza dalla città dei Battuti, perderà il titolo di Santa Maria della Misericordia per riprendere definitivamente quello di San Gregorio. Per quanto invece riguarda l'ospedale si ritiene che, già a partire dal 1366, esso sia passato sotto la gestione del Consiglio della Comunità, forse a causa di contrasti con la Confraternita, o più credibilmente, per estinzione della stessa. In ogni caso, la bolla di Papa Eugenio IV nel 1437 disponeva l'unione e l'incorporazione della chiesa di San Gregorio con l’attiguo ospedale. Com'era d'uso in quel tempo, l'ospedale presentava un corpo sostanzialmente unitario, formato da un doppio colonnato di quattro archi, aperto verso ovest è chiuso verso est a formare quattro stanzette dove trovarono posto decem cubilia (1442) oltre ai giacigli sotto il colonnato; sopra questo poggiava un solaio-ripostiglio non molto alto. L'ospedale conservava l'aspetto del convento. L'intero complesso ospedale-chiesa-orto rispondeva alle esigenze strutturali del tempo che volevano gli spazi per i poveri e i pellegrini costruiti lungo la strada principale, bene in vista, possibilmente vicini al corso d'acqua; un edificio aperto, esposto a mezzogiorno, aerato e nello stesso tempo riparato dalle intemperie e dai venti del Nord. Col tempo la struttura divenne insufficiente, tanto che il Consiglio della Comunità decideva la riedificazione dell'ospedale, mosso anche da quella cultura umanistica che ricercava lo spirito di una città ideale. La trasformazione venne decisa dal Consiglio della Comunità in data 12 ottobre 1461: incaricato dell'operazione fu Jacopo Zane dottore in legge, gastaldo dello stesso ospedale. L'esecuzione dell'opera venne affidata a mastro Martino da Como, che in città aveva già dato dimostrazione di buone prove con altre realizzazioni edilizie pubbliche. I lavori di riedificazione si conclusero in pochi mesi (Marzo 1462) come ricorda una lapide affissa sotto il portico e ora conservata nel nuovo ospedale di via Ettoreo. L'iscrizione ricorda inoltre che l'ospedale è stato voluto per gli ammalati poveri di Cristo e non più dunque solo per i pellegrini e i viandanti, i quali potevano trovare ristoro nelle molte taverne della città. Qualche anno ancora (1475) e l'ospedale sarà dotato anche di un chirurgo.
Gli interventi furono soprattutto all'esterno: in definitiva si sopraelevò il fabbricato, lo si allargò coprendo lo spazio aperto a ponente, lo si allungò portandolo al limite della via creando l'attuale sottoportico. La struttura, così ingrandita, assunse l'aspetto di un vero e proprio ospedale con una sala al piano terreno che era l'ordinario Ospizio: e nel piano di sopra vi erano stanze separate per donne e per quelli che fossero stati di civile condizione, oltre le stanze ad uso di cucina e di abitazione per il priore o custode di detto ospitale. I medicinali venivano provvisti da una delle spezierie della città e pagate a polizza ridotta dalli Provveditori mediante loro ordine diretto all'esattore.  A partire dalla metà del Cinquecento, in seguito al rivolgimento avvenuto in seno al Consiglio della Comunità, l'organizzazione ospedaliera sacilese subì un profondo mutamento. Divenuto un centro economico di grande rilevanza In seguito a ulteriori lasciti, l'ospedale assunse la funzione di un'istituzione finanziaria pubblica dalla quale il consiglio distrasse impropriamente denaro per la realizzazione di opere civili e religiose. Si perse così il carattere strettamente caritatevole della struttura originaria. Malgrado potesse contare su una grande disponibilità di risorse, l'ospedale non ne trasse alcun utile vantaggio: rimase per lo più un organismo assai indefinito, sospeso tra una generica difesa sociale contro le malattie e un dispensario caritatevole ai miserabili della città. Fu questo un momento difficile per la storia ospedaliera, sia sul piano organizzativo sia su quello sanitario: non essendo ancora noto il meccanismo di trasmissione delle malattie contagiose, l'ospedale divenne spesso il focolaio di infezioni e si dovette più volte decretarne la chiusura temporanea, come avvenne più volte in occasione delle ricorrenti epidemie di peste, a cominciare da quella funesta dei 1478. Un maggior degrado colpi l'ospedale nel corso del Settecento, un secolo nel quale la crisi economica e sociale si manifestò in maniera assai grave nella città. I numerosi lavori di ordinaria manutenzione consentirono al fabbricato un'esistenza precaria, divenuta poi rovinosa nell'anno della caduta della Repubblica di Venezia (1797), allorché lo stabile divenne un ricorrente ricovero per le truppe belligeranti. Né la prima amministrazione austriaca (1798-1805), nè la susseguente francese (1806 1813), che pure svolse funzione di riguardo nei confronti della sanità pubblica, riuscirono a ridare una sufficiente spinta operativa e funzionale all'azione ospedaliera, peraltro gravemente compromessa dalle precarie condizioni dell'immobile. La seconda amministrazione austriaca (1815-1866), infatti, trovò  l'ospedale completamente spoglio di arredo, il tetto e le mura pericolanti, i molti benefici in parte requisiti o dispersi. Dopo gli opportuni interventi edili, l'ospedale ripresa la sua funzione fino al 1876 allorché fu traslocato nello stabile dell'ex Convento delle umiliate, dove tuttora si trova.

Bibliografia
Antichi ospedali del Friuli Udine 1968 - P. Caracci
Fondazione di un ospedale dell'ordine gerosolimitano di San Giovanni in Friuli, in “memorie storiche forogiuliesi” 1959- G. Comelli
Consiglio di amministrazione dell'ospedale l'Ospedale Civile di Sacile nel suo rinnovamento Pordenone 1956
L'ospedale di Sacile in Sacile numero unico della società filologica Friulana Pordenone 1966 M.G. Sartori
Statuto dell'ospedale civile di Sacile “Principessa Jolanda di Savoia” Sacile 1934
L'ospedale di San Gregorio a Sacile nei ricordi di Polidoro del Ben Sacile-2000 - G. Zoccoletto.


 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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