FINALE EMILIA Ospedale degli infermi S. Spirito - Ospedali d'Italia

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FINALE EMILIA Ospedale degli infermi S. Spirito

Ospedali Nord est > Regione Emilia Romagna > Provincia Modena


Il contenuto della scheda proviene integralmente dal sito di Stefano Grimaldi, Ingegnere modenese – tratto da: FRASSONI Ab. CESARE – Memorie del Finale di Lombardia. – In Modena MDCCLXXVIII , presso la Società Tipografica.  FRASSONI Ab. CESARE – Memorie Istoriche del Finale di Lombardia. Parte Prima. Modena, Francesco Torri, MDCCLII

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Finale Emilia ha un’antica tradizione ospitaliera.
Lo storico CESARE FRASSONI, che cita un vecchio ospedale esistente già nel 1009 nel Borgo di S. Lorenzo , fa risalire all’anno 1295 l’erezione, in uno dei Borghi, di “uno Spedale sotto il titolo di S. Bartolomeo: la quale Istituzione venne allora confirmata da un Giovanni, Vescovo di Modena”.
Questo Ospedale, ancora all’epoca in cui scriveva il Frassoni nella parte prima delle sue “Memorie Istoriche“, cioè nel 1752, «serviva per alloggiarvi i Pellegrini, per ricevervi i fanciulli esposti, colla direzione di altre Opere Pie a soccorso dei Prigionieri, Vergognosi e Mendicanti, sotto la vigilanza dei Confratelli della Morte» . L’Ospedale di S. Bartolomeo era però stato rifabbricato nel 1488.
Nel 1435 «Giovanni Brandola, Capitano della Rocca e Massajo del Comune di Massa, ottenne di formare in vicinanza del vecchio Ospitale al S. Bartolomeo un altro Ospizio per buone persone e religiose, di passaggio; la quale istituzione fu poi seguitata dalla Famiglia Barbieri» che nel 1587 fu quindi pensato all’erezione di un Ospitale a beneficio degli infermi miserabili.
Ma occorre arrivare al secolo XVII per poter parlare di Ospedale esclusivamente per infermi a Finale.
Al 1628 risale il testamento di Romeo Romei, che istituì sua erede universale la Confraternita delle Sacre Stimmate « a patto e condizione che detta Confraternita dovesse dispensare tutte le rendite della sua eredità agli infermi che saranno nell’Ospitale da farsi, e non essendovene in detto Ospitale le abbiano da dispensare ai poveri Infermi che si troveranno in tutta la Parrocchia».
Questo testamento documenta anche che Finale sino a quell’epoca non aveva avuto un Ospedale per poveri infermi in esercizio permanente.
I beni dell’eredità Romei furono erroneamente avocati al Demanio dello Stato nel 1798, durante la soppressione delle Corporazioni religiose; ma poi furono ricuperati e le rendite devolute alla somministrazione gratuita dei medicinali agli ammalati poveri non degenti nell’Ospedale.
Alla Confraternita di S. Monica, Finale deve l’istituzione del suo attuale Ospedale. Eccone in breve la storia. Con testamento in data 14 agosto 1645 Ferrari Domenico nominò erede universale del suo ricco patrimonio la Confraternita di S. Monica, che, dopo avere soddisfatto scrupolosamente i legati temporanei, ed avere impostato le somme per i legati perpetui, sì trovò ad avere annui avanzi sempre più prosperosi tanto da poter secondare, nel 1666, i desideri del munifico testatore dando inizio alla fabbrica di una Chiesa da dedicarsi allo Spirito Santo e alla Beata Vergine della Pace, alla quale unire un ospedale per i poveri infermi di Finale.
Chiesa e Ospedale vennero benedetti nel 1688.
L’Ospedale, corredato di tutto l’occorrente, venne subito aperto sotto il titolo dello Spirito Santo.
In seguito molti furono i lasciti fatti, da generosi benefattori, all’Ospedale e alla Confraternita di S. Monica, che, nel 1752, deliberò di ingrandire la fabbrica dell’Ospedale per renderlo più capace e più proporzionato all’accresciuta popolazione.
Per la nuova intrapresa l’Ospedale ebbe l’aiuto e l’appoggio ducale, nonché nuove e cospicue donazioni, che permisero di aumentare i letti permanenti.
Soppressa nel 1784 la Confraternita di S. Monica, la sua attività fu aggregata all’Ospedale, che la beneficenza dei Finalesi sempre protesse, come si può rilevare nelle Tavole di Fondazione dell’Ospedale, che portano la data 30 luglio 1877.
Dal 1877 al 1914 l’Ospedale esplicò la sua funzione con limitate possibilità rispetto al progredire della Medicina e della Chirurgia, in ambienti che lasciavano a desiderare dal punto di vista igienico. Vennero fatti progetti per la soluzione del problema ospedaliero, ma non ebbero seguito per l’inizio della prima guerra mondiale.
Durante il periodo bellico che va dal Maggio 1915 al Novembre 1918 l’Ospedale, oltre a sopperire ai bisogni locali, ospitò militari ammalati e feriti.
Soltanto negli anni 1923-24 l’Ospedale subì una radicale trasformazione. Furono sistemati in due piani diversi i reparti di Medicina e di Chirurgia, si attrezzarono modernamente la camera di preparazione e quella di operazione, si impiantò un gabinetto radiologico e sì provvide al riscaldamento centrale.
Anche in questa occasione i cittadini finalesi furono munifici verso il loro Ospedale che, tutto rinnovato, il 1 gennaio 1925 riprendeva la sua missione umanitaria.


 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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