PERGINE VALSUGANA Ospedale Riabilitativo Villa ROSA - Ospedali d'Italia

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PERGINE VALSUGANA Ospedale Riabilitativo Villa ROSA

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Il Comune di Pergine mi ha inviato copia di un opuscolo commemorativo " Da Villa Giulia a Villa Rosa: 1912-2012 Cento anni di storia " edito dal Comune nel 2012 da cui ho tratto integralmente i contenuti sottoriportati

Nasce nel 2012 con il nome di Villa Giulia commissionata dal Marchese Vittorio Napoleone Dallarosa; l'edificio  entra nel circuito della sanità Trentina nel 1956, quando l'INAIL ne fece un convalescenziario destinato, in modo particolare, alla cura  riabilitativa degli invalidi sul lavoro e dei tecnopatici. L'esperienza dei primi anni  si rivelò fruttuosa e dimostrò che il recupero in misura sempre maggiore della persa capacità lavorativa dei traumatizzati permetteva il raggiungimento di 2 obiettivi: da una parte il reinserimento nel tessuto sociale di unità lavorative che, a causa appunto di incidenti sul lavoro, erano menomate; dall'altra un risparmio economico per l'INAIL dovuto al recupero di punti di invalidità permanente sul soggetto positivamente curato presso il Centro. Partendo da queste considerazioni, l'INAIL decise di specializzare Villarosa in tale genere di recupero: nel 1963 cambiò pure denominazione assumendo quella di “centro di rieducazione funzionale”.  Dal primo paraplegico del 1959 si passò così ai 33 del 1965, ai 78 del 1969 per arrivare a 175 nel 1974 ultimo anno di totale gestione INAIL. Il complesso sanitario di questo periodo di gestione INAIL era costituita da vari fabbricati e da un vasto terreno circostante, un bosco, parco, azienda agricola i cui cui prodotti erano destinati al consumo del convalescenziario. I posti letto erano complessivamente 110. Le cure erano assicurate nei vari reparti di idroterapia, fisioterapia e palestra. Nel reparto idroterapico si trovavano i passeggiatoi con acqua calda e fredda, sabbia asciutta e umida, il bagno a immersione, e il camminatoio dove i paraplegici facevano i primi esercizi di deambulazione e di ginnastica, il massaggio subacqueo, le docce scozzesi e la piscina; c'erano poi il bagno di Stranger e il bagno galvanico per le lesioni nervose e periferiche, per la cura delle delle lombaggini, delle artriti e artrosi, della colonna vertebrale degli  arti. Nella palestra venivano effettuati tutti gli esercizi ginnici, singoli e di gruppo, necessari per il recupero e la rieducazione funzionale degli arti.
Nel reparto di fisiokinesiterapia venivano curate le lesioni nervose, le contratture e le distorsioni, le artrosi, le rigidità articolari, le nevralgie e i disturbi di circolazione periferici, tramite l'elettroterapia e la diatermia per le quali il convalescenziario era dotato di apparecchi di massoterapia, radarterapia e forniti di Bier. L'attrezzatura sanitaria era completata da un reparto radiologico, da un gabinetto di analisi, dalla sala gessi e da quella di medicazione, adattabile a sala operatoria per le lesioni da pressione, e da apparecchiature per l’aerosol terapia. Il 22 aprile 1972 la Regione, in applicazione della riforma sanitaria, con provvedimento numero 542 scorporava dall'INAIL il centro di Villarosa e lo costituiva in Ente ospedaliero autonomo qualificandolo Ospedale Provinciale specializzato per motolesi e neurolesi. L'inizio dell’attività si ebbe il primo maggio 1975.
Negli anni Settanta si aprì l'ospedale alla popolazione di sesso femminile che fino al gennaio 77 si era vista preclusa la possibilità di cure al “Villa Rosa”. Infatti,  il 18 gennaio 1977, il Consiglio di Amministrazione decise, benché limitatamente e superando non poche difficoltà organizzative, di permettere l'ingresso e la degenza di alcune donne in uno spirito di adeguamento delle strutture sanitarie alla realtà dei tempi.
Tale cambiamento spinse gli amministratori a puntare verso un adeguamento di tutta la struttura ospedaliera con relativo progetto di sistemazione generale che prevedeva una spesa di circa 2 miliardi e mezzo. Non se ne fece nulla anche perché nel frattempo erano subentrate nuove normative nella sanità Provinciale e l'ospedale di Villa Rosa, col primo gennaio 1981, entrò nel servizio sanitario nazionale divenendo una Unità Operativa dell'Ospedale Santa Chiara di Trento.
L'ospedale Villa Rosa, da ospedale dedicato in particolare alle lesioni del midollo da traumi subiti sul posto di lavoro, si apriva ai bisogni di tutti i cittadini, alle patologie neurologiche da lesioni vascolari come gli ictus, alle malattie evolutive degenerative, ma anche a tutte le condizioni di trauma lavorative in senso stretto e non lavorative, come gli incidenti domestici, incidenti di montagna, incidenti della strada. Oggi la struttura è dotata di una settantina di posti letto; accoglie prioritariamente, in fase post acuta, pazienti con patologie neurologiche e tratta in regime ambulatoriale pazienti con patologie ortopediche e reumatologiche.
Negli anni 80 si ipotizzò la costruzione di un nuovo ospedale ma l’introduzione della legge Basaglia suggerì di utilizzare gli ampi spazi dell’ex Istituto Psichiatrico di Pergine.
Il 27 giugno 1988 fu presentato il progetto  che doveva consegnare la nuova struttura nel 2013.
Le poche sucessive informazioni dicono che i tempi sono stati rispettati e, fino al 2015, la vecchia sede si trovava già in stato di abbandono.



 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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