CESENATICO Ospedale civile G. Marconi - Ospedali d'Italia

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CESENATICO Ospedale civile G. Marconi

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Dalla Biblioteca civica del Comune mi hanno inviato, in PDF, parte  di un opuscolo dal titolo " Ospedale di Cesenatico " relazione del Dott. G. Marconi del 1916 .   

Non riporta dati storici ma, dalla stessa, si possono ricavare delle notizie di sicuro interesse sulla sua situazione che va dal 1893 al 1916.

Da un’epigrafe risulta che il Vescovo Anton Maria Cadolini aprì un Ospedale, che ebbe poi la sede attuale per lascito di Pier Maria Semprini, morto nel 1816, dunque un secolo addietro.
Nel settembre del 1834 per opera del Vescovo Mongardi il nosocomio ebbe migliore assetto e fu provvisto di ogni istrumento, di cui però era rimasta una sola forbice ossivora.
L'edificio ospedaliero trovasi in ubicazione infelicissima per essere la strada il termine della provinciale Cesena Cesenatico, per la quale si entra in paese. Essa è rumorosa per il transito continuo di veicoli, per l'esistenza, a destra di chi entra nell' ospedale, di uno stallatico e a sinistra d'una officina da maniscalco, che imbalsama gli ambienti dell'Ospedale con i profumi delle unghie bruciate. Ma queste delizie non bastano per il sollievo degli ammalati. Il piano terreno del fabbricato è affittato ad uso cantina e ognuno può indovinare i quotidiani rumori che vi si fanno, oltre quelli annuali di prammatica per la vendemmia e per l'esportazione della vinaccia.
Ma ce n'è ancora. Siccome la strada, proprio di fronte all' Ospedale, è più larga, quello spazio diventa nei giorni di festa e di mercato e specie durante la stagione estiva, il luogo di sosta di un gran numero di biroccini, carrettini e carrozze: quando non vi si aggiunge qualche asino che legato alle inferriate dell'edificio, perduta la pazienza di attendere al sole o sotto la pioggia, con pietosi ragli chiama il disumano padrone che l'ha dimenticato! Quando poi i malnati birocciai, che conducono per lo più dei somari trainanti pesantissimi carichi di carbon fossile, di marmo, di legname, credono di far prendere un po' di fiato alle maltrattate bestie, essi fermansi proprio avanti l'Ospedale e riprendono lo spunto con urla, bestemmie e colpi di bastone sulla schiena, sui fianchi, sulla testa di quei miseri animali.
Questo è quanto può notarsi all'esterno del nosocomio.
Ora cominciamo a visitare l'interno e facciamoci dall' ingresso e all'andito, che ho chiamato semplicemente indecente.
La vetusta porta, che forse è quella di un secolo fa, rimane aperta tutto il giorno e fino a tarda ora nella notte, sicchè è libera l'entrata come in un bazar, e chiunque può salire nelle due camere dei malati, spesso senza controllo dell'infermiere e potrebbe anche asportare qualunque oggetto della sala di medicazione o di quella operatoria. Nessuna amministrazione delle tante che si sono succedute in più di un  ventennio è stata capace di disciplinare l'ingresso all'Ospedale e le visite ai malati. A questa libera entrata fa naturalmente pendant la libera uscita, non solo dei visitatori o altri intrusi, ma degli stessi malati, dei quali taluni, sebben pochi, se ne sono andati dall'Ospedale insalutato hospite, ed altri sia il giorno, sia di notte hanno fatto indisturbati la loro passeggiata in paese e magari la visita all'osteria, tornando pacificamente all'Ospedale, come se questo fosse un albergo popolare e non in sacro luogo di cura con la sua disciplina e le sue regole e meritevole di ogni rispetto.
C’è stato poi un deplorevole periodo, in cui era in voga una speciale debolezza e sentimentalità, del resto congenita agii Italiani, che si dice s'innamorino in chiesa: ebbene alcuni cittadini e cittadine di Cesenatico s'innamoravano o venivano a fare all'amore all'Ospedale con la scusa di visitare gli infermi.
Questa libertà che ha degenerato in licenza, fa ardito chiunque entra in Ospedale a ispezionare e con-trollare tutto quello che si fa e si dà ai malati e non pochi si permettono di andare a scoprire la pignatta!
Se c'è poi qualche ignorantone di pagante, che vorrebbe consumare fra vitto e medicine il quintuplo della retta, bisogna guastarsi il fegato prima di persuaderlo che i malati vengono trattati con ogni ri-guardo e si somministra loro tutto quanto richiede la cura. D'inverno poi, specie nei giorni che si tiene aperto l'ambulatorio, è un va e vieni in cucina di donnicciuole che vanno a mettere il fuoco nello scaldino: e lì sfogano tutta la loro curiosità e maldicenza e quando escono sono come tante gazzette che bandiscono ai quattro venti ciò che si dice e si fa all'Ospedale.
Secondo il bilancio dell'amministrazione questa non potrebbe mantenere tutto l'anno che cinque malati: ma poiché non sempre ci sono questi cinque e parecchi entrano a pagamento, così talvolta i ricoverati sono anche 8 e 10, divisi in due sale una per gli uomini e una per le donne, sufficienti per 12 letti.
Di queste cifre conviene tener conto, se venisse il momento propizio per costruire un nuovo Ospedale o per prendere altri provvedimenti. Oltre le due sale non c'è altro ambiente por accogliere infermi.
E se o se c’è un malato grave che ha bisogno di quiete, se c’è un infetto, se c'è un contagioso si fa tutto un brodetto. In passato c’erano alcune camerette appartate che potevano servire per l'isolamento: ma furono requisite a scopo di osservazione dall'ufficiale sanitario.
C’è poi la camera operatoria con l'anticamera e un ambiente per l'ambulatorio, diviso in due da un tramezzo in muratura per l'altezza di due metri, avanti al quale attendono rumoreggiando quelli che vogliono la visita e che col chiasso rendono piacevole il lavoro del medico.
La camera operatoria fu divisa in due una grande camera che serviva per l' ambulatorio : si aprirono le finestre fino al pavimento, che fu rifatto con una gettata di cemento: si aprì anche un lucernario e vi si adattò una stufa Becchi che riscaldasse i due ambienti. Qui però mancano tutte le comodità, tutti gli apparecchi di cui sono dotati i grandi Ospedali.
Alla mia venuta non esisteva istrumentario: ho acquistato per mio conto istrumenti chirurgici per un migliaio di lire e sollecitando la sistemazione di un ambiente per sala operatoria, che fu provveduta di un modestissimo tavolo di legno articolato. Dopo alcuni anni per filantropico interessamento dell'inglese Sig. Capel Cure, si potette avere un letto operatorio in ferro e un carrello pel trasporto dei malati, e l'uno e l'altro acquistati da me personalmente a Torino dalla Spettabile Ditta G. De Maria. E di mano in mano si venne mettendo insieme qualche altro utensile ed istrumento da rendere possibile la maggior parte degli interventi chirurgici.
L'illuminazione dello spedale ha seguito i sistemi portati dalla civiltà. Dalle candele e al petrolio pas-sammo all'acetilene ed ora siamo in piena luce elettrica, che fa meglio risaltare tutti i difetti!
Di cui il più vergognoso è dato dalla mancanza assoluta dell'acqua. Ma come fece il Vescovo Mongardi a istallare l'ospedale in una casa senz'acqua? e come si potè e si può durare a rimanervi?
Si può concepire il servizio e la sufficiente nettezza in ogni senso di un ospedale che manca dell'acqua! Ebbene a questo primo, indispensabile elemento non si è mai voluto provvedere. L'acqua si va ad attingere dall'infermiere con recipienti a mano o al pozzo del vicino Albergo Leon D'oro o al pozzo artesiano in piazza e ognuno può immaginare come si debba usarne con parsimonia. Anche per questa c'è la nota amena. Si è voluto preparare alcuni anni addietro una camera per il bagno e il Sig. Fabbri Ferruccio regalò una bella vasca in cemento armato. Tutto fu messo a dovere, ma la vasca è anco-ra vergine, perchè per mancanza di acqua non vi si è potuto fare un sol bagno.
Il servizio di infermiere è disimpegnato da coniugi con prole che abitano nell'Ospedale.
Per i medicinali si è provveduto acquistando dai due farmacisti locali, che si alternano nel servizio ad ogni trimestre, i farmaci d'immediata preparazione; gli articoli di medicatura e i disinfettanti vengono comprati all'ingrosso dai produttori: le soluzioni antisettiche sono
preparate dall' infermiere. Le derrate alimentari, la carne, il latte ecc. si acquistano dagli esercenti, che per turno forniscono gli articoli.
L'assistenza ai malati dovrebbe esser fatta dagli infermieri: però se i ricoverati fossero parecchi e alcuni gravi, due sole persone, che debbono attendere a tante altre mansioni, sono assolutamente insufficienti. E così si è dovuto ricorrere ai ripieghi. Si permette a qualcuno di famiglia di assistere l'ammalato: ma questa assistenza non si fa con tatto, avvedutezza, educazione, senza disturbo degli altri infermi.
Ma le dolenti note per me hanno sempre squillato quando ho dovuto accingermi ad atti operatori gravi.
Siamo tre medici condotti; un primario e due comprimari: al primo è affidato il servizio e la direzione dell'ospedale: tutti abbiamo l'obbligo di aiutarci a vicenda: due sanitari risiedono nel capoluogo, il terzo distante 5 - 6 chilometri. Quando ho bisogno della loro assistenza, a meno che non si tratti di casi urgenti, debbo preavvisarli di un giorno o due; uno troppo di frequente ha brillato per la sua assenza non solo, ma talvolta ha spinto la sua inurbanità al punto da mandarmi a dire pochi minuti prima d'iniziare l'atto operativo, che egli non veniva e che mi fossi fatto aiutare dal Sindaco!
Da quella volta non ho più invitato quel collega ed ho ricorso all'aiuto, come feci in passato, dei veterinari, dei medici militari, o di colleghi venuti qua ai bagni e che gentilmente mi hanno offerta l'opera loro: così ho approfittato dell'opera di levatrici e farmacisti. Essendo poi assolutamente impossibile operare con un solo infermiere per tutto quanto è necessario per preparare sala, istrumenti, per trasporto di malati ed altri servizi impellenti, ho dovuto trar vantaggio da una schiera di volenterosi che facendo parte della società di pubblica assistenza o avendo assistito alle mie lezioni di pronto soccorso e all' ambulatorio, sono in grado di portare un utile aiuto in camera operatoria. Questa dovrebbe essere sempre pronta insieme alla provvista degli antisettici e alla medicatura sterilizzata, ma per quanto mi sia raccomandato non l'ho mai potuto ottenere.
La potenzialità finanziaria del nosocomio non permette di mantenere gratuitamente più di 5 malati al giorno: sicchè il numero dei degenti annualmente è assai scarso: tuttavia il pio istituto è sufficiente ai bisogni  della popolazione, poichè talvolta si rimane con uno o due malati e per qualche giorno non ce' n’è stato nessuno.

Naturalmente se chi legge ha notizie e/o contatti da suggerire non esiti ad inviarne comunicazione alla email :


ospedaliditalia@gmail.com


Ogni concreto aiuto ricevuto verrà poi riportato nella scheda di presentazione




 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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