LUGO Ospedale civile Umberto I - Ospedali d'Italia

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LUGO Ospedale civile Umberto I

Ospedali Nord est > Regione Emilia Romagna > Provincia Ravenna

Il contenuto della scheda deriva integralmente da:  La cura attraverso l’arte a cura del Conservatore del patrimonio storico e artistico AUSL della Romagna Sonia Muzzarelli.
Ci tengo a sottolineare che tutto il lavoro è stato svolto in accordo con la Direzione Generale che ne ha caldeggiato la divulgazione.
Si tratta di un “cofanetto” contenente vari opuscoli, riccamente iconografati e ricchi di bibliografia,  che riportano sia la storia degli ospedali come pure la descrizione del loro patrimonio artistico.


Per informazioni contattare:
patrimoniostoricoeartistico@auslromagna.it


Il sistema sanitario di Lugo di Romagna nella seconda metà del XIX secolo dovette far fronte a problematiche di tipo economico, sociale, demografico e igienico. Per sopperire a vari problemi, anche gestionali, dei tanti ospedali presenti in città, venne deciso, in un primo momento, di accorpare gli ospitaletti minori' nella struttura più grande e più consona alle esigenze: l'Ospedale Maggiore o degli Infermi.
La fusione avvenne il 14 maggio 1863 anno in cui l'Ospedale Maggiore entrò ufficialmente in attività. Anche se il nuovo ospedale unico disponeva di un capitale aumentato, ben presto la Congregazione di carità locale si rese conto di non poter comunque sostenere il peso gravoso del debito economico ini-ziale.
La sua pianificazione aveva preferito l'estetica alla funzionalità e alle buone regole igieniche.
Il Consiglio Sanitario, il 30 aprile 1880, evidenziò la permanenza di tali problematiche, riconoscendo la struttura non idonea e incapace di rispondere alle esigenze di una comunità in crescita, e approvò, di conseguenza, la costruzione di un nuovo edificio dopo aver convenuto che ampliare l'ospedale già esistente sarebbe stato più dispendioso e meno opportuno.
Per la realizzazione dell'opera edilizia, il 3 marzo 1881 fu indetto un concorso, con un budget complessivo di cinquecentomila lire, che raccolse l'adesione di ben sedici progetti".
La Commissione scelse il progetto "Le baracche sono i veri ospedali del futuro", presentato dall'Ing. Pellegrino Piana di Bologna e del Dott. Giuseppe Ballotta di Lugo.
Il progetto prevedeva la realizzazione di una struttura a padiglioni, composta da edifici indipendenti e separati, disposti in numero tre per parte e collegati da una galleria che partiva da
Un corpo frontale a due piani, destinato ai servizi generali di assistenza. I sei padiglioni infermerie potevano contenere centocinquanta letti, mentre altri cinquanta erano posti nelle sale speciali e nelle camere per dozzinanti. Ma vari problemi indussero la Commissione a optare per il progetto dell'Ing. Emilio Speroni per la realizzazione di un edificio con infermerie raccolte attorno ad un fabbricato centrale, capace di accogliere centotto letti, di cui ottanta destinati ai malati comuni e ventotto riservati a dozzinanti ed infettivi.
Tutti i nuovi fabbricati vennero eretti con una muratura in laterizi, prodotti dalle fornaci locali, malta di calce idraulica del Santerno e sabbia del Serio con spoglia di mattoni scelti di Imola, da cui prove-nivano anche i cornicioni in terracotta. Gli ambulatori furono collocati nelle immediate vicinanze della portineria per impedire l'accesso di persone estranee nei locali di medicazione e visita annessi ai padiglioni.
A differenza del passato, grande attenzione fu posta ai requisiti igienici del nuovo edificio che era do-tato di un efficiente impianto di riscaldamento ad aria calda con un sistema di ventilazione principale che avveniva attraverso bocche aperte a livello del pavimento e una ventilazione secondaria, realizzata attraverso condotti di aspirazione dell'aria viziata ricavati nei muri e terminanti allo sbocco sul tetto. Il nuovo nosocomio possedeva, inoltre, un impianto idrico, a servizio di tutto il complesso, che si avvaleva di tre serbatoi posti nel sottotetto del fabbricato principale, di cui due per l'acqua calda e uno per la fredda. La struttura sanitaria era anche dotata di un impianto di illuminazione elettrica e di uno telefonico, essenziale in questa tipologia ospedaliera per consentire la comunicazione agevole e veloce del personale dislocato nei diversi padiglioni.
Il 5 agosto 1900 il Consiglio Comunale deliberò di intitolare il nuovo ospedale alla memoria di Umberto I re d'Italia e il 21 ottobre dello stesso anno.
Il nuovo Ospedale Infermi Umberto I di Lugo, entrato ufficialmente in attività, disponeva di un patrimonio consistente in fondi rustici, beni urbani, censi, mutui, cartelle nominative del Consolidato italiano e altri crediti" che gli consentirono di provvedere realmente ai bisogni della comunità lughese. L'ospedale accoglieva e distribuiva gratuitamente medicamenti domiciliari ai malati poveri di Lugo e  curava a titolo oneroso i benestanti; inoltre conferiva annualmente quattro sussidi dotali ad aspiranti spose purché giovani, povere, di onesta condotta, nate e domiciliate a Lugo e prossime ad accasarsi. Si occupava, inoltre, di raccogliere gli esposti in qualunque ora della giornata a patto che fossero accompagnati dalla lettera del medico o della levatrice indicante il giorno e l'ora della nascita e l'eventuale affezione da sifilide trasmessa dalla madre biologica.
L'amministrazione dell'ospedale fu affidata alla Congregazione di Carità e successivamente, nel 1937, all'ECA, chiamato ad amministrare sotto la dittatura fascista tutte le Opere Pie.
Nel 1976. per attuazione della Legge Regionale n°4 del 23 gennaio 1976 si dispose la fusione degli enti del comprensorio di Lugo e l'Ospedale Umberto I unitamente agli ospedali di Alfonsine, Bagna-cavallo, Conselice, Cotignola, Fusignano e Massa Lombarda venne fuso in un nuovo ente ospedaliero con sede a Lugo. Il nuovo ente perderà la fisionomia giuridica due anni dopo quando entrerà a far parte dell'Azienda USL di Ravenna, oggi della Romagna.



 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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