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POTENZA Ospedale San Carlo

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Questa scheda è stata condivisa con il curatore del portale " Potentia Review "  Tutto sulla città di Potenza, capoluogo di regione della Basilicata: cultura, architettura, arte, gastronomia, bellezze naturali e non solo.

http://www.potentiareview.it/2017/10/15/storia-un-grande-ospedale-san-carlo-potenza/


« È il primo ospedale moderno della Basilicata, ma numerosi sono stati gli istituti ospedalieri, nelle forme e nei modi tipici dell’antico regime (più strutture caritatevoli e assistenziali che sanitarie), che l’hanno preceduto a Potenza. In un documento datato 1253, contenuto nell’Archivio di Stato di Potenza – risulta che il primo ospedale cittadino fu quello di San Giovanni di Dio, edificato nella cappella di San Giovanni Battista. Nel XIV secolo, invece, era attivo un ospedale dedicato a San Domenico. Fonti storiche dimostrano la presenza di un’ulteriore casa di cura, intitolata a Sant’Antonio da Padova ed operante nel XVI secolo. Una pianta di Potenza antica del 1702 attesta la presenza di un quarto ospedale, molto più ampio dei tre menzionati, consacrato alla Santissima Annunziata. Secondo le cronache di alcuni storici locali, la nascita della Pia istituzione dell’Ospedale San Carlo avrebbe surrogato lo stesso sanatorio della Santissima Annunziata, ereditandone funzioni e peculiarità. Seguendo un’altra linea interpretativa, la Pia istituzione San Carlo sarebbe nata dalla soppressione dell’Ospedale San Giovanni di Dio e non dalla Santissima Annunziata. «Un ospedale col nome della SS. ma Annunziata servito dai così detti Benfratelli fu istituito dall’Università (nei secoli passati il Comune veniva detto l’Università dei cittadini; oggi corrisponderebbe al Comune di Potenza)  alla fine del XVI secolo: esso si trovava, con ogni probabilità, in quella che forse era stata, fino ad allora, la sede del già citato Ospedale di S. Antonio, già di giuspatronato della comunità cittadina; nel 1652 la struttura venne soppressa per decreto della Sacra Congregazione ed i suoi redditi, ascendenti a circa 100 ducati, furono assegnati al Seminario. L’ospedale, chiamato comunemente del Beato Giovanni di Dio e successivamente di S. Giovanni continuerà a funzionare fino agli inizi del 1800. Nel 1810 verrà sostituito dalla nuova struttura del S. Carlo, alla quale saranno trasferite le sue rendite». Le origini dell’Ospedale San Carlo di Potenza risalgono al lontano 1626, anno in cui la famiglia Guevara-Loffredo, nella persona di Beatrice Guevara, donò l’omonimo Castello ad alcuni frati cappuccini. Gli ecclesiastici, particolarmente devoti a San Carlo Borromeo, crearono in questi spazi un’Opera Pia, un convento e forse anche un ospizio. Con un decreto del 2 ottobre 1810, firmato dal Re delle Due Sicilie, Gioacchino Murat, il convento venne tolto ai religiosi, poiché destinato ad ospitare il primo ospedale cittadino. Il 2 ottobre 1810 nacque ufficialmente l’Ospedale San Carlo di Potenza: originariamente, il nosocomio potentino fu amministrato da un Consiglio generale degli ospizi e dal 1812 poteva contare sulla presenza di un direttore di nomina governativa. Successivamente, con la legge del 3 agosto 1862, il Consiglio venne abolito e sostituito da una Deputazione provinciale che si occupava anche degli ammalati provenienti dai paesi limitrofi. A seguire, con una delibera del 27 novembre 1864, la stessa Deputazione provinciale decise di cedere la gestione dell’Ospedale a una Congregazione di carità. Venutesi a creare le prime divergenze tra la Congregazione di carità e la Deputazione provinciale, si rese necessaria una forma d’intervento più organico. Con il decreto regio del 19 giugno 1870, firmato dal Re Vittorio Emanuele II l’Ospedale fu considerato Istituto di Provincia e perciò affidato nelle mani del Consiglio provinciale. Un anno dopo, nel 1871, la nuova struttura ospedaliera cominciò a darsi delle regole interne attraverso la redazione di un apposito Statuto organico. Sfogliando le sei pagine del Regolamento si legge: «Lo scopo del nuovo ospedale San Carlo è quello di ricoverare e curare i poveri. (…) L’accesso all’ospedale è riservato ai pazienti nati e domiciliati nella Provincia. (…) La pianta organica dell’ospedale è fissata a sette dipendenti: un segretario, un tesoriere, un medico, un chirurgo, un infermiere, un’infermiera ed un’inserviente. (…) L’amministrazione è affidata a una Commissione composta da quattro membri e di un Presidente eletti dal Consiglio provinciale». Il nuovo nosocomio civile poteva disporre di trentadue posti letto, per un totale di ventitre ricoveri giornalieri. Dal 1889 aprirono i primi reparti specializzati: un’unità di Dermosifilopatia, una sala anatomica; mentre la prima sala operatoria venne inaugurata nel 1901. Dal 1906 furono istituiti il servizio di Guardia permanente e un Gabinetto di analisi. Negli anni successivi entrarono in vigore: un servizio gratuito per la cura del tracoma, una lavanderia e furono acquistate le prime apparecchiature utili alla disinfezione dei pazienti. Dal 1913 aprì la prima farmacia del San Carlo, operosa anche durante le ore notturne. Si andrà avanti con questo tipo di organizzazione interna fino al primo conflitto mondiale, data in cui il San Carlo visse una stagione di semi-abbandono. Dal 1924, l’amministrazione provinciale, con uno stanziamento considerevole di fondi, decise di apportare delle modifiche alla vecchia pianta del Castello Guevara, costruendo dei locali molto più ampi da cui si ricavarono cinque nuove corsie. In quello stesso periodo, nei pressi del Covo degli arditi, il professor Giulio Gianturco, medico dell’ospedale San Carlo, propose di destinare uno degli edifici del Manicomio (mai terminato) – il padiglione Cronici – ad un Policlinico. Nacque così il Policlinico “Remigia Gianturco”, che divenne ben presto un centro sanitario importante. Si trattava di una struttura a sé stante, munita di un’importante biblioteca (il cui nucleo di libri e riviste ottocentesche è oggi prezioso patrimonio aziendale) e dedita a una significativa attività di ricerca. Tuttavia, ai fini di una corretta cronologia storica, torna utile menzionarla dato che, nel 1935, qui si trasferirà dal centro storico proprio l’Ospedale provinciale San Carlo. Poco a poco si sentì l’esigenza di un sanatorio più ampio e rispondente alle esigenze della comunità. Il governo, con un decreto legge del 7 ottobre 1926, decise perciò di dare e vita agli Istituti Riuniti, fondendo Ospedale San Carlo, Policlinico Gianturco e Sanatorio. Per realizzare questa decisione del Governo, il Prefetto di Potenza, con un provvedimento del 18 ottobre 1926, optò per il trasferimento dell’ospedale dal Castello verso i nuovi locali di rione Santa Maria (completati pochi anni dopo). L’intento era quello di unificare il San Carlo, il policlinico Gianturco, il Sanatorio e il Laboratorio di Igiene e Sanità al fine di creare una cittadella sanitaria denominata “Istituti clinici riuniti di Santa Maria”. Per ragioni imprecisate il progetto venne rimandato, tant’è vero che il trasferimento del San Carlo verso Santa Maria fu graduale e si completò solamente nel 1938. Da allora, il Castello Guevara fu definitivamente abbandonato, con scarso riguardo per la memoria storica. Sarà demolito negli anni successivi per fare spazio a un edificio scolastico. Nel 1943, in concomitanza con gli eventi bellici del secondo conflitto mondiale, il nosocomio potentino fu costretto nuovamente a spostarsi. Lasciò i locali di rione Santa Maria per dirigersi alla volta degli spazi interni del Principe di Piemonte, poiché un bombardamento, avvenuto tra l’8 e il 9 settembre, devastò la struttura causando un alto numero di decessi. Poco più tardi l’Ospedale San Carlo si trasferì nuovamente, questa volta all’interno dell’Istituto Tracomatosario di rione Verderuolo. Anche l’occupazione di questi locali durò poco. L’Ospedale civile San Carlo dovette soccombere al volere del comando Anglo-Americano e ad un ordine dell’Amgot, che premeva affinché in quel luogo venisse installato un ospedale militare indiano. I ricoverati furono trasferiti ancora una volta nei locali del Principe di Piemonte, messi a disposizione dai frati. L’Ospedale militare indiano lasciò l’istituto Tracomatosario nel 1944; solo allora i malati poterono ritornare a casa. Tuttavia, la peregrinazione del nosocomio durerà fino al 1957, anno di riapertura della sede di Santa Maria, ricostruita con mille difficoltà in seguito al bombardamento del 1943. La nuova struttura poteva giovarsi di 280 posti letto e di due divisioni chirurgiche, per un totale di 9.000 ricoveri annuali. Qualche anno più tardi, gli amministratori dell’epoca iniziarono a interrogarsi su una nuova possibile sede dell’ospedale cittadino, sicuramente più confacente all’espansione demografica. Agli inizi degli anni ‘70 maturò la decisione di dar vita al complesso ospedaliero di Macchia Romana, progettato dall’architetto Lenci ed edificato su un’area di 86.450 metri quadrati. Le attività del San Carlo, nella sua ultima e attuale sede di destinazione, iniziarono ufficialmente dal luglio del 1977 con i primi ricoveri nel padiglione A. Fiore all’occhiello del nuovo ospedale è ed è stata la Cardiochirurgia, voluta con forza dal Presidente del Consiglio di quegli anni, il potentino Emilio Colombo. Si tratta di una struttura d’avanguardia che costituirà un volano per il decollo dell’intera comunità ospedaliera. Erano le 19.34 del 23 novembre 1980, quando una forte scossa di terremoto colpì un’area di 17.000 chilometri quadrati che si estendeva dall’Irpinia al Vulture. Il San Carlo, suo malgrado, si trovò costretto a far fronte ad una nuova, grave emergenza sociale. Il 25 novembre del 1980 Papa Giovanni Paolo II° decise di partire alla volta di quelle terre, martoriate dal dolore e dalla sofferenza. «Qual è la situazione? Come stanno i feriti? Ci sono molti morti?”. Sono queste le prime parole che Giovanni Paolo II pronuncia davanti all’Ospedale di Potenza, appena sceso dall’elicottero.  L’Ospedale San Carlo di Potenza, con la sua storia bicentenaria, oggi è una realtà moderna di livello nazionale. Un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 31 agosto 1993 ha classificato il San Carlo quale ospedale di rilievo nazionale e di alta specializzazione. È stato costituito in Azienda ospedaliera dal 6 marzo 1995, con decreto del presidente della Giunta Regionale, il n. 109 del 1° febbraio 1995, attuativo della Legge regionale n. 50 del 24 dicembre 1994. Nel 2002 venne inaugurato il servizio di emergenza-urgenza “118”. Nel 2007, con l’accorpamento dell’Ospedale San Francesco di Paola di Pescopagano, nasce l’Azienda ospedaliera regionale San Carlo.
Da un’indagine del “Sole 24 ore Sanità” (11 Aprile 2013, ndr), una rivista leader nel settore, è emerso che l’Ospedale San Carlo è la migliore azienda ospedaliera del Mezzogiorno, la dodicesima in tutta Italia. Il logo aziendale, di colore azzurro e argento (i colori istituzionali della Basilicata), è il segno di riconoscimento più evidente del legame con il passato. Campeggia sulle carte intestate e in ogni angolo dell’edificio. La stessa fattura del logo è intrisa di storia. Esso, infatti, si compone di un emblema cruciforme e quadrilobato, simbolo delle origini ecclesiali; di una torre, in tributo al Castello Guevara; e dei quattro fiumi della Basilicata: Bradano, Basento, Agri e Sinni. È lì per ricordare alle nuove generazioni i trascorsi e le tribolazioni del primo nosocomio cittadino, e forse, chissà, per indicare la rotta da seguire e un futuro ancora tutto da scrivere.

Bibliografia:

Buccaro, “Le città nella storia d’Italia. Potenza”, Roma-Bari, 1997. G. Fierro, “Gli anni difficili”, Potenza, 1989. P. Gentile, “La città delle scale”, Potenza, 2003.
V. Marsico, “L’ospedale San Carlo di potenza nella storia di ieri e di oggi”, Potenza, 1957; II edizione, Potenza, 2002. Supplemento del “Quotidiano della Basilicata” del 23/11/2010. R. Triani, “Potenza nella storia”, Potenza, 2007. A. Tripepi, “Curiosità storiche di Basilicata”, Potenza, 1915.
Testi a cura di VIRGINIA CORTESE e ROSA SANTARSIERO (Quaderni dell’Ospedale San Carlo di Potenza – 2013)


 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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