OSTIGLIA ospedale civile G. Belfanti - Ospedali d'Italia

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OSTIGLIA ospedale civile G. Belfanti

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L'epoca precisa della fondazione dell'Ospedale non si conosce. Da un attestato  della Cancelleria Ve-scovile di Verona in data 22 febbraio 1775 si presumerebbe l'esistenza dell'Ospedale fin dal 1434, epoca nella quale sarebbe stato visitato dal Vescovo Ermolao Barbaro, come si rileva dal Libro delle Visite della Diocesi, in data 18 maggio 1455. Da ciò si deduce come l'Ospedale dovesse esistere anche prima del 1434 e dovesse trarre la propria origine dalle disposizioni degli ostigliesi che lo dotarono di 50 staia mantovane di frumento, di 5 carra di vino e di 20 ducati d'oro.
La sede primitiva del pio luogo non è quella attuale.
Da un documento del 1600 si rileverebbe che in quell'epoca l'Ospedale era costituito da un fabbricato comprendente 6 camere con letti ben forniti, vi erano inoltre due camere per il custode, una camera per l' « Unione delle convocazioni », un'altra grande con 5 letti per i pellegrini (poi soppressa) ed infine i locali per i bassi servigi. Da una nota si rileva che l'Ospedale era destinato esclusivamente ai pellegrini in viaggio per Roma.
Era denominato «Ospedale dei SS. Pietro ed Antonio Abate » risultante della fusione dei due omonimi nel 1833; fu il Vescovo Barbaro che in occasione della sua visita pastorale concesse allo Spedale di S. Pietro  « novamente costrutto dagli uomini del luogo » tutti i beni dello Spedale di S. Antonio, il quale aveva 10 letti.
Nel 1617, in virtù del lascito Lodovico Verrara, gli scopi della istituzione si allargarono e all'assistenza ospitaliera vennero ammessi anche i cittadini bisognosi di cure.
Verso la metà del 18° secolo l'Ospedale cambiò sede.
Già nei primi anni del 900 anche il nuovo fabbricato ospitaliero si era dimostrato insufficente ed inadatto agli scopi ai quali doveva servire. Così negli anni che immediatamente precedettero la prima guerra mondiale venne costruito il nuovo padiglione. Particolare enfasi viene data al nuovo apparecchio radiologico;
si tratta di un apparecchio costruito dall'industria nazionale, il quale ha potenza tale da poter soddisfare a tutte le esigenze della tecnica radiologica moderna. Con esso sono possibili le teleradiografie istantanee e l'immediato passaggio dalla radioscopia alla radiografia. Degna di nota la protezione integrale dai raggi e dall'alta tensione. Ed è questo un non trascurabile fattore di sicurezza.
Anche la Divisione chirurgica è stata assai modernamente attrezzata.
Oltre alla sala operatoria, accanto alla quale si trova la sala di sterilizzazione, vi sono vari gabinetti per esami speciali, dei quali uno  destinato particolarmente alle indagini nel campo dell'urologia.
L'Ospedale è fornito di un impianto di riscaldamento centrale, come pure di un impianto autonomo di lavanderia a vapore e d'un moderno impianto frigorifero.
Al piano terreno del vecchio fabbricato si trovano gli uffici di segreteria, l'economato, gli archivi, da un lato e dall'altro gli ambulatori degli specialisti. Posteriormente sono situate le cucine, alcune salette annesse al guardaroba e gli appartamenti delle reverende Suore.

Fonte:  Giuseppe Castelli, Gli ospedali d'Italia, Milano : Medici Domus, 1941




 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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