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La gestione di questo ospedale fu affidata ai Cavalieri Templari degli Ospedali di Capua e di Sant’Eligio. Dal 1308 parteciparono alla gestione del nosocomio anche la confraternita laica dei nobili e artigiani di Napoli. L’ospedale era chiamato Ospizio dei Poveri dei SS Pietro e Gennaro. In seguito ad una disputa legale tra i monaci benedettini e la confraternita laica di San Gennaro, Papa Sisto IV nel 1474 in seguito a questo conflitto di competenza, assegnò alla confraternita laica sia il convento che l’ospedale ospizio. Così i monaci furono esautorati dal convento che era stato loro per cinque secoli. La gestione fu affidata a una congrega formata da rappresentati del popolo retta da quattro maestri delle piazze del popolo.
Nel 1516 il San Gennaro dei Poveri accolse i malati di quel terribile morbo. In seguito il nosocomio venne abolito per favorire il nuovo ospedale napoletano degli Incurabili.
Nel 1735 con Carlo di Borbone l’ospizio venne designato come Real Ospedale di San Gennaro e San Pietro dei Poveri. Beneficiò di numerose elargizioni da parte dei nobili e in particolare della regina Maria Amalia di Sassonia. L’amministrazione venne regolata ex novo da una commissione municipale.
Durante il periodo francese la gestione dell’ospizio passò come ogni altra opera pia del napoletano ad essere amministrata dalla ” Commissione o Giunta ” di carità che operò un buon rilancio del pio istituto e che lo unificò ad un altro pio istituto, quello di Sant’Onofrio dei vecchi nella zona del porto. Gli ospiti del Sant’Onofrio venivano ingaggiati per partecipare ai funerali di persone importati. Organizzavano cortei funebri con le insegne di Sant’ Onofrio e per questi servigi ricevevano molti compensi. Con l’unificazione anche gli ospiti del San Gennaro poterono usufruire di queste entrate infatti anche loro venivano impiegati a pagamento nei cortei funebri privati e pubblici vestiti a lutto con la bandiera ospedaliera. Nel 1809 con il regio decreto di Gioacchino Murat, al San Gennaro di Capodimonte venivano accolti solo gli anziani poveri d’ambo i sessi, specie se disabili. Al ricovero per anziani fu assegnata una rendita di 4500 ducati che fu aumentata di altri mille derivanti dalle rendite di altri monasteri soppressi.
Lo stato unitario privò il pio istituto di ogni sussidio statale e da quel momento i gestori dell’opera pia per il sostentamento dell’ospizio dovettero contare esclusivamente dai proventi derivanti dalla partecipazione ai cortei funebri.
La mancanza di queste entrate portò alla chiusura dell’ospizio per i poveri e diseredati.
Dopo la I guerra mondiale venne utilizzato per l’assistenza ai cranio-