Menu principale:
Questa scheda è stata autorizzata dallo stesso autore Architetto Alessandro Benazzi; rintracciarlo non è stato semplice e per questo devo anche ringraziare l'Area Biblioteche e Servizi allo Studio Alma Mater Studiorum -
https://amslaurea.unibo.it/6883/1/Benazzi_Mariani_-
Benazzi, Alessandro ; Mariani, Francesco (2014) "Abitare le cure" -
L’attuale ospedale civile nacque sotto il nome di“Ospedale della Carità”, di specifica natura nosocomiale. Gli stimoli delle prediche di Andrea da Lavagna, lazzarista che nel 1722 aveva incitato alla costruzione di un ospedale per la cura dei malati, portarono infatti alla nascita presso la Parrocchia di Santa Maria Maggiore di una confraternita denominata “Compagnia della Carità”.
Scopo della compagnia è di provvedere al bisogno dei poveri infermi del paese riunendoli in uno spedale, per ivi assistere alla loro cura, e perchè siano loro somministrati gli aiuti spirituali non solo, ma il convenevole cibo, letto e medicamento, con carità e ben regolato servigio.
Il nuovo ospedale iniziò ad offrire i suoi servizi nel 1734, all’interno di uno stabile appositamente costruito nei pressi di Porta Montanara,all’esterno delle mura cittadine.
Gli oneri sostenuti dall’esercizio venivano saldati tramite la raccolta di oblazioni e grazie soprattutto alla donazione di cinque soldi al mese da parte di ogni associato alla confraternita.
Si trattava di un’iniziativa di modesta entità, ma all’avanguardia come concezione perchè anticipava la tendenza, affermatasi nei successivi decenni del settecento, di differenziare i luoghi preposti all’assistenza sociale da quelli riservati al pronto soccorso e all’assistenza sanitaria.
Al contrario del direttore dell’ospedale, che veniva rieletto con scadenza annuale, il servizio sanitario era affidato al medico della comunità.
Questo perchè l’ospedale era un completamento del servizio medico di base riservato agli infermi e veniva quindi gestito dallo stesso individuo. Il medico era coadiuvato da una coppia di “ospitalieri”.
La scelta di questi ultimi ricadeva per consuetudine su due coniugi. Il marito, col compito di servire il reparto maschile, svolgeva anche il ruolo di custode, mentre la moglie si occupava esclusivamente del reparto femminile. A quest’area era interdetto l’accesso maschile, a meno di gravi esigenze di servizio, e in ogni caso, solamente dopo che fosse stato avvertito il direttore dell’ospedale, era permesso l’accesso all’ospitaliere.
Oltre alla norma sulla separazione dei sessi, un’altra in particolare riflette le condizioni problematiche comuni agli ospedali di fine ‘700: era prescritto infatti che bisognasse collocare un solo malato per ogni letto.
Nel 1876, per l’esigenza di maggiori posti letto, venne acquistato un nuovo stabile.
Il nuovo ospedale iniziò la sua attività e nel 1882, pochi anni dopo l’inaugurazione del complesso, subì un primo intervento di ampliamento grazie all’acquisizione dei terreni e degli stabili prospicienti.
Venne inoltre ampliato l’organico assumendo per la prima volta personale religioso.
A tre suore erano quindi affidati i servizi di governo interno, cucina e guardaroba.
Un secondo intervento risalente al 1906 portò all’edificazione del volume addossato a viale Oriani, identificato come padiglione Bentivoglio.
Importante in questo periodo l’opera del Prof. Gino Bianchi, che qui assunse il ruolo di chirurgo e direttore sanitario. Volle infatti l’istituzione del reparto di isolamento -
Le uniche parti rimaste, parte di villa Zanoni e dei locali su via S. Pellico, risultarono comunque troppo danneggiate per poter mantenere l’attività. L’istituzione ospedaliera venne quindi temporaneamente spostata all’interno del Liceo Righi a Bologna. A Castel San Pietro venne mantenuto in questo periodo solamente un presidio di pronto soccorso, situato all’interno del tracciato murario.
Nel 1947 il Genio Civile terminò il primo lotto di ricostruzioni, riportando agibilità alla palazzina centrale, nella quale vennero sistemati trenta posti letto, e all’ala di via S. Pellico, utilizzata temporaneamente come casa di riposo per anziani e inabili. Nel 1948 venne terminata poi l’edificazione di un locale lavanderia separato dalla struttura principale. A tale edificio, identificato oggi come padiglione A, verrà poi annessa una seconda struttura che prende il nome di padiglione B. Per ripristinare il complesso degli edifici com’erano prima della trenta posti letto, e all’ala di via S. Pellico, utilizzata temporaneamente come casa di riposo per anziani e inabili. Nel 1948 venne terminata poi l’edificazione di un locale lavanderia separato dalla struttura principale. A tale edificio, identificato oggi come padiglione A, verrà poi annessa una seconda struttura che prende il nome di padiglione B. Per ripristinare il complesso degli edifici com’erano prima della guerra, nel 1951, dopo un anno di lavori, riaprì il padiglione Manaresi, edificato sull’area di sedime originaria. Questo ospitava inizialmente la casa di riposo, e solo dopo fù convertito a funzione ambulatoriale.Nell’anno 1953 iniziò la ricostruzione del padiglione Bentivoglio. Il progetto elaborato dall’ing. Aldo Zerbetto, che prevedeva l’edificazione di uno stabile di tre piani fuori terra e di uno interrato, era destinato a contenere servizi di diagnostica radiologica e sessanta posti letto di degenza. I lavori vennero portati a compimento nel 1958. Il costante incremento delle attività dell’ospedale rese però presto necessaria un’ulteriore opera di ampliamento del complesso. Il nuovo piano, predisposto dall’ing. Alberto Parenti, era suddiviso in due differenti lotti. Il primo, terminato nel 1965, consisteva nella sopraelevazione per due piani del padiglione Bentivoglio. Il secondo, che prevedeva un’appendice di sei piani allo stesso padiglione edificata a levante rispetto all’esistente, venne inaugurato nel 1967.
Le amministrazioni che si sono succedute dal 1945 si sono sempre impegnate affinchè la ricostruzione degli stabili fosse costantemente accompagnata dall’ammodernamento degli impianti e delle attrezzature tecniche sanitarie.
Nel 1970 venne terminata la costruzione, alle spalle del padiglione Bentivoglio, del nuovo reparto operatorio, ultimo dei grandi interventi di ampliamento alla struttura.
L’inaugurazione del nuovo polo ospedaliero di Imola, avvenuta nel 1991, segnò una svolta nella gestione della sede di Castel San Pietro.
A partire dal servizio di primo soccorso, uno ad uno, i più importanti reparti furono trasferiti nel grosso complesso appena edificato, che poteva assicurare spazi maggiori, raggruppamento dei servizi e modernità. Attualmente il complesso ospedaliero di Castel San Pietro Terme offre prevalentemente servizi ambulatoriali e diagnostici. Al terzo e quarto piano del padiglione Bentivoglio, inoltre, sono situati un reparto di hospice oncologico, da poco rimodernato, e uno di lungodegenza.
Le sale operatorie, ancora in uso, vengono adibite a interventi di day hospital.
Il lavoro è anche ricco di documentazione fotografica.
Nella bibliografia della tesi, pagine 139 e 140 del testo completo, la parte storica relativa all'Ospedale Civile di Castel San Pietro Terme deriva dalle seguenti pubblicazioni:
-
-
-
-