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Da: L’ospedale-
E’ questo colèra che ha dato origine, in Roma, ad un nuovissimo istituto in cui la carità cristiana ha ricevuto una delle sue più larghe applicazioni; vo' parlare dell'ospedale lazzaretto di S. Marta. Non dissimile dagli altri Papi Leone XIII, al primo scoppiare del terribile morbo in Italia, vide che avrebbe potuto facilmente estendersi anche a Roma ove gli ospedali, sebbene abbondino e sieno assai bene tenuti, pure o sarebbero stati assai probabilmente insufficienti, o per essere già destinati per fondazione a curare altri mali, non avrebbero potuto offrire a tutti i tocchi dal morbo quei mezzi, quei conforti, che la scienza medica odierna riconosce i più atti a combatterlo. Si faccia dunque, ha detto Leone XIII, un ospedale, destinato ad un solo scopo, la cura dei colerosi; e fornito per conseguenza degli ottimi tra i mezzi, a ciò riconosciuti più acconci. Sorge nelle vicinanze di S. Marta ed è costituito da sette corpi di fabbriche e da due vasti giardini oltre i cortili. Esso confina a mezzogiorno colle mura della città, a ponente con un vicolo detto della gallinella, a tramontana colla piazza della sagrestia, a levante con un vicolo cieco che termina alle mura di cinta della città medesima. Il fabbricato destinato all'ospedale propriamente detto occupa la parte centrale. Vi si accede per un cancello, e l'uscita dà sulla medesima via, per un altro cancello al quale si giunge dopo avere attraversato un locale di disinfezione capace di contenere carri e vetture. Vicino al cancello d'uscita è un corpo di guardia destinato a mantenere l'ordine al di fuori dell'ospedale. Ivi è pure un parlatorio mediante il quale gli estranei possono comunicare coi convalescenti senza che abbiano alcun contatto con loro. Essi possono vedersi attraverso una finestra munita d'inferriata, e parlarsi mediante un telefono che vi è stato all'uopo disposto. La prima cosa a segnalare nell' interno, e precisamente sul terrapieno a mezzodì del fabbricato, è il grande generatore a vapore capace di portare alla voluta temperatura l'acqua per i vari usi nei differenti locali, e di somministrare la forza necessaria all'azione della motrice occorrente per il sollevamento dell'acqua fredda. Fu allora progettata ed adottata una caldaia, sistema Cornovaglia capace di fornire, con tutta sicurezza, seicento chilogrammi di vapore all'ora. Il fischio d'allarme quando manca l'acqua, la doppia valvola di sicurezza, e la grande resistenza delle pareti della caldaia servono a prevenire qualunque sinistro anche se si avesse a che fare con un macchinista disattento. La condottura del vapore partendo dalla caldaia traversa tutti i piani dell'ospedale e giunge fin sopra la terrazza, dove si dirama e termina in due recipienti chiusi a calotta con sfogatori nel mezzo, nei quali l'acqua è tenuta in ebollizione mediante un getto di vapore che si versa nell'acqua dopo aver attraversato un condotto a serpentina posto entro gli stessi recipienti. In grazia della conformazione simmetrica del fabbricato, da ciascuno di questi recipienti partono due condotture che trasmettono l’acqua bollente in tutte le sale dei malati. Presso la caldaia trovasi un piccolo motore a vapore il quale, oltre a far funzionare le pompe di alimentazione per il generatore, mette in movimento due pompe a stantuffo a doppio effetto, ciascuna per la portata di 10,000 litri di acqua fredda non potabile all'ora. L'acqua viene spinta con un'unica condottura per l'altezza di 25 metri in due grandi serbatoi in ferro situati sul fabbricato e che possono contenere complessivamente 12,000 litri. Da questi serbatoi partono tre condotture principali, una per l'ascensore idraulico, le altre due per fornire di acqua fredda tutte le sale dei malati, le cucine, le loro adiacenze, la farmacia e tutte le sale da bagno e latrine non pure dell'ospedale ma anche dei locali contigui. Anche l'acqua potabile si è dovuta sollevare meccanicamente, non potendo giungere l'acqua marcia che all'altezza dei soli piani inferiori del fabbricato. Si è impiantato a questo scopo un ariete idraulico che è altro se non una pompa automatica, semplicissima e di nessuna manutenzione. Tutti i ritorni di acqua delle varie sale e locali dell'ospedale nonchè delle latrine vanno, per mezzo di tubature in ghisa chiuse ermeticamente, ad immettere nella fogna principale, costruita espressamente per il lazzaretto. Questa condottura si prolunga fino al Tevere. Ogni tratto di condottura prima di essere ricoperto, è stato sperimentato con acqua a pressione dall'ufficio municipale preposto all'igiene e ciò per assicurarsi che non vi sia alcuna filtrazione nelle giunture dei tubi. A poca distanza del mentovato recipiente trovasi la caldaia di disinfezione della biancheria adoprata. In quella caldaia l'acqua mediante il vapore, è in continua ebollizione e contiene il deutocloruro di mercurio. La biancheria vi è introdotta a mezzo di un largo condotto in lamina levigata il quale, partendo dalla terrazza ove termina con una cappa, giunge fino alla bocca della caldaia. Ad ogni piano dell'ospedale, nel fondo del corridoio centrale che divide le corsie trovasi un imboccatore fornito di sportello a scatto il quale risponde nel detto condotto. Ne deriva che la biancheria, trasportata chiusa dalla corsia al corridoio e di là immessa immediatamente nel condotto, trovasi nella caldaia di disinfezione prima di aver potuto trasmettere una qualsiasi emanazione. Siccome poi il vapore, che parte da questa caldaia non ha altra uscita che alla sommità dello stesso condotto, ne segue che la condensazione del vapore sulle sue pareti ne produce la perfetta lavatura. A periodi assegnati, la biancheria, che è estratta con ramponi di ferro, viene condotta al bucataio, e di là alla lavanderia che contiene tre vasche ad acqua corrente. Ivi dopo esser stata rischiarata passa all'essicatoio, ove, mediante un calorifero, è asciugata in tempo rapidissimo. In sano e conveniente locale attiguo è l'abitazione per le lavandaie, le quali, in caso di necessità si daranno la muta per lavorare tanto di giorno quanto di notte. Le lavandaie non hanno alcun contatto coi malati. Poco discosta dalla lavanderia trovasi la fardelleria. Ivi sono disinfettati a vapore secco ad altissima temperatura quegli oggetti di proprietà degli infermi che potessero essere conservati. Gli oggetti di vestiario che non possono conservarsi, i paglioni e materassi sui quali l'infermo è morto, e qualsivoglia altra cosa che meriti di essere distrutta sono immediatamente trasportati con apposite barelle in un forno crematoio, che, mediante un passaggio interno, è messo in comunicazione coll'ospedale. Detto forno ha una specialità importantissima, che il fumo cioè, il quale se uscisse immediatamente sarebbe forse causa d'infezione, essendo generato dalla bruciatura di oggetti infetti, non esce se non dopo esser ripassato, mediante un congegno, nel fuoco, ciò che lo purifica completamente. Vicino alle mura della città è la camera di osservazione alla quale si accede dal primo piano dell'ospedale per mezzo di un passaggio coperto. Siccome, secondo è a tutti noto, uno dei fenomeni più frequenti del colèra è quello della morte apparente, così questa camera è munita di apparecchi elettrici comunicanti con l'ufficio del direttore. Ogni morto è posto su di un letto e le sue mani sono messe entro un manicotto di rame dove restano quasi chiuse a pugno. Nel mezzo del pugno è posto un piccolo manubrio del filo di uno degli apparecchi. Ne segue che qualunque movimento, sia della mano, sia degli arti superiori, agisce in modo tale sull' apparecchio elettrico, il quale per la sua perfezione è sensibilissimo, che il campanello suona immediatamente ed alza, nella tabella che trovasi in direzione, il numero corrispondente al letto dell'infermo supposto morto. In questa guisa, in caso di morte apparente, l'ufficio del medico direttore n'è immediatamente fatto consapevole; ciò che non esclude però che una guardia debba sempre sorvegliare quella camera attraverso la porta a vetrina che risponde su di un corridoio. Per rendere poi più agevole il risveglio a chi per avventura non fosse morto, la camera d'osservazione, mediante una corrente a vapore, ha una temperatura determinata dal termometro, e che può essere alzata ed abbassata secondo la stagione. Contigua è la camera di deposito dei cadaveri con dei loculi a sistema delle catacombe, dove, dopo acquistata col voluto periodo di osservazione la certezza della morte, sono trasportati i cadaveri. Di qui possono essere caricati sui carri. A fianco di questa camera è una tettoia sotto la quale si conservano le varie materie disinfettanti tanto più necessarie in quanto li prossima è la camera incisoria dove, sia per studio, sia per qualunque altra ragione, potranno essere sezionati i cadaveri. Nel complesso sorgono tre grandi case, destinate a dare alloggio a tutto il personale addetto all'assistenza ed al servizio dell'ospedale. Di queste case una destinata alle suore ed alle inservienti è isolata, e mediante un passaggio speciale riservato solo a loro, comunica coll'ospedale. Iví trovansi ancora i locali della grande guardaroba. Delle altre due case, una è destinata per il servizio religioso e per gl'infermieri, l'altra serve pe' medici. Ciascuna poi è fornita di tutto l'occorrente necessario per coloro che dovessero farvi lunga dimora. Compone di vastissimo pianterreno, di quattro piani superiori e de ferrassa che si estende su tutto il fabbricato. Ogni piano ha una superficie di 611 metri quadrati. Nel piano terreno è situata l'abitazione del medico direttore e l'ufficio, dal quale parte una rete telefonica per la corrispondenza con tutte le sale ad infermi e coi fabbricati dipendenti. Prossima all'ufficio sta la camera di accettazione dei malati, la residenza del medico di guardia, la farmacia ed il laboratorio col gazometro che serve ad ottenere abbondante quantità di ossigeno da trasportarsi con sacchi ovunque i malati ne abbisognino. Fanno seguito quattro sale di osservazione, dove sono messi al loro primo giungere quegli infermi, la cui malattia lasciasse luogo a fondato dubbio. Scorso il periodo di osservazione e constatato trattarsi veramente di colèra essi sono immediatamente trasportati nelle sale superiori, e la biancheria ed i letti sui quali si adagiarono sono disinfettati, e dove occorra bruciati. Alle sale di osservazione è contigua una sala ostetrica. Nel centro del corridoio, vicino all'ascensore trovansi due ambienti che servono da spogliatoi per i malati, giacchè non si vuole che entrino nelle sale cogli abiti portati dal di fuori. Ogni spogliatoio ha due sezioni, una per uomini, l'altra per donne e contiene una cassa in ferro dove sono depositati gli abiti che poi passano o alla sala di disinfezione o, se occorre, al forno crematoio. Ma chi s'incarica di fornire il vestiario a coloro che l'ebbero bruciato e che mancano di mezzi per procurarselo di nuovo, al loro uscire dall'ospedale? La risposta è semplicissima: è il Papa che se ne incaricherà. Un vasto locale per la cucina con due grandi apparecchi economici a koch, una camera con un grande sciacquatoio, e due bocche di acqua. Segue il refettorio ed a pochi passi trovasi l'ascensore per fare salire le vivande ed il vasellame. Questo ascensore o monta-