MONFALCONE Ospedale San Polo già Vittorio Emanuele III - Ospedali d'Italia

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MONFALCONE Ospedale San Polo già Vittorio Emanuele III

Ospedali Nord est > Regione Friuli Venezia Giulia > Provincia di Gorizia

Il contenuto della scheda deriva integralmente dall'articolo pubblicato sulla rivista Bisiacaria, numero unico 1989, Per una storia dell'Ospedale di Monfalcone, Marina Dorsi, pagg. 17/26  curata dall'Associazione stessa  (https://www.acbisiaca.it/).
Ringrazio l'Associazione per l'autorizzazione e condivisione dei contenuti riportati.

L'articolo è scaricabile al link:  http://www.sa-fvg.archivi.beniculturali.it/fileadmin/materiali/DORSI_Marina__Per_una_storia_dell_ospedale_di_Monfalcone.pdf

Monfalcone fin dei tempi della dominazione veneta era sempre stata il capoluogo amministrativo e giuridico del territorio. Uno dei compiti dei giudici della magnifica comunità e dei podestà era quello di eleggere il medico condotto e cerusico che, durante il periodo di due anni,  doveva attendere al suo ministero con puntualità, e assistere alla povera cittadinanza. Egli doveva rispettare sette regoli che sottoscriveva davanti ai giudici nel momento dell’accettazione dell’incarico. Il Pio ospitale aveva la sua sede fino alla fine del secolo 18º in borgo San Michele, ed è certo che il lascito testamentario del Dottor Marco de Senibus sia stato di fondamentale aiuto per il miglioramento logistico della sanità locale al sorgere del secolo 19º . Il De Senibus, quindi, destinò la propria casa di borgo San Michele composta da una casa con orto e Cortivo e tre casette annesse “ ad ambiente più adeguato e idoneo al ricovero di quelle uniche persone che fossero veramente miserabili ed impotenti, e realmente am-malati, sempre che producono fede giurata del riverentissimo parroco di questa terra della loro povertà e mendicità“ in quanto la sua intenzione era proprio quella di aiutare i più miseri, quelli mancanti di ogni tipo di minima assistenza. La volontà del de Senibus di far eleggere anche un economo di-pendeva proprio dal fatto che questi avrebbe dovuto controllare sia la contabilità del pio luogo, sia anche contribuire al sostentamento di mendicanti mediante un contributo giornaliero di almeno cin-que soldi ciascuno, fornendo inoltre all’ospedale la legna per la stagione invernale. L’attività dell’economo avrebbe dovuto essere controllata dal parroco pro tempore e dai giudici della comunità. Il de Senibus, mediante il suo legato, fece in modo che anche l’amministrazione locale si responsabilizzasse maggiormente al problema e quindi, sottolineando che la sua eredità poteva coprire, se non il ricovero e gli utensili occorrenti ai poveri infermi ed impotenti, detta magnifica comunità, direttrice del più luogo, sarà per concorrere nella mia volontà col cooperare al restauro dello stesso, ed effettuare anche esso qualche e conveniente esborso dei suoi avanzi, affinché si riduca prestamente ed in buona forma completo e ne faccia i necessari provvedimenti di letti, stramazzi e coperte, ed utensili occorrenti nel puro oggetto che quei poveri conseguano il giusto sollievo. L’8 aprile 1790, all’approssimarsi della morte, il de Senibus aggiunse al suo testamento un codicillo con il quale ordinò ai futuri amministratori dei Pio ospitale di assegnare un’elemosina annua ai poveri schiavi che si trovassero nelle mani dei barbari di lire 30 venete e a passare a beneficio giornaliero dei poveri infermi e povere persone, che saranno ammesse nel più luogo, le altre rendite annue lasciate al detto Pio ospitale. Ciò che è certo è che la casa del de Senibus funse da ospedale fino al 1854. Nel 1853 il podestà Giovanni Grattarlo acquisto la casa Alessi con il preciso proposito di farvi trasferire l’ospedale visto che la casa del de Senibus era ormai troppo piccola. Pochi anni dopo scoppiò la prima guerra mondiale, e Monfalcone fu praticamente rasa al suolo, ospedale compreso. Giunto il momento della ricostruzione si rese necessario trovare una nuova sede. Nel periodo bellico si impiantò un ospedale da campo destinato a ricoverare unicamente malati civili. Come locali vennero scelti quelli della scuola elementare e fu fatto funzionare come ospedale da campo 057, il quale per parecchi mesi diede ricovero a molti ammalati e fu di grande utilità per tutta la popolazione.  All’atto della smobilitazione l’autorità militare decise di cedere a quella civile locali e materiale dell’ospedale 057, perché continuasse l’opera di assistenza già iniziata. Col passare del tempo, comunque, divenne sempre più necessario trovare una sede appropriata, così il Comune decise l’edificazione di un ospedale ex novo. Tali lavori iniziarono nel 1922 e terminarono nel 1925, anno in cui, l’11 novembre, fu inaugurato ed intitolato al re Vittorio Emanuele III. Il nuovo centro sanitario fu innalzato in zona denominata “verbizie”  donata da Teresa Premoli circa vent’anni prima. Era costituito da quattro padiglioni: chirurgia, medicina, cronici e Pia casa di ricovero ed isolamento, più gli ambienti destinati ai servizi di cucina, amministrazione e culto. Gli ammalati venivano accolti in cameroni o in camera di prima classe se abbienti. Ad ogni ammalato è assegnato un letto in ferro verniciato in bianco con rete metallica, un materasso di crine vegetale, un ampio comodino con piano di vetro, una sedia pure verniciata in bianco, una bottiglia ed un bicchiere, una padella, un pappagallo ed una sputacchiera. Le lenzuola, i cuscini e le coperte sono di buona qualità ed in ampia dotazione. Per gli abbienti i letti sono dotati di due materassi in lana e la camera e fornita di un armadio, di un tavolo, di un lavandino con necessario per la Toiletta e di un tavolino mobile porta vivande. Nel corso degli anni successivi, dopo le dolorose vi-cende della seconda guerra mondiale, l’ospedale di Monfalcone ha continuato ad ingrandirsi, facendo posto ad apparecchiature sempre più sofisticate. Tale sviluppo è potuto avvenire anche grazie a quei benefattori che ancora oggi sono ricordati da due lapidi poste all’interno e nel sottoportico di accesso all’edificio che noi, alla soglia del 1990, due secoli dopo il lascito di Marco de Senibus, ormai chiamato Ospedale vecchio.


 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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