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https://www.bibliotecasalaborsa.it/cronologia/bologna/1801/4249
Un decreto del Prefetto del Dipartimento del Reno in data 2 giugno 1801 unisce gli antichi ospedali delle Vita e della Morte, creando un complesso nel quale confluiscono anche quelli di San Francesco, San Biagio, della Trinità e di Sant'Antonio Abate, detto degli “sportini” oltre all'Opera degli Agonizzanti, il cumulo della Misericordia e la Congregazione della Beata Vergine del Rosario.
Viene chiuso l'antico ospedale di Santa Maria delle Laudi, chiamato dai bolognesi "l'Ospedaletto", costruito nel 1563.
L'insieme assume la denominazione di Grande Ospedale (o Grande Spedale), che nel 1814, con decreto Murat, diventerà Ospedale Maggiore e nel corso dell'Ottocento sarà il più importante istituto ospedaliero cittadino, arrivando a ricoverare più di 3.000 persone.
Nell'antico edificio dell'Ospedale della Vita, fondato nel XIII secolo da una confraternita di Battuti, rimarranno gli uffici amministrativi e l'archivio del Maggiore. Dopo la chiusura nel gennaio 1799 la chiesa della Morte è stata affittata come magazzino di mobili e libreria.
Nel ventennio 1867-
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Nel 1951 sostenuta dalla Cooperativa di Consumo di via Emilia Ponente, inizia l'occupazione popolare della fascia centrale dei Prati di Caprara, per promuovere la costruzione del nuovo ospedale, dopo la distruzione bellica del vecchio Maggiore di via Riva Reno.
I manifestanti vengono più volte dispersi dalla Celere. Ottenuta la cessione del terreno, l'ospedale sarà edificato a partire dal 1955.
La prima pietra sarà posta l'11 luglio di quell'anno, alla presenza del Ministro dei Lavori Pubblici Giuseppe Romita.
«Voglio morire povero tra i poveri », disse Pizzardi e l'uomo più ricco di Bologna finì in una fossa comune, le spoglie disperse senza nemmeno la dignità di un funerale. La tomba eretta a suo nome sulla collina del Bellaria è vuota, un tardivo riconoscimento che non custodisce nulla.
Gabriele Cremonini