RIVA DEL GARDA Ospedale civile - Ospedali d'Italia

Vai ai contenuti

Menu principale:

RIVA DEL GARDA Ospedale civile

Ospedali Nord est > Regione Trentino Alto Adige > Trento provincia

Ringrazio la Società Editrice "Cierre Edizioni di Caselle Sommacampagna - Vr" per l'autorizzazione-condivisione dei contenuti riportati nella scheda provenienti dal Testo " Confraternite in Trentino e a Riva del Garda - E. Curzel, M. Garbellotti,  M.C.Rossi - 2017 - pagg 160-172. Consiglio la lettura dell'intero testo, molto più ricco di particolari e note storiche, da cui ho tratto solo  poche righe inerenti la storia dell'Ospedale.

L'istituzione ospedaliera è ricordata già nel 1291; La Confraternita della disciplina l’ebbe in gestione sin dal tardo medioevo. La sua documentazione ci restituisce la fisionomia di un organismo che lungo tutta l'età moderna non tralascia di dedicare attenzione e risorse ai poveri e ammalati. L'ospedale di Riva, mantenne una peculiare vigilanza nei confronti di alcune categorie, tra le quali le ragazze povere e prive di dote.
La dote sarebbe stata consegnata  dopo la celebrazione del matrimonio, oppure dopo la sua monaca-zione, qualora avesse seguito la via del Chiostro. La scelta della ragazza avveniva tramite estrazione a sorte, durante la festività di San Francesco Saverio; la prescelta avrebbe dovuto dimostrare di essersi accostata, nell'anno precedente, ai sacramenti della confessione e della comunione una volta al mese, di aver fatto la comunione e di aver frequentato con assiduità la dottrina Cristiana. Nell'elenco di coloro che potevano aspirare al beneficio furono ammesse ragazze da 12 anni in avanti. Dopo l'estrazione, la fortunata aveva 12 anni di tempo per decidere se scegliere le nozze o il monastero.
Il primo atto che si riferisce all’Ospedale risale al 9 aprile 1675 quando don Girolamo Balduini lasciò all'ospedale, nel suo testamento, un capitale di 500 troni affinché fosse distribuito ai poveri. Per quanto riguarda la gestione economica dell'ospedale risultano compravendite, locazioni di terreni e prestito di denaro alla comunità di Riva. Il patrimonio dell'ospedale non smise di crescere, tra le donazioni ricordiamo quella di Gian Battisti Capolini che nel 1774 destinò mille troni affinché si cele-brasse ogni anno una Messa nel giorno di San Filippo Neri. Il ministro e il Vicario della confraternita ricoprono spesso il medesimo ruolo per conto dell'ospedale. All'inizio del XVIII secolo appare anche la carica del Priore come pure quella di un custode. Il priore ha il compito di sorvegliare i medici, so-prattutto i chirurghi e gli speziali, dediti alla cura e all'assistenza degli ammalati; a costoro si aggiungevano anche infermieri e inservienti che si occupavano delle necessità quotidiane; si occupava pure delle spese necessarie per l'acquisto dei generi alimentari. Risulta tra 1755 il 1810 la presenza di un infermiere custode che era una sorta di direttore generale impegnato nel mantenere e far funzionare l'ospedale, si occupava del pagamento del personale di servizio, di far lavare la biancheria, dall'acquisto del carbone, della riparazione dei “lenzuoli, delle fodre dei stramazzi e paliazzi” e anche della manutenzione dell'edificio. Per far fronte a tali compiti riceveva, in due rate annue, un onorario che nel 1805 fu di 315 troni. Non sorprende di trovare tra personale dell'ospedale virgole il Cappellano. nel 1566 Pio V  aveva riproposto una prescrizione del IV concilio Lateranense, secondo la quale i medici avrebbero dovuto negare le cure a quelli ammalati che non si fossero confessati. La presenza del cappellano  era costante, anche perché egli non solo forniva assistenza spirituale gli ammalati, ma celebrava anche messe, esequie, processioni e controllava che gli ammalati non praticassero riti deri-vanti dalla superstizione, nè si dedicassero al gioco d'azzardo.
Nel gruppo dirigente dell'ospedale e della Confraternita non vi erano le donne.
La documentazione conservata permette di conoscere nel dettaglio quali fossero le voci di entrata e uscita, la loro entità e la loro frequenza. Le entrate erano normalmente costituite dagli affitti delle terre o delle case, dagli interessi sui prestiti concessi e dalle donazioni testamentarie.
Dalle pagine dei libri contabili emergono anche aspetti del quotidiano talora un po' curiosi. Tali si possono considerare, per esempio, la vendita di semi di senape e di papavero bianco a uno Speziale esterno all'ospedale, oppure la preparazione di impiastri da applicare o la preparazione di un medicamento particolare per il quale era necessario un “braccio” di tela con il quale confezionare la fascia per un cittadino che prestava servizio armato sulla flottiglia di pattuglia sul lago.
Tra le uscite c'erano d'esempio il costo dei medicinali somministrati agli infermi; costi che variavano nel tempo; il medesimo registro fornisce talvolta anche informazioni riguardo alla tipologia e alla composizione dei medicinali utilizzati.
Tra le uscite vi era tutto ciò che era inerente all'igiene delle lenzuola e dei materassi.
Per le lenzuola  erano necessari telo e filo, per i materassi, oltre alla tela, che ne costituiva l'involucro, anche la paglia, la lana o il crine e infine il filo per confezionarli.
Ovviamente c'erano le spese per il bucato alle lenzuola che probabilmente venivano lavate in tinozze.
Le lenzuola non dovevano solo essere lavate, ma a volte devono essere sostituite. L'ospedale Infatti acquistava la tela (cotone o canapa) e questa  veniva poi trasformata in lenzuola. La biancheria dei letti richiedeva anche di essere sbiancata. La manutenzione dei materassi si dimostra più impegnativa vuoi per la riparazione delle federe, dei pagliari, per la battitura e rammendatura eseguita con rete e spago. L’insieme delle spese relative alla manutenzione dei letti del ricoverati nel 1795 raggiunse  l’1% del totale delle uscite mentre tra il 1807 e il 1810 la percentuale raggiunta fu del 2% .
La preoccupazione degli amministratori per la qualità dell'assistenza, pulizia e l'igiene del luogo affio-ra nel verbale del 1776 convocato con intenzione di determinare un metodo per l'assistenza necessa-ria alli poveri del venerabile ospitale. Il Consiglio approvò  5 punti  che avrebbero dovuto incentivare gli addetti a una maggiore attenzione nell'esecuzione dei loro doveri.
1) fu aumentato il salario dei direttori e dello stesso Priore, di cento troni all'anno, con la raccoman-dazione di prestare coscienziosamente l'opera di assistenza, pena la rimozione dalla carica e la sosti-tuzione.
2) fu assunta una donna di abilità con l'incarico di assistere gli infermi, somministrare loro i necessari soccorsi e curare la loro pulizia; per tali mansioni le si assegna l'abitazione con qualche mobile e un assegno di 60 troni all'anno, cui si aggiunge la possibilità di essere curata gratuitamente.
3) poiché erano aumentate le incombenze dei medici e dei chirurghi, si decise di aumentare l'onorario a patto che quotidianamente si recassero in  ospedale per accertarsi se vi fosse bisogno della loro opera.
4) si stabilì di eleggere due ispettori che vegliassero sull'applicazione delle norme; spettava loro di esaminare se lo spitaliere prestasse assistenza, se i medici e lo speziale facessero il loro dovere e, in caso contrario di ammonire i mancanti o, se necessario di avvisare gli amministratori.
5) controllare le regole somministrate del vitto e delle medicine; per questo impiego la ricompensa, si disse, sarebbe venuta loro direttamente da Dio.
Infine il Consiglio stabilì di concedere al cappellano di prelevare dall'ospedale tutti i mobili che gli fossero stati necessari, in virtù del fatto che si era sempre adoperato a vantaggio dell'ospedale; la concessione evitò all'ospedale di spendere denaro per acquistarglieli.
Si rilevano dalla contabilità interventi di manutenzione dello stabile, di cui si occupavano muratori, falegnami, vetrai, fabbri e tagliapietre. Gli operai non ottenevano cure mediche o medicine gratuite.
Non tutti i ricoverati guarivano e potevano lasciare l'ospedale. Quando il defunto non aveva parenti le operazioni di sepoltura erano quasi sempre a carico dell'ospedale, il quale si occupava anche di fornire la bara. Anche le celebrazioni in suffragio generarono movimenti di entrata e uscita. Al di là delle messe quotidianamente previste, i Cappellani celebravano anche quelle richieste per legato. I conta-bili iniziarono a registrare queste voci solo a partire dal 1805. Al celebrante venivano riconosciute tutte le elemosine raccolte durante le messe ma poteva anche capitare che le elemosine fossero raccolte dai funzionari dell'ospedale, e annotate tra le entrate .
La Confraternita fu soppressa dal governo Bavaro nel 1807. La decisione fu ribadita nel 1811 dal governo italico, che tuttavia non riuscì ad incamerarne i beni, poiché fu dimostrato che erano patrimonio dei poveri. , e come tale appartenevano all'ospedale che all'epoca non era più retto dai Disciplinati.
Rendicontazioni di rientro dei capitali prestati sono attestate nella documentazione fino al 1820.



 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
Torna ai contenuti | Torna al menu