SPOLETO Ospedale S. Carlo Borromeo, già Ospedale degli Infermi - Ospedali d'Italia

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SPOLETO Ospedale S. Carlo Borromeo, già Ospedale degli Infermi

Ospedali Centro > Regione Umbria > Perugia e provincia

Il contenuto della scheda è tratto integralmente dal testo: : La storia millenaria degli ospedali della città e della diocesi di Spoleto – Ente Rocca di Spoleto – 1979 – Sandro Ceccaroni

L'Ospedale S. Carlo Borromeo, già Ospedale degli Infermi
L'ospedale sorse nei primi anni del 1700 nel momento in cui, dopo più di un secolo di infruttuosi tentativi e di inutili speranze, non si riteneva più possibile trasformare il modo di conduzione dell'Ospedale della Stella.
Papa Clemente XII nel 1738, per evitare l'eccessivo afflusso dei fanciulli esposti nell'Archiospedale di S. Spirito in Saxia di Roma, provenienti da tutto lo stato pontificio, e per sollevare dai disagi di lunghi viaggi « queste povere creature », ordinò che in ciascuna provincia e in quelle città ove fosse stato possibile venissero fondati ospedali per il ricovero ed il mantenimento della infanzia abbandonata. Conseguentemente con breve apostolico del 6 marzo 1738 mons. Martino Innico Caracciolo fu nominato “Visitatore e Commissario Apostolico della Provincia dell'Umbria”.
Questi, giunto a Spoleto nel marzo 1739, constatò che alla cura degli ammalati e dei pellegrini ed al ricevimento degli esposti provvedevano da secoli le monache del monastero della Stella; si rese anche conto che queste monache, attraverso il tempo, erano venute in possesso di un notevole patrimonio che non veniva più adeguatamente impiegato per l'assistenza dei bambini esposti e per il ricovero e la cura dei malati e dei pellegrini.
Trasferì l'Ospedale dei Proietti nel monastero di S. Caterina della Posterna dove, sin dal 1718, erano già stati trasportati i malati “paesani” che, una volta istituito, fu messo sotto la protezione di S. Carlo Borromeo.
Il visitatore apostolico volle porre l'ospedale alla diretta dipendenza del vescovo il quale doveva disporre tutti quei riattamenti nel fabbricato che avrebbe ritenuto indispensabili per situarvi decentemente, e farvi esercitare tutte le opere pie, che a tale ospedale si uniscono dell'ospitalità degli infermi, e pellegrini, e ricevimento, ed allievo dei projetti e conservatorio delle Zitelle.
Onde dotare di sufficienti rendite il nuovo ospedale, venne deciso di sopprimere alcuni ospedali del circondario quale l'Ospedale di S. Zeno di Giano, l'Ospedale di Montefalco, quello di Montefranco  quello di S. Anatolia di Narco e  l'Ospedale di S. Croce posto fuori Porta Monterone unitamente a molte compagnie laiche della diocesi. Malgrado le numerose e cospicue provvidenze l'ospedale non riusciva a soddisfare le esigenze di una comunità sempre più numerosa. Un altro visitatore apostolico, mons. Giuseppe Maria Castelli, il 15 giugno 1744, volle rivedere tutta la parte finanziaria dell’ospedale e obbligò l'opera pia a tenere libri e contabilità distinte per i due settori fondamentali e cioè quella del ricovero dei malati e dei pellegrini e quella a favore dell'infanzia abbandonata e ciò  per migliore chiarezza, e comodità di scrittura, non meno che per maggiore sicurezza dei rispettivi interessi.
Ma non passò molto tempo che si fece strada la determinazione di separare nuovamente l'Ospedale degli Infermi da quello degli Esposti e questa volta definitivamente. Nell'ottobre del 1746, si provvide ad acquistare alcuni locali contigui all'Ospedale di S. Croce, fuori Porta Monterone, ed il 25 gennaio 1747 vi venne trasportata l'attività ospedaliera a favore dell'infanzia abbandonata. In S. Caterina rimase aperto il solo ospedale per i malati, i pellegrini ed i poveri. Il vescovo Vincenzo Acqua, « patrizio d'Osimo », nel giugno del 1763, in ossequio ai voleri del papa, volle  per maggiore cautela formalmente dichiarare eretto l'Ospedale dei Pellegrini e Infermi sotto gli auspici, protezione e titolo di San Carlo Borromeo nel medesimo luogo e Fabriche  ove già trovasi aperto ed esercente», cioè in S. Caterina della Posterna, dove era rimasta soltanto l'attività a favore dei malati.
Malgrado le disponibilità finanziarie provenienti dalle continue tassazioni che venivano imposte a favore dell’ospedale, l'affrancazione delle eredità e la disponibilità dell'intero complesso di S. Caterina, l'ospedale non fu risparmiato da continue crisi istituzionali che fecero più volte temerne una chiusura. Ogni sforzo per ridare funzionalità all'ospedale risultò vano; l'istituzione perdeva ogni giorno di più la sua funzione e l'ospedale deperiva velocemente tanto che si levarono severe critiche e sferzanti affermazioni sul modo di condurla; tra queste merita ricordare quella di Pasquale Luccioli, medico chirurgo dell'ospedale, e di Andrea Teoli, medico condotto: « questo ricovero per gl'Infermi, abusivamente detto Ospedale di S. Carlo non è più che una meschina locanda destinata a ricevere uomini, e donne tanto civici, che forastieri, ed una sola donna non solo vecchia ma anche storpia è destinata all'assistenza di tanti sventurati, che per loro triste sorte c'incappano. Ma non solamente gli ammalati penuriano di assistenza e si a riserva di pochi cenci; non hanno biancheria affatto che li ricopra. I letti sono covaccie dove indistintamente si fanno morire febbricitanti, e tisici e dove giacciono senza riserva anche rognosi. Né qui finisce lo scandalo; il peggio sta che la sudiceria, che vi regna, e perché l'Ospedale è situato al basso della città, per conseguenza, l'aria che gli ammalati ricevono è fuor di dubbio malsana... »  Nello stesso anno 1793 si pensò di riunire nuovamente i due ospedali, cioè quello degli esposti e quello dei malati, in un unico luogo. La soluzione venne suggerita dagli eventi e dalle circostanze. Durante l'occupazione francese fu soppresso il monastero di S. Matteo e il complesso trasformato in ospedale per le truppe francesi. Evidentemente l'esperienza dell'ospedale francese in S. Matteo si rivelò molto positiva se l'Ospedale degli Infermi di S. Carlo, ancora in S. Caterina della Posterna, nel 1802, rompendo gli indugi di quasi dieci anni, vi trasferì la propria attività, conservando il titolo di S. Carlo Borromeo e aggiungendo quello di S. Matteo.


OPAC SBN: Per la nascita di un Ospedale [in Spoleto] / Pasquale Laureti

 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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